Parto un po' da lontano.
FB è un nuovo strumento senza però nessun libretto d'istruzioni allegato: ognuno di noi lo usa, giustamente credo, come preferisce.
Il risultato è che molte mie amiche lo adoperano per condividere le foto dei figli e, soprattutto, per complimentarsi a vicenda dei propri marmocchi.
Ed è qui che ho il problema: a me i bambini, specie se piccolissimi, sembrano tutti uguali, piuttosto fastidiosi e per nulla interessanti.
Davanti all'immagine di un bambolotto rugoso e paonazzo che piange, magari pure moccicoso, proprio non mi viene da scrivere “Bellissimo!”, “Che amore!” o altre espressioni di questo genere...
Anzi, quando in aeroporto al check-in mi chiedono se voglio sedere vicino o lontano dal finestrino, io rispondo che voglio solo stare lontano dai bambini!
Probabilmente, per fare bella figura, dovrei turarmi il naso e fare un “copia e incolla” da un commento dedicato a un altro bambino: solo che queste bugie, per quanto piccole, proprio non mi riescono. Non ci ho fatto sopra profonde meditazioni filosofiche però la bugia è una forma d'ipocrisia e, come sanno i miei lettori, io non vado troppo d'accordo con essa...
Fortunatamente ho notato che non sono il solo ad avere queste difficoltà: stimo che meno del 10% dei commenti/complimenti a neonati o bambini poco più grandi siano di uomini. La maggioranza di tali commenti sono fra mamme entusiaste.
In conclusione meno male che c'è il tasto “like” a togliermi d'impiccio: io mi limito a premerlo e le mamme sono libere di immaginarsi che anch'io, come loro, veda il moccicoso pargolo di turno come un bellissimo angioletto!
lunedì 30 aprile 2012
mercoledì 25 aprile 2012
Lezione XXIII: paranoico
Le ultime tre lezioni sono state a distanza ravvicinata e, per forza di cose, quella di ieri è stata anomala rispetto alla routine che abbiamo sviluppato: infatti gli esercizi li avevamo già cambiati la settimana prima e rivisti/corretti pochi giorni fa. Comunque, in quattro giorni, avevo fatto in tempo ad esercitarmi per bene solo due volte (nel WE) mentre, il lunedì, mi ero esercitato davanti alla TV...
Insomma non avrebbe avuto senso aggiungere nuovo materiale (teorico o pratico) perché devo ancora finire di assimilare quello delle lezioni precedenti.
Nonostante questo la lezione è stata interessante...
Nella scorsa lezione di recupero (venerdì) si era deciso di passare a un nuovo brano, questa volta basato su accordi invece che singole note. Il maestro avrebbe dovuto spedirmi lo spartito la sera stessa ma, per problemi tecnici, poté farlo solo l'indomani (sabato). Io però sabato ero impaziente di imparare qualcosa di nuovo e così decisi di studiarmi l'intro di Battle Hymn che mi aveva consegnato diverse settimane prima ma che poi avevo lasciato perdere...
In definitiva ieri abbiamo riguardato questo brano che, quasi casualmente, avevo finito per imparare...
È stato molto utile: ormai sono abituato a suonare i brani basandomi sui tab (che non hanno l'indicazione della durata delle note) e cercando solo di approssimare, secondo il mio gusto, il ritmo della musica originale.
In questo caso avevo memorizzato 8 battute composte da ottavi e qualche sedicesimo, circa 70 note, senza preoccuparmi di quali fossero gli ottavi e quali i sedicesimi: la mia priorità era memorizzare la sequenza corretta e limitarmi a un ritmo di mio gradimento. Ovviamente il maestro si è immediatamente accorto che non eseguivo le note alla giusta velocità!
Abbiamo affrontato quindi i singoli frammenti con i sedicesimi e mi ha dato un semplice trucco (*1) per suonarli correttamente: in brevissimo tempo il brano ha assunto una nuova dimensione! Con i sedicesimi al posto giusto la melodia era decisamente migliore...
Poi abbiamo fatto una lunga riflessione: una delle mie delusioni è che, dopo quasi sei mesi di lezione, conosco molte melodie famose (Popeye, Green sleeves, Fiera Est, i Simpson etc...) e qualche frammento di canzone (Battle Hymn e Fear of the Dark) ma nessuna completa.
Il problema è che, per quanto il maestro mi abbia proposto dei brani generalmente semplici, questi comunque contengono dei passaggi difficili. In realtà quando iniziai a imparare Fear of the Dark non avevamo ancora visto i PC (power chord) e a maggior ragione lo stesso problema si è ripresentato con Battle Hymn tutta basata su tali accordi. Per questo motivo, didatticamente, abbiamo iniziato a dedicare sempre più tempo ai PC con gli esercizi Potente, Potente-2 e Potente-3.
Sui PC c'è poco da fare: devo imparare a farli (*2)!
Su altri passaggi più difficili il maestro ha suggerito la possibilità di riarrangiarli semplificandoli quanto basta...
Probabilmente questa è una alternativa valida ma io gli ho detto che, se possibile, avrei preferito imparare un brano semplice di suo piuttosto che uno semplificato da noi...
Così il maestro ha estratto dal cilindro un nuovo brano, che per altro già conosco e apprezzo molto, Paranoid dei Black Sabbath...
Magari fra qualche settimana scoprirò che anche questo brano presenta delle difficoltà insormontabili ma per il momento mi fido del maestro (soprattutto mi preoccupa la velocità di esecuzione...).
A memoria mi ha scritto il riff che presenta ben due “abbellimenti”: l'acciaccatura e l'harmonics. L'acciaccatura non è difficile (l'esercizio Pentala-trillo è stato molto propedeutico!) invece l'harmonics sembra molto più ostica...
Di seguito la “mia” versione riscritta su Tuxguitar:
La specie di π e la V indicano rispettivamente pennata verso il basso e verso l'alto.
Non sapevo come rappresentare le acciaccature in Tuxguitar ma i 9 “legati” in viola ai 7 sono gli acciacchi: non sono quindi note vere ma si ottengono colpendo rapidamente la corda subito dopo aver eseguito la nota precedente. L'H rossa rappresenta l'harmonics (che, come sl solito, non sapevo come rendere in Tuxguitar...).
In realtà il maestro mi aveva accennato qualcosa riguardo gli E5: tipo che il tempo non è questo o che c'è una battuta in più... non ricordo... Il risultato comunque è che io devo cercare di suonarli in questa maniera!
Infine, solo perché il maestro non resiste se non mi cambia un po' gli esercizi, mi ha dato due nuove progressioni di cui l'elemento saliente è la presenza dell'accordo F#m che in pratica è il mio secondo accordo col barrè (con la complicazione, rispetto al F, che devo ricordarmi di non usare il medio oltre a spostarmi di un semitono...)
Nota (*1): Il trucco non è generale ma si applica solo a questo brano dove le note seguono una particolare conformazione direi quasi geometrica. In pratica i sedicesimi posso suonarli andando col plettro in una sola direzione e quindi il trucco consiste nel ricordarmi solamente la nota “pivot” arrivato alla quale devo tornare indietro “più velocemente”...
Nota (*2): e comunque sto migliorando molto...
Insomma non avrebbe avuto senso aggiungere nuovo materiale (teorico o pratico) perché devo ancora finire di assimilare quello delle lezioni precedenti.
Nonostante questo la lezione è stata interessante...
Nella scorsa lezione di recupero (venerdì) si era deciso di passare a un nuovo brano, questa volta basato su accordi invece che singole note. Il maestro avrebbe dovuto spedirmi lo spartito la sera stessa ma, per problemi tecnici, poté farlo solo l'indomani (sabato). Io però sabato ero impaziente di imparare qualcosa di nuovo e così decisi di studiarmi l'intro di Battle Hymn che mi aveva consegnato diverse settimane prima ma che poi avevo lasciato perdere...
In definitiva ieri abbiamo riguardato questo brano che, quasi casualmente, avevo finito per imparare...
È stato molto utile: ormai sono abituato a suonare i brani basandomi sui tab (che non hanno l'indicazione della durata delle note) e cercando solo di approssimare, secondo il mio gusto, il ritmo della musica originale.
In questo caso avevo memorizzato 8 battute composte da ottavi e qualche sedicesimo, circa 70 note, senza preoccuparmi di quali fossero gli ottavi e quali i sedicesimi: la mia priorità era memorizzare la sequenza corretta e limitarmi a un ritmo di mio gradimento. Ovviamente il maestro si è immediatamente accorto che non eseguivo le note alla giusta velocità!
Abbiamo affrontato quindi i singoli frammenti con i sedicesimi e mi ha dato un semplice trucco (*1) per suonarli correttamente: in brevissimo tempo il brano ha assunto una nuova dimensione! Con i sedicesimi al posto giusto la melodia era decisamente migliore...
Poi abbiamo fatto una lunga riflessione: una delle mie delusioni è che, dopo quasi sei mesi di lezione, conosco molte melodie famose (Popeye, Green sleeves, Fiera Est, i Simpson etc...) e qualche frammento di canzone (Battle Hymn e Fear of the Dark) ma nessuna completa.
Il problema è che, per quanto il maestro mi abbia proposto dei brani generalmente semplici, questi comunque contengono dei passaggi difficili. In realtà quando iniziai a imparare Fear of the Dark non avevamo ancora visto i PC (power chord) e a maggior ragione lo stesso problema si è ripresentato con Battle Hymn tutta basata su tali accordi. Per questo motivo, didatticamente, abbiamo iniziato a dedicare sempre più tempo ai PC con gli esercizi Potente, Potente-2 e Potente-3.
Sui PC c'è poco da fare: devo imparare a farli (*2)!
Su altri passaggi più difficili il maestro ha suggerito la possibilità di riarrangiarli semplificandoli quanto basta...
Probabilmente questa è una alternativa valida ma io gli ho detto che, se possibile, avrei preferito imparare un brano semplice di suo piuttosto che uno semplificato da noi...
Così il maestro ha estratto dal cilindro un nuovo brano, che per altro già conosco e apprezzo molto, Paranoid dei Black Sabbath...
Magari fra qualche settimana scoprirò che anche questo brano presenta delle difficoltà insormontabili ma per il momento mi fido del maestro (soprattutto mi preoccupa la velocità di esecuzione...).
A memoria mi ha scritto il riff che presenta ben due “abbellimenti”: l'acciaccatura e l'harmonics. L'acciaccatura non è difficile (l'esercizio Pentala-trillo è stato molto propedeutico!) invece l'harmonics sembra molto più ostica...
Di seguito la “mia” versione riscritta su Tuxguitar:
La specie di π e la V indicano rispettivamente pennata verso il basso e verso l'alto.
Non sapevo come rappresentare le acciaccature in Tuxguitar ma i 9 “legati” in viola ai 7 sono gli acciacchi: non sono quindi note vere ma si ottengono colpendo rapidamente la corda subito dopo aver eseguito la nota precedente. L'H rossa rappresenta l'harmonics (che, come sl solito, non sapevo come rendere in Tuxguitar...).
In realtà il maestro mi aveva accennato qualcosa riguardo gli E5: tipo che il tempo non è questo o che c'è una battuta in più... non ricordo... Il risultato comunque è che io devo cercare di suonarli in questa maniera!
Infine, solo perché il maestro non resiste se non mi cambia un po' gli esercizi, mi ha dato due nuove progressioni di cui l'elemento saliente è la presenza dell'accordo F#m che in pratica è il mio secondo accordo col barrè (con la complicazione, rispetto al F, che devo ricordarmi di non usare il medio oltre a spostarmi di un semitono...)
Nota (*1): Il trucco non è generale ma si applica solo a questo brano dove le note seguono una particolare conformazione direi quasi geometrica. In pratica i sedicesimi posso suonarli andando col plettro in una sola direzione e quindi il trucco consiste nel ricordarmi solamente la nota “pivot” arrivato alla quale devo tornare indietro “più velocemente”...
Nota (*2): e comunque sto migliorando molto...
lunedì 23 aprile 2012
Autocommiserazione
Oggi ho voglia di scrivere ma non so di cosa...
Se fossi saggio finirei uno dei tanti post ammezzati che ho in archivio ma, visto che tenere il blog è un diletto, preferisco fare ciò che mi diverte piuttosto che l'utile: ho voglia di scrivere non di rivedere e correggere...
Periodicamente mi vengono dette delle cose sulle quali rimugino a lungo: questo non significa che diventino dei chiodi fissi a cui penso costantemente quanto piuttosto delle idee sulle quali, mediamente una volta al giorno (magari anche meno), ritorno per qualche secondo a confrontarmi.
Si tratta infatti di idee sulle quali non mi sono fatto un opinione definitiva e, così, di tanto in tanto le riaffronto in attesa magari di una intuizione che mi aiuti a dirimerle definitivamente.
Un esempio è quello dell'eliminazione del denaro contante per combattere l'evasione fiscale (vedi accenno in Rieccomi!). In questo caso però la mia incertezza è a un livello leggermente diverso: intuitivamente continuo ad avere la convinzione che sia una pessima idea ma vorrei trovare delle argomentazioni concrete contro di essa...
Oggi però volevo affrontare una diversa questione: un'amica mi aveva scritto che ho una certa tendenza all'autocommiserazione. In realtà era una domanda inserita in un contesto ben specifico che sarebbe troppo complicato, e per giunta nemmeno interessante, da spiegare però la questione rimane: mi autocommisero o no?
Vediamo se mi riesce chiarire o almeno scoprire qualcosa di nuovo su questo argomento.
Parto dal dizionario: magari nella definizione stessa del vocabolo c'è qualche indizio che mi aiuti a capire me stesso...
“Commiserare = Provare o manifestare compassione, sentimento di pena” (da Hoepli.it)
“Autocommiserazione = Commiserazione di se stesso, della propria infelicità, delle proprie sventure” (sempre da Hoepli.it: ho controllato anche il mio Zingarelli che però non aggiunge niente)
Ma... continuo a essere perplesso: il vocabolario mi è stato di scarso aiuto...
È ovvio che tutti prima o poi, magari in dei momenti di sconforto, si finisca per autocommiserarsi: la domanda è però se io mi autocommiseri sistematicamente o solo occasionalmente.
Ecco! Mi è venuto a mente che io mi lamento sempre della mia sfortuna al gioco (anche per questo ho abbandonato con profondo disgusto il poker online!). Anzi in realtà spesso protesto che se qualcosa può andarmi male non esita a farlo! Non so, forse si tratta di una vaga forma di autocommiserazione? In realtà, più che “provare pena” per le sventure in sé mi lamento della probabilità che si verifichino: non è esattamente la stessa cosa...
Cioè se, ad esempio, mi rubassero il TomTom dalla macchina mi lamenterei non tanto del furto quanto che sarebbe avvenuto l'unico giorno in cui non l'avevo nascosto (perché nell'apposito scomparto, eccezionalmente, tenevo un regalo), che avevo lasciato la macchina non chiusa a chiave per 5 minuti (perché avevo paura che la batteria mi tradisse se spegnevo il motore) e che avevo dovuto parcheggiare di fronte alla Coop invece che al “solito posto più sicuro” (a causa del mercato). Sì perché, iperprudente come sono, faccio di tutto per evitare guai eppure, a dispetto delle probabilità, di tanto in tanto continuo ad averne...
Uhm...
Pensavo se ho la tendenza ad “autocommiserarmi” per le mie disavventure romantiche...
Non mi pare... Piuttosto cerco spiegazioni: cerco di capire cosa ho sbagliato, perché non le piaccio, cosa potrei fare per recuperare...
Insomma mi pare di essere, o di cercare di essere, futilmente costruttivo: nel senso che se uno è brutto e non piace alla fin fine c'è poco da fare! Anche il mio umorismo, del quale sono sicuramente ben dotato, è troppo criptico: molto apprezzato da chi mi e lo conosce ma per niente adatto a rompere il ghiaccio con degli sconosciuti...
Le righe che ho appena scritto sono forse di autocommiserazione?
Non credo: secondo me sono semplici constatazioni maturate in anni di osservazione e, soprattutto, manca il sentimento di pena nei miei confronti!
Cioè non mi dispiace di come sono: certo potessi essere più bello, magari più alto, senza cambiare niente di tutto il resto (nemmeno le mie abitudini) ne sarei ben felice. La conferma di questo la si ha nella scarsa cura che presto al mio aspetto: non cerco di farmi “bello” (per quanto possibile!) curando, ad esempio, i capelli, la barba o l'abbigliamento. Ritengo troppo superficiale, se non sbagliato, cercare di modificare l'apparenza: e questo, forse, perché mi piaccio così come sono. Magari sono pure un po' orgoglioso del mio cattivo gusto e di essere la pecora nera in ogni situazione...
Conclusione? Bo... Una leggera forma di autocommiserazione forse la ho nei riguardi delle “sventure” (piccole e grandi) ma è molto peculiare e sicuramente sconfina in qualcosa di diverso...
Riguardo all'autocommiserazione in amore sono più perplesso ma non mi pare di abusarne...
Magari sentirò un amico che mi conosce bene per avere il suo parere: è probabile che lui possa aver notato aspetti che a me sono sfuggiti: nel caso farò sapere!
domenica 22 aprile 2012
Ledificio (7/10)
Attenzione!!
Ho pubblicato la puntata precedente retrodatandola al 2-aprile-2012 (vedi anche parte 1, 2, 3, 4 e 5.): lo faccio presente perché questa trovata “geniale” potrebbe essere sfuggita ai lettori meno attenti...
