Molti mesi fa scrissi un post (Amore appunto) nel quale esprimevo la mia opinione sull'amore. Anzi, più di un'opinione, si trattava di una teoria.
Riassumo brevemente. Ogni persona è fatta in un certo modo e ha bisogno di ricevere/può dare cose diverse. Per questo, spiegavo, è importante la sincerità/chiarezza in maniera tale che ogni partner sappia cosa può contare di ottenere (e dover dare) nella specifica relazione. Infine accennavo al problema di come le persone col tempo cambino e di come il “contratto” implicito fra i partner (cioè “io ti do questo e tu mi dai quello”) possa venire a mancare.
Oggi ho letto sul repubblica.it dell'ennesima teoria psicologica che vuole spiegare l'amore: I segreti dell'affetto tra adulti.
Quello che mi ha colpito è l'aderenza quasi totale alla MIA teoria!
Di seguito riassumo l'articolo ma consiglio ai miei lettori di leggerlo direttamente e di confrontarlo con il MIO post sopraindicato.
La ricerca divide le persone in tre categorie: ansioso, evitante e sicuro. Io non mi ero preso la briga di individuare diverse tipologie psicologiche ma mi ero limitato a dire che non siamo tutti uguali.
Il motivo di questa divisione (forse un po' artificiosa) è che gli autori della ricerca hanno scritto un libro che vuole essere una sorta di manuale che indichi al lettore che tipo di persona deve ricercare. Io invece do ai miei lettori il consiglio “conosci te stesso”. Il lettore dovrebbe essere in grado di valutare i pro e i contro dei due approcci (*1).
Secondo la ricerca queste tipologie di persone hanno delle necessità (e capacità di dare, aggiungo io) diverse e non tutte sono compatibili fra di loro. Questo lo sostengo pure io.
La ricerca consiglia di cercare di capire a quale delle tre tipologie appartenga il potenziale partner. Di nuovo io qui mi affido all'empatia del lettore per capire che cosa voglia (e possa dare) il potenziale partner (*2). Per questo motivo sottolineo l'importanza della sincerità per non trarre, o essere tratti, in inganno nelle proprie valutazioni. Anche la ricerca accenna alla “chiarezza” come elemento indispensabile (*3).
La ricerca fa una bella analogia fra il cercare un lavoro (considerando quindi sia i requisiti necessari che i benefici ricevuti) e la ricerca del partner. Concordo totalmente sulla similitudine.
Infine l'articolo accenna al problema dell'evoluzione dei partner nel tempo e lo riassume con la frase “...una relazione è come un passo a due, perché duri bisogna ballare insieme...”
L'unico passaggio dell'articolo che non mi convince e dove spiega che uno dei partner può, col tempo, cambiare l'altro. In effetti l'articolo non è chiaro: se questo cambiamento succede involontariamente allora non ho niente da obiettare. Se però indica la volontà di uno dei due partner di cambiare l'altro allora non sono d'accordo. Non tanto perché creda che sia impossibile quanto perché lo trovo un atteggiamento egoistico che non mostra il necessario e basilare rispetto verso la persona amata.
Nel complesso comunque l'articolo evidenzia che la ricerca in questione è molto affine alla mia teoria. Certo, senza falsa modestia, la mia teoria ha basi filosofiche più solide e riesce a inquadrare l'amore anche nella dimensione tempo (che invece, almeno da quanto dice l'articolo, sembra un po' trascurata dalla ricerca). Inoltre, un secondo limite (*4) rispetto alla mia teoria è il non considerare adeguatamente, nell'equazione della compatibilità fra i partner, gli aspetti negativi. Sembrerebbe infatti che tutto si risolva a un soppesare i “pro” che possiamo dare e ricevere dall'altro mentre io invece spiego chiaramente che anche i “contro” sono ugualmente importanti.
Nota (*1): Ok, ve lo dico io: le persone mature e dotate di introspezione sono capaci di analizzarsi e capire le proprie necessità meglio di qualsiasi autotest; al contrario ci sono persone che non hanno una chiara idea di se stesse: per loro, un libro che dia delle indicazioni generali è più appropriato.
Nota (*2): Anche in questo caso il mio consiglio ha pro e contro analoghi a quelli indicati nella mia nota precedente.
Nota (*3): Per la precisione l'articolo menziona solo la chiarezza nel “primo appuntamento” ma mi pare ragionevole supporre che si intenda tutta la fase durante la quale i potenziali partner iniziano a conoscersi.
Nota (*4): Ovviamente bisogna ricordare che io non ho letto la ricerca ma solo l'articolo che la riassume. È possibilissimo quindi che questo secondo aspetto sia poi adeguatamente considerato dalla ricerca e, solo per motivi di spazio, non menzionato nell'articolo.
giovedì 17 febbraio 2011
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