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lunedì 5 agosto 2019

Caldo o freddo?

Oltre ai miei 2503 pezzi pubblicati ne ho anche 6 fermi allo stato di bozze: la maggior parte di questi sono rimasti incompiuti quando mi sono reso conto che le notizie su cui mi basavo erano errate o incomplete ma uno, il più vecchio, no.

La bozza in questione reca la data del 28/6/2010 e il titolo è “La caduta dell’impero romano”. In questo caso mi arenai a causa della complessità del tema e del mio rispetto per esso (e che, stranamente, non ho per una miriadi di altri argomenti!).

Siccome il mio interesse per la storia nacque proprio da questo enigma… ma perché ripetere ciò che ho già scritto? Copio e incollo dalla mia vecchia bozza:
«Fin dalle elementari sono sempre rimasto piuttosto perplesso dalla cosiddetta "caduta dell'impero romano". Alle elementari, poi alle medie e, infine, alle superiori, ci viene insegnato che l'impero romano si espande, travolgendo ogni ostacolo; raggiunge la massima espansione con Traiano; poi si arriva a Costantino e tutto sembra andare ancora bene ma, al capitoletto successivo, arrivano i barbari che travolgono tutto...

La domanda che mi ero sempre posto era "Ma se l'impero era così forte come mai si è disintegrato così improvvisamente?" oppure, su linee di pensiero parallele, "Come mai l'impero, a un certo punto, ha smesso di espandersi? Cosa avevano i germani in più dei galli?".

Normalmente, quando mi pongo una domanda, con una buona riflessione, riesco a ottenere una risposta che approssima abbastanza bene la realtà. In questo caso, invece, ho dovuto leggere molti libri per farmi un'idea più chiara della situazione perché, le mie informazioni di partenza, erano troppo lacunose per essere affidabili...

Aggiungo subito che questa domanda non è banale: generazioni di storici hanno dibattuto a lungo su questo problema e, ancora oggi, non ci sono teorie generali unanimemente accettate.

Uno dei problemi è che i fattori che influiscono sulla vicenda sono molteplici ed è quindi difficile attribuire a ogni elemento il suo giusto peso.
»

Poi continuo con altre premesse, faccio una panoramica della situazione dell’impero prima della “caduta” e poi la bozza si interrompe…
L’idea era di elencare i vari fattori e di attribuire poi a ciascuno di essi il “giusto” (mio) valore.
Fra i vari fattori avrei sicuramente inserito una mia teoria personale: la possibilità che uno degli elementi potesse essere una variazione climatica.
L’idea mi venne una ventina di anni fa quando vivevo in Olanda e scoprii che il XVII secolo (ma potrei confondermi: comunque non è importante…) fu particolarmente freddo. Andando per musei avevo infatti notato che molti quadri raffiguravano l’Olanda avvolta dal gelo, con i canali ghiacciati e la popolazione che vi pattinava: ne chiesi il motivo uno storico olandese mio amico che mi spiegò che quel periodo era noto come il "secolo del ghiaccio" (o qualcosa del genere) mentre adesso, almeno negli ultimi decenni, il congelamento dei canali è invece un evento totalmente eccezionale e che dura per pochissimi giorni.

Fu naturale allora ipotizzare che le grandi migrazioni che culminarono con la caduta dell’impero potessero avere anche un fattore climatico come loro concausa.
A onore del vero, senza disporre di alcun dato concreto, avevo ipotizzato un innalzamento delle temperature con relativi inverni più miti ed estate più lunghe nelle regioni del nord Europa con il conseguente aumento della popolazione locale e, quindi, pressione migratoria per la ricerca di nuove risorse (*1).

Ebbene oggi ho trovato, grazie a Twitter, il seguente articolo:
Tutta «culpa» del climate change, così è caduto l’Impero Romano di Gilberto Corbellini da IlSole24Ore.com
L’articolo riassume il contenuto di «Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un Impero» di Kyle Harper, (E.) Einaudi, 2019.
Come si può intuire dal titolo il libro pone l’accento su due cause per spiegare la fine dell’impero romano: le epidemie (in verità teoria già nota e con credibili obiezioni) e, soprattutto, un mutamento climatico.
Secondo l’autore, suppongo basandosi su un qualche studio scientifico che abbia ricostruito le variazioni climatiche del primo millenio, a partire dall’inizio del III secolo il clima divenne sempre più freddo portando a una crisi dell’agricoltura romana e, di conseguenza, a un declino demografico; contemporaneamente il freddo (e non la pressione demografica dovuta al caldo come avevo invece ipotizzato io) avrebbe causato la migrazione dei popoli del nord Europa.

Ovviamente trovo molto intrigante questa teoria e mi piacerebbe saperne di più: in particolare su quali dati concreti si basa. Sfortunatamente il libro al momento costa 34€, evidentemente disponibile solo con copertina rigida, e per questo non mi pare valga la pena acquistarlo immediatamente. Oltretutto, se ho capito bene, l’autore si ricollega all’attuale crisi climatica e traccia un parallelo fra la situazione attuale e quella romana: questo mi rende diffidente…
Come se non bastasse, sempre se ho capito bene la sintesi fatta dal giornalista, l’autore considera clima ed epidemie come le cause principali della caduta dell’impero, ritiene trascurabili le ragioni politiche e non considera minimamente quelle sociali (con le eccezioni di epidemie e crisi agricola)…

Conclusione: mi fa piacere però che il clima inizi a venire preso in considerazione. Che io avessi ipotizzato un aumento delle temperature invece che una loro diminuzione mi pare irrilevante: nel complesso la mia intuizione era comunque corretta...

Nota (*1): la stessa ipotesi la formulai per l’espansione vichinga del IX secolo: anche in questo caso avevo supposto un aumento delle temperature con una scandinavia più temperata e relativo aumento della popolazione…

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