Nelle puntate precedenti il protagonista avrebbe avuto la possibilità di uscire dall'edificio ma non lo ha fatto per salvare un'anziana donna, Caterina, che gli dice che “all'esterno” non è più possibile vivere. Mentre l'accompagna verso l'interno dell'edificio Caterina ritorna a essere una ragazza e il protagonista riconosce in lei la giovane che aveva fugacemente visto dal balcone tanto tempo prima.
Non mi sembrava vero riuscire a udire dei suoni in quello che da tempo avevo definito il limbo grigio. Per questo, quando mi parlò, non compresi le sue parole meravigliato invece dalla nitidezza della sua voce nel silenzio assoluto.
Sempre sorridendo attese un po', mentre la guardavo sorpreso, poi mi ripeté: “Dov'è il centro dell'edificio?”.
Può sembrare una domanda assurda ma da allora, come per tutto il tempo che rimasi insieme a lei, la mia comprensione delle sue parole andò ben oltre il mero significato dei singoli vocaboli. È come se, oltre alle sue parole, io potessi udire i suoi pensieri: la capivo oltre ogni possibile fraintendimento.
Così, quando mi chiese dove era il “centro dell'edificio”, capii che si riferiva alla stanza dalla grande porta dove tutto era iniziato anche se io non l'avevo mai considerata il centro di niente...
Per onestà avrei dovuto risponderle che non sapevo come arrivarci ma ancora mi illudevo di essere io “l'esperto” della situazione. Non volevo palesarle subito che, nonostante il tempo che vi avevo trascorso, ancora non avevo idea di come muovermi in questo assurdo labirinto.
Così iniziai a guidarla a casaccio, cercando di scegliere passaggi tutti più o meno nella stessa direzione, anche se per esperienza sapevo che, concetti come quello di direzione, non avevano alcun senso in questa realtà.
Con mio disappunto, dopo appena tre o quattro stanza, Caterina mi afferrò per un braccio e mi disse: “Aspetta, non è così che funziona: non devi farti guidare da questo...” - e intanto si indicava la testa - “...ma dal cuore!”.
“Cerca di percepire dov'è che tutto è più freddo, dove l'aria è più immobile e la luce è antica...”.
Capii, pensai di capire, ciò che voleva dire ma non sapevo come farlo. Sentivo nel retro della mia testa una sensazione leggera, una sorta di solletico che sapevo essere esattamente ciò che Caterina intendeva: sapevo che dovevo farmi guidare da questa impalpabile sensazione ma non era facile perché questa era fin troppo evanescente e incostante...
Però ci provai e, per quanto i miei sforzi mi sembrassero inconcludenti, Caterina non ebbe più niente da ridire.
Non so quanto a lungo vagammo per corridoi e stanze grandi e piccole. A me parvero giorni, forse settimane, ma come ormai avevo capito, in quel luogo la sensazione del tempo era completamente irrilevante...
Ebbi modo di parlare con Caterina e di farle qualche domanda ma lei era sempre estremamente concentrata sul nostro obiettivo e accettava di fermarsi solo quando capiva che ero allo stremo. In quei momenti diventava più loquace e non mi rispondeva con dei semplici sì o no.
In realtà le informazioni rilevanti che mi diede furono molto poche, io dovetti insistere a lungo per averle e lei mi rispondeva il più sinteticamente possibile e sempre a malincuore. Invece non si faceva problemi a parlarmi della sua giovinezza, dei sogni di quando era bambina, dei suoi giochi, della passione per il disegno... Invece era molto più riservata sulla sua vita da adulta: mi disse che ebbe dei problemi di salute dopo che suo padre (il “vecchio” che avevo visto insieme a lei dal balcone) morì ma non entrò mai nei dettagli; accennò a un amore sfortunato e a degli “inganni”.
Se la sollecitavo per aver maggiori dettagli stava zitta: ci rendemmo infatti subito conto che lei non mi poteva mentire. Come comprendevo sempre immancabilmente l'essenza vera di quello che mi diceva così, se provava a dirmi una bugia, lo percepivo immediatamente. E allora preferiva ignorare la mia domanda: stava zitta o mi parlava della sua infanzia.
Quello che concretamente venni a sapere fu che la vidi per la prima volta almeno vent'anni dopo (lei era sempre evasiva con le date...) essermi smarrito nell'edificio e che la ritrovai e soccorsi circa cinquant'anni dopo. In totale erano passati circa settant'anni da quando mi ero perso nel labirinto.
Era matta? Chissà... ma come avrei potuto considerare qualcuno folle quando, per un tempo indefinito, avevo vissuto in una realtà dove l'assurdo era l'ordinario e l'ordinario non esisteva?
Col senno di poi avrei dovuto intuire che una vena di pazzia scorreva in lei ma, onestamente, allora non mi posi nemmeno il problema...
Mi spiegò dell'inquinamento: di come, nel giro di una decina di anni, la situazione era improvvisamente peggiorata. Di come l'ecosistema, una volta superata una soglia invisibile, avesse ceduto di schianto. L'aria era quasi completamente irrespirabile e non era possibile stare all'aperto senza dei respiratori con appositi filtri e riserve di ossigeno.
Le feci tante domande di politica, sulla situazione mondiale, sulla guerra economica ma lei scuoteva la testa e, al massimo, mi rispondeva che era meglio che non sapessi. E io sapevo che lo pensava veramente.
Forse qualche lettore più indiscreto potrà chiedersi se fra me e Caterina successe qualcosa: del sesso insomma...
No: mi rendevo conto, lo vedevo chiaramente, che lei era una ragazza molto bella ma, come non sentivo il bisogno di dormire, di mangiare o di altri bisogni corporali, così verso di lei non provavo alcuna pulsione sessuale. E non nacque neppure un amore, per così dire, platonico: lei, nonostante fossimo sempre insieme, riusciva a mantenere le distanze e poi, questo mondo di grigia e fredda penombra, non era particolarmente romantico...
Comunque vagammo a lungo. Molto a lungo. Col tempo mi resi conto che riuscivo a percepire più chiaramente le vaghe sensazioni del mio cuore: come se il mio istinto, perché alla fine di questo si trattava, si stesse affinando.
Non solo: anche se Caterina non suggeriva mai che direzione prendere, per mille piccoli motivi, ebbi la sensazione che iniziasse a orizzontarsi molto meglio di me. Come se riconoscesse particolari che a me sfuggivano ma che a lei apparivano chiari come le parole di un libro.
Un giorno arrivammo in una piccola stanza uguale a tante altre: davanti a noi un piccolo divano scucito, un orologio a pendolo fermo e due nuove porte, una alla nostra sinistra e l'altra a destra. Io ero molto stanco: non avrei saputo dire se era la prima o la millesima volta che passavamo per questa stanzetta.
Svogliatamente provai ad “ascoltare” l'istinto e, senza troppa convinzione, optai per la porta di destra.
Ma Caterina disse “No. Bisogna andare a sinistra...” e senza aspettare la mia risposta si incamminò in quella direzione mentre io la seguivo a stupito.
Aprì la porta e ci ritrovammo nel corridoio con le sedie antiche e gli specchi ciechi dove c'era la grande porta a due ante. Eravamo giunti alla soglia del centro dell'edificio. Al suo cuore.
Ho pubblicato la puntata precedente retrodatandola al 2-aprile-2012 (vedi anche parte 1, 2, 3, 4 e 5.): lo faccio presente perché questa trovata “geniale” potrebbe essere sfuggita ai lettori meno attenti...
Nelle puntate precedenti il protagonista avrebbe avuto la possibilità di uscire dall'edificio ma non lo ha fatto per salvare un'anziana donna, Caterina, che gli dice che “all'esterno” non è più possibile vivere. Mentre l'accompagna verso l'interno dell'edificio Caterina ritorna a essere una ragazza e il protagonista riconosce in lei la giovane che aveva fugacemente visto dal balcone tanto tempo prima.
-=7=-
Non mi sembrava vero riuscire a udire dei suoni in quello che da tempo avevo definito il limbo grigio. Per questo, quando mi parlò, non compresi le sue parole meravigliato invece dalla nitidezza della sua voce nel silenzio assoluto.
Sempre sorridendo attese un po', mentre la guardavo sorpreso, poi mi ripeté: “Dov'è il centro dell'edificio?”.
Può sembrare una domanda assurda ma da allora, come per tutto il tempo che rimasi insieme a lei, la mia comprensione delle sue parole andò ben oltre il mero significato dei singoli vocaboli. È come se, oltre alle sue parole, io potessi udire i suoi pensieri: la capivo oltre ogni possibile fraintendimento.
Così, quando mi chiese dove era il “centro dell'edificio”, capii che si riferiva alla stanza dalla grande porta dove tutto era iniziato anche se io non l'avevo mai considerata il centro di niente...
Per onestà avrei dovuto risponderle che non sapevo come arrivarci ma ancora mi illudevo di essere io “l'esperto” della situazione. Non volevo palesarle subito che, nonostante il tempo che vi avevo trascorso, ancora non avevo idea di come muovermi in questo assurdo labirinto.
Così iniziai a guidarla a casaccio, cercando di scegliere passaggi tutti più o meno nella stessa direzione, anche se per esperienza sapevo che, concetti come quello di direzione, non avevano alcun senso in questa realtà.
Con mio disappunto, dopo appena tre o quattro stanza, Caterina mi afferrò per un braccio e mi disse: “Aspetta, non è così che funziona: non devi farti guidare da questo...” - e intanto si indicava la testa - “...ma dal cuore!”.
“Cerca di percepire dov'è che tutto è più freddo, dove l'aria è più immobile e la luce è antica...”.
Capii, pensai di capire, ciò che voleva dire ma non sapevo come farlo. Sentivo nel retro della mia testa una sensazione leggera, una sorta di solletico che sapevo essere esattamente ciò che Caterina intendeva: sapevo che dovevo farmi guidare da questa impalpabile sensazione ma non era facile perché questa era fin troppo evanescente e incostante...
Però ci provai e, per quanto i miei sforzi mi sembrassero inconcludenti, Caterina non ebbe più niente da ridire.
Non so quanto a lungo vagammo per corridoi e stanze grandi e piccole. A me parvero giorni, forse settimane, ma come ormai avevo capito, in quel luogo la sensazione del tempo era completamente irrilevante...
Ebbi modo di parlare con Caterina e di farle qualche domanda ma lei era sempre estremamente concentrata sul nostro obiettivo e accettava di fermarsi solo quando capiva che ero allo stremo. In quei momenti diventava più loquace e non mi rispondeva con dei semplici sì o no.
In realtà le informazioni rilevanti che mi diede furono molto poche, io dovetti insistere a lungo per averle e lei mi rispondeva il più sinteticamente possibile e sempre a malincuore. Invece non si faceva problemi a parlarmi della sua giovinezza, dei sogni di quando era bambina, dei suoi giochi, della passione per il disegno... Invece era molto più riservata sulla sua vita da adulta: mi disse che ebbe dei problemi di salute dopo che suo padre (il “vecchio” che avevo visto insieme a lei dal balcone) morì ma non entrò mai nei dettagli; accennò a un amore sfortunato e a degli “inganni”.
Se la sollecitavo per aver maggiori dettagli stava zitta: ci rendemmo infatti subito conto che lei non mi poteva mentire. Come comprendevo sempre immancabilmente l'essenza vera di quello che mi diceva così, se provava a dirmi una bugia, lo percepivo immediatamente. E allora preferiva ignorare la mia domanda: stava zitta o mi parlava della sua infanzia.
Quello che concretamente venni a sapere fu che la vidi per la prima volta almeno vent'anni dopo (lei era sempre evasiva con le date...) essermi smarrito nell'edificio e che la ritrovai e soccorsi circa cinquant'anni dopo. In totale erano passati circa settant'anni da quando mi ero perso nel labirinto.
Era matta? Chissà... ma come avrei potuto considerare qualcuno folle quando, per un tempo indefinito, avevo vissuto in una realtà dove l'assurdo era l'ordinario e l'ordinario non esisteva?
Col senno di poi avrei dovuto intuire che una vena di pazzia scorreva in lei ma, onestamente, allora non mi posi nemmeno il problema...
Mi spiegò dell'inquinamento: di come, nel giro di una decina di anni, la situazione era improvvisamente peggiorata. Di come l'ecosistema, una volta superata una soglia invisibile, avesse ceduto di schianto. L'aria era quasi completamente irrespirabile e non era possibile stare all'aperto senza dei respiratori con appositi filtri e riserve di ossigeno.
Le feci tante domande di politica, sulla situazione mondiale, sulla guerra economica ma lei scuoteva la testa e, al massimo, mi rispondeva che era meglio che non sapessi. E io sapevo che lo pensava veramente.
Forse qualche lettore più indiscreto potrà chiedersi se fra me e Caterina successe qualcosa: del sesso insomma...
No: mi rendevo conto, lo vedevo chiaramente, che lei era una ragazza molto bella ma, come non sentivo il bisogno di dormire, di mangiare o di altri bisogni corporali, così verso di lei non provavo alcuna pulsione sessuale. E non nacque neppure un amore, per così dire, platonico: lei, nonostante fossimo sempre insieme, riusciva a mantenere le distanze e poi, questo mondo di grigia e fredda penombra, non era particolarmente romantico...
Comunque vagammo a lungo. Molto a lungo. Col tempo mi resi conto che riuscivo a percepire più chiaramente le vaghe sensazioni del mio cuore: come se il mio istinto, perché alla fine di questo si trattava, si stesse affinando.
Non solo: anche se Caterina non suggeriva mai che direzione prendere, per mille piccoli motivi, ebbi la sensazione che iniziasse a orizzontarsi molto meglio di me. Come se riconoscesse particolari che a me sfuggivano ma che a lei apparivano chiari come le parole di un libro.
Un giorno arrivammo in una piccola stanza uguale a tante altre: davanti a noi un piccolo divano scucito, un orologio a pendolo fermo e due nuove porte, una alla nostra sinistra e l'altra a destra. Io ero molto stanco: non avrei saputo dire se era la prima o la millesima volta che passavamo per questa stanzetta.
Svogliatamente provai ad “ascoltare” l'istinto e, senza troppa convinzione, optai per la porta di destra.
Ma Caterina disse “No. Bisogna andare a sinistra...” e senza aspettare la mia risposta si incamminò in quella direzione mentre io la seguivo a stupito.
Aprì la porta e ci ritrovammo nel corridoio con le sedie antiche e gli specchi ciechi dove c'era la grande porta a due ante. Eravamo giunti alla soglia del centro dell'edificio. Al suo cuore.
sabato 21 aprile 2012
Lezione XXI e XXII: luci ed ombre
Complici le feste (e la macchina in panne) avevo saltato le prime due lezioni di aprile: questa settimana abbiamo iniziato a recuperare e ne abbiamo fatte due!
Nei giorni di Pasqua non mi sono esercitato e, nel complesso, sono stato molto meno metodico del solito nello studio. Stranamente non ne ho risentito e, anzi, ho notato dei nuovi piccoli progressi.
Nei PC (Power Chord) sono diventato più sciolto perché adesso, con la mano destra più “precisa”, riesco a plettrare la corda giusta senza guardare e posso così concentrarmi sulla mano sinistra.
Anche negli accordi classici (C, E, A, Am, G, Em, D e Dm) sono molto migliorato: ora riesco a eseguirli senza quasi pensarci e, di conseguenza, sono relativamente veloce.
L'accordo F, col suo barrè, è ancora un ostacolo ma, seppur lentamente, sto migliorando anche qui.
Anche nei brani sono migliorato: è difficile dire dove ma mi sento molto più sicuro e questa sicurezza si traduce in maggiore scioltezza...
Certo ci sono ancora molti aspetti insoddisfacenti: ancora non so suonare nessuna canzone per quanto semplice (conosco solo tanti “pezzettini” di brani); il problema con le ritmiche con ¼ e ⅛ sfalzati rimane (vedi Lezione XX: ritardato e l'accenno all'esercizio ritmica-m); continuo ad avere problemi di flessibilità delle dita tanto che alcuni semplici esercizi di riscaldamento mi risultano impossibili (il maestro dice che basta perseverare ma il mio mignolino corto non mi fa ben sperare...).
Nel complesso non so che pensare...
A fine aprile saranno 6 mesi che studio chitarra facendo esercizi più o meno noiosi: sicuramente sono migliorato però ancora non mi sento di dire che so, seppure male, suonare la chitarra...
In effetti il mio amico insegnante di chitarra mi aveva predetto che, per imparare a strimpellare qualcosa, per quanto male, erano necessari sei mesi. Io mi ero illuso che con la mia dedizione sarei riuscito ad accorciare i tempi ma non è stato così: probabilmente gioca a mio sfavore l'età relativamente avanzata. Il problema non è infatti il capire o il ricordare quanto che devono essere le “dita stesse” a imparare in maniera automatica i movimenti da eseguire sulla chitarra e questo probabilmente a un giovane riesce molto più facilmente...
Ma veniamo alle lezioni.
Nella penultima abbiamo ricambiato gli esercizi.
Il riscaldamento è totalmente cambiato (bene! mi era venuto talmente a noia che a volte non mi esercitavo perché non mi andava di farlo...). Adesso si basa su un testo di tale John Petrucci (c'è anche il video su Youtube: http://youtu.be/qjhmi-bkFPE).
Proprio uno di questi esercizi di riscaldamento mi aveva depresso perché, per quanto evidentemente banale, non riuscivo nemmeno a mettere le dita sui tasti giusti...
