«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

martedì 30 ottobre 2018

Giornalismo popolare

Ieri un mio amico mi ha introdotto al canale YouTube di Mark the Hammer dove un giovane musicista, estremamente dotato, presenta dei divertenti video dove “insegna” come fare a creare canzoni dei generi più disparati.
Per dare un'idea ieri abbiamo visto: Come creare la sigla di un cartone animato..., Come creare una canzone black metal... e Come creare una canzone per San Remo...

In pratica l'autore prende in giro gli appassionati di diversi sottogeneri musicali mostrando come le rispettive tipologie di canzoni possano essere costruite facilmente, quasi automaticamente, seguendo le poche regole che egli illustra nel video. Il tutto viene condito con un peculiare umorismo, forse non congeniale a tutti, ma il risultato finale, ovvero la canzone creata passo passo, è molto credibile.
Personalmente ho apprezzato molto la sua ironia ma ciò che mi ha davvero impressionato sono state la sua abilità e creatività: nei video riesce a trovare spunti e idee da improbabili ricerche in rete, da pagine che sembrano avere nessuna attinenza con ciò che ha in mente, eppure grazie alla sua geniale fantasia riesce a incastrare insieme tutti i pezzi del mosaico musicale che va realizzando. Ma è chiaro che questa apparente semplicità è il condensato di ore di lavoro con strumenti musicali e informatici e, inutile dirlo, di una cultura e sensibilità musicale poliedrica e notevole.
Ovviamente consiglio a tutti di vedere almeno un paio dei suoi video per farsi un'idea diretta del suo stile!

Dopo aver ammirato tanta fantasiosa abilità all'opera mi è venuto voglia di fare altrettanto: sfortunatamente le mie capacità musicali sono talmente scarse che mi è impossibile anche solo ipotizzare qualcosa anche lontanamente sullo stile di Mark the Hammer: ho deciso quindi di tentare su un campo a me più congeniale, quello dell'informazione.

Il sottogenere di informazione che cercheremo di emulare è quello di un servizio su RAI 3...
Lo scopo del nostro servizio giornalistico sarà quello di suggerire l'idea che Lega e M5S, ovviamente senza menzionarli esplicitamente, ci stiano portando al fascismo.
Uhm... come riuscirci? Qual è la caratteristica comune di M5S e Lega rispetto ai partiti tradizionali? Usano molto le reti sociali e sono detti populisti: benissimo allora il nostro obiettivo sarà quello di affermare che le reti sociali e populismo portano al fascismo...

Per raggiungere questo scopo monteremo opportunamente insieme delle interviste a diversi intellettuali come professori, neuropsicologi, informatici e giornalisti.

Ma il primo passo sarà quello di presentare dei dati irrefutabili, ovvero un paio di statistiche, che diano la credibilità di una dimostrazione matematica a ciò che seguirà. Ne abbiamo due a disposizione: la prima (fonte OCSE) dice che l'Italia ha il 28% di analfabeti funzionali: ovvero persone che sanno leggere ma non sono in grado di capire, e quindi utilizzare, ciò che leggono. La seconda fonte è di IPSOS MORI (se ho ben capito una società di analisi di mercato/ sondaggi) e, secondo la loro statistica, l'Italia ha il grado più alto di percezione errata della realtà a livello mondiale!
I dettagli di queste statistiche, come siano state realizzate o chi le abbia commissionate non è importante: servono solo a spiattellare un paio di numeri al telespettatore.
Che poi con le statistiche si possa dire tutto e il contrario di tutto è irrilevante: qui le presenteremo come dati assolutamente inconfutabili.

Poi si passa alle interviste vere e proprie: useremo una decina di personaggi che si ripartiranno circa 14 minuti di servizio. In questa maniera, grazie allo spazio brevissimo dedicato a ciascuno, ogni loro affermazione sarà decontestualizzata e diventerà più facilmente parte della “storia” che vogliamo raccontare. Cercheremo infatti di concentrarci sulle parole chiave "reti sociali", "populismo", "analfabetismo funzionale" e, ovviamente, "fascismo" per costruire artificialmente pezzo per pezzo l'argomentazione alla quale vogliamo arrivare.

Una complicazione aggiuntiva è data dal fatto che, soprattutto i neuropsicologi, ma anche altri intervistati fanno commenti generici sull'informazione validi anche per i media tradizionali. Ma il nostro scopo è quello di attaccare SOLO le reti sociali, usate da Lega e M5S, e non i canali di propaganda dei partiti tradizionali!
Quindi, quando estrarre frasi casuali dal loro contesto non sia sufficiente, dovrà essere il montaggio a nascondere questo problema: altri intervistati dovranno “completare” opportunamente il ragionamento che vogliamo suggerire al telespettatore.
Sembra complicatissimo ma in realtà non lo è: è vero che così facendo si creeranno un sacco di piccole incongruenze ma tanto il telespettatore non è in grado di concentrarsi troppo a lungo e percepirà principalmente le frasi finali di ogni intervista. Eventuali difficoltà logiche verranno prontamente dimenticate.

Ma facciamo un esempio concreto.
Iniziamo con un'esperta di comunicazione → lei afferma che la ripetizione è un mezzo efficace per suggerire alla popolazione una specifica idea. La percezione della realtà è così deformata (collegamento alla statistica precedentemente mostrata). Verissimo: e allora? Chiudiamo la sua mini intervista con una frase dove afferma che la ripetizione è ancor più efficace quando non si è in grado di interpretare quello che si legge in rete.

Il professore di “Social Media Analysis” → analfabetismo funzionale: 4 italiani su 5 non riconoscono un profilo falso; 3 su 5 non riconoscono una notizia falsa. Le statistiche citate non sono in linea con quelle mostrate precedentemente ma pazienza: tutti sanno che con le statistiche si può dire tutto e il contrario di tutto e, comunque, ormai il telespettatore non ricorderà più esattamente i numeri iniziali...

La professoressa di italiano → i giovani di oggi capiscono meno l'italiano e lo scrivono peggio. Vari esempi. Sono abituati a usare le reti sociali e quindi a esprimersi con testi brevissimi.

Neuropsicologo francese → Noi siamo la nostra memoria; dobbiamo quindi memorizzare quello che leggiamo/ascoltiamo; per farlo dobbiamo dormire bene e la luce blu dei calcolatori, usati a sera, ci fa dormire male; bisognerebbe fare delle pause di riflessione durante la giornata per memorizzare quanto appreso. Tutte cose giuste ma non direttamente attinenti alla nostra argomentazione: non importa ci penseranno le interviste successive a riportarci alle reti sociali!

Giornalista americana → Aveva previsto tutto quando dieci anni fa uscirono i primi smart phone! Le persone abituate a Internet cercano risposte facili: sono abituate a ottenere quello che cercano rapidamente, in linea, e senza sforzo: sparisce quindi l'umiltà di rendersi conto di “non sapere” che è necessaria per imparare.
La superficialità porta a una regressione caratterizzata da aggressività e intolleranza. La cultura della distrazione porta in maniera “abbastanza diretta” al fascismo.

Professore americano → Il cervello sta imparando a saltare da un collegamento all'altro invece di approfondire un concetto. Si ricerca la risposta rapida e immediata.

Neuropsicologo americano → Stiamo diventando creature solo reattive, che non riflettono né approfondiscono. C'è una diffusa diminuzione della razionalità. Preoccupazione per il futuro. Anche ai bambini dovrebbe essere insegnato com'è facile venire manipolati. Non vuole parlare di politica ma, vista l'insistenza, fornisce un'altra statistica: il 50% degli americani crede a Trump anche se il 95% di ciò che dice è falso. La fonte non è riportata ma non importa: è un neuropsicologo quindi è comunque credibile e poi Trump è populista, quindi assimilabile a M5S e Lega...
Conclude spiegando che questo avviene perché la gente crede a quello che legge senza metterlo in discussione.

Ricercatore a Oxford (ed ex-Google) → le nuove tecnologie ci distolgono dai nostri obiettivi; C'è una crisi delle democrazie liberali. Come e perché? Meglio farlo spiegare al prossimo intervistato...

Saggista e sviluppatore Microsoft → Le reti sociali usate politicamente scatenano solo sentimenti negativi; creano un clima di cinismo caratterizzato da rabbia, disillusione e tendenza a incolpare gli altri. Dove arriva FB è un disastro: nei paesi ricchi nascono i populismi; in quelli poveri crescono i conflitti tribali. Si va verso una xenofobia diffusa: in Svezia, Italia, Polonia, Ungheria e USA. Questo perché la tecnologia esalta le emozioni negative su quelle positive.

Oops! Al fascismo accennava solo la giornalista americana: allora prendiamo la parte finale della sua intervista e la riproponiamo qui, subito dopo il commento sull'Italia xenofoba e populista, in maniera che il collegamente fra questi concetti divenga chiaro anche allo spettatore più addormentato!
Di nuovo la giornalista americana → La superficialità porta a una regressione caratterizzata da aggressività e intolleranza. La cultura della distrazione porta in maniera “abbastanza diretta” al fascismo.

Il tutto dovrà essere accompagnato da una musichetta di sottofondo che non distragga ma che crei un minimo di tensione e angoscia...

