Il seguente sogno l’avevo fatto qualche notte fa: me lo ricordo abbastanza bene perché avevo preso un cospicuo numero di appunti al mattino e anche perché avevo continuato a sognare più o meno la stessa cosa per l’intera notte. Probabilmente il seguente resoconto è un misto dei ricordi dell’ultimo sogno con innesti e sovrapposizioni dai sogni più vecchi.
Come al solito i miei commenti, “fuori dal sogno”, sono fra parentesi quadre.
L’inizio del sogno è vago, probabilmente era di genere completamente diverso: sono bambino in una specie di ostello [in realtà la casa dove ho trascorso gran parte delle elementari ma nel sogno non me ne ero reso conto]; è mattino presto, io sono sveglio e piuttosto inquieto. Ho la sensazione che succederà qualcosa di brutto e che sia meglio andarsene al più presto possibile.
Mentre penso queste cose vedo uscire dall’ostello due compagni delle elementari: un amico [il chitarrista!] se ne esce nudo mentre un’amica fa una prima sortita nuda poi ci ripensa ed esce con una vestaglia rossa e un asciugamano dello stesso colore in testa.
Quello che mi trattiene dal seguirne l’esempio è un altro amico [che ora non so più identificare: potrebbe essere un amico delle elementari o uno delle superiori] per niente preoccupato e che, anzi, se la prende molto comoda. Troppo comoda.
Infatti arrivano dei soldati che ci trasferiscono in una scuola di addestramento come coscritti [almeno me, dell’amico che mi aveva fatto perdere tempo non c’è traccia nel sogno].
La scuola sembra una specie di convento, buio, barocco, con ampie sale e arredamenti in legno. Ricordo che arrivo scendendo un’ampia scalinata e vedo l’insegnante (un militare in borghese) che insegna a un gruppo di ragazzi [anch’io sono cresciuto d’età: mi sento un liceale] riuniti intorno a una specie di mosaico colorato e luminoso sul pavimento.
Arrivato più vicino sento l’insegnante che elenca alcuni nomi di piante, evidentemente raffigurate nelle foto, ma anche verbi e altre nozioni irrelate fra loro.
Gli studenti devono memorizzare tutto e ripetere [un po’ quello che faccio io la mattina con Anki!].
Capisco che non è un centro di addestramento normale ma deve essere un centro più specializzato per spie o comunque molto avanzato. Del gruppo di ragazzi non conosco nessuno: sta venendo interrogata una ragazza che però non va particolarmente bene. Allora l’insegnante chiede a me che sono appena arrivato e riesco a rispondere bene a tutto: in parte mi ricordavo di quello che avevo udito da lontano avvicinandomi, in parte conoscevo effettivamente alcune risposte e in parte con un po’ di fortuna [anche nella realtà questo tipo di successo mi era familiare].
Il professore si complimenta con me e vengo a sapere che mi aveva esplicitamente richiesto per il suo corso: da quello che intuisco anche gli insegnanti sono sottoposti a una notevole pressione se non producono risultati e lui sta avendo molti problemi. Scopro anche che, per errore, “sono arrivato troppo presto” [concetto che verrà ripetuto più volte] perché ormai è alla fine del corso mentre io sarei dovuto arrivare all’inizio del ciclo successivo.
Sono tranquillo perché ho la sensazione di poter facilmente eccellere in brevissimo tempo.
Ma intanto c’è una guerra [non è chiaro quali siano le fazioni in lotta: non c’era attinenza col mondo reale] che va male: i rivali del mio insegnante lo vogliono vedere fallire e quindi anticipano la chiamata alle armi della mia classe perché non ha raggiunto i risultati sperati. Io che vi ero appena arrivato [non sono sicuro se era passato del tempo o se accade tutto nello stesso giorno] sono preso in mezzo…
Il nostro insegnante è disperato: non può salvarci senza rischiare di perdere la sua posizione. Quindi non farà nulla.
È ormai sera e il giorno dopo so che ci manderanno a combattere come carne da macello: la classe è rassegnata ma io, col poco che ho potuto capire, mi metto a lavorare su una strana calcolatrice collegata a un terminale centrale. È frustrante perché so che con pochissime altre informazioni potrei farci quello che voglio ma non ho avuto il tempo di imparare. Un’altra ragazza “brava” arrivata con me non è in grado di aiutarmi: le avevo semplicemente chiesto di dirmi come inserire un carattere speciale [!] mentre io mi concentravo su problemi più complessi.
Ho pochissimo tempo e alla fine raggiungo solo parzialmente il mio scopo: a un segnale radio vedo quindi formarsi sulle pagine bianche di un libretto immagini colorate e del testo. Però non avevo terminato per bene il mio lavoro e le immagini e le scritte sono pieni di errori.
Sono molto frustrato per il risultato scadente ma che, comunque è meglio di niente, così quando arriva una guardia (persona viscida e sordida che si approfittava delle ragazze) la convinco a mostrare il libro al professore: insperatamente perché non sembrava il tipo da farsi convincere ma gli preannuncio sciagure personali se non lo avesse fatto. Si riaccende così un minimo di speranza.
La guardia però torna col professore sbagliato che è anzi un rivale del nostro e che, ovviamente, minimizza quanto ero riuscito a ottenere.
Io non protesto perché so che sarebbe inutile ma quando il professore va via riesco a riparlare con la guardia, ora stranamente ben disposta, per mandarla a cercare il professore giusto. La guardia risponde che se ne è appena andato: e infatti guardando dalla finestra lo vediamo allontanarsi per una scalinata. Nuova delusione e frustrazione: la soluzione sembra sempre a portata di mano ma continua a sfuggire, contemporaneamente sono consapevole che se avessi avuto pochi giorni in più di tempo avrei potuto affrontare e superare tutte queste avversità.
Oltretutto ho il vago ricordo di un sogno precedente [sì, è una contraddizione: ero consapevole di aver sognato un sogno simile ma non mi rendevo conto di stare sognando. Mi sembrava tutto “normale”!] dove arrivavo a tempo debito e andava tutto bene.
Improvvisamente riesco a scoprire che la dittatura che controlla la scuola ha subito un altro rovescio e che la regione dove siamo è persa: capisco quindi che non ci chiameranno l’indomani ma che però dobbiamo andarcene subito.
Decido di prendere il comando della mia classe ma quando li raggiungo, tutti oziosamente ad aspettare in una grande sala d’aspetto, neppure mi ascoltano: per farmi sentire devo gridare molto forte, altri ragazzi non della mia classe (tutti sconosciuti in realtà) se ne vanno. Quelli che restano mi ascoltano ma ognuno di loro vorrebbe dire la sua: non c’è tempo per spiegare tutto, mi devono obbedire e basta se si vogliono salvare, di nuovo sono costretto a rialzare la voce per farmi ascoltare e, incidentalmente, penso che i leader devono avere una voce molto potente!
Mi sveglio…
La costante di questo sogno è stata il senso di frustrazione perché da un lato sono consapevole che con poco tempo in più avrei potuto cambiare la situazione (sono consapevole di essere la persona giusta al posto giusto ma nel momento sbagliato!) e, dall’altro, più volte ho avuto la speranza di riuscire comunque a salvare tutti per poi vedere andare tutto a rotoli…
Curiosamente poi mi sentivo molto responsabile per questo gruppo di ragazzi di cui in realtà non conoscevo nessuno e che, anzi, mi ignoravano completamente non considerandomi uno di loro.
Conclusione: sogno un po’ ammezzato perché privo di una conclusione chiara: però mi aveva talmente stressato durante la notte che ho voluto comunque raccontarlo!
alla prima stazione
1 ora fa
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