Alle progressioni sono stati aggiunti due nuovi giri (facili) e mi è stato semplificato uno con il F (per il quale ho bisogno di molto più tempo per mettere la mano in posizione) grazie all'introduzione di una pausa che mi permette di avere più tempo per cambiare accordo.
Infine mi ha assegnato un terzo esercizio per i PC che ho poco fantasiosamente battezzato Potente-3.
Nella lezione odierna ci siamo invece concentrati maggiormente sui brani.
Il maestro, che si era tagliato i capelli, ha esordito con una gaffe e mi ha presentato due nuovi brani dei Manowar fra cui scegliere: io molto timidamente, dopo aver provato un paio di accordi di Hail and kill, gli ho chiesto “ma non potremmo continuare con Battle Hymn?”. Al che è venuto fuori che si era dimenticato che da un paio di mesi sono alle prese con questo brano che non riesco a migliorare a causa dei PC...
Così mi ha fatto suonare la "mia" versione di Battle Hymn e mi ha dato un paio di utili dritte per eseguire con più sicurezza i differenti PC (guardare i tasti di arrivo ma non il movimento della mano sinistra, non sollevare completamente la mano dalle corde e altro).
Poi mi aveva suggerito, come nuovo brano, un minuetto: carino, ma tanto oramai ho capito che questi brani composti da singole note non sono un problema e così gli ho chiesto se mi trovava una canzone facile da suonare con gli accordi. A consultato il suo computer (che eccezionalmente aveva con sé) e mi ha proposto un brano dei Pink Floyd, a suo dire, molto famoso: non ricordo come si intotili perché io non lo conoscevo e lui mi deve ancora mandare il pdf!
Nei giorni di Pasqua non mi sono esercitato e, nel complesso, sono stato molto meno metodico del solito nello studio. Stranamente non ne ho risentito e, anzi, ho notato dei nuovi piccoli progressi.
Nei PC (Power Chord) sono diventato più sciolto perché adesso, con la mano destra più “precisa”, riesco a plettrare la corda giusta senza guardare e posso così concentrarmi sulla mano sinistra.
Anche negli accordi classici (C, E, A, Am, G, Em, D e Dm) sono molto migliorato: ora riesco a eseguirli senza quasi pensarci e, di conseguenza, sono relativamente veloce.
L'accordo F, col suo barrè, è ancora un ostacolo ma, seppur lentamente, sto migliorando anche qui.
Anche nei brani sono migliorato: è difficile dire dove ma mi sento molto più sicuro e questa sicurezza si traduce in maggiore scioltezza...
Certo ci sono ancora molti aspetti insoddisfacenti: ancora non so suonare nessuna canzone per quanto semplice (conosco solo tanti “pezzettini” di brani); il problema con le ritmiche con ¼ e ⅛ sfalzati rimane (vedi Lezione XX: ritardato e l'accenno all'esercizio ritmica-m); continuo ad avere problemi di flessibilità delle dita tanto che alcuni semplici esercizi di riscaldamento mi risultano impossibili (il maestro dice che basta perseverare ma il mio mignolino corto non mi fa ben sperare...).
Nel complesso non so che pensare...
A fine aprile saranno 6 mesi che studio chitarra facendo esercizi più o meno noiosi: sicuramente sono migliorato però ancora non mi sento di dire che so, seppure male, suonare la chitarra...
In effetti il mio amico insegnante di chitarra mi aveva predetto che, per imparare a strimpellare qualcosa, per quanto male, erano necessari sei mesi. Io mi ero illuso che con la mia dedizione sarei riuscito ad accorciare i tempi ma non è stato così: probabilmente gioca a mio sfavore l'età relativamente avanzata. Il problema non è infatti il capire o il ricordare quanto che devono essere le “dita stesse” a imparare in maniera automatica i movimenti da eseguire sulla chitarra e questo probabilmente a un giovane riesce molto più facilmente...
Ma veniamo alle lezioni.
Nella penultima abbiamo ricambiato gli esercizi.
Il riscaldamento è totalmente cambiato (bene! mi era venuto talmente a noia che a volte non mi esercitavo perché non mi andava di farlo...). Adesso si basa su un testo di tale John Petrucci (c'è anche il video su Youtube: http://youtu.be/qjhmi-bkFPE).
Proprio uno di questi esercizi di riscaldamento mi aveva depresso perché, per quanto evidentemente banale, non riuscivo nemmeno a mettere le dita sui tasti giusti...
Alle progressioni sono stati aggiunti due nuovi giri (facili) e mi è stato semplificato uno con il F (per il quale ho bisogno di molto più tempo per mettere la mano in posizione) grazie all'introduzione di una pausa che mi permette di avere più tempo per cambiare accordo.
Infine mi ha assegnato un terzo esercizio per i PC che ho poco fantasiosamente battezzato Potente-3.
Nella lezione odierna ci siamo invece concentrati maggiormente sui brani.
Il maestro, che si era tagliato i capelli, ha esordito con una gaffe e mi ha presentato due nuovi brani dei Manowar fra cui scegliere: io molto timidamente, dopo aver provato un paio di accordi di Hail and kill, gli ho chiesto “ma non potremmo continuare con Battle Hymn?”. Al che è venuto fuori che si era dimenticato che da un paio di mesi sono alle prese con questo brano che non riesco a migliorare a causa dei PC...
Così mi ha fatto suonare la "mia" versione di Battle Hymn e mi ha dato un paio di utili dritte per eseguire con più sicurezza i differenti PC (guardare i tasti di arrivo ma non il movimento della mano sinistra, non sollevare completamente la mano dalle corde e altro).
Poi mi aveva suggerito, come nuovo brano, un minuetto: carino, ma tanto oramai ho capito che questi brani composti da singole note non sono un problema e così gli ho chiesto se mi trovava una canzone facile da suonare con gli accordi. A consultato il suo computer (che eccezionalmente aveva con sé) e mi ha proposto un brano dei Pink Floyd, a suo dire, molto famoso: non ricordo come si intotili perché io non lo conoscevo e lui mi deve ancora mandare il pdf!
giovedì 19 aprile 2012
Capisco un tubo
Come al solito le premesse sarebbero ben più complesse ma, per semplicità, semplifico il racconto.
In cucina, sotto l'acquaio, si rompe un vecchio tubo di rame. La prima idea è quella di chiamare un idraulico per aggiustarlo ma, come forse ho già avuto modo di spiegare, non è facile trovare qualcuno disposto a venire fin da me per un piccolo lavoretto come questo...
Il tubo da sostituire e i "soliti" curiosi
Grazie a un amico idraulico ricevo però dettagliate istruzioni su cosa fare per cambiarlo nonché un tubo di plastica di ricambio, un raccordo di plastica e un tubetto con una sostanza lubrificante.
La teoria è semplice:
Una volta scollegati gli scarichi del lavabo la mia prima preoccupazione è stato misurare la lunghezza del vecchio tubo: l'idea era che, una volta aggiunti raccordo e nuovo tubo, la loro lunghezza complessiva avrebbe dovuto essere la stessa.
Poi, infilandomi sotto il lavandino, con un seghetto ho tagliato il vecchio tubo.
Vecchio tubo e un pezzettino avanzato del nuovo
L'aggiunta del raccordo e del tubo di plastica non ha creato nessun problema.
La dimensione originale che avevo misurato era 23,5 cm. Forse sbagliando ho optato per tagliare il nuovo tubo in maniera che la lunghezza fosse di 24 cm.
Poi ho provato a rimontare tutto ma non c'era verso! E il problema era ben maggiore del mezzo centimetro che avevo lasciato in più...
Allora, osservando il vecchio tubo e confrontandolo col nuovo, mi sono accorto che quello vecchio si inseriva nel pozzo (si chiama così?) del lavandino per ben 3 cm. mentre il nuovo vi entrava solo per 1,5 cm...
Così, come tutti i bravi idraulici, ho fatto un po' di matematica e sono arrivato alla conclusione che avrei dovuto accorciare il tubo di altri 2 cm (che poi ho approssimato a 3 perché il raccordo mi dava un margine di almeno 4 cm...).
La differenza è 2 cm...
E voilà il gioco è fatto...
Fatto!
In cucina, sotto l'acquaio, si rompe un vecchio tubo di rame. La prima idea è quella di chiamare un idraulico per aggiustarlo ma, come forse ho già avuto modo di spiegare, non è facile trovare qualcuno disposto a venire fin da me per un piccolo lavoretto come questo...
Grazie a un amico idraulico ricevo però dettagliate istruzioni su cosa fare per cambiarlo nonché un tubo di plastica di ricambio, un raccordo di plastica e un tubetto con una sostanza lubrificante.
La teoria è semplice:
- scollegare tutti i tubi che affluiscono al tubo rotto (in pratica lavastoviglie e lavabo)
- tagliare il tubo rotto
- inserire il raccordo
- Inserire il nuovo tubo di plastica
- ricollegare tutto
Una volta scollegati gli scarichi del lavabo la mia prima preoccupazione è stato misurare la lunghezza del vecchio tubo: l'idea era che, una volta aggiunti raccordo e nuovo tubo, la loro lunghezza complessiva avrebbe dovuto essere la stessa.
Poi, infilandomi sotto il lavandino, con un seghetto ho tagliato il vecchio tubo.
L'aggiunta del raccordo e del tubo di plastica non ha creato nessun problema.
La dimensione originale che avevo misurato era 23,5 cm. Forse sbagliando ho optato per tagliare il nuovo tubo in maniera che la lunghezza fosse di 24 cm.
Poi ho provato a rimontare tutto ma non c'era verso! E il problema era ben maggiore del mezzo centimetro che avevo lasciato in più...
Allora, osservando il vecchio tubo e confrontandolo col nuovo, mi sono accorto che quello vecchio si inseriva nel pozzo (si chiama così?) del lavandino per ben 3 cm. mentre il nuovo vi entrava solo per 1,5 cm...
Così, come tutti i bravi idraulici, ho fatto un po' di matematica e sono arrivato alla conclusione che avrei dovuto accorciare il tubo di altri 2 cm (che poi ho approssimato a 3 perché il raccordo mi dava un margine di almeno 4 cm...).
E voilà il gioco è fatto...
mercoledì 18 aprile 2012
Due cosine
Siccome non mi sento ancora bene, dopo la full immersion in “A dance with dragons” (vedi Danza con i draghi), invece di tornare al pesante “Ramo d'Oro” o all'impegnativo seppur piacevolissimo “Storia della stregoneria”, ho deciso di iniziare a leggere “Il conte di Montecristo” di Dumas, Ed. Newton Compton, 2010 (vedi anche il corto Basso costo).
Al momento, dopo aver letto un centinaio di pagine, ho già qualche perplessità ma oggi mi limito a un paio di osservazioni.
Nel capitolo VI viene citato il motto latino “Cedant arma togae” del quale, stranamente (*1), non solo conoscevo il significato ma ricordavo anche l'autore (Cicerone). L'avevo infatti già letto qualche giorno prima in “5000 Proverbi e motti latini” (vedi il corto Book overflow error). In questo libro infatti i detti latini sono riuniti per argomenti ordinati alfabeticamente e, il motto in questione, è il primo alla voce “Armi”...
Nel capitolo VIII l'innocente Dantès viene condotto in carcere: durante il tragitto si rammarica di non essere fuggito all'estero, in Italia, anche perché ne parla benissimo la lingua. Per la precisione è scritto: “parlava l'italiano come un toscano”.
Questa frase mi ha colpito: oggi, in Italia, non diremmo mai una cosa del genere ma il “conte di Montecristo” fu scritto nel 1846, nel pieno del risorgimento. Evidentemente all'epoca in Europa, fra gli intellettuali, si dibatteva non solo su quello che avrebbe dovuto essere l'Italia ma anche su quale dialetto avrebbe dovuto basarsi la lingua italiana.
Già il Manzoni, più o meno nello stesso periodo, si era posto il problema dell'italiano da usare per la stesura definitiva dei “Promessi sposi” e aveva optato per lo “stage” a Firenze (vedi la celebre, almeno in Toscana (!), “risciacquatura in Arno”)...
Insomma questa breve menzione mi pare la riprova che la disquisizione su quale lingua dovesse essere l'italiano fosse all'ordine del giorno non solo in Italia ma anche in Europa.
Nota (*1): In genere non sto attento all'autore: probabilmente in questo caso mi era rimasto impresso perché non capivo il significato del motto! (Letteralmente significa: “cedano le armi alle toghe” cioè “ceda la forza alla giustizia”...)
Al momento, dopo aver letto un centinaio di pagine, ho già qualche perplessità ma oggi mi limito a un paio di osservazioni.
Nel capitolo VI viene citato il motto latino “Cedant arma togae” del quale, stranamente (*1), non solo conoscevo il significato ma ricordavo anche l'autore (Cicerone). L'avevo infatti già letto qualche giorno prima in “5000 Proverbi e motti latini” (vedi il corto Book overflow error). In questo libro infatti i detti latini sono riuniti per argomenti ordinati alfabeticamente e, il motto in questione, è il primo alla voce “Armi”...
Nel capitolo VIII l'innocente Dantès viene condotto in carcere: durante il tragitto si rammarica di non essere fuggito all'estero, in Italia, anche perché ne parla benissimo la lingua. Per la precisione è scritto: “parlava l'italiano come un toscano”.
Questa frase mi ha colpito: oggi, in Italia, non diremmo mai una cosa del genere ma il “conte di Montecristo” fu scritto nel 1846, nel pieno del risorgimento. Evidentemente all'epoca in Europa, fra gli intellettuali, si dibatteva non solo su quello che avrebbe dovuto essere l'Italia ma anche su quale dialetto avrebbe dovuto basarsi la lingua italiana.
Già il Manzoni, più o meno nello stesso periodo, si era posto il problema dell'italiano da usare per la stesura definitiva dei “Promessi sposi” e aveva optato per lo “stage” a Firenze (vedi la celebre, almeno in Toscana (!), “risciacquatura in Arno”)...
Insomma questa breve menzione mi pare la riprova che la disquisizione su quale lingua dovesse essere l'italiano fosse all'ordine del giorno non solo in Italia ma anche in Europa.
Nota (*1): In genere non sto attento all'autore: probabilmente in questo caso mi era rimasto impresso perché non capivo il significato del motto! (Letteralmente significa: “cedano le armi alle toghe” cioè “ceda la forza alla giustizia”...)
martedì 17 aprile 2012
Danza con i draghi
Due giorni fa ho finito di leggere “A dance with dragons” di George R. R. Martin, Ed. Bantam Books, 2012. In pratica ho letto il libro di oltre 1000 pagine in circa 5 giorni.
Detto questo si potrebbe pensare che mi sia piaciuto moltissimo ma in realtà non è così...
Sicuramente è infatti il peggiore della saga “A song of Fire and Ice” (per capirci si tratta della serie dove, dal primo volume, hanno tratto il serial televisivo “Il trono di spade”).
L'azione rallenta ulteriormente rispetto al volume precedente che già arrancava non poco. Almeno però, nel libro precedente, alla fine di ogni capitolo c'erano dei colpi di scena che qui invece mancano. Beh, non del tutto, ma le vere sorprese si possono contare sulle dita di una mano...
Volendo cercare di essere positivo posso ipotizzare che l'autore, dopo aver lasciato correre l'immaginazione, abbia cercato di riprendere il controllo della sua opera facendo convergere le storie dei diversi personaggi verso una conclusione logica pagando però un forte dazio alla fantasia...
In effetti ha preparato bene il campo per un gran finale che dovrebbe essere narrato nel prossimo e ultimo libro della saga. Peccato che già ai 3/5 del libro si capiva che non sarebbe successo “nulla” ma che tutta la tensione accumulata si sarebbe scaricata solo nel volume successivo...
Ma come è possibile che in 1000 pagine non succeda niente? In realtà qualcosa succede ma molto poco: il problema è che l'autore dilata i tempi proponendoci capitoli su capitoli dove propone il punto di vista di personaggi minori. Cioè, tanto per dare l'idea, i capitoli dedicati ai personaggi principali (Jon, Daenerys e Tyrion) sono 35, quelli dedicati a Cersei, Arja e Bran (personaggi principali del libro precedente ripresi nella parte finale di questo...) sono 7, quelli di Reek/Theon sono 6 e quelli “vari” sono ben 25! Ovvero 1/3 dei capitoli non sono superflui ma quasi: danno il punto di vista di personaggi che non interessano il lettore ma divagano solamente...
Altra delusione è che non ritorna sulle vicende di Catelyn (resuscitata dal prete rosso) né di un altro paio di personaggi molto importanti (tipo Sansa)...
In definitiva Martin rischia di sciupare la saga sul finale: poca azione e tante chiacchiere!
Detto questo si potrebbe pensare che mi sia piaciuto moltissimo ma in realtà non è così...
Sicuramente è infatti il peggiore della saga “A song of Fire and Ice” (per capirci si tratta della serie dove, dal primo volume, hanno tratto il serial televisivo “Il trono di spade”).
L'azione rallenta ulteriormente rispetto al volume precedente che già arrancava non poco. Almeno però, nel libro precedente, alla fine di ogni capitolo c'erano dei colpi di scena che qui invece mancano. Beh, non del tutto, ma le vere sorprese si possono contare sulle dita di una mano...
Volendo cercare di essere positivo posso ipotizzare che l'autore, dopo aver lasciato correre l'immaginazione, abbia cercato di riprendere il controllo della sua opera facendo convergere le storie dei diversi personaggi verso una conclusione logica pagando però un forte dazio alla fantasia...