Ecco quindi che mettendo insieme vari spezzoni di intervista abbiamo realizzato la traballante argomentazione che ci eravamo proposti di raggiungere: l'analfabetismo funzionale confonde gli elettori, non più in grado di capire ciò che leggono, e che divengono quindi facile preda dei populismi xenofobi e razzisti ovvero, in Italia, di M5S e Lega.
E questo ci dà anche il titolo per il nostro servizio: “Verso un nuovo Fascismo. Analfabetismo e propaganda.”
Vi pare eccessivo? Dopotutto i commenti degli scienziati, con l'unica eccezione dell'accenno a Trump, erano neutri? Non importa! Le parole chiave “rete sociali” e “populismo” sono state ripetute più volte e il telespettatore mischierà tutto insieme senza più distinguere fra chi ha detto cosa: soprattutto ricorderà l'opinione personale, ovviamente non motivata, della giornalista sul fascismo e la predica contro FB (che porta xenofobia e populismo) dello sviluppatore Microsoft (ecco forse qui abbiamo sbagliato: era meglio non menzionare che questo tizio, così critico verso FB, lavora per Microsoft!)...
Perché allora abbiamo aggiunto le interviste degli scienziati? Le abbiamo inserite perché danno credibilità scientifica alle illazioni degli intervistati più politicamente schierati: l'autorità della scienza viene quindi usata per dare peso a ipotesi politiche/sociali più o meno arbitrarie e indimostrate...
L'importante è che il telespettatore non si renda conto che quel che è stato detto contro le reti sociali vale anche per i media tradizionali: in particolare anche per i servizi giornalistici! Il telespettatore infatti tenderà a ricordare un concetto su dieci (quando va bene) delle interviste, il titolo del servizio e le battute finali...

Ecco il risultato che abbiamo ottenuto: Verso un nuovo Fascismo. Analfabetismo e propaganda.
Missione compiuta!

Conclusione: a parte gli scherzi mi hanno colpito le analogie che si possono trovare fra musica da quattro soldi e il giornalismo italiano. Avete mai provato a leggere un articolo della BBC? Se lo fate vi accorgerete che sono mediamente dieci volte più lunghi di quelli italiani. L'analfabetismo funzionale si può misurare anche così: dalla qualità dell'informazione...

lunedì 29 ottobre 2018

Cinguettio stonato

Non ho fatto in tempo a scrivere quanto apprezzi il giornalista Veneziani (v. Veneziani e fiorentini) che subito mi ha scritto un cinguettio che non condivido: E’ in atto un’infame campagna per infangare i #carabinieri cavalcando il caso Cucchi. La ricerca della verità è sacrosanta, ma è onesto ricordare i ruoli: da una parte uno spacciatore di droga e dall’altro un’arma che rischiando ogni giorno combatte ogni tipo di delinquenza.

Condivido il primo periodo e l'inizio del secondo ma da “... è onesto ricordare i ruoli...” in poi sono in totale disaccordo.
Quale fosse il ruolo di “Cucchi” è totalmente irrilevante!
Cucchi avrebbe potuto essere una spacciatore, piromane, pedofilo, uxoricida, populista (!), assassino e terrorista ma una volta arrestato dalla polizia non avrebbe comunque dovuto essere sfiorato con un dito.
Poi è chiaro che le responsabilità nella vicenda sono dei singoli carabinieri e non dell'intera Arma (anche se il coinvolgimento di alti ufficiali fa pensare a una pessima e diffusa pratica di protezione dei propri membri indipendentemente dalle situazioni)...

Conclusione: il suggerire una moralità con cui giudicare le vicende basata sui “ruoli” degli interessati, come “spacciatore” e “avversario della delinquenza”, è semplicemente insostenibile, infondata e pretestuosa.

111 - 29/10/2018
Mini aggiornamento sull'Epitome:
1. ho iniziato una rilettura generale (quindi la prossima versione dovrebbe essere la 1.1.1) soprattutto per stabilire cosa inserire nella 1.2.0: per adesso sto facendo molte più correzioni del previsto (anche se gli errori veri e propri erano pochi) e sono appena al capitolo 2.4...
2. probabilmente già nella 1.1.1 inserirò il progetto parallelo di cui avevo accennato: per i dettagli rimando a quando avrò la sicurezza di includerlo o no.

In cima alla collina - 29/10/2018
Ah! Ho finito di vedere la serie “Hill house”: alcune puntate sono state davvero molto belle, solo l'ultima mi ha deluso.
Non è stata la sagra del truculento, come temevo inizialmente, ma è stata invece un po' scialba con tutto ormai chiaro e definito: nel complesso comunque una bella serie con alcuni ottimi attori...

30-X-2018 - 31/10/2018
Occhio gentile, cuore sincero,
oggi ci fai piangere.
Il tuo riso giocoso ormai è spento
ma, per chi saprà ascoltarlo,
nelle serene valli dei ricordi,
fra le profonde montagne dell'amore,
il suo eco, sempre, risuonerà forte.
Ti saluto con un sorriso e molte lacrime.

L'Europa dei potenti - 2/11/2018
Stranamente articolo dell'Espresso: Jean-Claude Juncker killer d'Europa di Paolo Biondani e Leo Sisti da Espresso.Repubblica.it

Che qualcuno, anche a sinistra, cominci a capire che l'Europa osannata dai media non è quella con cui abbiamo effettivamente a che fare? Ovvero un'Europa tutta a favore dei poteri forti e, tendenzialmente, contro i cittadini e i governi che tentano di proteggerli?

sabato 27 ottobre 2018

Scuola e struzzi

I problemi della scuola mi interessano e mi stanno a cuore, probabilmente più che alla media delle persone, perché mio padre, mia mamma (per un certo periodo!) e diversi zii (e attualmente una cugina) sono stati insegnanti.
La mia sensazione è che il livello dell'educazione scolastica, a causa di molti fattori, si sia progressivamente abbassata.
Il problema principale, è bene chiarirlo, subito: a mio avviso è la mancanza di investimenti: nelle strutture (edifici scolastici inadeguati quando magari non pericolanti), nelle persone (professori non motivati e, sostanzialmente, abbandonati alla se stessi) e nei mezzi (calcolatori, aule specializzate).
Recentemente il livello scolastico è stato ulteriormente abbassato con la riforma della “buona scuola” che, mischiando in maniera casuale “lavoro” e scuola, ne complica lo svolgimento del programma aggiungendovi ben poco (*1).

Comunque, un altro elemento che supponevo potesse incidere sulla qualità dell'insegnamento scolastico, era la percentuale di studenti provenienti da famiglie di immigrati magari non cresciuti in Italia e, quindi, con ovvi problemi di lingua.

Per questo, quando ho visto il titolo Classi miste, i bambini stranieri non rallentano i nostri figli. Li arricchiscono. di Speaker's Corner sul IlFattoQuotidiano.it, sono corso a leggerlo.

Vi assicuro che non ero per nulla prevenuto e mi aspettavo semplicemente che venissero riportati degli studi, certo non svolti in Italia ma, ad esempio, in Svezia o Finlandia, che spiegassero con argomenti solidi, magari basati sulla comparizione statistica degli esami di fine anno, che la compagnia di studenti stranieri fosse effettivamente un valore aggiunto.

Sfortunatamente l'articolo si limita a ripetere come se fosse un fatto provato la semplice speranza del suo autore già espressa nel titolo: il tutto sostenuto con zero argomenti ma solo belle parole...

A mio avviso un buon punto di partenza sarebbe stato intervistare, magari con l'aiuto di un questionario fisso, i professori di più scuole. Questo sarebbe stato il minimo per farsi un'idea della situazione attuale: ancora meglio basarsi su più città dal nord al sud d'Italia e chiedere anche l'opinione degli studenti, esaminare i risultati degli esami, magari interpellare qualche psicologo o esperto dell'apprendimento...
Ecco in questa maniera si sarebbe potuta avere una fotografia significativa della situazione e, quindi, agire di conseguenza per migliorarla nel caso ce ne fosse bisogno.

Ovviamente anch'io non ho fatto nessuna ricerca e mi baso solo sulla mia ormai lontana esperienza personale e qualche aneddoto di mio padre.
Al liceo (anni '80) avevamo solo un compagno straniero: un ragazzino iraniano reduce di guerra (contro l'Irak) che aveva ottenuto un permesso di studio e viveva ospitato dai suoi zii. Inutile dire che divenne mio amico, cosa che non giovò certo alla sua popolarità, e a fine anno venne bocciato.
I professori lo trattavano come gli altri e di conseguenza le carenze nella lingua nel corso dell'anno gli furono fatali (*2).

Anche i ricordi di mio padre non sono di particolare aiuto essendo egli andato in pensione ormai una ventina d'anni fa. All'epoca il fenomeno doveva essere molto meno significativo di adesso...
Ricordo però quale fosse il suo comportamento con gli studenti con disabilità mentali: gli ignorava completamente e gli faceva fare quello che volevano purché stessero in silenzio.
La sua argomentazione era questa: “O porto avanti il programma (matematica) della classe oppure insegno qualcosa a lui (il ragazzo/a disabile) ma non posso fare entrambe le cose”.
Magari insegnanti migliori di mio padre sarebbero riusciti a portare avanti il programma e, contemporaneamente, insegnare qualcosa anche a chi aveva capacità minori di apprendimento: mio padre, per quanto amatissimo dagli studenti, non aveva molta empatia...
Comunque la sua argomentazione era logica e, temo, applicabile anche agli studenti che, per altri motivi, hanno comunque delle difficoltà aggiuntive nell'apprendimento. Alla fine il problema si traduce nel fatto che senza mezzi, persone, strutture e in generale risorse i problemi difficilmente si risolvono: si arriverà sempre a dover fare delle scelte che, inevitabilmente, influenzeranno la qualità finale dell'insegnamento.

Per l'autore dell'articolo citato il problema invece non si pone: semplicemente gli studenti usciranno dalla scuola sapendo un po' meno grammatica (e io aggiungo: matematica, italiano, storia, etc...) ma con un quid in più non meglio specificato.

Ma perché mi irrita tanto tale articolo?
Mi irrita, lo capisco adesso, perché dietro l'egida di un buonismo privo di argomenti si limita a nascondere la testa sotto la sabbia. E questo atteggiamento non fa bene a nessuno: né alla scuola, né agli insegnanti né agli studenti di origine straniera e non.

