Quando si parla di Draghi e del suo governo c’è sempre un fraintendimento. La maggioranza degli italiani (ma non ne sono sicuro che sia veramente tale) lo ritiene il Messia: a lui i media ascrivono numerosi miracoli: dalla vittoria dell’Italia agli Europei a quella dei Måneskin all’Eurovision; grazie a lui l’Italia è adesso considerata e ascoltata dalle massime potenze mondiali; ha sconfitto il covid-19, l’inflazione, la disoccupazione, la criminalità o l’avrebbe fatto se avesse avuto carta bianca. La morte stessa lo teme sapendo che contro di lui non può vivere. E così gli italiani (beh, la maggioranza, forse) vivono in gioia e letizia questa inaspettata parusia sicuri che, protetti da tale palladio, niente potrà danneggiarli.
Ma anche la minoranza discriminata e segregata sbaglia e lo fraintende.
Spesso sento accusare questo governo di essere fascista o, addirittura, nazista: questo non è vero ma sbagliato.
Sicuramente si tratta di un governo fortemente autoritario che disprezza chi non si piega alla narrativa dominante e, anzi, vi aizza contro la maggioranza attribuendo al primo tutte le colpe possibili e immaginabili.
Ma l’elemento saliente del fascismo era il nazionalismo: questa caratteristica invece manca completamente al governo Draghi che, al contrario, è al servizio delle lobbi (di qualsiasi genere: queste non le discrimina!) e dei poteri esteri. Apparentemente la lezione distruttiva del governo Monti che ha portato l’Italia in una situazione di crisi economica strutturale non è servita a niente: del resto i media ancora ci raccontano che Monti salvò l’Italia: non è un caso che adesso, grazie al suo lavoro, si nuoti nella ricchezza e che la prosperità sia massima.
Draghi non è quindi nazionalista ma, anzi, è al servizio del turbo-globalismo economico predatorio e senza scrupoli: è l’equivalente del dittatore africano che svende i beni naturali del proprio paese mentre la popolazione muore di fame; il nostro è in giacca e cravatta ma l’essenza è la stessa.
Come tutti i governi dagli anni ‘90 in poi, con l’accelerata data dal governo Monti e seguenti, Draghi è l’ennesimo iperliberista senza scrupoli: probabilmente l’ultimo curatore fallimentare di un paese tradito dai suoi politici. Diversamente dai recenti governi piddini lui è un burocrate abituato a eseguire gli ordini che riceve da Bruxelles con efficienza e senza porre domande: un individuo probabilmente capace ma che io trovo moralmente squallido. Beh, diciamo che squallido è poco: “esecrabile” è più corretto…
La caratteristica cospicua del governo Draghi non può essere quindi l’eccesso di liberismo e di sudditanza a qualsiasi potere estero economico e non solo: sotto questo aspetto sta solo ripetendo uno spartito sfortunatamente già visto negli anni passati.
La peculiarità di questo governo è a mio avviso il verdepasso.
Nato su deboli premesse scientifiche e sfruttando l’ipocondria degli italiani è ormai, a pochi mesi dalla nascita, già scientificamente indifendibile: semplicemente i vaccinati possono diffondere il virus come i non vaccinati soltanto circa tre mesi dopo la seconda vaccinazione. Le ricerche che lo dimostrano, oltre all’evidenza dell’evoluzione pandemica in Italia e nel resto dell’occidente (o semplicemente della necessità di una terza dose), sono ormai molteplici.
Sparita la sottile patina di vernice scientifica adesso appare chiara a tutti (lo ammettono pure i favorevoli a esso) che la sua essenza è solo vessatoria, ipocrita e ricattatoria: si vuole costringere a vaccinarsi anche chi non ne ha bisogno o, comunque, liberamente non si fida di un farmaco sperimentale i cui effetti a medio e lungo termine non sono noti.
L’ipocrisia sta nel condizionare la presunta libertà di scelta alla perdita del lavoro: un qualcosa del tipo “o la borsa o la vita” dei briganti delle vecchie pellicole cinematografiche.
Questa non è una scelta ma un vero e proprio ricatto.
E chi è che usa la propria forza per ricattare e intimidire le persone? A me vengono in mente solo mafiosi e strozzini.
Per questo motivo direi che la peculiarità del governo Draghi è quella di essere mafioso: non che abbia collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata, ma nel senso che ne condivide la mentalità per la concezione di usare la propria forza per coartare chi dissente costringendolo a piegarsi alla propria volontà. Certo il ricatto non è del tipo “dammi 10.000€ o ti sparo alle gambe” ma conserva una parvenza di legalità (che, ovviamente, non ha niente a che fare con la Giustizia): però non dubito che fra una decina d’anni la Corte Costituzionale ci informerà che proprio tanto costituzionale non era...
Ecco per i motivi sopraddetti si può dire che il governo Draghi è mafioso ma NON fascista.
Siccome il pezzo è ancora un po’ corto vi aggiungo un’ulteriore considerazione legata all’ipotesi del “superverdepasso”.
In pratica l’idea è così stupida, inutile e sbagliata che mi è tornato il famoso dubbio del “ci è o ci fa”. Questa primavera ero arrivato alla conclusione che, a parte Speranza che “ci è”, il governo invece “ci facesse”: ovvero fosse ben conscio di non stare agendo per il bene, in questo caso la salute, degli italiani.
Sospetto che, almeno in Italia dove a livello politico spadroneggia l’ignoranza scientifica, ancora non vi sia la consapevolezza di cui ho scritto nel pezzo Il bubbone: ovvero che una serie di sempre più numerose ricerche scientifiche stiano iniziando a emergere e che, inevitabilmente, attaccheranno seriamente parecchie degli pseudo assiomi su vaccini e cure alternative.
Un governo che “ci fosse” dovrebbe iniziare a rendersene conto e a prendere contromisure per minimizzare il danno: va bene che il capretto espiatorio Speranza è già pronto per essere servito sull'ara sacrificale, ma continuare a insistere nella direzione che si sa sbagliata sembra comunque assurdo.
Probabilmente la spiegazione è semplice: non solo il governo “ci fa” ma anche “ci è”: è cioè consapevole di non fare il bene per la salute degli italiani e, allo stesso tempo, non si rende conto dell'assurdità delle sue scelte.
Credo che da questo punto di vista il risveglio ci sarà con le vaccinazioni ai bambini (eventuali morti fanno comunque notizia) e con le terze dosi ai più giovani: non mi stupirei infatti se gli effetti collaterali crescessero di un ordine di grandezza (mia personale ipotesi). In tal caso, mentre il morto su 10.000 raramente lo si conosce ed è quindi facile credere a quanto affermato dai media, se tale rapporto scendesse a uno su 1.000 allora diventerebbe facile essere a contatto con un qualche parente o conoscente della vittima che probabilmente ribadirebbe una verità ben diversa…
Conclusione: negli anni passati avevo più volte scritto dei prodromi di dittatura che osservavo da più parti ma onestamente non pensavo di vedere precipitare il tutto così velocemente e nella quasi completa indifferenza della popolazione.
alla prima stazione
1 ora fa
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