In effetti ha preparato bene il campo per un gran finale che dovrebbe essere narrato nel prossimo e ultimo libro della saga. Peccato che già ai 3/5 del libro si capiva che non sarebbe successo “nulla” ma che tutta la tensione accumulata si sarebbe scaricata solo nel volume successivo...
Ma come è possibile che in 1000 pagine non succeda niente? In realtà qualcosa succede ma molto poco: il problema è che l'autore dilata i tempi proponendoci capitoli su capitoli dove propone il punto di vista di personaggi minori. Cioè, tanto per dare l'idea, i capitoli dedicati ai personaggi principali (Jon, Daenerys e Tyrion) sono 35, quelli dedicati a Cersei, Arja e Bran (personaggi principali del libro precedente ripresi nella parte finale di questo...) sono 7, quelli di Reek/Theon sono 6 e quelli “vari” sono ben 25! Ovvero 1/3 dei capitoli non sono superflui ma quasi: danno il punto di vista di personaggi che non interessano il lettore ma divagano solamente...
Altra delusione è che non ritorna sulle vicende di Catelyn (resuscitata dal prete rosso) né di un altro paio di personaggi molto importanti (tipo Sansa)...
In definitiva Martin rischia di sciupare la saga sul finale: poca azione e tante chiacchiere!
Mangiato dalle zecche
Ormai è automatico: quando faccio anche solo 5 passi nel giardino con le scarpe di velcro raccatto sempre almeno una zecca...
Oggi ne ho una piantata sul retro della coscia destra e non posso nemmeno fotografarla perché è in posizione troppo scomoda. Poi, a dire il vero, adesso non la si vede più perché l'ho ricoperta di "Pasta Fizzan" (quella per i neonati): l'idea è di vedere se, sentendosi soffocare, lascia spontaneamente la presa...
Aiuto 21-Aprile-2012
Come suonavo male!
Mi sono deciso a pubblicare un video che avevo registrato insieme agli altri due già pubblicati e che ormai risale a circa un mese fa...
Non pensavo di essere migliorato così tanto: adesso a risentire il video sono proprio penosamente incerto con le note che escono fuori a fatica... Sono quasi tentato di registrare un altro video per mostrare i miei miglioramenti!
Ah, c'è da dire che questo è il quinto brano che ho imparato e all'epoca era da poche settimane che lo suonavo...
Aiuto ( 2 ) 21-Aprile-2012
Non ho resistito: ecco qui una versione appena registrata!
Ok, è meglio ma non eccezionalmente meglio: è che dal vivo, come sono abituato a sentirmi, suono tutto un'altra cosa!
Altre piccolezze... 26-Aprile-2012
… sul Conte di Montecristo (vedi anche 2 cosine)...
Al Capitolo XXXIV: “rispose lo straniero nel più puro toscano”. Ehmm, e quale sarebbe il dialetto toscano più puro? Quello di Prulli spero...
Al Capitolo XXXV: “E il conte rise, ma di un riso così terribile da far comprendere che aveva orribilmente sofferto per giungere a ridere così.”. Interessante: è un nuovo elemento nel dilemma su quando e su cosa sia lecito scherzare (vedi, ad esempio, Regali diversamente utili).
Al Capitolo XXXVI: “L'autore... ...ha dimorato in Italia 5 o 6 anni...”. Verificato nella biografia. Ecco spiegato come mai fosse a conoscenza delle vicissitudini della lingua italiana. Magari era entrato in contatto con l'Accademia della Crusca?
Vittima del vento 27-Aprile-2012
Come già accaduto due anni fa, il vento è nemico della mia ADSL. Evidentemente qualche ramo va a tirare i fili del telefono con il risultato che qualcosa si deteriora. Da un paio di settimane c'è un bel fruscio di sottofondo (anche senza vento) e la velocità massima della mia ADSL è calata da 6Mbit a circa 3Mbit. Ovviamente non ci provo nemmeno a protestare: dovrò aspettare la prossima giornata ventosa sperando che dia il colpo di grazia al collegamento invece di degradarlo ulteriormente...
Oggi ne ho una piantata sul retro della coscia destra e non posso nemmeno fotografarla perché è in posizione troppo scomoda. Poi, a dire il vero, adesso non la si vede più perché l'ho ricoperta di "Pasta Fizzan" (quella per i neonati): l'idea è di vedere se, sentendosi soffocare, lascia spontaneamente la presa...
Aiuto 21-Aprile-2012
Come suonavo male!
Mi sono deciso a pubblicare un video che avevo registrato insieme agli altri due già pubblicati e che ormai risale a circa un mese fa...
Non pensavo di essere migliorato così tanto: adesso a risentire il video sono proprio penosamente incerto con le note che escono fuori a fatica... Sono quasi tentato di registrare un altro video per mostrare i miei miglioramenti!
Ah, c'è da dire che questo è il quinto brano che ho imparato e all'epoca era da poche settimane che lo suonavo...
Aiuto ( 2 ) 21-Aprile-2012
Non ho resistito: ecco qui una versione appena registrata!
Ok, è meglio ma non eccezionalmente meglio: è che dal vivo, come sono abituato a sentirmi, suono tutto un'altra cosa!
Altre piccolezze... 26-Aprile-2012
… sul Conte di Montecristo (vedi anche 2 cosine)...
Al Capitolo XXXIV: “rispose lo straniero nel più puro toscano”. Ehmm, e quale sarebbe il dialetto toscano più puro? Quello di Prulli spero...
Al Capitolo XXXV: “E il conte rise, ma di un riso così terribile da far comprendere che aveva orribilmente sofferto per giungere a ridere così.”. Interessante: è un nuovo elemento nel dilemma su quando e su cosa sia lecito scherzare (vedi, ad esempio, Regali diversamente utili).
Al Capitolo XXXVI: “L'autore... ...ha dimorato in Italia 5 o 6 anni...”. Verificato nella biografia. Ecco spiegato come mai fosse a conoscenza delle vicissitudini della lingua italiana. Magari era entrato in contatto con l'Accademia della Crusca?
Vittima del vento 27-Aprile-2012
Come già accaduto due anni fa, il vento è nemico della mia ADSL. Evidentemente qualche ramo va a tirare i fili del telefono con il risultato che qualcosa si deteriora. Da un paio di settimane c'è un bel fruscio di sottofondo (anche senza vento) e la velocità massima della mia ADSL è calata da 6Mbit a circa 3Mbit. Ovviamente non ci provo nemmeno a protestare: dovrò aspettare la prossima giornata ventosa sperando che dia il colpo di grazia al collegamento invece di degradarlo ulteriormente...
domenica 15 aprile 2012
Cosmochiacchiere
Mi rendo conto che quando vado a introdurre un argomento spesso mi perdo in dettagli insignificanti. È colpa del mio carattere: per pignoleria parto troppo da lontano nelle spiegazioni.
Per questo motivo oggi provo a limitarmi al “fatto” senza cercare di spiegarne le premesse.
Qualche giorno fa mi sono trovato a dover aspettare per un'oretta senza niente altro da leggere che un Cosmopolitan del dicembre 2004.
In realtà, almeno inizialmente, la lettura è stata alquanto distratta: ho dato un'occhiata all'angolo della posta, ho indugiato sulle foto di qualche modella, ho leggiucchiato un articolo sul sesso e mi sono divertito con un auto-test intitolato “Da te vuole solo «quello»?” (*1).
Infine, mentre ponderavo su come sia possibile che una rivista sia composta per più di 1/3 da pubblicità, ho trovato un articolo che ha stuzzicato il mio interesse intitolato “Parole incrociate – vuoi spopolare ai party?”.
L'introduzione spiegava: “La vera arte di divertirsi? Comincia dalla chiacchiera: presentazioni, gossip, battute da rimorchio. Qui c'è tutto quello che devi sapere per gestire la conversazione e sciogliere il ghiaccio (non solo quello del tuo Martini...)”. Letto questo ho pensato che l'articolo faceva proprio al mio caso: alle feste infatti mi sento particolarmente a disagio e, per questo, tendo a evitarle.
Così ho iniziato a leggere. L'articolo era diviso in varie sezioni che affrontavano argomenti specifici.
Si inizia con le presentazioni: viene suggerito di scandire bene il proprio nome e, quando si introducono altre persone, di fornire oltre al nome una qualche caratteristica interessante di queste in maniera che possa essere il punto di partenza di una conversazione (tipo “Questo è Gigi, esperto di karate” etc...).
Niente da dire: condivido. Fin da quando ero bambino (e leggevo Freud) sapevo dell'importanza del nome mentre l'altro consiglio, il cui obiettivo è aiutare due sconosciuti a intavolare una conversazione, mi pare molto sensato.
Poi si passa alle domande da NON fare nei primi 5 minuti: chiedere che lavoro fa il proprio interlocutore (ovvero quanto guadagna o se è importante) è sbagliato perché fa molto “material girl”. Poi, addirittura in neretto, si consiglia di non chiedere il segno zodiacale: un uomo potrebbe pensare che si voglia divinare se sarebbe un buon marito o un buon padre; una donna invece crederebbe che si voglia classificarla secondo i soliti stereotipi (bilancia=equilibrata, gemelli=ambivalente, etc) ...
Riguardo alla domanda sul “lavoro” sono d'accordo: proprio poco tempo fa mi è capitato di parlare con una ragazza, neanche brutta, che però mi aveva subito dato la sensazione di essere un po' calcolatrice e che cercasse di inquadrare le persone per la loro utilità. Ovviamente era una sensazione ma, quando poi ha iniziato a indagare su di me, la sensazione è diventata, a torto o a ragione, certezza.
Per il segno zodiacale non sono d'accordo: la domanda mi è indifferente mentre a volte sono io a porla per identificare le "leoncine" (che a me piacciono ma a cui io, ovviamente, non piaccio).
Poi si spiega di stare attenti non solo a quello che si dice ma anche a quello che dice la postura del nostro corpo. Cose che già sapevo: incrociare le braccia indica che si sta sulla difensiva, non guardare negli occhi indica timidezza, etc...
Niente da dire: risono d'accordo.
E poi casca l'asino: si passa agli argomenti da evitare. Prevedibilmente niente politica ma, con mia sorpresa, anche niente cultura!
È qui che, secondo l'articolo, mi tiro la zappa sui piedi! Non devo parlare delle diverse dinastie egizie, dell'alchimista Trismegisto, delle differenze e affinità fra Adone e Attis o sull'incommensurabilità della radice di tre...
Al contrario! Dovrei parlare delle star hollywoodiane (e non): tipo “quali sono I VIP che seguono la dieta del Crudismo o la Atkins” oppure “delle ultime mise di Paris Hilton”.
Pensa te! Io cretino, se una donna mi parlava di questi argomenti, entravo in modalità panico e, pensando che fosse potenzialmente pericolosa, iniziavo ad allontanarmene lentamente, senza darle le spalle, e dicendo di tanto in tanto “Ah... Interessante... Davvero?...” fino ad arrivare a una distanza di sicurezza tale da permettermi di volatilizzarmi come un ninja nell'istante in cui lei sbatteva le palpebre...(*2)
Poi c'è la sezione “relazioni pubbliche”. Andare a far moine, adulare, sbattere le ciglia e sorridere al proprio direttore: credo però che il consiglio valga solo per le donne con direttori uomini.
La sezione “come toglierti da una discussione imbarazzante – defilarsi con stile” mi era già ben nota in tutte le sue multiformi sfaccettature: presentare il “peso” ad altri amici, mandare il “peso” alla ricerca di un drink, dire al “peso” di dover fare una telefonata urgente oppure, semplicemente, andare alla toilette. Ovviamente in queste situazioni ricoprivo la parte del “peso”.
Infine un'idea per quando ci si saluta: lasciare a chi ci ha colpito un biglietto da visita personalizzato. L'articolo fa l'esempio di un bigliettino da visita con l'immagine di una scarpa di cristallo (richiamandosi a Cenerentola). L'idea mi pare simpatica però non è certo nuova: già trenta e passa anni fa mia cugina mi passò un biglietto che le avevano dato dove c'era scritto qualcosa come “Mi hai fulminato! Se non ti piaccio strappami guardandomi col broncio altrimenti sorridimi”. A me comunque di bigliettini di questo tipo, almeno direttamente, non ne è mai arrivato nessuno!
Fine dell'articolo di ben due paginette e mezzo (e altre due di pubblicità).
In pratica adesso so qual è il mio errore alle feste: devo solo prepararmi sulle stelle hollywoodiane e “spopolerò ai party”!!!
Nota (*1): Non perché il test fosse particolarmente interessante ma perché mia cugina (o una sua amica) aveva marcato con la penna le varie risposte...
Nota (*2): Beh, un po' ho esagerato... Per la cronaca, mi capita di introdurre argomenti più o meno astrusi quando mi viene chiesto cosa sto leggendo però scendo nei dettagli solo se il mio interlocutore dimostra (o forse simula) un certo interesse...
Per questo motivo oggi provo a limitarmi al “fatto” senza cercare di spiegarne le premesse.
Qualche giorno fa mi sono trovato a dover aspettare per un'oretta senza niente altro da leggere che un Cosmopolitan del dicembre 2004.
In realtà, almeno inizialmente, la lettura è stata alquanto distratta: ho dato un'occhiata all'angolo della posta, ho indugiato sulle foto di qualche modella, ho leggiucchiato un articolo sul sesso e mi sono divertito con un auto-test intitolato “Da te vuole solo «quello»?” (*1).
Infine, mentre ponderavo su come sia possibile che una rivista sia composta per più di 1/3 da pubblicità, ho trovato un articolo che ha stuzzicato il mio interesse intitolato “Parole incrociate – vuoi spopolare ai party?”.
L'introduzione spiegava: “La vera arte di divertirsi? Comincia dalla chiacchiera: presentazioni, gossip, battute da rimorchio. Qui c'è tutto quello che devi sapere per gestire la conversazione e sciogliere il ghiaccio (non solo quello del tuo Martini...)”. Letto questo ho pensato che l'articolo faceva proprio al mio caso: alle feste infatti mi sento particolarmente a disagio e, per questo, tendo a evitarle.
Così ho iniziato a leggere. L'articolo era diviso in varie sezioni che affrontavano argomenti specifici.
Si inizia con le presentazioni: viene suggerito di scandire bene il proprio nome e, quando si introducono altre persone, di fornire oltre al nome una qualche caratteristica interessante di queste in maniera che possa essere il punto di partenza di una conversazione (tipo “Questo è Gigi, esperto di karate” etc...).
Niente da dire: condivido. Fin da quando ero bambino (e leggevo Freud) sapevo dell'importanza del nome mentre l'altro consiglio, il cui obiettivo è aiutare due sconosciuti a intavolare una conversazione, mi pare molto sensato.
Poi si passa alle domande da NON fare nei primi 5 minuti: chiedere che lavoro fa il proprio interlocutore (ovvero quanto guadagna o se è importante) è sbagliato perché fa molto “material girl”. Poi, addirittura in neretto, si consiglia di non chiedere il segno zodiacale: un uomo potrebbe pensare che si voglia divinare se sarebbe un buon marito o un buon padre; una donna invece crederebbe che si voglia classificarla secondo i soliti stereotipi (bilancia=equilibrata, gemelli=ambivalente, etc) ...
Riguardo alla domanda sul “lavoro” sono d'accordo: proprio poco tempo fa mi è capitato di parlare con una ragazza, neanche brutta, che però mi aveva subito dato la sensazione di essere un po' calcolatrice e che cercasse di inquadrare le persone per la loro utilità. Ovviamente era una sensazione ma, quando poi ha iniziato a indagare su di me, la sensazione è diventata, a torto o a ragione, certezza.
Per il segno zodiacale non sono d'accordo: la domanda mi è indifferente mentre a volte sono io a porla per identificare le "leoncine" (che a me piacciono ma a cui io, ovviamente, non piaccio).
Poi si spiega di stare attenti non solo a quello che si dice ma anche a quello che dice la postura del nostro corpo. Cose che già sapevo: incrociare le braccia indica che si sta sulla difensiva, non guardare negli occhi indica timidezza, etc...
Niente da dire: risono d'accordo.
E poi casca l'asino: si passa agli argomenti da evitare. Prevedibilmente niente politica ma, con mia sorpresa, anche niente cultura!
È qui che, secondo l'articolo, mi tiro la zappa sui piedi! Non devo parlare delle diverse dinastie egizie, dell'alchimista Trismegisto, delle differenze e affinità fra Adone e Attis o sull'incommensurabilità della radice di tre...
Al contrario! Dovrei parlare delle star hollywoodiane (e non): tipo “quali sono I VIP che seguono la dieta del Crudismo o la Atkins” oppure “delle ultime mise di Paris Hilton”.
Pensa te! Io cretino, se una donna mi parlava di questi argomenti, entravo in modalità panico e, pensando che fosse potenzialmente pericolosa, iniziavo ad allontanarmene lentamente, senza darle le spalle, e dicendo di tanto in tanto “Ah... Interessante... Davvero?...” fino ad arrivare a una distanza di sicurezza tale da permettermi di volatilizzarmi come un ninja nell'istante in cui lei sbatteva le palpebre...(*2)
Poi c'è la sezione “relazioni pubbliche”. Andare a far moine, adulare, sbattere le ciglia e sorridere al proprio direttore: credo però che il consiglio valga solo per le donne con direttori uomini.
La sezione “come toglierti da una discussione imbarazzante – defilarsi con stile” mi era già ben nota in tutte le sue multiformi sfaccettature: presentare il “peso” ad altri amici, mandare il “peso” alla ricerca di un drink, dire al “peso” di dover fare una telefonata urgente oppure, semplicemente, andare alla toilette. Ovviamente in queste situazioni ricoprivo la parte del “peso”.
Infine un'idea per quando ci si saluta: lasciare a chi ci ha colpito un biglietto da visita personalizzato. L'articolo fa l'esempio di un bigliettino da visita con l'immagine di una scarpa di cristallo (richiamandosi a Cenerentola). L'idea mi pare simpatica però non è certo nuova: già trenta e passa anni fa mia cugina mi passò un biglietto che le avevano dato dove c'era scritto qualcosa come “Mi hai fulminato! Se non ti piaccio strappami guardandomi col broncio altrimenti sorridimi”. A me comunque di bigliettini di questo tipo, almeno direttamente, non ne è mai arrivato nessuno!
Fine dell'articolo di ben due paginette e mezzo (e altre due di pubblicità).
In pratica adesso so qual è il mio errore alle feste: devo solo prepararmi sulle stelle hollywoodiane e “spopolerò ai party”!!!
Nota (*1): Non perché il test fosse particolarmente interessante ma perché mia cugina (o una sua amica) aveva marcato con la penna le varie risposte...
Nota (*2): Beh, un po' ho esagerato... Per la cronaca, mi capita di introdurre argomenti più o meno astrusi quando mi viene chiesto cosa sto leggendo però scendo nei dettagli solo se il mio interlocutore dimostra (o forse simula) un certo interesse...
sabato 14 aprile 2012
Rieccomi!
Ieri, dopo un breve soggiorno da dei parenti, sono tornato a casa e ho approfittato dell'occasione per passare a trovare un amico.
Non ricordo bene come siamo arrivati a parlare del mio blog ma, mentre lo stavo stuzzicando per cercare di capire cosa ne pensasse di Colline, mi ha distratto con un'interessante dichiarazione. Secondo lui sarebbe positivo eliminare completamente il contante, rendendone perfino illegale il suo possesso, per combattere l'evasione fiscale.
Io gli ho risposto che, istintivamente, è un'idea che non mi piace per niente ma che non avevo delle argomentazioni pronte per controbatterla: gli ho detto che ci avrei pensato in macchina sulla via del ritorno e gli avrei poi fatto sapere (sul blog ovviamente!).
Ci ho pensato e probabilmente sarei già in grado di scrivere un post sensato per spiegare le mie numerose perplessità al riguardo ma, almeno oggi, non ne ho voglia!
Piuttosto preferisco presentare una riflessione che ho fatto, sempre ieri sera, ma che mi pare piuttosto interessante e degna di essere condivisa.
Riflettevo che il progresso tecnologico e specialmente l'informatizzazione aprono, o le apriranno a breve, numerose possibilità di elaborare, confrontare e ordinare i dati più disparati.
Che in generale questo sia un bene è certo. È però anche vero che c'è il rischio che, incrociando dati su dati, si vada a ledere la privacy dei cittadini e, indirettamente, la loro libertà.
Il nocciolo della mia riflessione è il seguente: non tutto ciò che è facile a farsi è anche legittimo.
In generale la mia affermazione può suonare come una banalità (perché in effetti è così!) ma, se la si pensa nel contesto della privacy e del controllo informatico, assume un significato più profondo.
Anche se, ad esempio, sarebbe facile monitorare e archiviare tutte le operazioni fatte da un utente su internet questo non significa che ciò sarebbe un bene o, tanto meno, giusto.
Invece a tanti controlli di questo tipo non facciamo nemmeno attenzione: in parte perché ci sono invisibili ma dall'altra, proprio perché sono estremamente facili da effettuare, si dà per scontato che sia legittimo farli (o subirli).
Non ricordo bene come siamo arrivati a parlare del mio blog ma, mentre lo stavo stuzzicando per cercare di capire cosa ne pensasse di Colline, mi ha distratto con un'interessante dichiarazione. Secondo lui sarebbe positivo eliminare completamente il contante, rendendone perfino illegale il suo possesso, per combattere l'evasione fiscale.
Io gli ho risposto che, istintivamente, è un'idea che non mi piace per niente ma che non avevo delle argomentazioni pronte per controbatterla: gli ho detto che ci avrei pensato in macchina sulla via del ritorno e gli avrei poi fatto sapere (sul blog ovviamente!).
Ci ho pensato e probabilmente sarei già in grado di scrivere un post sensato per spiegare le mie numerose perplessità al riguardo ma, almeno oggi, non ne ho voglia!
Piuttosto preferisco presentare una riflessione che ho fatto, sempre ieri sera, ma che mi pare piuttosto interessante e degna di essere condivisa.
Riflettevo che il progresso tecnologico e specialmente l'informatizzazione aprono, o le apriranno a breve, numerose possibilità di elaborare, confrontare e ordinare i dati più disparati.
Che in generale questo sia un bene è certo. È però anche vero che c'è il rischio che, incrociando dati su dati, si vada a ledere la privacy dei cittadini e, indirettamente, la loro libertà.
Il nocciolo della mia riflessione è il seguente: non tutto ciò che è facile a farsi è anche legittimo.
In generale la mia affermazione può suonare come una banalità (perché in effetti è così!) ma, se la si pensa nel contesto della privacy e del controllo informatico, assume un significato più profondo.
Anche se, ad esempio, sarebbe facile monitorare e archiviare tutte le operazioni fatte da un utente su internet questo non significa che ciò sarebbe un bene o, tanto meno, giusto.
Invece a tanti controlli di questo tipo non facciamo nemmeno attenzione: in parte perché ci sono invisibili ma dall'altra, proprio perché sono estremamente facili da effettuare, si dà per scontato che sia legittimo farli (o subirli).
domenica 8 aprile 2012
Pranzo pasquale
Era da molto tempo che non scrivevo qualche ricetta: un po' perché è molto noioso spiegare i vari passaggi e un po' perché ho la sensazione che i miei lettori chitarristi/ingegneri non siano molto interessati...
Nonostante ciò era da un po' che avevo voglia di scrivere una nuova ricetta: ultimamente sono stato culinariamente molto creativo. Credo di aver fatto un ulteriore passo avanti nella mia abilità fra i fornelli. Oramai non seguo più le ricette: guardo gli ingredienti che ho a disposizione e mi invento come combinarli...
Oggi ho iniziato a cucinare alle 10:30: infatti, primo, non sono bravo a preparare piatti in parallelo e, secondo, ho solo tre fornelli a disposizione che, in pratica, si riducono a due (quello più piccolo è inutile).
Ho deciso di partire a cucinare i piselli perché poi, una volta cotti, non sarebbe stato un problema riscaldarli.
Piselli con pancetta
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti!)
Pollo ai funghi
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti!)
Finalmente ho iniziato a preparare il primo!
Pizzoccheri (*3) con funghi e pancetta
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti! Oggi ci abbiamo mangiato in tre ed è avanzata...)
Nota (*1): Per tagliare la cipolla a fette sottili uso uno speciale aggeggio che ho comprato tempo fa (magari ci scriverò un post perché ha una storia interessante). L'idea di fare la cipolla a fette è che in questa maniera diventerà filamentosa a cottura ultimata. Se non avete la possibilità di fare le fette uniformemente sottili allora è meglio se la tritate normalmente.
Nota (*2): Fino a poco tempo fa usavo un padellino e poi, armato di cucchiaino, ne eliminavo il grasso liquefatto. Ultimamente però mi trovo benissimo a usare per lo stesso scopo il forno a microonde: ho una scatolina (di plastica per alimenti comprata a MediaMondo) dove chiudo la pancetta che poi metto nel forno, sopra un piatto nel caso dovesse gocciolare, alla massima potenza per circa 1 minuto. Poi scolo e ripeto l'operazione in funzione di quanto voglio rendere magra la pancetta. Per i piselli non troppo.
Nota (*3): Io ho comprato questa pasta tradizionale della Valtellina in offerta alla Lindl ma non vedo controindicazioni a usare al suo posto delle normali farfalle.
Nota (*4): Della pancetta non indico la quantità: io ne uso una confezione di quella già pronta a pezzetti piuttosto grande (da 200 gr.). Comunque dipende dal gusto personale...
Nota (*5): In genere adopero il dragoncello per aromatizzare i funghi e la maggiorana con la panna: in questo caso uso entrambi!
Nonostante ciò era da un po' che avevo voglia di scrivere una nuova ricetta: ultimamente sono stato culinariamente molto creativo. Credo di aver fatto un ulteriore passo avanti nella mia abilità fra i fornelli. Oramai non seguo più le ricette: guardo gli ingredienti che ho a disposizione e mi invento come combinarli...
Oggi ho iniziato a cucinare alle 10:30: infatti, primo, non sono bravo a preparare piatti in parallelo e, secondo, ho solo tre fornelli a disposizione che, in pratica, si riducono a due (quello più piccolo è inutile).
Ho deciso di partire a cucinare i piselli perché poi, una volta cotti, non sarebbe stato un problema riscaldarli.
Piselli con pancetta
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti!)
- 500gr. piselli surgelati
- 1 cipolla media
- Pancetta
- 1 spicchio d'aglio
- Olio
- Sale & pepe
- Dragoncello
- 1 dado
- Prezzemolo
- In un tegame profondo soffriggere uno spicchio d'aglio nell'olio (abbondante perché la cipolla l'assorbe)
- Aggiungere la cipolla tagliata a fette sottili (*1)
- Nel frattempo cuocio a parte la pancetta per eliminarne parte del grasso (*2)
- Quando la cipolla inizia a essere cotta aggiungo la pancetta e mescolo per bene
- Aggiungo un poco di sale e pepe
- Finalmente verso nel tegame i piselli surgelati
- Contemporaneamente aggiungo un dado sciolto in mezzo bicchiere scarso d'acqua
- Aggiungo ancora un po' di sale e pepe ma, soprattutto, un cucchiaino circa di dragoncello
- Porto prima ad ebollizione e poi continuo a cuocere a fuoco basso finché l'acqua non è evaporata.
- Poco prima della fine della cottura do una spolverata di prezzemolo tritato (che oggi mi sono invece dimenticato... sigh...)
Pollo ai funghi
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti!)
- 500 gr. di petti di pollo
- 30 gr. di funghi secchi
- 1 cipolla medio/piccola
- 2 spicchi d'aglio
- OPZIONALE: 1 dado
- Dragoncello
- Olio
- Sale & pepe
- ½ cucchiaio di farina
- Soffriggo nell'olio i due spicchi d'aglio
- Quando l'aglio inizia a colorarsi lo tolgo con una forchetta e aggiungo i petti di pollo
- A fuoco vivo gli faccio prendere colore per circa 5-6 minuti
- Quando il pollo è scottato aggiungo la cipolla tritata finemente
- Nel frattempo faccio rinvenire i funghi secchi in una tazza d'acqua nel microonde
- Quando la cipolla inizia a essere cotta aggiungo i funghi e parte dell'acqua della tazza
- Opzionale: aggiungo il dado
- Aggiungo sale, pepe e 1 cucchiaino di dragoncello
- Aggiungo mezzo cucchiaio grande di farina
- Dopo aver portato ad ebollizione lascio cuocere a fuoco basso (se necessario aggiungo altra acqua proveniente dalla tazza con i funghi)
Finalmente ho iniziato a preparare il primo!
Pizzoccheri (*3) con funghi e pancetta
Ingredienti per 2 persone (molto abbondanti! Oggi ci abbiamo mangiato in tre ed è avanzata...)
- 250 gr. di pizzoccheri
- Pancetta (*4)
- 150 gr. di funghi coltivati
- 1 cipolla media
- Un minibrik di panna montata da cucina (20 cl.)
- 1 spicchio d'aglio
- Olio
- Sale & pepe
- Dragoncello e maggiorana (*5)
- OPZIONALE: 1 dado ai funghi
- In un'ampia padella faccio soffriggere l'aglio nell'olio
- Aggiungo la cipolla tritata
- Contemporaneamente ho “sgrassato” a parte la pancetta (vedi sopra e nota *2)
- Quando la cipolla ha preso colore aggiungo i funghi (i miei erano già tagliati a fette). Se ci fossero fette molto grandi dividerle ulteriormente: tenere presente che, durante la cottura, i funghi si ritirano
- Dopo aver amalgamato bene cipolla e funghi aggiungo la pancetta
- OPZIONALE: Aggiungo il dado ai funghi dopo averlo sbriciolato in un po' d'acqua
- Aggiungo sale, pepe e dragoncello
- Dopo aver lasciato amalgamare per qualche minuto aggiungo la panna e la maggiorana
- Lascio cuocere a fuoco basso fino a far evaporare il liquido in eccesso
- Nel frattempo ho fatto cuocere i pizzoccheri in acqua salata per il tempo indicato sulla confezione (12-15 minuti)
- Quando la pasta è cotta la scolo e la faccio saltare nella padella con il preparato
Nota (*1): Per tagliare la cipolla a fette sottili uso uno speciale aggeggio che ho comprato tempo fa (magari ci scriverò un post perché ha una storia interessante). L'idea di fare la cipolla a fette è che in questa maniera diventerà filamentosa a cottura ultimata. Se non avete la possibilità di fare le fette uniformemente sottili allora è meglio se la tritate normalmente.
Nota (*2): Fino a poco tempo fa usavo un padellino e poi, armato di cucchiaino, ne eliminavo il grasso liquefatto. Ultimamente però mi trovo benissimo a usare per lo stesso scopo il forno a microonde: ho una scatolina (di plastica per alimenti comprata a MediaMondo) dove chiudo la pancetta che poi metto nel forno, sopra un piatto nel caso dovesse gocciolare, alla massima potenza per circa 1 minuto. Poi scolo e ripeto l'operazione in funzione di quanto voglio rendere magra la pancetta. Per i piselli non troppo.
Nota (*3): Io ho comprato questa pasta tradizionale della Valtellina in offerta alla Lindl ma non vedo controindicazioni a usare al suo posto delle normali farfalle.
Nota (*4): Della pancetta non indico la quantità: io ne uso una confezione di quella già pronta a pezzetti piuttosto grande (da 200 gr.). Comunque dipende dal gusto personale...
Nota (*5): In genere adopero il dragoncello per aromatizzare i funghi e la maggiorana con la panna: in questo caso uso entrambi!
venerdì 6 aprile 2012
Colline 16: recita pasquale
Un mio amico è rimasto sorpreso dalle dichiarazioni di delusione del presidente di Confindustria, Emma Margecaglia per la cosiddetta riforma del lavoro. Io no.
Già qualche mese fa c'erano state simili lamentele da parte del presidente dell'ABI (l'associazione delle banche italiane) per i “costi” che le iniziative del governo scaricavano sulle banche.
Ero stato tentato di commentare e di fornire la mia interpretazione della vicenda ma poi, sia per pigrizia sia per l'acidità di stomaco che mi provoca Colline & C., non ne feci di niente.
Adesso non posso esimermi dal fornire la mia interpretazione di questi fatti.
Questo governo Colline, come ho scritto poco dopo la sua creazione (per la precisione nel corto Colline 4 del 17 novembre), è l'espressione diretta dei poteri forti. Confindustria e banche forse non coincidono totalmente con tali poteri ma, sicuramente, ne fanno parte.
Come mai allora si lamentano per i provvedimenti del “loro” governo (non votato dagli italiani)??
Si tratta semplicemente di una recita: una rappresentazione organizzata a tavolino per “dimostrare” agli italiani che il governo chiede sacrifici a tutti, banche e grande industria comprese, e non solo ai cittadini.
In altre parole le lamentele di ABI e Confindustria sono solo funzionali al tentativo di mantenere agli occhi degli italiani il “mito” di un governo serio che, a malincuore, fa quello che deve fare e pretende sacrifici da tutti.
Bisogna riconoscere che dietro a questo governo c'è una mente estremamente raffinata che con grande disinvoltura, e grazie al controllo dei media tradizionali, manipola astutamente l'opinione pubblica per generare e mantenere il consenso. Al riguardo vedi anche la mia spiegazione del motivo dell'apparentemente “incomprensibile” ostilità nei confronti della Lega nel post Colline 6.
Nel frattempo, mentre TV e giornali continuano a cantare gli Osanna per il governo, iniziano a manifestarsi concretamente i segni del disastro economico generato dai provvedimenti del governo Colline: il PIL, sulla base dei primi 3 mesi, è stimato dall'OCSE al -1% a fine anno. Io, molto catastroficamente, avevo addirittura ipotizzato circa un -2% (vedi conclusioni del post Colline russe): vuoi vedere che a fine anno ci sarò andato più vicino io che l'OCSE?
E l'inflazione? Questo sito (che non conosco) la stima al 3,3% per il mese di marzo: addio risparmi...
E lo spread? Come ho scritto (vedi Colline 15: lo spread) lo spread non è un buon indice per valutare l'attività del governo: ovviamente però, come avevo previsto, via via che gli indicatori reali della salute economica del paese vanno a peggiorare, l'effetto placebo del rassicurante borbottio di Colline inizia a svanire, e lo spread riprende a crescere. Probabilmente in estate/inizio autunno ci sarà una nuova crisi: sarò curioso di vedere cosa inventeranno i media per giustificare Colline...
Già qualche mese fa c'erano state simili lamentele da parte del presidente dell'ABI (l'associazione delle banche italiane) per i “costi” che le iniziative del governo scaricavano sulle banche.