Se non si riconosce l'esistenza di un problema infatti non lo si può risolvere.
In questo caso, una volta verificatane l'esistenza, la soluzione sarebbe anche relativamente semplice: istituire dei corsi di recupero pomeridiani (*3) NON riservati ai ragazzini di origine straniere ma a tutti coloro che hanno carenze in qualche materia. Ovviamente per farlo non ci si potrebbe affidare alla semplice buona volontà degli insegnanti ma occorrerebbero risorse (soldi per personale, strumenti e strutture). Il risultato però sarebbe una scuola migliore che formerebbe ugualmente bene tutti gli studenti garantendo anche a quelli di origine straniera di inserirsi e integrarsi più facilmente nel mondo del lavoro e quindi nella società.

La mia è solo la prima idea che mi è passata per la mente e sono sicuro che ci potrebbe essere tutto un ventaglio di proposte migliori di questa...
Quello di cui però sono sicuro è che nascondere la testa nella sabbia, dire cioè che tutto va bene e che anzi è meglio così, non aiuta a risolvere il problema ma lo rende cronico.

Conclusione: vabbè, sentirò l'opinione della mia cugina insegnante...

Nota (*1): in qualche caso si possano avere delle esperienze effettivamente formative ma, molto più spesso, servono a ben poco. Vedi anche La falsa medaglia.
Nota (*2): anche in questo non gli fui molto di aiuto: non aprendo libro non potevamo studiare insieme!
Nota (*3): o magari la domenica, o la sera o l'estate...

venerdì 26 ottobre 2018

Poesia FB

Il pomeriggio montano
Un raggio di luce
La cameretta della Sapienza

Associazione di idee - 26/10/2018
Un'amica mi ha citato un aforisma di Nietzsche che non conoscevo:
«Bisogna aver ancora un caos in sé per poter generare una stella danzante.»

A me però, senza cercare di voler essere spiritoso, mi è venuta in mente una buffa associazione di idee: la frase (tratta da Così parlò Zarathustra) mi ha infatti suggerito una possibile pubblicità per una nota marca di alimentari:
«Solo grazie al miglior cacaos è possibile creare il Pan di Stelle Danzanti!
Mugnaio Bianco – Balilla»

Che dire: bisogna avere una bella quantità di grullaggine in sé per poter generare (e senza sforzo) questo tipo di idee strambe!

Scommenti - 27/10/2018
A volte mi lamento un po' a denti stretti di ricevere pochi, pochissimi commenti, ai miei pezzi.
È un po' frustrante perché talvolta mi piacerebbe avere altre opinioni su alcuni argomenti e comunque, in generale, mi sarebbero di incoraggiamento.
Però, riflettevo stanotte, il non ricevere commenti ha anche un pregio: non vengo influenzato!
Se abitualmente dei lettori lasciassero la loro opinione su quanto scrivo allora io, magari anche inconsciamente, rischierei di volerne ricercare l'approvazione col rischio magari di deformare, filtrare ed epurare le mie idee.
Non so: in realtà sono abbastanza testardo e non è facile influenzarmi quando credo che qualcosa sia giusto anche se, contemporaneamente, sono molto aperto a nuove idee soprattutto dove percepisco i limiti delle mie...

Conclusione: beh, banalmente ricevere molti commenti non avrebbe aspetti solo positivi.

Impresa - 29/10/2018
Entro qualche giorno dovrò effettuare un'operazione piuttosto sgradevole: reinstallare un nuovo sistema operativo sul mio calcolatore...
Oramai il mio Linux Mint 17.3 è arrivato a fine vita e, credo, già dall'inizio del 2019 non sarà più supportato: ma da qualche giorno vedo già dei “repository” che danno errori strani (io credo che sia tutto legato alla fine vita della mia distribuzione) inoltre già quando feci il passaggio da 17.1 a 17.3 ebbi qualche noia (in particolare non mi era più riuscito a far funzionare la scheda video per bene).
Insomma è qualcosa che avrei comunque da fare a breve e quindi tanto vale farlo adesso...

Che poi l'installazione in sé non è un problema: quello che mi impensierisce è sono i miei programmini, da quelli musicali (ad esempio per Guitar Pro devo ritrovare parola chiave, mi sembra ci sia una sorta di registrazione... bo, un casino!) ai classici LibreOffice (dove ho il problema di capire come salvare le mie personalizzazioni come macro, stili, vocabolari personalizzati)...

Informatico a Dublino - 29/10/2018
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

Segnalo anche questo articolo: Informatico a Dublino. “In Italia ero sfruttato e stressato dai clienti, qui mi pagano bene. Ma casa mia resta la Sicilia” di Paolo Frosina da IlFattoQuotidiano.it
L'analisi che fa l'informatico del mondo del lavoro in Italia mi sembra perfetta: mi pare che anch'io la descrissi più o meno nella stessa maniera.

Volevo solo aggiungere che la conseguenza dello sfruttamento miope degli informatici è che in Italia, nonostante ci fosse potenzialmente una mano d'opera eccezionalmente preparata, non abbiamo grandi aziende informatiche in grado di competere con i loro prodotti sul campo globale. Un'opportunità di sviluppo gigantesca persa dall'Italia...

Comunque ho ritrovato il pezzo dove avevo già scritto del problema: Generali e soldatini (*1)...

Nota (*1): Aggiungo solo poche riflessioni:
1. all'origine del problema credo ci sia stato l'imporre il contratto dei metalmeccanici agli informatici con le ovvie conseguenze retributive.
2. adesso è difficile cambiare a causa dell'effetto di omogeneizzazione ([E] 5.10): se un'azienda decidesse di pagare bene i propri dipendenti rischierebbe di andare fuori mercato perché anche i clienti italiani non sono abituati a pagare per la qualità.
3. comunque l'opportunità per avere una multinazionale italiana in questo settore è andata persa perché adesso i colossi del settore ci sono già: avrebbe dovuto svilupparsi negli anni '80-'90 del secolo scorso.

mercoledì 24 ottobre 2018

Cinque settimane e mezzo

Finito Esopo, adesso in bagno sto leggendo Cinque settimane in pallone di Jules Verne, RBA Italia S.r.l., 2018: un'edizione acquistata dal giornalaio, molto molto bella, e al cui fascino non ho saputo resistere.

Ora che sto “studiando” i dati identificativi del libro noto che è stato stampato in Spagna e che manca l'indicazione del traduttore. Da quel che ho letto deve trattarsi di una vecchia traduzione (di ottima qualità) visto che per le misure di distanze ci sono delle note che indicano l'equivalente in “leghe”!
Stona quindi la solita nota sui diritti riservati che sottolinea come nessuna parte di “questa pubblicazione” possa essere riprodotta: ovviamente il mio ragionamento vale nel caso che la traduzione, come sospetto, sia di oltre 75 anni fa. È poi vero che il libro contiene delle riproduzioni di litografie “originali” ma anche per esse, proprio a causa della loro originalità, dovrebbe essere scaduto il diritto d'autore, no?

Vabbè, nel dubbio pescherò dal solito Progetto Gutenberg...

Non conoscevo Verne (o, più probabilmente, non lo ricordavo visto che da piccolo leggevo abbastanza) ma mi ha colpito l'approccio scientifico: per una volta ho consultato Wikipedia prima di scrivere questo pezzo e vi ho trovato conferma di questa sua caratteristica comune a molti altri suoi romanzi.
Per farvi capire c'è tutto un capitolo in cui viene minuziosamente spiegato come funzionerà il pallone aerostatico del romanzo: viene spiegato come sarà ottenuto il carburante (ossigeno e idrogeno), come l'idrogeno contenuto nel pallone vero e proprio, etc...
Anche la descrizione dell'Africa (i protagonisti vogliono infatti attraversarla in pallone all'altezza dell'equatore sfruttando gli alisei) è molto accurata anche se, in questo caso, le nozioni geografiche ivi descritte incontrano il mio totale disinteresse...

Nel complesso il libro si legge benissimo e non suona antico o superato: nel XIV capitolo però...

Nel XIV capitolo è descritta la prima tappa a terra del romanzo dove due dei protagonisti si avventurano a caccia mente il terzo rimane di guardia al pallone che fluttua sopra un sicomoro al quale è ancorato.
I due cacciatori incontrano una rarissima antilope azzurra e, pieni di entusiasmo per la sua rarità... le sparano! Non contenti vorrebbero anche scuoiarla per tenersi la pelliccia ma un colpo di fucile in lontananza li richiama al pallone.
Insomma, questo incontro con l'antilope, non è in uno spirito molto moderno: manca completamente la preoccupazione per la possibile estinzione dell'animale nonostante ci sia la consapevolezza della sua rarità...
Penso che l'animale in questione fosse questo: Bluebuck, oggi estinto. A dire il vero, secondo Wikipedia, tale animale si estinse già all'inizio del XIX secolo e quindi almeno 50 anni prima delle vicende del romanzo (pubblicato nel 1863); oltretutto si trovava nell'attuale Sudafrica e non all'altezza dell'equatore...

