Stamani mi sono imbattuto su FB in un’intervista interessantissima a una psicologa “dei processi sociali”, docente universitaria, che ha scritto un libro sulle diseguaglianze sociali e per quale motivo esse vengano tollerate: come al solito vengono ricalcate fedelmente, magari con una terminologia diversa, le mie teorie espresse sull’Epitome!
Onestamente ho dormito male e mi sento troppo addormentato per entrare nei dettagli ma suppongo che nei prossimi giorni ne riscriverò (e sicuramente comprerò il suo libro).
Ah, dimenticavo il riferimento: Gli sfruttati non sanno di esserlo: ecco perché non si ribellano da Linkiesta.it
Rimanendo in ambito psicologico prosegue la mia lettura di Freud: sono a un saggio sulla psicologia delle masse, mi mancano poche pagine per finirlo…
Che dire? Sono un po’ perplesso e non del tutto convinto dalle sue teorie: evidentemente si tratta di un lavoro pionieristico, basato tutto sull’intuizione. Comunque qualche concetto utile l’ho trovato: magari qualche parole ce la spendo una volta terminato…
Ci sono poi stati due episodi di cronaca/politica su cui volevo spendere qualche parola.
Il primo riguarda la vicenda dei due giovani americani che, sembra, hanno ucciso un carabiniere a coltellate. Mi ha colpito in rete la diatriba, piuttosto feroce, sulla foto del giovane americano in questura, ammanettato e, soprattutto, bendato.
Per qualche motivo “logico” (paralogismo) si mettono sui piatti della bilancia da una parte il giovane bendato e dall’altra il carabiniere ucciso e poi si dice, giustamente, che l’assassinio del militare è un crimine ben più grave del trattamento riservato al cittadino americano. Questo ragionamento, che a me pare in realtà solo una semplice constatazione, è ovvio e corretto ma da esso si cerca poi di dimostrare che non vi sia colpa nell’aver tenuto bendato il ragazzo americano: questo è assurdo! L’omicidio del carabiniere e l’interrogatorio del giovane sono dei fatti ben distinti di cui il primo è molto più grave del secondo ma ciò non toglie che anche in questura sia stato fatto un grave errore.
Molto più interessante invece sarebbe scoprire chi e come ha fatto la foto: servizi americani (*1) o semplicemente un teleobiettivo, complici le finestre aperte per il caldo, dall’altra parte della strada?
L’altro fatto di cronaca/politica di cui volevo scrivere è la gita sulla moto d’acqua della polizia fatta dal figlio di Salvini.
Questa leggerezza di Salvini mi ha colpito molto visto che più volte ho ammesso che il fiuto politico del leader(*2) della Lega sia eccezionale.
Il fatto in sé è sbagliato ma non è gravissimo: posso facilmente immaginarmi Salvini che fa degli autoscatti con le locali forze dell’ordine e poi, magari, lo stesso poliziotto propone l’escursione galeotta sulla moto. Pochi secondi per decidere, una proposta apparentemente innocente e senza conseguenze risoltasi con un giretto di pochi minuti…
Quello che però Salvini doveva ricordarsi è che ha sempre tutti gli obiettivi puntati addosso e che, inevitabilmente, la vicenda sarebbe stata strumentalizzata. Adesso PD, ma anche M5S, ci costruiranno sopra l’opposizione per due mesi o più!
Insomma Salvini avrebbe dovuto avere la forza e la prontezza di dire immediatamente “no”: moralmente solo una piccola sbavatura ma politicamente un errore significativo.
Tornando alle mie letture, diminuite a causa del caldo, ho iniziato a leggere anche “Lila dice” di Chimo (che avevo già letto in inglese anni fa) e, soprattutto, “Le confessioni” di Sant’Agostino, da cui il titolo: sono appena all’inizio di questo secondo libro ma, per adesso, lo trovo piacevole anche se le continue lodi a Dio sono stucchevoli e noiose…
Conclusione: dopo averci lavorato per due giorni, come previsto, ho lasciato perdere il programmino sui “porno nomi” ma voglio trovare rapidamente un altro progettino a cui dedicarmi prima di riperdere nuovamente la familiarità acquisita col linguaggio Python...
Nota (*1): per valutare la plausibilità di questa ipotesi bisognerebbe conoscere bene le famiglie di questi due giovanotti...
Nota (*2): conoscete la mia lotta ai forestierismi ma “capo” non è un termine abbastanza espressivo per tradurre il concetto di leader: è troppo burocratico, al capo si obbedisce per dovere invece il leader lo si segue di propria volontà…
Sono quindi fortemente tentato di riabilitare il termine “duce” e usarlo come equivalente di leader: il problema sono i “trascorsi” fascisti del termine che lo caricano di altri significati negativi. Peccato però perché sarebbe proprio un buon traducente...
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento