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giovedì 15 agosto 2019

Demonizzazione globale

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.1 "Bolognese").

Avendo stabilito di non scrivere pezzi sulla cronaca politica mi sono un po’ sfogato sulle reti sociali dibattendo e commentando meme di amici/conoscenti di vari orientamenti politici: beh ovviamente confrontandomi solo con quelli con cui è possibile farlo…

Comunque alla fine ho tirato fuori due concetti molto interessanti e non limitati alla situazione attuale (anzi!).

Il primo riguarda la globalizzazione: in realtà forse ho già accennato il concetto nell’ultima versione dell’Epitome (la 1.3.1) ma potrei confondermi con il pezzo su Pasolini: comunque sicuramente dovrò estenderlo e approfondirlo.
Si tratta della comprensione che prima della globalizzazione economica ce n’è stata un’altra: una globalizzazione culturale che, a partire dal secondo dopoguerra, ha diffuso la “cultura” americana in tutti i paesi occidentali. Con “cultura” intendo come al solito tutta una serie di protomiti condivisi dalla maggioranza della popolazione (epomiti): alcuni di questi erano sicuramente degli equimiti, ovvero dei protomiti specializzati nel mantenimento della stabilità sociale e, quindi, orientati a giustificare le ingiustizie della società americana. In altre parole un’ideologia liberista che tende a mettere al centro di tutti i valori il denaro e non l’uomo che, anzi, è degradato a consumatore.
Questa prima globalizzazione, accentuasi dalla fine degli anni ‘80 con la caduta dell’URSS (e quindi della sua alternativa ideologica, credibile o no), è stata il terreno fertile su cui ha potuto facilmente allignare la globalizzazione economica accettata immediatamente come giusta, utile e inevitabile proprio grazie alla precedente che le aveva preparato la strada.

Anche il secondo concetto non è nuovissimo: alcuni suoi aspetti fondamentali li avevo già intuiti da molti anni. La demonizzazione dell’avversario politico. Vedi ad esempio il vecchio Senza parole del 2011.

Più recenti sono invece le ben quattro distinzioni su cosa comporti la demonizzazione dell’avversario.
La prima e più ovvia è che si abbassa il livello del dibattito politico che, spesso, si riduce a uno scambio di insulti: ma come spiegato nell’Epitome la democrazia, in TEORIA, funzionerebbe valutando oggettivamente il lavoro svolto dai politici e premiandoli o no di conseguenza col proprio voto. Niente a che vedere quindi con chi è insultato meno o di più…
Un secondo difetto è che l’insulto, a differenza della critica costruttiva, non aiuta la parte colpita a migliorarsi e a fare meglio: e questo va ovviamente a discapito di tutta la popolazione. Al contrario, ad esempio, una proposta ben motivata e giusta costringerebbe la parte avversa, se non a farla propria, almeno a copiarla in parte o comunque a migliorare la propria soluzione.
Ma vi è anche un terzo difetto: anche chi demonizza la parte avversa ne viene danneggiato. Questo perché se l’avversario diviene il male allora qualsiasi altra cosa diviene il bene o, comunque, sarà meno peggio. In un partito politico questo equivale a perdere la propria ideologia e i propri principi fondanti: gli elettori infatti non li votano più per le loro idee ma per sconfiggere il “male” incarnato dall’altro.
La conseguenza è che se il “demonizzatore” va al potere poi potrà proporre qualsiasi legge che verrà accettato comunque dal proprio elettorato perché l’altro, il demonio incarnato, “avrebbe fatto sicuramente peggio”: una tentazione troppo forte di cui la politica subito abusa.
La quarta conseguenza nefasta, e forse la più pericoloso perché meno evidente delle altre, è che alla fine il “demonizzatore” finisce per convincersi della propria superiorità morale che invece è spesso totalmente illusoria. Ancora più grave è che si convince di questa presunta superiorità anche il suo elettorato che, quindi, finisce per disprezzare, in quanto conseguentemente abietti, i sostenitori della forza demonizzata: questo ovviamente non aiuta il dialogo democratico e, anzi, rischia di comprometterlo del tutto.

Questo l’abbiamo visto in Italia con la sinistra e la demonizzazione di Berlusconi.
Quando Berlusconi è stato al potere (ma anche all’opposizione) il dibattito si è più concentrato sulle sue abitudini sessuali piuttosto che sulle decisioni politiche (punto 1). La mancanza di una opposizione costruttiva, capace cioè di suggerire proposte alternative credibili, non ha costretto Berlusconi a cercare costantemente di migliorare la propria proposta (punto 2).
Ma soprattutto la sinistra, limitandosi a fare una politica imperniata solo sull’essere contro il demone Berlusconi, ha perso la propria identità finendo per diventare una brutta copia della destra (punto 3). La sinistra, e in particolare il PD, perduti i propri principi, si ritrova solo con un’illusoria superiorità morale, sbandierata da tronfi intellettuali organici, ma a cui la maggioranza della popolazione non crede più perché troppo frequentemente smentita dai fatti.
Alla fine la demonizzazione dell’avversario ha svuotato il PD di contenuti, principi e idee.

Ma perché si demonizza l’avversario?
Lo si fa perché per i media (e non solo!) è più facile attaccare un’etichetta di bene o male a un politico piuttosto che analizzarne in profondità la proposta politica, specialmente se tecnica, confrontandola magari con altre per evidenziandone pregi e difetti. Contemporaneamente è più facile dare una valutazione morale superficiale piuttosto che analizzare in profondità i limiti di un'idea. Oltretutto è impossibile fare una comparazione oggettiva e contemporaneamente dimostrare superiore un’alternativa che invece non lo sia realmente: questo è un grosso problema per i media tradizionali che, normalmente, non sono imparziali ma allineati con i propri parapoteri di riferimento.
In definitiva è, ad esempio, molto più facile dire che Salvini è un “mostro” che affoga i bambini dei barconi piuttosto che analizzare nel dettaglio la proposta economica dei mini-BOT confrontandola magari con altre alternative.
La demonizzazione è quindi lo strumento preferito della cattiva informazione.

Non so: suppongo che nel breve termine questo metodo possa pagare ma, come mostrato nel precedente esempio “sinistra contro Berlusconi”, nel medio lungo termine è una scelta che danneggia tutti: il demonizzato, i demonizzatori e la popolazione tutta.

Conclusione: concetti utili che migreranno nell’Epitome...

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