Comunque ancora più “impressionanti” per il gusto moderno sono un paio di battute nello stesso capitolo.
Ritornati di corsa al pallone i due protagonisti lo vedono circondato in lontananza da neri urlanti ed esagitati. Eccone la descrizione tratta dalla versione inglese del romanza trovata sul Progetto Gutenberg:
«“Good God!” suddenly exclaimed Joe.
“What do you see?”
“Down there! look! a crowd of blacks surrounding the balloon!”
And, in fact, there, two miles from where they were, they saw some thirty wild natives close together, yelling, gesticulating, and cutting all kinds of antics at the foot of the sycamore. Some, climbing into the tree itself, were making their way to the topmost branches. The danger seemed pressing.
“My master is lost!” cried Joe.
“Come! a little more coolness, Joe, and let us see how we stand. We hold the lives of four of those villains in our hands. Forward, then!”
They had made a mile with headlong speed, when another report was heard from the car. The shot had, evidently, told upon a huge black demon, who had been hoisting himself up by the anchor-rope. A lifeless body fell from bough to bough, and hung about twenty feet from the ground, its arms and legs swaying to and fro in the air.
“Ha!” said Joe, halting, “what does that fellow hold by?”
“No matter what!” said Kennedy; “let us run! let us run!”
“Ah! Mr. Kennedy,” said Joe, again, in a roar of laughter, “by his tail! by his tail! it’s an ape! They’re all apes!”
»

Traduco:
«“Buon dio!” esclamò improvvisamente Joe.
“Cosa hai visto?”
“Laggiù! Guarda! Una folla di neri sta circondando il pallone!”
E infatti là, a due miglia da dove erano, videro una folla di circa trenta indigeni selvaggi che urlavano, gesticolavano e compivano ogni sorta di bizzarria alla base del sicomoro. Alcuni, arrampicandosi sull'albero, stavano raggiungendo i rami più alti. Il pericolo sembrava incombente.
“Il padrone è perduto!” urlò Joe.
“Vieni! Mantieni la calma, Joe, e cerchiamo di capire meglio la situazione. Teniamo la vita di quattro di quei malvagi nelle nostre mani. Avanti adesso!”
Avevano percorso un miglio alla massima velocità quando udirono un altro sparo proveniente dal pallone. Il colpo aveva evidentemente colpito un gigantesco demone nero che si stava arrampicando lungo la fune dell'ancora. Il corpo senza vita cadde di ramo in ramo fino a fermarsi, a circa venti piedi dal suolo, con le braccia e le gambe che penzolavano nell'aria.
“Ah!” disse Joe fermandosi “Ma con cosa è trattenuto quel tizio?”
“Non importa!” disse Kennedy: “Corriamo! Corriamo!”
“Ah! Sig. Kennedy,” disse di nuovo Joe scoppiando a ridere “per la coda! Per la coda! È uno scimmione! Sono tutti scimmioni!”

Vabbè, e già qui, confondere dei neri con degli scimmioni (descritti poi come dei babbuini giganti), sebbene a qualche chilometro di distanza, sembra per lo meno strano.
Ma qualche periodo successivo la dose è rincarata!

«“We thought you were surrounded by natives.”
“Well, fortunately, they were only apes,” said the doctor.
“At a distance there’s no great difference,” remarked Kennedy.
“Nor close at hand, either,” added Joe.
»
Traduco:
«“Pensavamo che tu fossi circondato da indigeni.”
“Beh, fortunatamente, erano solo scimmioni” disse il dottore.
“A distanza non c'è grande differenza” sottolineò Kennedy.
“E neppure da vicino” aggiunse Joe.»

Credo che l'intero episodio mirasse a raggiungere questa battuta, che evidentemente, era pensata per far sorridere il lettore ma che oggi sembra piuttosto di cattivo gusto e di sapore razzista.

Suppongo che nel prosieguo ci saranno altri incontri con le popolazioni indigeni e che, anche in quei casi, non mancherà di evidenziarsi la visione europea dell'Africa del XIX secolo...

Conclusione: al momento sono al 16° capitolo e trovo la lettura molto piacevole: mi aspetto però qualche colpo di scena interessante nel viaggio!

lunedì 22 ottobre 2018

Latti

Dopo aver vissuto per qualche anno in Olanda il latte italiano non mi piace più: è semplicemente un liquido bianco e insapore, mentre quello olandese era tutta un'altra cosa (*1) molto più saporito, profumato e di una consistenza relativamente più densa: bere un bicchiere di latte aveva senso e non c'era bisogno di aggiungervi altro per dargli gusto!

Per questo motivo, considerando tutto il latte acquistabile in Italia ugualmente insapore, non mi sono mai preoccupato di prendere quello di qualità un po' migliore.
Ultimamente vado a fare la spesa a un supermercato (*2) economico e, ovviamente, compravo lì anche il latte.

Già un amico questa estate mi aveva avvisato di essersi trovato male con il loro prodotto ma io l'avevo ignorato pensando, come al solito, “tanto tutto il latte in Italia è tutto ugualmente scadente”...
L'altra settimana però, il latte di una confezione appena aperta (ben conservato e non scaduto), mi ha dato mal di stomaco: Bisba, che di solito lo beve avidamente, più furba di me non lo aveva neppure assaggiato lasciandolo tutto nel suo piattino: aveva infatti un odore dolciastro chimico estremamente fastidioso. Era successo altre volte (Bisba in quei casi non lo beveva) ma non mi aveva mai dato così fastidio...

Non ho idea di cosa ci buttino dentro (ipotizzo sostanze chimiche per ritardarne e/o nasconderne il degrado) e resto dell'idea che il latte italiano sia scadente ma questo (comunque prodotto fuori dall'Italia, mi sembra in Francia) deve essere addirittura tossico o quasi...

Ormai bisogna entrare nell'ordine delle idee che quello che si acquista al supermercato non è assolutamente detto che sia sano e sicuro: la ricerca del profitto a tutti i costi spinge alla vendita di prodotti scadenti quando non dubbi e, io temo, pericolosi. Ovviamente i controlli per tutelare la salute pubblica devono essere assenti o quasi (*3) e solo in casi gravissimi, quando qualcuno finisce all'ospedale o peggio, ecco che si interviene...

Stufo di rischiare di avvelenarmi (perché chissà qual è poi l'effetto nel lungo termine sull'organismo di questi prodotti) ho quindi deciso di comprare il latte (italiano e non di marche strane, probabilmente importate) alla Coop: costa quasi il triplo ma almeno è bevibile!

Conclusione: leggevo proprio oggi che 300.000 italiani (di cui 100.000 con meno di 14 anni) hanno gravi forme di asma. Ma perché non si fanno studi seri sulle cause? Secondo me il motivo è che studi seri metterebbero in evidenza il collegamento con i prodotti (di scarsa qualità) che però sono ormai divenuti indispensabili e insostituibili nel sistema economico globale (v. anche Cartello di segnalazione pericolo). Si preferisce quindi avvelenarsi lentamente piuttosto che cercare di scoprire cosa ci faccia male: e questo a causa degli interessi economici in gioco.

Nota (*1): e infatti mi ci volle un bel po' per abituarmi a digerirlo!
Nota (*2): non voglio farne il nome perché voglio essere libero di scrivere quello che penso del loro latte e allora...
Nota (*3): se qualcosa arriva in Italia dall'€U si dà per scontato che i controlli sulla qualità del prodotto siano già stati fatti: il risultato è l'assenza di controlli. Grazie €U!

venerdì 19 ottobre 2018

Aggiornamento su Nietzsche

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

Come deciso (v. corto che non ricordo o forse un “Varie qualcosa”) sto alternando la lettura di Al di là del bene e del male (di Friedrich Nietzsche, Grandi Tascabili Economici Newton, 1991, trad. Silvia BortoliCappelletto) al sesto volume di Harry Potter.
Prevedibilmente il rapporto è tutto a favore dello studente di Hogwarts ma comunque ho letto anche un paio di capitoli di Nietzsche...

La sensazione di comprensioni facile e spontanea del testo (v. Al di là di Nietzsche) è però sparita: più che della complessità delle idee del filosofo temo che la colpa sia della traduzione. Non deve essere facile tradurre i testi di filosofia e, come ho già scritto, ho la sensazione che siano un po' come la poesia, che ci sia cioè un fondo di intraducibilità, di multiple sfumature di significato che passando da una lingua all'altra inevitabilmente si perdono.
Ora che ci penso anche Nietzsche scrive qualcosa di questo genere: trovato! Uhm.. è un passaggio un po' troppo lungo ma in pratica Nietzsche scrive che la filosofia dipende dalla grammatica della lingua in cui è espressa. Va da sé che passando a un'altra lingua alcuni concetti divengano difficili da esprimere.
Io poi ricordavo anche un passaggio riguardo proprio il ritmo delle diverse lingue ma non devo averlo evidenziato. Ah no! Ecco: «Ma quando mai la lingua tedesca fu in grado, sia pure nella prosa di un Lessing, di imitare il ritmo di Machiavelli...» e poi «Chi infine potrebbe osare persino una traduzione tedesca di Petronio...». E ovviamente deve valere anche il viceversa: ovvero la traduzione di un'opera tedesca di filosofia in italiano è irta d'ostacoli...

Ma non volevo scrivere di lingue e traduzioni! Piuttosto mi ha colpito un aspetto della visione di Nieztsche del cristianesimo, anzi della religione in generale.
Come probabilmente sapete Nietzsche non fu molto credente: celebre è la sua affermazione Dio è morto. In genere non mi è parso particolarmente ostile al cristianesimo: lo vede come un fenomeno ormai superato che comunque ebbe dei pregi seppur accompagnati da molti difetti.
Per Nietzsche l'Uomo moderno farà a meno della religione e accetterà il pessimismo della vita come inevitabile: anzi sarà moralmente sbagliato autoingannarsi cercando un'inesistente felicità.
Ho scritto “Uomo” con la maiuscola perché Nietzsche, come me, è consapevole dei molti limiti umani (che lui, a mio avviso erroneamente (*1), considera un'eredità malsana del cristianesimo) e quando parla dell'uomo spesso intende l'esemplare ideale, il pensatore del futuro, che però nel mondo attuale non esiste o è l'eccezione.
Volendo completare questa micropanoramica ci sarebbe anche da aggiungere la visione di Nietzsche della scienza: anche quest'ultima ha dei grandi limiti e gli scienziati sono a loro volta ciechi. Non ricordo passaggi particolarmente espliciti e la seguente è più una mia sensazione del pensiero del filosofo: mi pare che Nietzsche consideri la scienza un utile strumento ma che non ne condivida la mistica, il considerarla come la risposta definitiva a tutte le domande; ho la sensazione che Nientzsche intuisca che la scienza si sovrapponga alla religione e questo quindi, coerentemente, lo considera un limite. Ovviamente per un'analisi corretta del rapporto fra scienza e religione (evidentemente intuito da Nietzsche) rimando al capitolo 8 della mia Epitome...

