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domenica 6 febbraio 2011

Il simposio

Leggendo il vocabolario si scopre che il termine simposio ha tre significati.
Il primo significato è “Banchetto, convito”, il secondo è “Pranzo nell'antica Grecia dove si beveva copiosamente e si assisteva a spettacoli di intrattenimento”. Infine il terzo significato è “riunione di studiosi per discutere di un argomento di interesse comune”.
I tre etimi hanno due diverse etimologie: i primi due derivano dal greco sympósion che significa “bere insieme”, il terzo invece è un calco dell'inglese symposium.
Ora è evidente anche a me, che pure non sono un esperto del settore, che il termine inglese deriva a sua volta dal termine greco che sta per “bere insieme”. Ci si potrebbe quindi chiedere come, un termine che originariamente indica una bevuta in compagnia, possa poi essere passato a indicare una riunione di studiosi.
Ho quindi cercato su internet e, su questo sito, ho trovato conferma a quanto già immaginavo: “... The sense of `meeting on some subject` is from 1784.... the modern sense is especially from the word being used as a title for one of Plato's dialogues...”. Cioè il termine symposium nel significato di “riunione di studiosi” deriva dal titolo di uno dei dialoghi di Platone: “il simposio” appunto.
Questo ancora non spiega nulla però: la domanda adesso diventa come mai “il simposio” di Platone è andato a indicare un incontro fra studiosi?
Per saperlo basta leggere il libro di Platone che, guarda caso, ho comprato (vedi Schifoso 2011) e letto (*5)!
“Il simposio” è in effetti il racconto di un simposio (nel secondo significato del termine) dove però gli amici dopo aver cenato, invece di passare il tempo a ubriacarsi, decidono di fare a turno l'elogio del dio Eros. Inoltre questi convitati non sono degli ubriaconi qualunque ma fra questi ci sono: Fedro, Alcibiade e, naturalmente, Socrate. Insomma le varie argomentazioni non sono banali ma anzi interessantissime.

Ora non voglio mettermi a fare il riassunto delle varie tesi: banalizzerei i vari concetti che invece sono piacevolissimi da leggere. Voglio invece segnalare i molti passaggi che mi hanno colpito (*1).
  1. Socrate invita un suo amico a partecipare al banchetto anche se non invitato. Per farlo scherza facendo un gioco di parole complicatissimo basato sul proverbio greco (dal significato non troppo limpido) “ai conviti dei deboli non vanno invitati i forti” che diventa “ai conviti di Agatone (*2) vanno i buoni non invitati”. Per apprezzarlo pienamente bisogna conoscere il greco ma a me ha colpito l'arguzia, un po' cervellotica di Platone, in quanto tale.
  2. Pensavo che sarebbe divertente organizzare anche noi una cena e dopo discutere a turno di un argomento proprio come fanno i protagonisti del libro.
  3. Questi greci non fanno che ripetere quanto sia bello amare i fanciulli! Certo, nel loro ideale di amore fra uomo e ragazzo, non c'è solo la relazione sessuale ma l'uomo maturo deve fare anche da guida e maestro al minore...
  4. Per Fedro l'amore è “La vergogna per ciò che è brutto, l'ambizione per ciò che è bello” (*5)
  5. Più volte ritorna il concetto di kalokagatia (*3) ovvero che il bello e il buono coincidono.
  6. L'amore per i fanciulli non solo era tollerato ma anzi considerato superiore, più virtuoso, dell'amore per le donne: l'amore per le donne derivava infatti dall'Afrodite volgare mentre quello per i giovinetti dall'Afrodite celeste
  7. Per Pausania l'amore “non è di per sé né bello né brutto, ma bello, se fatto bellamente, brutto, se bruttamente” (*5)
  8. Colpisce anche l'asimmetria fra amante e amato
  9. Erissimaco, un medico, consiglia i seguenti rimedi per far passare il singhiozzo: 1) Trattenere a lungo il respiro 2) Fare dei gargarismi con l'acqua 3) Provocare degli starnuti solleticandosi il naso
  10. Ad Aristofane, il famoso commediografo, Platone fa narrare il mito degli uomini “palla” con 4 gambe e braccia. Essi vennero fatti dividere in due da Zeus perché troppo potenti e da allora ogni uomo va a ricercare la propria metà. Lo segnalo perché questa leggenda è citata nel film “3 uomini e una gamba” (*4)
  11. Chiede Agatone “a un uomo di giudizio devono fare più paura pochi assennati o molti dissennati?” (*5)
  12. Definizione di temperanza: “il signoreggiare piaceri e desideri”
  13. Dice Socrate: “Ma la lingua promise, la mente no” (*5)
  14. Dice Socrate “Ciò che è buono non pare a te anche bello?” (*5). Di nuovo kalokagatia
  15. Diotima dice “L'amore è l'amore di aver sempre il bene con sè” e “l'amore è il desiderio d'immortalità nel bene” (*5)
  16. Alcibiade aveva una relazione con Socrate?
  17. Dice Alcibiade: “...non c'è alcuno che abbia mai visto socrate ubriaco.” (*5). Neppure me!
  18. Socrate è stato in guerra?
  19. Ad Atene c'erano tre ginnasi: il Liceo dove insegnò Socrate, l'Accademia dove insegnò Platone e il Cinosarge dove insegnò Antistene (fondatore della setta filosofica dei Cinici). In pratica il Liceo è dove ho studiato io mentre l'Accademia corrisponde all'ITI e il Cinosarge a Ragioneria


Nota (*1): Insomma, dettagli interessanti per me ma non necessariamente per tutti...
Nota (*2): Agatone era l'ospite a casa del quale si svolge la festa.
Nota (*3): Ho imparato questo buffo termine qualche hanno fa quando mi riavvicinai alla filosofia e oggi non ho resistito alla possibilità di usarlo (spero non a sproposito!)...
Nota (*4): Non sono sicuro! Ho cercato su internet per conferma ma non l'ho trovata: che mi confonda con “Pane e tulipani”?
Nota (*5): Per la precisione: “Il simposio”, Platone, Ed. Rusconi Libri, 2007

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