Ero stato tentato di commentare e di fornire la mia interpretazione della vicenda ma poi, sia per pigrizia sia per l'acidità di stomaco che mi provoca Colline & C., non ne feci di niente.
Adesso non posso esimermi dal fornire la mia interpretazione di questi fatti.
Questo governo Colline, come ho scritto poco dopo la sua creazione (per la precisione nel corto Colline 4 del 17 novembre), è l'espressione diretta dei poteri forti. Confindustria e banche forse non coincidono totalmente con tali poteri ma, sicuramente, ne fanno parte.
Come mai allora si lamentano per i provvedimenti del “loro” governo (non votato dagli italiani)??
Si tratta semplicemente di una recita: una rappresentazione organizzata a tavolino per “dimostrare” agli italiani che il governo chiede sacrifici a tutti, banche e grande industria comprese, e non solo ai cittadini.
In altre parole le lamentele di ABI e Confindustria sono solo funzionali al tentativo di mantenere agli occhi degli italiani il “mito” di un governo serio che, a malincuore, fa quello che deve fare e pretende sacrifici da tutti.
Bisogna riconoscere che dietro a questo governo c'è una mente estremamente raffinata che con grande disinvoltura, e grazie al controllo dei media tradizionali, manipola astutamente l'opinione pubblica per generare e mantenere il consenso. Al riguardo vedi anche la mia spiegazione del motivo dell'apparentemente “incomprensibile” ostilità nei confronti della Lega nel post Colline 6.
Nel frattempo, mentre TV e giornali continuano a cantare gli Osanna per il governo, iniziano a manifestarsi concretamente i segni del disastro economico generato dai provvedimenti del governo Colline: il PIL, sulla base dei primi 3 mesi, è stimato dall'OCSE al -1% a fine anno. Io, molto catastroficamente, avevo addirittura ipotizzato circa un -2% (vedi conclusioni del post Colline russe): vuoi vedere che a fine anno ci sarò andato più vicino io che l'OCSE?
E l'inflazione? Questo sito (che non conosco) la stima al 3,3% per il mese di marzo: addio risparmi...
E lo spread? Come ho scritto (vedi Colline 15: lo spread) lo spread non è un buon indice per valutare l'attività del governo: ovviamente però, come avevo previsto, via via che gli indicatori reali della salute economica del paese vanno a peggiorare, l'effetto placebo del rassicurante borbottio di Colline inizia a svanire, e lo spread riprende a crescere. Probabilmente in estate/inizio autunno ci sarà una nuova crisi: sarò curioso di vedere cosa inventeranno i media per giustificare Colline...
giovedì 5 aprile 2012
Buon sangue non Mint
Come scrissi nel post Da Ubuntu a Mint lo scorso gennaio ho cambiato OS. Per un paio di settimane avevo provato ad abituarmi a Unity (la nuova interfaccia grafica di Ubuntu) ma davvero mi era impossibile lavorarci. Così passai all'alternativa al momento più in voga, Mint, della quale scaricai l'ultima versione, all'epoca la 12.
Dopo mesi di utilizzo confermo i problemetti di stabilità che, del resto, notai subito. Se ho ben capito è un problema specifico della versione 12: anch'essa basa l'interfaccia grafica su Gnome e quindi, per mantenere la struttura di un desktop tradizionale, l'utilizza in maniera forse un po' impropria. Fatto sta che piuttosto spesso l'interfaccia grafica si blocca (mentre i programmi in esecuzione continuano a funzionare) col risultato che non è più possibile lanciare nuove applicazioni o cambiare screen.
Fortunatamente c'è una semplice soluzione che funziona il 95% delle volte: basta premere alt+f2, inserire “r” e premere “Invio”. In questa maniera si forza il restart dell'interfaccia grafica senza perdere niente...
Un'altra particolarità che mal digerisco sono le finestre modali che appaiono bloccate all'estremità superiore della finestra alla quale si riferiscono: a volte sarebbe utile poterle muovere per leggere qualche dato dalla finestra sottostante ma non è possibile. Non so, magari nascosta da qualche parte c'è la possibilità di configurare questo comportamento.
Insomma Mint 12 è utilizzabile ma non perfetto e i suoi problemi derivano dallo sviluppo assurdo che sta prendendo Gnome. Confido molto nella prossima versione di Mint: se anche questa dovesse rimanere instabile allora proverò la versione basata su KDE invece che Gnome.
Come ho scritto la ragione per cui ho abbandonato Ubuntu, col quale mi trovavo benissimo, è stato lo sviluppo di Gnome orientato alla ricerca di un'interfaccia universale che vada bene per smart phone e desktop. A mio avviso non soddisferà nessuno: sicuramente per me è completamente inutilizzabile...
Comunque è molto interessante la seguente dichiarazione di Linus Torvalds (l'ideatore di Linux) al riguardo (vedi qui):
"In Google+, Torvalds criticized the direction that GNOME has taken with GNOME 3. He called GNOME 3 an 'unholy mess' and said that the user experience is unacceptable, adding that because of GNOME 3, he has ditched GNOME for Xfce. He said that Xfce is a step down from GNOME 2 — but a huge step up from GNOME 3."
che tradotto, più o meno significa:
“Attraverso Google+, Torvalds ha criticato la direzione presa da GNOME con la versione GNOME 3. Egli ha definto GNOME 3 un 'casino incredibile' e ha detto che l'esperienza per l'utente è inaccettabile; ha anche aggiunto che a causa di GNOME 3, ha rispolverato GNOME per Xfce. Egli ha spiegato che Xfce, pur essendo un passo indietro rispetto a GNOME 2, è un gigantesco passo avanti rispetto a GNOME 3.”
Dopo mesi di utilizzo confermo i problemetti di stabilità che, del resto, notai subito. Se ho ben capito è un problema specifico della versione 12: anch'essa basa l'interfaccia grafica su Gnome e quindi, per mantenere la struttura di un desktop tradizionale, l'utilizza in maniera forse un po' impropria. Fatto sta che piuttosto spesso l'interfaccia grafica si blocca (mentre i programmi in esecuzione continuano a funzionare) col risultato che non è più possibile lanciare nuove applicazioni o cambiare screen.
Fortunatamente c'è una semplice soluzione che funziona il 95% delle volte: basta premere alt+f2, inserire “r” e premere “Invio”. In questa maniera si forza il restart dell'interfaccia grafica senza perdere niente...
Un'altra particolarità che mal digerisco sono le finestre modali che appaiono bloccate all'estremità superiore della finestra alla quale si riferiscono: a volte sarebbe utile poterle muovere per leggere qualche dato dalla finestra sottostante ma non è possibile. Non so, magari nascosta da qualche parte c'è la possibilità di configurare questo comportamento.
Insomma Mint 12 è utilizzabile ma non perfetto e i suoi problemi derivano dallo sviluppo assurdo che sta prendendo Gnome. Confido molto nella prossima versione di Mint: se anche questa dovesse rimanere instabile allora proverò la versione basata su KDE invece che Gnome.
Come ho scritto la ragione per cui ho abbandonato Ubuntu, col quale mi trovavo benissimo, è stato lo sviluppo di Gnome orientato alla ricerca di un'interfaccia universale che vada bene per smart phone e desktop. A mio avviso non soddisferà nessuno: sicuramente per me è completamente inutilizzabile...
Comunque è molto interessante la seguente dichiarazione di Linus Torvalds (l'ideatore di Linux) al riguardo (vedi qui):
"In Google+, Torvalds criticized the direction that GNOME has taken with GNOME 3. He called GNOME 3 an 'unholy mess' and said that the user experience is unacceptable, adding that because of GNOME 3, he has ditched GNOME for Xfce. He said that Xfce is a step down from GNOME 2 — but a huge step up from GNOME 3."
che tradotto, più o meno significa:
“Attraverso Google+, Torvalds ha criticato la direzione presa da GNOME con la versione GNOME 3. Egli ha definto GNOME 3 un 'casino incredibile' e ha detto che l'esperienza per l'utente è inaccettabile; ha anche aggiunto che a causa di GNOME 3, ha rispolverato GNOME per Xfce. Egli ha spiegato che Xfce, pur essendo un passo indietro rispetto a GNOME 2, è un gigantesco passo avanti rispetto a GNOME 3.”
Streghette
Premetto che è dall'altra settimana che sto cercando di risognare la ragazza bellissima di cui ho accennato nel corto Linus. Premetto anche di non essere mai riuscito a sognare quello che voglio.
La cosa buffa è che non ricordo più il suo volto: ne rammento svariati particolari ma non mi riesce metterli insieme per formare un'immagine. In particolare gli occhi chiarissimi le danno, nella mia fantasia, un aspetto malevolo che non aveva...
Anche stanotte non sono riuscito a risognarla ma, in compenso, ho sognato un'altra ragazza anche questa mai vista prima. In realtà, nel sogno, sapevo di averla già incontrata e così conoscevo qualche informazione su di lei. A differenza della bellissima dell'altra volta questa ragazza era sul confine fra l'essere molto carina e bella: capelli castano scuri, occhi blu scuri, naso all'insù, volto regolare e aspetto tranquillo. Anche lei aveva una piccola voglia sul volto: un'altra strega?
Slegati 5-Aprile-2012
Già nel post Colline 5 scrivevo che la Lega era brava a puntare il dito verso i problemi ma che, sfortunatamente, quando era stata al governo non aveva fatto niente per risolverli.
In altre parole non credevo (da molti anni in effetti) a una sostanziale diversità fra la Lega e gli altri partiti. I recenti fatti di cronaca rafforzano ancor più questa convinzione.
È sorprendente come Bozzi si difenda sostenendo (come altri prima di lui in circostanze analoghe) di non sapere l'origine dei soldi con i quali è stata ristrutturata la sua casa. Sembra che nei nostri politici ci sia l'abitudine a ricevere favori da sconosciuti e non: con morale perversa pensano che ciò sia normale e che non ci sia niente di male.
Vado via... 9-Aprile-2012
Oggi parto per qualche giorno: volevo programmare qualche post, o almeno un Ledificio (ho pubblicato una nuova puntata pre-datandola al 2 aprile), ma poi non ho avuto voglia...
Quindi prima di venerdì/sabato non apparirà niente di nuovo...
Sarebbe saggio che ricordassero che non solo “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto” ma, soprattutto, devono esserlo loro stessi: per questo motivo, se proprio si vuole accettare del denaro (magari sotto forma di favori), è quanto mai improvvido non accertarsi da dove provenga...
Basso costo 14-Aprile-2012
Come al solito ho fatto il giro delle librerie a basso costo e ho comprato qualche libro:
Mezzo malato 16-Aprile-2012
Ieri me ne sono rimasto tranquillamente in casa per tutto il giorno: ho messo il naso fuori solo un paio di volte per chiamare Bisba e poco altro...
Nessun starnuto, niente mal di gola e neppure tosse: poi dopo cena, senza apparente ragione, il naso mi ha iniziato a moccicare e non ha più smesso nemmeno durante la notte.
Oggi non mi sento benissimo ma il raffreddore sembra già passato: paccato che adesso abbia la gola irritata e un accenno di febbre...
La cosa buffa è che non ricordo più il suo volto: ne rammento svariati particolari ma non mi riesce metterli insieme per formare un'immagine. In particolare gli occhi chiarissimi le danno, nella mia fantasia, un aspetto malevolo che non aveva...
Anche stanotte non sono riuscito a risognarla ma, in compenso, ho sognato un'altra ragazza anche questa mai vista prima. In realtà, nel sogno, sapevo di averla già incontrata e così conoscevo qualche informazione su di lei. A differenza della bellissima dell'altra volta questa ragazza era sul confine fra l'essere molto carina e bella: capelli castano scuri, occhi blu scuri, naso all'insù, volto regolare e aspetto tranquillo. Anche lei aveva una piccola voglia sul volto: un'altra strega?
Slegati 5-Aprile-2012
Già nel post Colline 5 scrivevo che la Lega era brava a puntare il dito verso i problemi ma che, sfortunatamente, quando era stata al governo non aveva fatto niente per risolverli.
In altre parole non credevo (da molti anni in effetti) a una sostanziale diversità fra la Lega e gli altri partiti. I recenti fatti di cronaca rafforzano ancor più questa convinzione.
È sorprendente come Bozzi si difenda sostenendo (come altri prima di lui in circostanze analoghe) di non sapere l'origine dei soldi con i quali è stata ristrutturata la sua casa. Sembra che nei nostri politici ci sia l'abitudine a ricevere favori da sconosciuti e non: con morale perversa pensano che ciò sia normale e che non ci sia niente di male.
Vado via... 9-Aprile-2012
Oggi parto per qualche giorno: volevo programmare qualche post, o almeno un Ledificio (ho pubblicato una nuova puntata pre-datandola al 2 aprile), ma poi non ho avuto voglia...
Quindi prima di venerdì/sabato non apparirà niente di nuovo...
Sarebbe saggio che ricordassero che non solo “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto” ma, soprattutto, devono esserlo loro stessi: per questo motivo, se proprio si vuole accettare del denaro (magari sotto forma di favori), è quanto mai improvvido non accertarsi da dove provenga...
Basso costo 14-Aprile-2012
Come al solito ho fatto il giro delle librerie a basso costo e ho comprato qualche libro:
- "A dance with dragons" di George R.R. Martin che in realtà mi è stato portato dall'Olanda su mia richiesta (10.95€ incluse spese di spedizione). Versione in inglese, 1000 e passa pagine. Quasi finito...
- "Il conte di Montecristo" (€14.90): edizione molto bella della Newton Compton Editori. Regalato dalla zia (ma scelto da me)
- "Barbagrigia" di Brian Aldiss (€2.90)
- "Il sistema riproduttivo" di John T. Sladek (€2.90)
- "Il signore dei sogni" di Roger Zelazny (€2.90)
- "Desolate città del cuore" di Lewis Shiner (€2.90)
- "Orfani del cielo" di Robert Heinlein (€2.90)
- "Conan il barbaro" di Robert Howard (€6.90), Tascabili Newton. Mitico! Era da tempo che cercavo una raccolta dei suoi racconti e finalmente l'ho trovata!
Mezzo malato 16-Aprile-2012
Ieri me ne sono rimasto tranquillamente in casa per tutto il giorno: ho messo il naso fuori solo un paio di volte per chiamare Bisba e poco altro...
Nessun starnuto, niente mal di gola e neppure tosse: poi dopo cena, senza apparente ragione, il naso mi ha iniziato a moccicare e non ha più smesso nemmeno durante la notte.
Oggi non mi sento benissimo ma il raffreddore sembra già passato: paccato che adesso abbia la gola irritata e un accenno di febbre...
mercoledì 4 aprile 2012
Lezione XX: Ritardato
Questo post è ritardato perché lo pubblico diversi giorni dopo la lezione.
Il maestro NON è ritardato perché, come spiegato in Aprilità varie, arriva sempre in orario.
Io proprio ritardato non sono ma un po' ottuso sì! Davvero è incredibile come avessi cieca fiducia nel mio orologio pur sapendo che mostrava un orario diverso da tutti gli altri segnatempo che ho a giro per casa...
Vabbè, scusate il gioco di parole pietoso... Veniamo all'ultima lezione e a quel poco che mi ricordo di essa visto che ormai è passata una settimana esatta.
Impietosito dai miei piagnistei credo che il maestro sia arrivato addirittura in anticipo solo che, sentendomi in imbarazzo, non ho controllato l'orologio e quindi non lo posso confermare!
Ovviamente il grosso della lezione l'abbiamo passato a riguardare il brano degli AC/DC per analizzare cosa fosse andato storto: in effetti abbiamo verificato che c'erano molti problemetti di cui però, l'unico significativo, era quello della ritmica.
Come spiegato nel corto Frustrazione dei molteplici problemi il più arduo era la ritmica con l'ottavo che mi sfalsa il quarto rispetto al metronomo. Anche il G5, che a me pareva assurdo, va invece suonato con la diteggiatura indicata nella tablatura e usando come primo dito il medio perché l'indice serve subito dopo...
Comunque alla fine si è deciso di accantonare temporaneamente questo brano e cercare di riuscire a suonare con le corde mute la ritmica richiesta.
Per questo motivo il maestro mi ha riassegnato il buon vecchio esercizio ritmica-m con il ritmo: ¼ ¼ ⅛ ¼ ⅛
Sfortunatamente il mio cervellino arteriosclerotico, anche alla minima velocità del metronomo, non riusciva a non imbrogliarsi. Per questo motivo mi sono divertito a fare un programmetto Java (vedi anche il corto No Thread) che mi mostrasse i movimenti del piedi con associate le plettrate. Ovviamente posso settare i bpm che voglio e idem per la ritmica (inclusi ½ e pause purché si rimanga in 4/4). Vedi immagini:
Grazie a questo programmino, partendo dalla lentissima velocità di 30 bpm sono arrivato adesso a 40 e prevedo di salire ancora rapidamente.
L'altro problema era sui Power Chord: in particolare tendevo spesso a iniziare la plettrata dalla sesta corda invece che dalla quinta. Proprio per evitare questo errore finivo per guardare la mano destra invece che la sinistra col risultato che staccavo moltissimo gli accordi l'uno dall'altro.
In praticava guardavo la mano sinistra per spostarla lungo il manico e, a quel punto, controllavo la plettrata della mano destra...
Il maestro merita un plauso perché mi ha dato due esercizi che, in una settimana, hanno risolto il problema. Li spiego un poco nei dettagli perché è interessante la relazione di causa ed effetto...