Comunque nel passaggio interessante di cui volevo scrivere (per chi è interessato è il capitoletto 61) Nietzsche riassume così la funzione della religione: per i potenti essa è uno strumento; per le classi intermedie è un utile incentivo a migliorarsi per elevarsi socialmente; per i deboli è invece la consolazione che permette loro di sopportare la propria condizione.
La visione di Nietzsche mi ha ricordato quella del Donini che, suppongo, deve fondarsi sulla concezione post-illuministica della religione: infatti per entrambi la religione è uno strumento; Nietzsche le attribuisce poi funzioni diverse in base alle classi sociali.
Ovviamente questa concezione ha molti paralleli con la mia teoria (v. Epitome): i potenti di Nietzsche corrispondono ai miei parapoteri e, come tali, per la legge del confronto ([E] 5.8) cooperano facilmente con la religione ottenendone vari vantaggi. La religione poi, grazie alla potenza dei suoi protomiti e alla propria autorità morale, fornisce gli equimiti che contribuiscono sostanzialmente alla tenuta della società (*2).
Allora, non senza soddisfazione (*3), ho aggiunto la seguente glossa a tale passaggio: «La mia visione religione come parapotere indipendente è superiore».
Infatti la mia obiezione a Nietzsche e al Donini (v. Ready Donini One e Riflessioni smarxiste) è proprio questa: considerare la religione solo come uno strumento è errato in quanto essa è, a tutti gli effetti, un parapotere come gli altri (nel senso che seguirà le leggi del potere; v. [E] 5). Questo significa che quando, ad esempio, il potere politico “usa” la religione a proprio vantaggio deve comunque concedere al parapotere religioso qualcosa in cambio. In secondo luogo (vedi Epitome per esempi concreti) la religione, in quanto non semplice strumento ma parapotere, teoricamente può finire per lottare e opporsi al parapotere politico quando i loro interessi divergono: uno strumento invece non si ribella perché non ha volontà propria!

Poi però ho letto la pagina successiva e ho dovuto aggiungere alla mia annotazione la seguente frase «←Vedi * pag. dopo »...
Infatti il capitoletto 62 inizia nel modo seguente: «Indubbiamente, infine, per fare anche il riscontro negativo [invece degli aspetti utili] e mettere in luce la loro [delle religioni] sinistra pericolosità, bisogna dire che si paga sempre a caro prezzo e in modo terribile il fatto che le religioni non siano strumenti di educazione e di evoluzione nelle mani dei filosofi, ma governino da sole e con poteri sovrani, e che vogliano essere il fine ultimo e non strumenti accanto ad altri strumenti.»
È quindi ovvio che la visione di Nietzsche è molto simile alla mia: ciò che gli manca è, evidentemente, la lettura della mia Epitome!
Solo nella mia teoria infatti il rapporto della religione con gli altri parapoteri è integrato perfettamente con la visione della società e non è ridotta a un caso speciale così come fa Nietzsche: che infatti da una parte la vede come strumento e dall'altra come potere autonomo.
Per me, semplicemente, la religione è un parapotere e, come tale, segue le leggi del potere (le cui prime due leggi, quella della conservazione e quella della crescita ([E] 5.1 e 5.2), coincidono in pratica nel voler essere il “fine ultimo” di se stessi).

A proposito delle mie “leggi del potere” (e in particolare delle prime due: quelle della crescita e della conservazione) mi chiedo se la “volontà di potenza” a cui Nietzsche accenna qua e là non possa esserne l'intuizione. La mia sensazione è che sia così ma non posso esserne sicuro perché per adesso vi ho trovato solo poco più che allusioni...

Conclusione: ne ho due per la verità...
1. è incredibile quanto il contenuto di alcuni libri sia superiore a quello di altri: cioè 700 pagine di Harry Potter mi danno quanto una pagina di Nietzsche!
2. secondo me Nietzsche sarebbe stato un serpeverde...

Nota (*1): per me i limiti dell'uomo sono innati e inevitabili: l'unica maniera per “aggirarli” è quella di esserne consapevoli e, con grande fatica, studiare delle strategie che ne minimizzino i problemi a essi connessi: vedi la mia Epitome.
Nota (*2): volendo, ciò che è presente nella teoria di Nietzsche ma non nella mia, è la particolare funzione che la religione avrebbe per le classi medie. Fondamentalmente credo che il fenomeno sia reale ma che non abbia un particolare impatto: anch'io ho scritto nell'Epitome di come la società vada a conformarsi agli epomiti dominanti e, mi pare, il fenomeno descritto da Nietzsche è solo un caso particolare di questa tendenza generale.
Nota (*3): dovete immaginarvi che per me tale nota equivaleva più o meno a un “Sono più avanti di Nietzsche”!

giovedì 18 ottobre 2018

Morale e medicinali

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

Stamani mi sono svegliato con un'idea ben chiara in mente: in effetti essa è già presente, almeno in seme, nella mia Epitome ma non mi pare di averla ben esplicitata: sicuramente lo farò in una prossima versione...

Il capitolo 14 è molto ambizioso e, tenendo conto delle debolezze e dei limiti della società attuale, propone delle linee guida per una nuova ideologia che dovrebbe portare a un mondo più giusto e con meno squilibri abnormi di ricchezza.
Volutamente la sua struttura è molto rozza e, principalmente, consiste di una lunga lista divisa in diverse categorie: l'idea è infatti quella di continuare a lungo ad aggiornarla e, solo quando avrà raggiunto una certa stabilità, dargli una forma migliore.

Stanotte mi sono reso conto di alcuni importanti fattori che devono essere considerati e integrati in tale capitolo.
Uno dei problemi di fondo di questo inizio millennio è che si sta sviluppando una morale globale (nel senso di condivisa in tutto il mondo) che innalza il profitto a massimo ideale e unico principio guida (dopotutto questa è la morale dei parapoteri economici globali che stanno diventando egemoni). Questa logica, comprensibile per un'azienda, si sta diffondendo in ogni settore della società e viene rilanciata continuamente anche dai media (come pure da una parte della scuola e degli intellettuali) che si affrettano a giustificarla sempre e comunque.
Affermare “così ci si rimette” o addirittura “così ci si guadagna poco” equivale a dire “non si può fare” perché, come detto, il profitto è divenuto l'unica bussola morale che indica la direzione da seguire.
Anche la politica ha fatto suo questo principio basato sul mero interesse economico da anteporre a tutto e tutti, sempre e comunque: questo è infatti all'origine del tradimento dei partiti tradizionali nei confronti della popolazione che dovrebbero rappresentare e del loro paese: il piegarsi a logiche economiche che favoriscono poteri economici globali a scapito, ovviamente, della stragrande maggioranza della popolazione.
È probabilmente proprio su questo aspetto che si capirà quanto un populismo ([E] 12.4) sia reale o apparente: ovvero quando si troverà a dover scegliere fra il favorire il profitto di pochi oppure tutelare l'interesse della maggioranza. Ovvero nella capacità di dire “no” a un'azienda che cerca di lucrare su qualcosa giustificando il divieto con un “perché è sbagliato, non è giusto: è contrario a valori e principi più alti”.
Ovviamente, seppur forse in buona fede, da noi e nel resto del mondo i populismi procedono a spanne, senza cioè una chiara idea di quale siano i veri problemi di fondo.
Il “sovranismo” sta ottenendo successo perché, in prima approssimazione, antepone alla logica del profitto (di pochi) il principio del bene supremo dei propri cittadini, Ma si tratta di un'approssimazione, di una semplificazione (“distorsione” per l'esattezza: v. [E] 2.2) che in parte aiuta ma in parte acceca e fuorvia: fa perdere, ad esempio, la comprensione del fenomeno dell'immigrazione, che viene vista dalla ristretta prospettiva della nazione “invasa”, senza comprendere pienamente che anche gli immigrati sono a loro volta vittime di questo nuovo sistema di valori morali globali incentrati sulla logica del profitto, e che è questa che li spinge a muoversi per abbandonare uno sfruttamento e trovarne (e favorirne) un altro ([E] 19).

L'idea che avevo in mente oggi era in realtà molto più semplice e limitata ma questa lunga premessa era necessaria per poterla inquadrare correttamente.
Tenendo infatti conto della malsana morale sullodata, la mia nuova ideologia deve prevedere anche i seguenti aspetti:
1. Al fianco della ricerca privata dovrà esistere una ricerca pubblica anche in quei settori dai quali è tradizionalmente esclusa: ad esempio in campo farmaceutico. Lasciare a privati il ruolo di inventare nuovi farmaci dà loro troppo potere del quale, inevitabilmente, abuseranno per trarne profitto (ovviamente a scapito della collettività). Avere una ricerca pubblica (magari internazionale) con risorse adeguate e comparabili a quelle di una multinazionale privata non potrà che portare a enormi benefici per la comunità perché farmaci su cui non gravi il ricarico di costi che vi impone il privato equivalgono nel lungo periodo a maggiore salute per tutti e quindi a maggiore libertà e giustizia.
2a. Riforma del Copyright: per prodotti essenziali non può essere altrettanto forte che per prodotti ludici e superflui.
2b. Ad esempio le aziende farmaceutiche dovrebbero avere l'esclusiva per la produzione di un nuovo prodotto solo fino a quando non ne avranno coperto i costi di ricerca e sviluppo (ovviamente tutto andrà monitorato per evitare abusi).

