Tanto per cambiare ho deciso di sublimare la mia frustrazione non con il solito sfogo ma con una poesia.
Il risultato è modesto: immagini estremamente lineari, più prosa che poesia. Ho una mezza idea di lavorarci e di cercare di arrivare a qualcosa di più poetico seppur mantenendo questi concetti: però non mi andava di lavorarci per N giorni e di concludere poi, ugualmente, con una porcheria…
Invece intanto pubblico questa così, almeno, sarà divertente vedere come evolve (o involve)…
Comunque ecco qui la prima versione!
Cala la notte
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Cala la notte sulla terra assassinata:
avvelenata dall’ignoranza,
spremuta dall’avidità,
disseccata dall’ingiustizia
e bruciata dal denaro.
Non vi è Luna, non vi sono stelle.
Solo i bagliori cangianti delle tivvù:
alle ridenti immagini di spiagge tropicali
e di bollenti ballerine seminude
gli ultimi ingenui cercano di scaldarsi.
Ma non c’è vera luce, neppure in lontananza:
non siamo in un tunnel ma in un pozzo:
chi vi entra non può più uscirne.
I furbi contano le ore che mancano al mattino
sfregandosi le mani per l’ultimo inganno
mentre già macchinano il prossimo.
Ma il Sole non sorgerà domani
e tutti saranno puniti: i colpevoli per le loro colpe
e gli indifferenti per quelle che hanno ignorato:
pensavano di tradire solo amici e conoscenti
ma hanno tradito se stessi e i propri figli.
E gli innocenti? Una prece.
Ormai sono morti e sepolti: talvolta vivi.
Per un mondo che non la merita
non vi sarà pietà ma solo disgusto:
cala la notte.
alla prima stazione
1 ora fa
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