Il primo esercizio l'ho chiamato Blind: con gli occhi chiusi devo plettrare tutte le corde partendo dalla sesta e arrivando alla prima; poi lo faccio una seconda volta suonando nell'ordine la sesta, la quarta, la quinta, la terza, la quarta, la seconda, la terza e la prima. Il tutto ripetuto 4 o 5 volte.
Inizialmente facevo numerosi errori ma adesso non sbaglio quasi mai!
Il secondo esercizio l'ho chiamato Potente 2 perché si basa su alcuni Power Chord (tutti da suonare sulla corda 5,4 e 3) alternati alla sesta corda libera. Per la precisione:
⅛ ⅛ E5 ⅛ ⅛ D5 | ⅛ ⅛ C5 B5 C5
Dove gli ottavi sono il MI sulla sesta corda mentre gli accordi durano ciascuno ¼. Ovviamente lo scopo dell'esercizio non è solo quello di impratichirsi su questi quattro accordi (che già ho nel brano dei Manowar) ma, soprattutto, di abituarsi a distinguere fra la sesta e la quinta corda...
Di negativo c'è l'accordo FA maggiore. Non riesco a velocizzarlo e inizio a deprimermi: è da tre giorni che sono fermo a 69bpm e, a questa velocità, riesco a cambiare in un tic del metronomo al massimo una volta su tre...
Di brani, tanto per farmi fare qualcosa di nuovo, me ne ha dato uno molto facile: la musichetta (che odio) dei Simpson. Facile con un solo trucchetto nella diteggiatura al quale stare attenti. Qualche dubbio sul ritmo della parte finale perché nella tablatura non sono indicati i tempi.
La lezione di oggi infine è saltata perché mi si è rotta la macchina appiedandomi: ma non aggiungo altro perché suppongo che ci scriverò un post ad hoc...
Il maestro NON è ritardato perché, come spiegato in Aprilità varie, arriva sempre in orario.
Io proprio ritardato non sono ma un po' ottuso sì! Davvero è incredibile come avessi cieca fiducia nel mio orologio pur sapendo che mostrava un orario diverso da tutti gli altri segnatempo che ho a giro per casa...
Vabbè, scusate il gioco di parole pietoso... Veniamo all'ultima lezione e a quel poco che mi ricordo di essa visto che ormai è passata una settimana esatta.
Impietosito dai miei piagnistei credo che il maestro sia arrivato addirittura in anticipo solo che, sentendomi in imbarazzo, non ho controllato l'orologio e quindi non lo posso confermare!
Ovviamente il grosso della lezione l'abbiamo passato a riguardare il brano degli AC/DC per analizzare cosa fosse andato storto: in effetti abbiamo verificato che c'erano molti problemetti di cui però, l'unico significativo, era quello della ritmica.
Come spiegato nel corto Frustrazione dei molteplici problemi il più arduo era la ritmica con l'ottavo che mi sfalsa il quarto rispetto al metronomo. Anche il G5, che a me pareva assurdo, va invece suonato con la diteggiatura indicata nella tablatura e usando come primo dito il medio perché l'indice serve subito dopo...
Comunque alla fine si è deciso di accantonare temporaneamente questo brano e cercare di riuscire a suonare con le corde mute la ritmica richiesta.
Per questo motivo il maestro mi ha riassegnato il buon vecchio esercizio ritmica-m con il ritmo: ¼ ¼ ⅛ ¼ ⅛
Sfortunatamente il mio cervellino arteriosclerotico, anche alla minima velocità del metronomo, non riusciva a non imbrogliarsi. Per questo motivo mi sono divertito a fare un programmetto Java (vedi anche il corto No Thread) che mi mostrasse i movimenti del piedi con associate le plettrate. Ovviamente posso settare i bpm che voglio e idem per la ritmica (inclusi ½ e pause purché si rimanga in 4/4). Vedi immagini:
Grazie a questo programmino, partendo dalla lentissima velocità di 30 bpm sono arrivato adesso a 40 e prevedo di salire ancora rapidamente.
L'altro problema era sui Power Chord: in particolare tendevo spesso a iniziare la plettrata dalla sesta corda invece che dalla quinta. Proprio per evitare questo errore finivo per guardare la mano destra invece che la sinistra col risultato che staccavo moltissimo gli accordi l'uno dall'altro.
In praticava guardavo la mano sinistra per spostarla lungo il manico e, a quel punto, controllavo la plettrata della mano destra...
Il maestro merita un plauso perché mi ha dato due esercizi che, in una settimana, hanno risolto il problema. Li spiego un poco nei dettagli perché è interessante la relazione di causa ed effetto...
Il primo esercizio l'ho chiamato Blind: con gli occhi chiusi devo plettrare tutte le corde partendo dalla sesta e arrivando alla prima; poi lo faccio una seconda volta suonando nell'ordine la sesta, la quarta, la quinta, la terza, la quarta, la seconda, la terza e la prima. Il tutto ripetuto 4 o 5 volte.
Inizialmente facevo numerosi errori ma adesso non sbaglio quasi mai!
Il secondo esercizio l'ho chiamato Potente 2 perché si basa su alcuni Power Chord (tutti da suonare sulla corda 5,4 e 3) alternati alla sesta corda libera. Per la precisione:
⅛ ⅛ E5 ⅛ ⅛ D5 | ⅛ ⅛ C5 B5 C5
Dove gli ottavi sono il MI sulla sesta corda mentre gli accordi durano ciascuno ¼. Ovviamente lo scopo dell'esercizio non è solo quello di impratichirsi su questi quattro accordi (che già ho nel brano dei Manowar) ma, soprattutto, di abituarsi a distinguere fra la sesta e la quinta corda...
Di negativo c'è l'accordo FA maggiore. Non riesco a velocizzarlo e inizio a deprimermi: è da tre giorni che sono fermo a 69bpm e, a questa velocità, riesco a cambiare in un tic del metronomo al massimo una volta su tre...
Di brani, tanto per farmi fare qualcosa di nuovo, me ne ha dato uno molto facile: la musichetta (che odio) dei Simpson. Facile con un solo trucchetto nella diteggiatura al quale stare attenti. Qualche dubbio sul ritmo della parte finale perché nella tablatura non sono indicati i tempi.
La lezione di oggi infine è saltata perché mi si è rotta la macchina appiedandomi: ma non aggiungo altro perché suppongo che ci scriverò un post ad hoc...
martedì 3 aprile 2012
Aprilità varie
Il primo aprile è passato. Ero stato tentato di preparare un scherzetto ma ci ho pensato tardi: avrei avuto bisogno di almeno una notte insonne per trovare una buona idea...
Anche per i post normali avevo avuto diverse idee ma nessuna così stuzzicante da spingermi a scriverla.
Siccome mi conosco e so che prendere nota e inutile riassumo brevemente ciò di cui volevo scrivere...
Bisba sta attraversando giorni di grande attività venatoria: niente di male visto che è una gatta e sono stato io stesso ad addestrarla (vedi Bisba)...
Il problema è che porta le prede in casa: in una settimana ha portato dentro almeno 5-6 topini, altrettante lucertole e un uccellotto. Una volta in casa ci gioca a lungo: è infatti diventata molto brava a non ferirli...
Comunque a parte quelli portati in casa, aguzzando la vista, è possibile trovare diversi cadaverini di topolini anche in giardino. L'uccelletto era grosso come un merlo ma aveva il petto colorato: volevo fargli delle foto ma, resomi conto che stava ancora bene, non ho perso tempo e l'ho salvato. Se ne stava presso una finestra un po' stordito dopo averci sbattuto con Bisba: gli ho gettato sopra uno straccio e delicatamente l'ho preso in mano portandolo fuori: appena l'ho liberato è volato via velocissimo!
Per una volta volevo parlare bene di Colline (da qui probabilmente il mio scarso entusiasmo)... o, forse, male dei giovani...
No in realtà si trattava di una riflessione/teoria fatta vari anni fa ma che, un recente sondaggio riportato da Repubblica.it o Corriere.it, mi ha riportato in mente. Il sondaggio spiegava che Colline riscuote molta fiducia dai giovani. Ho quindi cercato di capire perché essi la pensino diversamente da me.
La mia teoria è che i giovani siano molto bravi a percepire le tendenze del momento. Il motivo è molto semplice: i giovani, come tutte le persone, non possono prescindere dal giudicare a partire dalla propria esperienza.
Un giovane di vent'anni si trova quindi a giudicare i fatti basandosi su un'esperienza di circa 5 anni, ovvero da quando, a circa quindici anni, ha iniziato a rendersi conto del mondo intorno a sé.
Fatti avvenuti sette anni prima sono per lui “roba vecchia” mentre per me, che ho qualche anno in più, gli stessi fatti li considero recenti...
Comunque, proprio grazie a questa sua accentuata sensibilità, il giovane è in grado di individuare immediatamente le tendenze che si discostano dal solito.
Secondo me l'appoggio dei giovani al governo Colline è dovuto esclusivamente a questo: si rendono conto che è questo governo è qualcosa di completamente diverso dai precedenti e, solo per questa sua diversità, nella speranza che riesca a migliorare la situazione gli danno, moralmente, il loro supporto.
Per la cronaca anch'io concordo che questo governo sia molto diverso dai precedenti: il problema è che la sua diversità sta nelle sue scelte che sembrano dirette CONTRO gli italiani e che dubito aiuteranno i giovani.
Ho finito Andromeda di Michael Crichton. Un libro che mi regalò la mamma una quindicina di anni fa e che avevo riportato da Pisa ancora nella sua pellicola protettiva (vedi … bo non lo trovo...).
Lo stavo leggendo come “libro del camino” (vedi il corto Book Overflow Error) poi mi sono appassionato e l'ho finito di leggere. Un bel libro con un aspetto un po' buffo: le tematiche che affronta sono molto attuali (l'arrivo di una malattia aliena sulla terra attraverso un satellite) ed è impressionante vedere l'accuratezza con cui l'autore si era documentato: non per nulla ci sono svariate pagine di bibliografia scientifica! Però la vicenda si svolge nella seconda metà degli anni '60 in un laboratorio militare segreto: la base è equipaggiata con strumenti scientifici all'avanguardia per l'epoca e che comunque, al giorno d'oggi, non sembrano particolarmente impressionanti. Poi però c'è il computer che si capisce da come ne parla l'autore, dovrebbe essere il pezzo forte di questa base scientifica, e dovrebbe lasciare a bocca aperta il lettore per la sua potenza: sfortunatamente fallisce miseramente nel suo scopo. È infatti un computer a cui si “parla” tramite schede perforate e che risponde attraverso semplici immagini formate da caratteri (lettere e numeri). Intendiamoci, il libro fu scritto nel 1969, quindi bisogna riconoscere all'autore di aver intuito, già allora, il ruolo centrale che avrebbe avuto il computer: il problema è che le prestazioni del supercomputer che lui descrive, al giorno d'oggi, sembrano insulse!
Un minuto per riflettere su quanto siano divenuti importanti e potenti i computer al giorno d'oggi: magari leggere il post MC 53 che dà uno spaccato della situazione informatica in Italia alla fine degli anni '80.
Devo ancora pubblicare la nuova puntata del Ledificio. È buffo ma mi fa fatica dover scrivere l'essenziale riassuntino iniziale. Forse stasera mi deciderò. Probabilmente lo pubblicherò retrodatato affinchè non sia temporalmente troppo “lontano” dall'episodio precedente.
Devo anche scrivere dell'ultima lezione di chitarra: stasera ho la successiva infatti! Magari le metterò insieme...
L'unica cosa notevole che posso anticipare è che ho risolto il mistero dell'orario!
Premetto che KGB non è abituato a portare l'orologio: almeno per il 50% della sua vita ne ha fatto a meno abituandosi a leggere l'ora dove capita e a tenerla a mente (con una buona approssimazione) negli altri casi. Ogni tanto gli viene regalato un orologio e allora, fino a quando le batterie non si esauriscono, lo porta al polso.
Forse per questa mia scarsa abitudine, nonostante fossi cosciente che il mio orologio da polso segna un orario differente dal computer o dalla sveglia di casa, davo stupidamente per scontato che segnasse l'ora giusta!
Invece no: è in avanti di 3 minuti! Questo significa che il maestro arrivava perfettamente in tempo (vedi lamentele in Lezione XIX: inevitabile) e che, semmai, ero io a scappar via qualche minuto prima della fine del tempo della lezione!
Anche per i post normali avevo avuto diverse idee ma nessuna così stuzzicante da spingermi a scriverla.
Siccome mi conosco e so che prendere nota e inutile riassumo brevemente ciò di cui volevo scrivere...
Bisba sta attraversando giorni di grande attività venatoria: niente di male visto che è una gatta e sono stato io stesso ad addestrarla (vedi Bisba)...
Il problema è che porta le prede in casa: in una settimana ha portato dentro almeno 5-6 topini, altrettante lucertole e un uccellotto. Una volta in casa ci gioca a lungo: è infatti diventata molto brava a non ferirli...
Comunque a parte quelli portati in casa, aguzzando la vista, è possibile trovare diversi cadaverini di topolini anche in giardino. L'uccelletto era grosso come un merlo ma aveva il petto colorato: volevo fargli delle foto ma, resomi conto che stava ancora bene, non ho perso tempo e l'ho salvato. Se ne stava presso una finestra un po' stordito dopo averci sbattuto con Bisba: gli ho gettato sopra uno straccio e delicatamente l'ho preso in mano portandolo fuori: appena l'ho liberato è volato via velocissimo!
Per una volta volevo parlare bene di Colline (da qui probabilmente il mio scarso entusiasmo)... o, forse, male dei giovani...
No in realtà si trattava di una riflessione/teoria fatta vari anni fa ma che, un recente sondaggio riportato da Repubblica.it o Corriere.it, mi ha riportato in mente. Il sondaggio spiegava che Colline riscuote molta fiducia dai giovani. Ho quindi cercato di capire perché essi la pensino diversamente da me.
La mia teoria è che i giovani siano molto bravi a percepire le tendenze del momento. Il motivo è molto semplice: i giovani, come tutte le persone, non possono prescindere dal giudicare a partire dalla propria esperienza.
Un giovane di vent'anni si trova quindi a giudicare i fatti basandosi su un'esperienza di circa 5 anni, ovvero da quando, a circa quindici anni, ha iniziato a rendersi conto del mondo intorno a sé.
Fatti avvenuti sette anni prima sono per lui “roba vecchia” mentre per me, che ho qualche anno in più, gli stessi fatti li considero recenti...
Comunque, proprio grazie a questa sua accentuata sensibilità, il giovane è in grado di individuare immediatamente le tendenze che si discostano dal solito.
Secondo me l'appoggio dei giovani al governo Colline è dovuto esclusivamente a questo: si rendono conto che è questo governo è qualcosa di completamente diverso dai precedenti e, solo per questa sua diversità, nella speranza che riesca a migliorare la situazione gli danno, moralmente, il loro supporto.
Per la cronaca anch'io concordo che questo governo sia molto diverso dai precedenti: il problema è che la sua diversità sta nelle sue scelte che sembrano dirette CONTRO gli italiani e che dubito aiuteranno i giovani.
Ho finito Andromeda di Michael Crichton. Un libro che mi regalò la mamma una quindicina di anni fa e che avevo riportato da Pisa ancora nella sua pellicola protettiva (vedi … bo non lo trovo...).
Lo stavo leggendo come “libro del camino” (vedi il corto Book Overflow Error) poi mi sono appassionato e l'ho finito di leggere. Un bel libro con un aspetto un po' buffo: le tematiche che affronta sono molto attuali (l'arrivo di una malattia aliena sulla terra attraverso un satellite) ed è impressionante vedere l'accuratezza con cui l'autore si era documentato: non per nulla ci sono svariate pagine di bibliografia scientifica! Però la vicenda si svolge nella seconda metà degli anni '60 in un laboratorio militare segreto: la base è equipaggiata con strumenti scientifici all'avanguardia per l'epoca e che comunque, al giorno d'oggi, non sembrano particolarmente impressionanti. Poi però c'è il computer che si capisce da come ne parla l'autore, dovrebbe essere il pezzo forte di questa base scientifica, e dovrebbe lasciare a bocca aperta il lettore per la sua potenza: sfortunatamente fallisce miseramente nel suo scopo. È infatti un computer a cui si “parla” tramite schede perforate e che risponde attraverso semplici immagini formate da caratteri (lettere e numeri). Intendiamoci, il libro fu scritto nel 1969, quindi bisogna riconoscere all'autore di aver intuito, già allora, il ruolo centrale che avrebbe avuto il computer: il problema è che le prestazioni del supercomputer che lui descrive, al giorno d'oggi, sembrano insulse!
Un minuto per riflettere su quanto siano divenuti importanti e potenti i computer al giorno d'oggi: magari leggere il post MC 53 che dà uno spaccato della situazione informatica in Italia alla fine degli anni '80.
Devo ancora pubblicare la nuova puntata del Ledificio. È buffo ma mi fa fatica dover scrivere l'essenziale riassuntino iniziale. Forse stasera mi deciderò. Probabilmente lo pubblicherò retrodatato affinchè non sia temporalmente troppo “lontano” dall'episodio precedente.
Devo anche scrivere dell'ultima lezione di chitarra: stasera ho la successiva infatti! Magari le metterò insieme...
L'unica cosa notevole che posso anticipare è che ho risolto il mistero dell'orario!