L'obiezione sarà che, soprattutto i punti 2a e 2b, non sono realizzabili perché così alle aziende farmaceutiche “non converrebbe” più investire nella ricerca.
Questo modo di ragionare è proprio il frutto (marcio) della mentalità formata su una morale basata sul profitto.
Cosa pensate che accadrebbe se in un mondo ideale i punti 2a e 2b fossero realmente accettati e condivisi da ogni nazione?
Alle aziende farmaceutiche converrebbe comunque fare ricerca (tanto ne riprenderebbero i costi) perché si avvantaggerebbero sui propri concorrenti. Ma anche se la ricerca privata, per assurdo, si bloccasse completamente sarebbe davvero peggio di un mondo dove solo pochi possono permettersi di curarsi? Io non credo...
Penso anche che in breve tempo delle organizzazioni senza scopo di lucro nascerebbero spontaneamente e permetterebbero agli scienziati di continuare il proprio lavoro di ricerca i cui frutti però non andrebbero a beneficio di pochi (le case farmaceutiche) ma dell'intera umanità.

In questo caso ho fatto l'esempio di una ricerca pubblica nel campo del settore farmaceutiche perché qui è più evidente la discrepanza fra l'interesse di pochi e quello di molti: è ovvio però che tale modello potrebbe e dovrebbe essere replicato anche in altri ambiti ovviamente modulando il punto 2a in base “all'indispensabilità” per l'umanità del prodotto ricercato.

Conclusione: ovviamente tutte queste idee, opportunamente riviste e corrette, verranno integrate in una nuova versione della mia Epitome...

mercoledì 17 ottobre 2018

Altre nuove "Antiche favole di Esopo"

In questi giorni mi sono divertito a scrivere altre cinque nuove “antiche favole di Esopo” (v. anche Nuove "Antiche favole di Esopo").
Per la cronaca tre di queste sono completamente originali (l'idea centrale di una l'ho addirittura sognata!), una è invece una variante di una favola di Esopo (e infatti ne ho copiato l'inizio e il titolo) mentre la quinta l'ho costruita un po' artificialmente per inserirvi una frase di Sant'Agostino che mi piaceva...
Di seguito le cinque favole in ordine sparso così potete divertirvi a cercare di indovinare quale sia la variante di Esopo e quella con la frase di Sant'Agostino...

Il lupo prudente
Un lupo, ogni volta che si imbatteva con i compagni del suo branco, si vantava di essere sempre più prudente. Gli altri lupi, che l'ammiravano per la sua saggezza, gli chiedevano di spiegargli cosa facesse in maniera da poterne seguire l'esempio.
Un giorno disse a un compagno: «Non parlo mai con la volpe: così ella non mi potrà ingannarmi con le sue parole astute».
A un altro lupo disse: «Non caccio mai il cervo perché le sue corna, unite alla forza della disperazione, possono ferirmi o uccidermi».
A un altro ancora: «Evito l'uomo e i cacciatori: preferisco infatti saltare un pasto che beccarmi una loro freccia!»
Qualche tempo dopo però un membro del branco lo trovò esangue, con una zampa anteriore maciullata fino all'osso, e stupito gli chiese cosa avesse vinto la sua prudenza. Il lupo ferito rispose con un filo di voce: «Nulla ha sconfitto la mia prudenza: ho pensato che se mi strappavo una zampa a morsi questa non avrebbe mai potuto rimanere bloccata in una tagliola...»

La favola insegna che rischia di danneggiarsi colui che si preoccupi troppo per il futuro e prenda misure drastiche per sventare ipotetici pericoli ancor prima che questi si avverino.

I due mercanti vicini di casa
Due mercanti vicini di casa non potevano essere più diversi fra loro tant'è che, quando si incontravano, finivano sempre per discutere animatamente: l'uno era generoso e sempre pronto ad aiutare il prossimo mentre l'altro era un pitocco che guardava solo al proprio interesse personale.
Zeus, colpito dalla liberalità del primo, decise di metterlo alla prova e chiese quindi alla Fortuna di accanirsi contro il generoso: tutti i suoi affari andarono a rotoli, i suoi bastimenti naufragarono ed egli dovette vendere la propria dimora per non finire schiavo.
Per poter sopravvivere si mise quindi a elemosinare scegliendo di rimanere nei pressi della sua vecchia casa dove molti lo conoscevano e ricordavano la sua precedente munificenza.
Quando l'altro mercante lo vide gli disse: «Bene, bene vecchio compare: hai finalmente capito quali sono i frutti della generosità? Come ti avevo sempre detto essa non si addice a noi mercanti! Vedi i miei affari vanno benissimo e io potrei donarti senza difficoltà non pochi soldi ma anche dell'oro: però non lo farò perché non voglio rischiare di ridurmi come te. A che ti è giovato infatti tutto il tuo bene per rimanere poi senza beni?».
A queste parole l'uomo caduto in miseria gli rispose prontamente: «Mi ha giovato quasi tanto poco quanto a te la tua ricchezza di beni senza alcun bene.»
Zeus, che osservava la scena, capì così che la liberalità del mercante in disgrazia era stata sincera perché, nonostante la malasorte, egli ancora non la rinnegava ma continuava a ritenerla superiore alla meschina avidità: così il sommo Dio ordinò alla Fortuna di restituirgli la sua ricchezza con gli interessi mentre il vicino avaro, finito a sua volta in malora, morì di fame perché nessuno ebbe alcuna compassione di lui.

Questa è una favola adatta a chi pensa solo ad arricchirsi e non si cura di usare il proprio denaro per fare del bene.

La capra e il becco
Una capra, considerata da tutti una compagnia eccellente, allegra e di buon carattere, si era allontanata dal gregge alla ricerca di rare erbette di cui era particolarmente ghiotta. Solo un becco di lei infatuato, ritenuto però da tutti protervo, irascibile e impaziente, l'aveva seguita d'appresso.
Mentre la capra brucava su una parete a precipizio sul vuoto accadde l'impensabile: una zampa scivolò su una pietra muscosa e contemporaneamente il masso che sosteneva quelle posteriori cedette. La capra cadde così nel vuoto davanti agli occhi del becco senza che questi potesse far niente.
Tornato al gregge nessuno credette al suo racconto e anzi esso venne processato: «Hai cercato di montarla ma lei si è rifiutata così, accecato dalla rabbia, l'hai spinta giù dal precipizio!» l'accusavano.
Inutile furono le parole che il becco, schifato da tutti, disse a propria difesa e così esso venne esiliato.
Mentre il becco se ne andava si voltò e salutò i suoi antichi compagni con queste parole: «Mi avete condannato non perché io sia colpevole ma perché la vittima era innocente: e voi non tollerate che un'innocente diventi vittima senza che vi sia un colpevole!»

La morale ci ricorda che la giustizia umana è fallibile e che solo quella divina non lo è.

Il rovo e l'orzo
Un rovo si lamentava con l'orzo di non essere altrettanto apprezzato dagli uomini quanto lui. Diceva infatti il rovo all'orzo: “Eppure io cresco anche su terreni inospitali ed elargisco i miei frutti senza bisogno di essere continuamente coltivato e accudito come te!”
E l'orzo gli rispose ridendo: “Proprio perché le mie focacce sono bagnate dal salso sudore del lavoro esse risultano più saporite al palato degli uomini!”

La morale ci insegna che gli uomini apprezzano maggiormente ciò che guadagnano con fatica piuttosto che quanto viene regalato loro senza sforzo alcuno.

Il lupo sazio e la pecora
Un lupo che era pieno di cibo fino alla gola scorse una pecora stesa al suolo e, comprendendo che era venuta meno alla sua vista, le si avvicinò, e la rassicurò dicendole che l'avrebbe lasciata andare libera solo che gli dicesse tre dei suoi pensieri.
La pecora allora iniziò col dirgli quanto l'ammirava per la sua generosità e magnanimità. Che, in secondo luogo ella si riteneva la pecora più fortunata del mondo, benedetta anzi dagli dei, a essersi imbattuta in lui e aver potuto quindi ammirare da vicino un lupo così grande e forte come quello che le stava davanti. In terzo luogo che si proponeva di raccontare a tutte le pecore del suo gregge quanto egli fosse saggio e giusto e che anzi le avrebbe convinte a portargli gli agnelli affinché potessero conoscerlo e ricevere la sua benedizione.
La pecora però, espressi questi tre argomenti, vedendo che il lupo continuava a osservarla sempre più cupamente senza dire niente, riprese a lusingarlo con lodi ancor più sperticate, arrivando a definirlo più possente di Cerbero e più veloce e astuto dei segugi da caccia della dea Artemide.
Improvvisamente il lupo snudò i denti e la morse dilacerandole la gola. La pecora morente ebbe la forza di chiedergli: «Perché mi uccidi? Le mie lodi non sono state sufficienti a garantirmi la libertà?». E il lupo le rispose: «Io non volevo le tue lodi ma il tuo pensiero: invece la tua arringa è stata così lunga e le tue parole così dolci che mi hanno fatto tornare l'appetito!»

La favola mostra che anche i nemici apprezzano più una verità sgradita piuttosto che molte e false lusinghe.

Conclusione: avrei ancora una decina di spunti per altre favole ma la voglia di scriverle sta scemando: certo che se ricevessi qualche incoraggiamento...
Fate voi!

lunedì 15 ottobre 2018

La falsa medaglia

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

In questi giorni non ho molta voglia di scrivere ma ieri, ascoltando la radio in macchina, ho sentito una pubblicità che mi ha fatto riflettere. Probabilmente potrei basare l'intero pezzo unicamente su tale spunto ma voglio approfittare di essermi messo a scrivere per buttare giù pochi altri commenti che altrimenti, dato lo scarso entusiasmo attuale, rischierebbero di rimanere dimenticati.

