Una conoscenza epistolare mi ha spedito la seguente definizione d'amicizia e ha chiesto la mia opinione al riguardo.
“...amico è come la persona di cui sei innamorata, eccetto che per l'assenza dell'attrazione sessuale. Cioè, l'amicizia è una forma di amore platonico. Essendo platonico può essere per persone dello stesso sesso anche per gli etero.”
Io d'istinto ho subito risposto che la definizione mi piaceva tranne per l'uso del termine “innamorato”. Poi, siccome l'argomento mi è sembrato di generale, ho deciso di mettere le mie riflessioni su un post accessibile a tutti.
Prima di tutto chiarisco perché non mi piace il termine “innamorato”. L'innamorato va a braccetto con l'irrazionalità. Nell'amore (vedi post Amore per un confronto) la componente irrazionale non è solo normale ma giusta e doverosa. Personalmente credo che l'amore debba prescindere dal razionale e andare oltre.
Questo, che trovo lecito nell'amore, non è ammissibile nell'amicizia.
Probabilmente, dovessi affiancare un termine alla parola amicizia, sceglierei “reciprocità”.
Gli amici si devono rispettare l'un l'altro. Ciò che un amico pretende deve essere anche pronto a dare (*1). Non solo materialmente ma anche moralmente. L'amico è felice di condividere le nostre gioie e ad esserci di supporto nei momenti difficili.
Gli amici stanno bene insieme perché si capiscono e apprezzano l'un l'altro. Parimenti sono tolleranti verso le altrui inevitabili debolezze o mancanze. Analogamente in amore accade lo stesso ma le debolezze del partner ci sono invisibili a causa dell'irrazionalità connaturata all'amore. Nell'amicizia invece, il tollerare l'amico, è una libera scelta che viene dalla consapevolezza obiettiva del carattere altrui.
L'amico non cerca di cambiare il proprio amico ma lo accetta per come è. L'amante invece vorrebbe cambiare l'amato perché, a causa della componente irrazionale, non lo vede per come è ma come un riflesso più perfetto di quanto in realtà sia: quando poi si accorge che le due immagini non combaciano cerca di cambiare l'amato in modo che si conformi alla propria immagine ideale che ha di lui.
Ecco perché nell'amicizia è fondamentale la sincerità: per comprendere le rispettive nature due persone devono essere onesti l'un con l'altro. È per questo che le amicizie nate nell'infanzia sono così profonde: ai bambini manca la malizia di mascherare i propri difetti e di cercare di apparire diversi da quel che sono, pertanto, due bambini che diventano amici si conoscono così profondamente che raramente si equivocano.
Infine non manca la componente affettiva: ci si preoccupa del bene dei nostri amici e siamo felici quando essi sono felici. Si cerca di avvisarli se ci sembra che errino in qualcosa. Ecco, nella componente affettiva, ci può essere un pizzico di irrazionalità: ad esempio sacrificare l'amicizia per il bene dello stesso amico.
Mi chiedevo poi se gli amici dovessero avere personalità affini o diverse. Mi sono poi reso conto che è irrilevante: l'importante è che ci sia reciprocità, la comprensione e l'accettazione della natura altrui. L'amicizia è una scelta: vedo che sei fatto così e ti accetto per come sei. L'amore invece è inevitabile: mi piaci ma non so perché e ti accetto perché perfetto(*2).
La stessa conoscenza mi ha chiesto poi: “le amicizie per te hanno una dimensione temporale o se hanno avuto una fine non si può parlare di amicizie?”
Per quanto ho scritto la risposta è semplice: l'amicizia si basa sulla reciproca constatazione e accettazione della natura dell'amico. Se la natura di uno dei due amici cambia allora le fondamenta stesse dell'amicizia potrebbe venire meno. La mia risposta quindi è che l'amicizia, soprattutto se non basata sulla comprensione più profonda(*3), può terminare. Ciò che però c'è stato prima, se rispettava le condizioni enunciate di sopra e non ci fosse, ad esempio, una componente d'inganno in una delle parti, si può e si deve comunque chiamare amicizia.
Bene, ho buttato giù queste mie opinioni di getto ma, data l'importanza dell'argomento, mi riservo di tornare su questo post e apportarvi delle correzioni se, nella fretta, mi accorgo di aver omesso qualcosa.
Nota (*1): Attenzione! Non sto riducendo tutto a un “do ut des”: io faccio qualcosa per te e tu fai qualcosa per me. Non c'è bisogno che ci sia un equilibrio fra quello che si fa per un amico e ciò che si riceve in cambio: l'importante è che ci sia la volontà di ricambiare quando ce ne sia il bisogno e la possibilità. Mi spiego meglio: se io aiuto per cinque volte consecutive un amico, alla sesta non penso “Ora basta: tocca a lui!” ma solo che, al mio posto, in caso di necessità egli farebbe altrettanto per me.
Nota (*2): La perfezione dell'amato, come spiegato, non è reale ma un'allucinazione causata dalla componente irrazionale dell'amore.
Nota (*3): Do per scontato che la comprensione profonda corrisponda a conoscere la natura più intima del proprio amico e che questa, in quanto tale, sia raramente soggetta a cambiare sensibilmente.
giovedì 3 febbraio 2011
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L'amore è un mistero.
RispondiEliminaSono falliti tutti quelli che hanno tentato di spiegarlo.
Però la puoi vivere, (l'amore).
No, no! io l'ho già chiarito! L'ho già sviscerato: aperto come un conigliolo e ne ho esaminato le budelline una ad una... ;-)
RispondiEliminaNon hai visto il link al post "Amore"??