Premetto che KGB non è abituato a portare l'orologio: almeno per il 50% della sua vita ne ha fatto a meno abituandosi a leggere l'ora dove capita e a tenerla a mente (con una buona approssimazione) negli altri casi. Ogni tanto gli viene regalato un orologio e allora, fino a quando le batterie non si esauriscono, lo porta al polso.
Forse per questa mia scarsa abitudine, nonostante fossi cosciente che il mio orologio da polso segna un orario differente dal computer o dalla sveglia di casa, davo stupidamente per scontato che segnasse l'ora giusta!
Invece no: è in avanti di 3 minuti! Questo significa che il maestro arrivava perfettamente in tempo (vedi lamentele in Lezione XIX: inevitabile) e che, semmai, ero io a scappar via qualche minuto prima della fine del tempo della lezione!
lunedì 2 aprile 2012
Ledificio (6/10)
Con notevole ritardo ecco la sesta puntata del mio mini racconto: vedi anche parte 1, 2, 3, 4 e 5.
Nelle puntate precedenti il protagonista si trovava a vagare, ormai da un tempo indefinito, attraverso uno strano labirinto dove niente rimaneva uguale a sè stesso. Solo una volta, poco dopo essersi perso, era riuscito ad affacciarsi a un balcone a chiedere aiuto ma, non avendo voluto aspettare i soccorsi, si era immediatamente riperduto. Nell'ultima puntata era arrivato di fronte alla porta dove tutto era iniziato ma, mentre era indeciso su cosa fare, sente un grido d'aiuto...
Non sapevo se sarei stato in grado di trovare l'origine della voce ma non mi posi nemmeno il problema: semplicemente, correndo di stanza in stanza, tendevo l'orecchio per capire da quale direzione provenissero più forti i lamenti.
Attraversai in questa maniera forse neanche quattro stanze che giunsi in un piccolo ambiente, una sorta di piccolo ingresso: ad un'estremità di esso c'era una zona scura che dal soffitto arrivava al pavimento. Solo dopo qualche attimo mi resi conto che erano le scale.
Con frenesia mista all'esaltazione per l'insperata scoperta scesi nell'oscurità della scalinata da dove più forte giungeva la richiesta d'aiuto. Possibile che, cercando di salvare una donna in difficoltà, sarei riuscito a salvare anche me stesso? Sembrava troppo bello per essere vero...
Con la massima velocità consentitami dalla prudenza scesi i gradini nelle tenebre: la voce diventava sempre più forte e mentre mi guidava, contemporaneamente, mi incitava a proseguire. In breve mi ritrovai al primo piano. Anche qui c'era la strana luce grigia ma adesso era molto più rarefatta: l'aria era più limpida, i colori più autentici, tutto sembrava un po' più reale.
Ma non persi tempo a guardarmi intorno e continuai a correre dietro ai lamenti sempre più forte.
Iniziai a distinguere delle parole: “presto”, “aiuto”, “non qui” intervallate a singhiozzi disperati. Se possibile cercai di correre ancor più velocemente.
In nemmeno un minuto trovai una nuova rampa di scale che scendeva verso il basso: questa volta l'identificai immediatamente per quello che era. Non c'era un'oscurità totale ma una penombra che, banalmente, definirei normale.
Mi è difficile spiegarlo ma, forse per aver dimorato così a lungo fra le ombre dell'edificio, i sensi del mio corpo dovevano essersi affievoliti diventando meno acuti: scendendo quest'ultima rampa di scale invece venni quasi sopraffatto da sensazioni che, per la prima volta da lungo tempo, mi sembrarono genuinamente autentiche: come quando ci si sveglia da un lungo sogno e si ha immediatamente la sensazione di essere veramente svegli e che tutto quello che fino a un attimo prima sembrava così vero non era autentico.
Fu così che arrivai in fondo alle scale: finalmente ero nuovamente all'estremità del corridoio fatale da cui ero entrato con i miei amici in un indefinibile tempo precedente. A una dozzina di metri, vicino all'entrata, potevo vedere una donna anziana rannicchiata su se stessa: aveva gli occhi lucidi ma adesso non si lamentava più e mi fissava intensamente.
Il suo sguardo calamitò la mia attenzione e mi distrasse perfino dallo spettacolo offerto dalla fila di finestre alla mia sinistra. Non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo mentre mi avvicinavo a lei.
La raggiunsi e le chiesi chi fosse. La donna mi sorrise e annuì poi sussurrò “Caterina” e tossì: sembrava molto malata e respirava con fatica. Stava appoggiata alla parete, come un fagotto abbandonato: solo gli occhi sembravano vivi e si muovevano seguendomi mentre mi avvicinavo. Mi sembrava impossibile ma avevo, fortissima, la sensazione di averla già incontrata così le chiesi “Ci conosciamo?”. Lei annui ancora: i suoi occhi, fra le rughe del volto emaciato, luccicavano di intelligenza.
Fu allora che concentrandomi nei suoi occhi la riconobbi: era la ragazza che avevo visto dalla finestra in compagnia del vecchio quando mi ero affacciato dal balcone: ma era passato così tanto tempo?
Allora non le avevo parlato ma ricordavo chiaramente i suoi occhi che mi fissavano senza battere ciglio.
“Sì, sono io e il vecchio era mio padre. Cinquantadue anni fa...” mi disse senza quasi muovere le labbra mentre io rimanevo senza parole per la sorpresa.
“Ascoltami abbiamo poco tempo: il mondo sta morendo, l'aria è irrespirabile, non c'è quasi più ossigeno...” - mentre parlava i suoi occhi ardevano febbricitanti. Non so come o perché ma percepii chiaramente la sua disperazione mista a una rabbia impotente: ero sicuro che non mentisse. Inoltre non potei fare a meno di notare di avere la gola irritata dall'aria cattiva: mi ricordava l'aria maleodorante del balcone solo che adesso era cento volte peggio e mi sembrava quasi di essere in una nuvola di insetticida.
Come se potesse leggermi nella mente indovinò i miei pensieri e mi disse “Sì, è così! Vedi! Anche tu che sei giovane e forte fai già fatica a respirare!”. Poi mi afferrò con la mano scheletrica il braccio e aggiunse “C'è poco tempo! L'unica speranza che abbiamo è questo edificio: per questo ti ho chiamato! Mi ricordavo di te: sapevo che tu eri ancora qui... Sentivo i tuoi passi e vedevo i segni che lasciavi...”. La sua presa era inaspettatamente salda. Stavo per chiederle spiegazioni ma lei se ne accorse e, stringendomi più forte il braccio, proseguì “Ascoltami! Non so da dove tu venga ma conosci il segreto di questo posto: salvami! mostrami il suo segreto...”. Il suo sguardo adesso era implorante e la sua mano aveva lasciato il mio braccio ricadendo mollemente sul suo grembo: mi accorsi che respirava appena e a fatica.
Non so, forse allora avrei dovuto semplicemente uscire dalla porta che, a causa di una corrente d'aria nauseabonda, sapevo essere spalancata a pochi metri alle mie spalle. Correre via e scappare il più lontano possibile. Morire se necessario, ma lontano da quell'incubo senza fine che era l'edificio. Sì, anche allora ero consapevole che avrei dovuto uscire e affrontare qualunque cosa mi avesse offerto il destino. Ne ero ben consapevole ma non lo feci: la volontà dell'anziana donna era quasi un muro tangibile che bloccasse ogni uscita, eppure quel che mi vinse furono i suoi occhi disperati e l'intima convinzione che lei dicesse il vero: non c'era speranza all'esterno e la risposta era all'interno dell'edificio.
La presi in braccio, era leggerissima, e a grandi passi la portai verso le scale. Mentre nel buio salivo i gradini mi sentii gelare il cuore: l'oscurità era ancora “normale” ma riconobbi quell'ottundimento dei sensi dal quale solo pochi minuti prima mi ero risvegliato. Eppure continuai a salire.
Arrivati al primo piano Caterina mi disse che si sentiva meglio e che poteva camminare da sola: la posai a terra. La vidi guardarsi attorno con stupore mentre contemplava l'aria che iniziava a essere permeata dalla strana luminescenza grigia.
Io ero terrorizzato eppure vederla tranquilla, anzi felice, mi rassicurò quel tanto da impedirmi di girarmi e scappar via. Ancora dovevo sostenerla con un braccio ma, mentre la guidavo verso la seconda scalinata, iniziò a camminare più spedita, guardandosi intorno con uno stupore quasi infantile e sorridendomi di tanto in tanto quando si accorgeva che la guardavo.
Arrivammo alla seconda rampa di scale: adesso era lei che mi trascinava per un braccio mentre io la seguivo, con le gambe di piombo, come un condannato a morte. Sbucammo nella luminosità grigia. Nel silenzioso e tetro squallore nel quale avevo vissuto per giorni e giorni. Facevo fatica a respirare ma non perché l'aria fosse viziata. Era sempre la stessa: pulita ma anche fredda, immota, come morta.
Questa volta però non ero solo: Caterina mi guardava sorridendomi allegra. Gli occhi erano sempre gli stessi, vivi e intensi, ma adesso lei non era più la vecchietta ossuta che avevo portato in braccio per le scale ma una giovane donna: rivedevo davanti a me la ragazza che avevo fugacemente intravisto dal balcone tanto tempo prima.
Poi lei mi parlò con voce cristallina.
Nelle puntate precedenti il protagonista si trovava a vagare, ormai da un tempo indefinito, attraverso uno strano labirinto dove niente rimaneva uguale a sè stesso. Solo una volta, poco dopo essersi perso, era riuscito ad affacciarsi a un balcone a chiedere aiuto ma, non avendo voluto aspettare i soccorsi, si era immediatamente riperduto. Nell'ultima puntata era arrivato di fronte alla porta dove tutto era iniziato ma, mentre era indeciso su cosa fare, sente un grido d'aiuto...
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Non sapevo se sarei stato in grado di trovare l'origine della voce ma non mi posi nemmeno il problema: semplicemente, correndo di stanza in stanza, tendevo l'orecchio per capire da quale direzione provenissero più forti i lamenti.
Attraversai in questa maniera forse neanche quattro stanze che giunsi in un piccolo ambiente, una sorta di piccolo ingresso: ad un'estremità di esso c'era una zona scura che dal soffitto arrivava al pavimento. Solo dopo qualche attimo mi resi conto che erano le scale.
Con frenesia mista all'esaltazione per l'insperata scoperta scesi nell'oscurità della scalinata da dove più forte giungeva la richiesta d'aiuto. Possibile che, cercando di salvare una donna in difficoltà, sarei riuscito a salvare anche me stesso? Sembrava troppo bello per essere vero...
Con la massima velocità consentitami dalla prudenza scesi i gradini nelle tenebre: la voce diventava sempre più forte e mentre mi guidava, contemporaneamente, mi incitava a proseguire. In breve mi ritrovai al primo piano. Anche qui c'era la strana luce grigia ma adesso era molto più rarefatta: l'aria era più limpida, i colori più autentici, tutto sembrava un po' più reale.
Ma non persi tempo a guardarmi intorno e continuai a correre dietro ai lamenti sempre più forte.
Iniziai a distinguere delle parole: “presto”, “aiuto”, “non qui” intervallate a singhiozzi disperati. Se possibile cercai di correre ancor più velocemente.
In nemmeno un minuto trovai una nuova rampa di scale che scendeva verso il basso: questa volta l'identificai immediatamente per quello che era. Non c'era un'oscurità totale ma una penombra che, banalmente, definirei normale.
Mi è difficile spiegarlo ma, forse per aver dimorato così a lungo fra le ombre dell'edificio, i sensi del mio corpo dovevano essersi affievoliti diventando meno acuti: scendendo quest'ultima rampa di scale invece venni quasi sopraffatto da sensazioni che, per la prima volta da lungo tempo, mi sembrarono genuinamente autentiche: come quando ci si sveglia da un lungo sogno e si ha immediatamente la sensazione di essere veramente svegli e che tutto quello che fino a un attimo prima sembrava così vero non era autentico.
Fu così che arrivai in fondo alle scale: finalmente ero nuovamente all'estremità del corridoio fatale da cui ero entrato con i miei amici in un indefinibile tempo precedente. A una dozzina di metri, vicino all'entrata, potevo vedere una donna anziana rannicchiata su se stessa: aveva gli occhi lucidi ma adesso non si lamentava più e mi fissava intensamente.
Il suo sguardo calamitò la mia attenzione e mi distrasse perfino dallo spettacolo offerto dalla fila di finestre alla mia sinistra. Non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo mentre mi avvicinavo a lei.
La raggiunsi e le chiesi chi fosse. La donna mi sorrise e annuì poi sussurrò “Caterina” e tossì: sembrava molto malata e respirava con fatica. Stava appoggiata alla parete, come un fagotto abbandonato: solo gli occhi sembravano vivi e si muovevano seguendomi mentre mi avvicinavo. Mi sembrava impossibile ma avevo, fortissima, la sensazione di averla già incontrata così le chiesi “Ci conosciamo?”. Lei annui ancora: i suoi occhi, fra le rughe del volto emaciato, luccicavano di intelligenza.
Fu allora che concentrandomi nei suoi occhi la riconobbi: era la ragazza che avevo visto dalla finestra in compagnia del vecchio quando mi ero affacciato dal balcone: ma era passato così tanto tempo?
Allora non le avevo parlato ma ricordavo chiaramente i suoi occhi che mi fissavano senza battere ciglio.
“Sì, sono io e il vecchio era mio padre. Cinquantadue anni fa...” mi disse senza quasi muovere le labbra mentre io rimanevo senza parole per la sorpresa.
“Ascoltami abbiamo poco tempo: il mondo sta morendo, l'aria è irrespirabile, non c'è quasi più ossigeno...” - mentre parlava i suoi occhi ardevano febbricitanti. Non so come o perché ma percepii chiaramente la sua disperazione mista a una rabbia impotente: ero sicuro che non mentisse. Inoltre non potei fare a meno di notare di avere la gola irritata dall'aria cattiva: mi ricordava l'aria maleodorante del balcone solo che adesso era cento volte peggio e mi sembrava quasi di essere in una nuvola di insetticida.
Come se potesse leggermi nella mente indovinò i miei pensieri e mi disse “Sì, è così! Vedi! Anche tu che sei giovane e forte fai già fatica a respirare!”. Poi mi afferrò con la mano scheletrica il braccio e aggiunse “C'è poco tempo! L'unica speranza che abbiamo è questo edificio: per questo ti ho chiamato! Mi ricordavo di te: sapevo che tu eri ancora qui... Sentivo i tuoi passi e vedevo i segni che lasciavi...”. La sua presa era inaspettatamente salda. Stavo per chiederle spiegazioni ma lei se ne accorse e, stringendomi più forte il braccio, proseguì “Ascoltami! Non so da dove tu venga ma conosci il segreto di questo posto: salvami! mostrami il suo segreto...”. Il suo sguardo adesso era implorante e la sua mano aveva lasciato il mio braccio ricadendo mollemente sul suo grembo: mi accorsi che respirava appena e a fatica.
Non so, forse allora avrei dovuto semplicemente uscire dalla porta che, a causa di una corrente d'aria nauseabonda, sapevo essere spalancata a pochi metri alle mie spalle. Correre via e scappare il più lontano possibile. Morire se necessario, ma lontano da quell'incubo senza fine che era l'edificio. Sì, anche allora ero consapevole che avrei dovuto uscire e affrontare qualunque cosa mi avesse offerto il destino. Ne ero ben consapevole ma non lo feci: la volontà dell'anziana donna era quasi un muro tangibile che bloccasse ogni uscita, eppure quel che mi vinse furono i suoi occhi disperati e l'intima convinzione che lei dicesse il vero: non c'era speranza all'esterno e la risposta era all'interno dell'edificio.
La presi in braccio, era leggerissima, e a grandi passi la portai verso le scale. Mentre nel buio salivo i gradini mi sentii gelare il cuore: l'oscurità era ancora “normale” ma riconobbi quell'ottundimento dei sensi dal quale solo pochi minuti prima mi ero risvegliato. Eppure continuai a salire.
Arrivati al primo piano Caterina mi disse che si sentiva meglio e che poteva camminare da sola: la posai a terra. La vidi guardarsi attorno con stupore mentre contemplava l'aria che iniziava a essere permeata dalla strana luminescenza grigia.
Io ero terrorizzato eppure vederla tranquilla, anzi felice, mi rassicurò quel tanto da impedirmi di girarmi e scappar via. Ancora dovevo sostenerla con un braccio ma, mentre la guidavo verso la seconda scalinata, iniziò a camminare più spedita, guardandosi intorno con uno stupore quasi infantile e sorridendomi di tanto in tanto quando si accorgeva che la guardavo.
Arrivammo alla seconda rampa di scale: adesso era lei che mi trascinava per un braccio mentre io la seguivo, con le gambe di piombo, come un condannato a morte. Sbucammo nella luminosità grigia. Nel silenzioso e tetro squallore nel quale avevo vissuto per giorni e giorni. Facevo fatica a respirare ma non perché l'aria fosse viziata. Era sempre la stessa: pulita ma anche fredda, immota, come morta.
Questa volta però non ero solo: Caterina mi guardava sorridendomi allegra. Gli occhi erano sempre gli stessi, vivi e intensi, ma adesso lei non era più la vecchietta ossuta che avevo portato in braccio per le scale ma una giovane donna: rivedevo davanti a me la ragazza che avevo fugacemente intravisto dal balcone tanto tempo prima.
Poi lei mi parlò con voce cristallina.
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