Il primo è una critica a Salvini sull'idea di far chiudere i negozi etnici alle 21:00 perché questi diventerebbero dei centri di ritrovo serali/notturni per immigrati che creano disagio o disturbo (mi sembra che Salvini abbia parlato anche di spaccio, quindi di veri e propri fenomeni illegali) ai residenti.
A mio parere non è giusto colpire specifici negozi (in questo caso quelli etnici) perché dubito vi sia un automatismo fra la tipologia di negozio e disagio/disturbo/crimine serale/notturno: in questa maniera si colpisce anche i negozi etnici in cui non avviene nessuno dei fenomeni indicati.
In secondo luogo il problema non è il negozietto ma quello che eventualmente vi avverrebbe: in tal caso si dovrebbe intervenire caso per caso. Se vi sono schiamazzi dovrebbero intervenire i vigili, se vi si commettono reati la polizia/carabinieri; se vi è un coinvolgimento del negozietto allora lo si multa e, nei casi più gravi o di reiterate inadempienze, lo si chiude.
La mia sensazione è che facendo chiudere questi negozi alle 21:00 semplicemente si otterrà di far spostare altrove questi capannelli di persone: spostare un problema non è risolverlo.

Sto lavorando anche a un progetto parallelo all'Epitome e che, una volta completato, in essa confluirà. Ancora non ho idee di date: forse nella 1.1.1 o magari nella 1.2.0 o anche oltre...
Come detto è qualcosa di sostanzialmente indipendente...

Sempre a proposito di Epitome mi sta venendo voglia di fare una revisione generale (che porterebbe alla versione 1.1.1) ma ancora non mi sono deciso. Potrebbe essere utile per raccogliere spunti per la 1.2.0...

Da qualche mese sto cercando di fare una dieta più rigida e ho cominciato a dimagrire in maniera costante: da qualche settimana ho però frequenti problemi di stipsi che, ovviamente, frustrano i miei sforzi. Attualmente sono sui 71Kg ma, rileggendo questo ghiribizzo, ho scoperto che nel 2012 (o 2013?) ero a 64Kg!!!

Con mio stupore la serie Hill House non si è ancora trasformata in un americanata con mostri e sangue a tutto spiano ma, anzi, sta addirittura migliorando (sono alla 6° puntata). L'ultima puntata, che si svolge in gran parte in un'unica stanza, è tutta psicologica e basata sul rapporto fra i diversi personaggi (padre + fratelli e sorelle) tra loro: notevole! Speriamo che regga così fino alla fine...

Ma veniamo alla pubblicità di cui volevo scrivere.
Si tratta di una pubblicità “progresso” il cui motto è “Scuola e Lavoro sono due facce della stessa medaglia". Mi ha stupito perché mi è parso uno slogan adatto alla riforma della “buona scuola” ideata dal precedente governo...
Scuola e lavoro sono certamente collegati fra loro: quello che non condivido è che siano visti come le due facce di una stessa medaglia, ovvero senza lasciare spazio ad altri aspetti. È una semplificazione troppo grossolana e, come tale, errata (non escludo possa essere, nella terminologia della mia Epitome, una distorsione fuorviante; v. [E] 2.3).
La scuola è sicuramente utile per poi lavorare ma indirizzare e preparare al lavoro non dovrebbe essere l'unico scopo, e neppure il principale, dell'istruzione.
Se la scuola fosse solo l'altra faccia del lavoro allora, per coerenza, andrebbero abolite le materie “inutili” come, ad esempio, latino, greco, educazione musicale e artistica; e anche si dovrebbe ridurre l'italiano all'essenziale capacità di leggere e scrivere: dimenticare tutta la poesia e pure la prosa antica. La storia poi a che serve? Meglio sostituirla con il riassunto dei telegiornali che ci informano esattamente di tutto quello che dobbiamo sapere: calcio, moda, spettacolo e quel pizzico di politica che ci dice che tutto va bene, che abbiamo più di quanto meritiamo e che non dobbiamo quindi lamentarci...
Lo scopo precipuo della scuola deve essere invece quello di formare gli individui, rendere gli studenti delle persone libere e capaci, in grado di pensare con la propria testa e mature: non preparare dei tecnici che possano poi divenire gli ottusi e ingenui operai e impiegati di domani, con conoscenze strettamente limitate a effettuare il proprio lavoro ma senza aprirgli altri orizzonti di idee e ideali.
Invece la tendenza sembra proprio essere questa: considerare gli studenti semplicemente come la forza lavoro del futuro, che sappia fare solo il proprio lavoro, senza aspirazioni o alti ideali, e che si accontenti di essere pagata il meno possibile.
Questa è in effetti la “buona scuola”: non però per gli studenti ma per i parapoteri ([E] 4.1) economici!

Conclusione: che questa pubblicità venga fatta adesso e non dal precedente governo è un altro brutto indizio che l'attuale governo giallo/verde sia sostanzialmente un populismo apparente ([E] 12.4).

venerdì 12 ottobre 2018

Problemino di Verne

In bagno ho affiancato Cinque settimane in pallone di Jules Verne a Esopo semplicemente perché ha i caratteri più grandi e così, al mattino, riesco così a leggerlo più agevolmente...

Nel primo capitolo (l'unico che ho letto!) ho trovato il seguente divertente problemino:
“Sapendo la distanza percorsa dai propri piedi (e la propria altezza!) qual è allora la distanza percorsa dalla propria testa?”
Pensateci!




























Io l'ho risolto così:
Se i piedi avessero percorso esattamente una distanza pari alla circonferenza della Terra (ovviamente considerandola una sfera perfetta) allora avrebbero percorso 2πr Km con r pari al raggio terrestre espresso in chilometri.
In tal caso la testa avrebbe percorso invece: 2π(r+h) Km con h pari all'altezza della persona in questione espressa in Km. Ovvero 2πr + 2πh, quindi la testa avrebbe percorso 2πh Km in più rispetto ai piedi.
Se i piedi avessero invece percorso solo metà della circonferenza terrestre allora i piedi avrebbero camminato πr Km mentre la testa πr + πh, ovvero πh Km in più.
In generale quindi la testa percorre 2cπh Km in più rispetto ai piedi dove la costante c è data dal rapporto del totale dei chilometri percorsi dai piedi e la circonferenza terrestre.

Ad esempio:
Supponiamo che i piedi della piccola B., alta 160 cm ovvero 0,0016 Km, abbiano percorso 250.000 Km.
Sotto queste condizioni si avrebbe:
c = 250.000 / (2πr) = 250.000 / (2π*6378,338) = 250.000 / 40.076,280 = 6,238
Allora la testa della piccola B. avrebbe percorso:
2cπh Km in più rispetto ai piedi; sostituendo c e h nella formula si ottiene:
2π*6,238*0,0016 = 0,063 Km
Ovvero 63 metri in più dei suoi piedi!

Conclusione: questo, secondo me, spiega bene l'origine di molti mal di testa...
A parte gli scherzi suppongo che nel prosieguo del libro verrà data la soluzione di questo problemino: in tal caso aggiungerò qui eventuali correzioni al mio svolgimento...

giovedì 11 ottobre 2018

Pausa HP

Ieri sera ho finito di leggermi il quinto libro della serie di Harry Potter. Piacevolissimo ma di sicuro inferiore al precedente. Soprattutto la trama sembra un po' tirata via relativamente alle altre: è troppo lineare e con elementi poco chiari (come ad esempio il ruolo dell'occlumanzia (*1) che alla fine si rivela completamente inutile) che l'appesantiscono aggiungendo poco o niente; in realtà è un effetto comune a molti autori: scritti i volumi iniziali, pieni di idee e ispirazione, quelli successivi si fanno più lenti e macchinosi. Probabilmente questo volume va inteso come premessa del successivo...

Al riguardo ho deciso di non passare a leggerlo subito, come sarei tentato di fare, ma di prendere una pausa e leggermi almeno un paio di capitoli di Al di là del bene e del male così da mischiare un po' di utile al dilettevole.

Nota (*1): Gli ultimi tre volumi li ho in inglese e non so come sia stata tradotta "occlumancy"...

Serie orrorifiche - 13/10/2018
Ho visto le prime due puntate di Hill house, una nuova serie orrifica di Netflix: per adesso è molto psicologica e ben fatta ma sono curioso di vedere se manterrà questo andamento fino alla fine (10 puntate)...

Contemporaneamente ho visto la prima stagione di Ash vs Evil Dead e ho iniziato la seconda: un umorismo sanguinolento veramente piacevole con alcune battute divertentissime; la seconda stagione sembra meno brillante ma comunque è gradevole. Il doppiaggio italiano è invece VERAMENTE orrifico (un'interpretazione piatta, quasi annoiata, dei doppiatori) e fa perdere un buon 30-40% del divertimento...

Mostri e abissi - 19/10/2018
Leggendo Al di là del bene e del male mi sono imbattuto in un famoso aforisma di Nietzsche: «Chi lotta contro i mostri deve guardarsi dal non diventare con ciò un mostro. E se guarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso guarderà in te.»

La prima parte è facile: se per combattere un mostro ci si abbassa al suo livello, se si perdono i nostri principi, si rischia di divenire a nostra volta dei mostri.
La seconda parte è quella che mi affascina e che non sono sicuro di come interpretarla: tutto dipende da cosa rappresenti il tropo dell'abisso.
Inizialmente ipotizzavo che potesse essere il proprio inconscio: se si studia abbastanza a lungo sé stessi alla fine ci si cambia perché si perde la spontaneità delle nostre azioni. Ora credo invece che l'abisso rappresenti le nostre paure: più ci concentriamo su di esse e più queste divengono reali. O magari l'abisso potrebbe rappresentare l'ignoto...
Oppure potrebbe rappresentare un potente avversario che, a forza di studiarlo, alla fine anch'egli si accorge della nostra presenza...

