Mi rendo conto che quando vado a introdurre un argomento spesso mi perdo in dettagli insignificanti. È colpa del mio carattere: per pignoleria parto troppo da lontano nelle spiegazioni.
Per questo motivo oggi provo a limitarmi al “fatto” senza cercare di spiegarne le premesse.
Qualche giorno fa mi sono trovato a dover aspettare per un'oretta senza niente altro da leggere che un Cosmopolitan del dicembre 2004.
In realtà, almeno inizialmente, la lettura è stata alquanto distratta: ho dato un'occhiata all'angolo della posta, ho indugiato sulle foto di qualche modella, ho leggiucchiato un articolo sul sesso e mi sono divertito con un auto-test intitolato “Da te vuole solo «quello»?” (*1).
Infine, mentre ponderavo su come sia possibile che una rivista sia composta per più di 1/3 da pubblicità, ho trovato un articolo che ha stuzzicato il mio interesse intitolato “Parole incrociate – vuoi spopolare ai party?”.
L'introduzione spiegava: “La vera arte di divertirsi? Comincia dalla chiacchiera: presentazioni, gossip, battute da rimorchio. Qui c'è tutto quello che devi sapere per gestire la conversazione e sciogliere il ghiaccio (non solo quello del tuo Martini...)”. Letto questo ho pensato che l'articolo faceva proprio al mio caso: alle feste infatti mi sento particolarmente a disagio e, per questo, tendo a evitarle.
Così ho iniziato a leggere. L'articolo era diviso in varie sezioni che affrontavano argomenti specifici.
Si inizia con le presentazioni: viene suggerito di scandire bene il proprio nome e, quando si introducono altre persone, di fornire oltre al nome una qualche caratteristica interessante di queste in maniera che possa essere il punto di partenza di una conversazione (tipo “Questo è Gigi, esperto di karate” etc...).
Niente da dire: condivido. Fin da quando ero bambino (e leggevo Freud) sapevo dell'importanza del nome mentre l'altro consiglio, il cui obiettivo è aiutare due sconosciuti a intavolare una conversazione, mi pare molto sensato.
Poi si passa alle domande da NON fare nei primi 5 minuti: chiedere che lavoro fa il proprio interlocutore (ovvero quanto guadagna o se è importante) è sbagliato perché fa molto “material girl”. Poi, addirittura in neretto, si consiglia di non chiedere il segno zodiacale: un uomo potrebbe pensare che si voglia divinare se sarebbe un buon marito o un buon padre; una donna invece crederebbe che si voglia classificarla secondo i soliti stereotipi (bilancia=equilibrata, gemelli=ambivalente, etc) ...
Riguardo alla domanda sul “lavoro” sono d'accordo: proprio poco tempo fa mi è capitato di parlare con una ragazza, neanche brutta, che però mi aveva subito dato la sensazione di essere un po' calcolatrice e che cercasse di inquadrare le persone per la loro utilità. Ovviamente era una sensazione ma, quando poi ha iniziato a indagare su di me, la sensazione è diventata, a torto o a ragione, certezza.
Per il segno zodiacale non sono d'accordo: la domanda mi è indifferente mentre a volte sono io a porla per identificare le "leoncine" (che a me piacciono ma a cui io, ovviamente, non piaccio).
Poi si spiega di stare attenti non solo a quello che si dice ma anche a quello che dice la postura del nostro corpo. Cose che già sapevo: incrociare le braccia indica che si sta sulla difensiva, non guardare negli occhi indica timidezza, etc...
Niente da dire: risono d'accordo.
E poi casca l'asino: si passa agli argomenti da evitare. Prevedibilmente niente politica ma, con mia sorpresa, anche niente cultura!
È qui che, secondo l'articolo, mi tiro la zappa sui piedi! Non devo parlare delle diverse dinastie egizie, dell'alchimista Trismegisto, delle differenze e affinità fra Adone e Attis o sull'incommensurabilità della radice di tre...
Al contrario! Dovrei parlare delle star hollywoodiane (e non): tipo “quali sono I VIP che seguono la dieta del Crudismo o la Atkins” oppure “delle ultime mise di Paris Hilton”.
Pensa te! Io cretino, se una donna mi parlava di questi argomenti, entravo in modalità panico e, pensando che fosse potenzialmente pericolosa, iniziavo ad allontanarmene lentamente, senza darle le spalle, e dicendo di tanto in tanto “Ah... Interessante... Davvero?...” fino ad arrivare a una distanza di sicurezza tale da permettermi di volatilizzarmi come un ninja nell'istante in cui lei sbatteva le palpebre...(*2)
Poi c'è la sezione “relazioni pubbliche”. Andare a far moine, adulare, sbattere le ciglia e sorridere al proprio direttore: credo però che il consiglio valga solo per le donne con direttori uomini.
La sezione “come toglierti da una discussione imbarazzante – defilarsi con stile” mi era già ben nota in tutte le sue multiformi sfaccettature: presentare il “peso” ad altri amici, mandare il “peso” alla ricerca di un drink, dire al “peso” di dover fare una telefonata urgente oppure, semplicemente, andare alla toilette. Ovviamente in queste situazioni ricoprivo la parte del “peso”.
Infine un'idea per quando ci si saluta: lasciare a chi ci ha colpito un biglietto da visita personalizzato. L'articolo fa l'esempio di un bigliettino da visita con l'immagine di una scarpa di cristallo (richiamandosi a Cenerentola). L'idea mi pare simpatica però non è certo nuova: già trenta e passa anni fa mia cugina mi passò un biglietto che le avevano dato dove c'era scritto qualcosa come “Mi hai fulminato! Se non ti piaccio strappami guardandomi col broncio altrimenti sorridimi”. A me comunque di bigliettini di questo tipo, almeno direttamente, non ne è mai arrivato nessuno!
Fine dell'articolo di ben due paginette e mezzo (e altre due di pubblicità).
In pratica adesso so qual è il mio errore alle feste: devo solo prepararmi sulle stelle hollywoodiane e “spopolerò ai party”!!!
Nota (*1): Non perché il test fosse particolarmente interessante ma perché mia cugina (o una sua amica) aveva marcato con la penna le varie risposte...
Nota (*2): Beh, un po' ho esagerato... Per la cronaca, mi capita di introdurre argomenti più o meno astrusi quando mi viene chiesto cosa sto leggendo però scendo nei dettagli solo se il mio interlocutore dimostra (o forse simula) un certo interesse...
domenica 15 aprile 2012
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