Uhmm... il fatto è che le due frasi sono nello stesso aforisma: deve quindi esistere una relazione fra di esse...

Finito Esopo - 19/10/2018
Ah! Ho finito di leggere la raccolta di favole di Esopo! Qui di seguito il mio (credo) ultimo tentativo di imitazione:

La volpe e i leprotti
Cinque leprotti passeggiavano insieme quando improvvisamente una volpe apparve davanti a loro.
Il leprotto più sveglio corse fra dei rovi, dove la volpe non avrebbe potuto seguirlo; un altro saltò giù per una scarpata rischiando di rompersi l'osso del collo; il terzo scappò su per un ghiaione così ripido che ogni tre balzi avanti scivolava di due indietro. Il quarto leprotto addirittura scattò in avanti passando a pochi passi dal muso della volpe: questa però non lo degnò di uno sguardo perché si stava già lanciando sull'ultimo leprotto che, paralizzato dalla paura, era rimasto fermo immobile sul sentiero.

La morale di questa favola è chiara: è meglio avere un cattivo piano che nessun piano.

Acqua calda - 22/10/2018
Arrivo un po' tardi perché me ne dimentico serialmente: l'altra settimana ho visto la partita Polonia-Italia e mi è piaciuto moltissimo Barella del Cagliari.
Mi piacque anche la prestazione di Bernardeschi e quella di Chiesa.
Continua invece a non convincermi Biraghi anche se, dallo scorso anno, è migliorato.

martedì 9 ottobre 2018

Novità musicali 13

Non è che in questi mesi abbia smesso di ascoltare musica però mi ero concentrato sulle mie raccolte (v. su Spotify e Youtube Lista 1, 2 e 3): dopotutto che senso ha collezionare brani se poi non li si ascolta?
Oltretutto è più facile: non ho da scegliere le canzoni e quella che ascolto mi piacciono tutte...

Fra parentesi la mia raccolta “Clip musicali” ha 680 visualizzazioni!

I soliti dati: ho aggiunto 26 nuovi brani di cui ben 10,5 di gruppi tedeschi: lo 0,5 è dovuto al gruppo “Leaves' Eyes” che si definisce “internazionale” mentre i suoi membri sono norvegesi/tedeschi.
La percentuale dei brani tedeschi potrebbe non sembrare alta ma guardando il numero di canzoni provenienti dagli altri paesi ci si rende conto che è perlomeno anomala: Finlandia 4, Svezia 3, Italia 2, Danimarca, USA, Australia, Canada, Francia e Russia 1 e Norvegia 0,5...

12 brani (su 26) sono di gruppi che già conoscevo: Freedom Call (x2), Battle Beast, Powerwolf, Sabaton, Leaves'eyes, Unleash The Archers, Blind Guardian, Dreamtale, White Skull, Astral Doors ed Elvenking.
I nuovi (per me!): Svartsot, Wolfheart, Dawn of Destiny, Symphorce, Ironflame, Evocation, Stormtide, Victorius, Hell Boulevard, Private Line, Kreator, Aephanemer, Brainstorm e Imperial Age.

I generi (basati sulle indicazioni non sempre attendibilissime di Encyclopaedia Metallum) sono: Power Metal (11), Melodic Death Metal (3), Heavy Metal (3), Symphonic Metal (2) e, con un brano ciascuno, Alternative Rock, Folk Metal, Folk Death Metal, Hard Rock, Symphonic Folk Metal, Melodic Power Metal e Trash Metal.

La maggior parte dei brani è molto recente (credo che sia colpa/merito di Spotify): solo uno è dello scorso millennio, 4 sono del decennio 2000-2009, 9 sono del 2010-2015 e i rimanenti 12 del 2016-2018!

Perché inizio sempre i pezzi pezzi di questa serie con queste noiose statistiche? Perché contemporaneamente ascolto i brani cercando di decidermi su quali preferisco!

Siccome siamo sovranisti partiamo dai due brani italiani: “Grace O'Malley” dei White Skull e “The One We Shall Follow” degli Elvenking.
Ovviamente entrambi i pezzi mi piacciono (altrimenti non li avrei aggiunti alle mie collezioni!) ma non li trovo particolarmente entusiasmanti. Comunque fra i due preferisco:
Grace O'Malley – White Skull (2017)

Sul migliore dei brani dei gruppi “conosciuti” (di cui cioè avevo già brani nelle mie raccolte) sono incerto ma fortunatamente i candidati non sono molti: “Killers with the Cross” dei Powerwolf, “Saboteurs” dei Sabaton, “Test Your Metal” degli Unleash the Archers e “Across the Sea” dei Leaves' Eyes.
I brani dei Powerwolf sono semplici, molto ritmati e coinvolgenti: in genere mi piacciono molto ma contemporaneamente diffido di quelli che trovo troppo orecchiabili...
Alcuni brani dei Sabaton hanno invece una media voto altissimo (oltre 4 su una media generale di 3 su 5). Tanto per citarne alcuni: Ghost division, Back in Control, Birds of War, Metal Crüe...
Degli Unleash the Archers mi piace tantissimo la voce della cantante: “Tonight we Ride” e “The Path Unsought” sono fra i miei brani preferiti in assoluto.
I Leaves' Eyes non li conosco molto (solo tre brani in totale compreso quest'ultimo): mi piace la voce della cantante e l'atmosfera magica delle loro canzoni. Da questo punto di vista “Across the Sea” è un po' diverso perché è particolarmente orecchiabile (a marcetta!).
Vabbè, direi che quello che preferisco è:
Saboteurs – Sabaton (2010)

Invece scegliere fra i brani “sconosciuti” (a me!) è più difficile sia perché ho molti candidati sia perché li conosco meno e questo mi rende più difficile capirli.
Comunque i brani in lizza sono: “Gravøllet” dei Svartsot, “Everlasting Life” dei Symphorce, “Firestorm” degli Ironflame, “Wrath of an Empire” di Stormtide, “Dragonheart” di Victorius, “Path of the Wolf” degli Aephanemer, “And I Shall Find My Home” degli Imperial Age e “Iron Destiny” di Kreator.
Per qualche motivo che non mi è chiaro i Kreator sono classificati come Trash Metal, a me sembrano invece abbastanza Melodic...
Gli Imperial Age sono invece il gruppo russo: davvero interessanti! Sicuramente cercherò di ascoltarne altri pezzi. Hanno avuto un'idea contemporaneamente sia semplice che geniale: il loro genere è Symphonic Metal e questo in genere significa che la cantante è una soprano (più o meno!), ecco gli Imperial Age hanno avuto l'idea di affiancarle anche un tenore (più o meno!) e l'effetto complessivo secondo me è ottimo!
Anche il pezzo degli Aephanemer (il gruppo francese) è molto bello: sono però incerto che sia un po' troppo lungo e stancante...
I Victorius mi ricordono molto i Rhapsody: molto Power Metal...
Gli Stormtide sono il gruppo australiano: non ho idea perché siano definiti di genere Symphonic Folk Metal! Cioè di Folk non mi sembra abbiano niente: sì, c'è una melodia ma non mi pare particolarmente popolare (che sia musica popolare aborigena??). Secondo me sono semplicemente Melodic (Death) Metal... La parte iniziale del loro pezzo mi ricorda fortemente un altro brano ma al momento non riesco a ricordare quale.
Gli Ironflame sono invece il gruppo USA: in genere mi capita di imbattermi in pochi gruppi americani ma quelli che ascolto sono in genere di alta qualità anche se piuttosto tradizionali. E infatti il loro genere è classico Heavy Metal.
I Symphorce mi ricordano un altro gruppo che però non riesco a ricordare: comunque un bel pezzo, mi piace il ritornello...
Il brano degli Svartsot mi piace di più ogni volta che l'ascolto: comunque mi ricorda altro... ma anche in questo caso non so cosa! Forse un po' ripetitiva...
Vabbè, prevedibilmente visto il mio entusiasmo:
And I Shall Find My Home – Imperial Age (2018)

Fra i pezzi del 2018 abbiamo: “In Black We Trust” degli Hell Boulevard, “The Saw” dei Wolfheart, “Killers With the Cross” dei Powerwolf, “And I Shall Find My Home” degli Imperial Age (fuori “concorso” perché già premiato!), “Revealing the Darkness” dei Brainstorm e “Across the Sea” dei Leaves' Eyes.
Non ritornerò adesso sui gruppi su cui ho già scritto, aggiungo solo:
1. Gli Hell Boulevard me li ha passati come pubblicità YouTube: e infatti non sono del mio usuale genere (Alternative Rock) comunque mi ricordano i “The 69 Eyes” e mi sono piaciuti.
2. “The Saw” dei Wolfheart mi piace molto all'inizio ma poi si perde un po'...
3. “Revealing the Darkness” dei Brainstorm è un pezzo solido e onesto...
La mia preferenza va quindi a:
Killers with the Cross – Powerwolf (2018)

Ho deciso poi di presentare direttamente il mio pezzo preferito: ho notato infatti che, sorprendentemente, aspettare qualche mese non cambia clamorosamente i miei giudizi...
Ecco quindi:
Test Your Metal – Unleash the Archers (2018)

Inutile dire che questo pezzo è anche il mio preferito fra quelli appartenenti a gruppi “conosciuti” e quindi “Saboteurs” dei Sabaton era in realtà la mia seconda scelta in tale categoria: non l'ho potuto specificare prima per “non sciupare” la sorpresa!

Conclusione: niente... mi chiedo se qualcuno ascolta i brani che pubblico qui...