«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

giovedì 18 ottobre 2018

Morale e medicinali

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

Stamani mi sono svegliato con un'idea ben chiara in mente: in effetti essa è già presente, almeno in seme, nella mia Epitome ma non mi pare di averla ben esplicitata: sicuramente lo farò in una prossima versione...

Il capitolo 14 è molto ambizioso e, tenendo conto delle debolezze e dei limiti della società attuale, propone delle linee guida per una nuova ideologia che dovrebbe portare a un mondo più giusto e con meno squilibri abnormi di ricchezza.
Volutamente la sua struttura è molto rozza e, principalmente, consiste di una lunga lista divisa in diverse categorie: l'idea è infatti quella di continuare a lungo ad aggiornarla e, solo quando avrà raggiunto una certa stabilità, dargli una forma migliore.

Stanotte mi sono reso conto di alcuni importanti fattori che devono essere considerati e integrati in tale capitolo.
Uno dei problemi di fondo di questo inizio millennio è che si sta sviluppando una morale globale (nel senso di condivisa in tutto il mondo) che innalza il profitto a massimo ideale e unico principio guida (dopotutto questa è la morale dei parapoteri economici globali che stanno diventando egemoni). Questa logica, comprensibile per un'azienda, si sta diffondendo in ogni settore della società e viene rilanciata continuamente anche dai media (come pure da una parte della scuola e degli intellettuali) che si affrettano a giustificarla sempre e comunque.
Affermare “così ci si rimette” o addirittura “così ci si guadagna poco” equivale a dire “non si può fare” perché, come detto, il profitto è divenuto l'unica bussola morale che indica la direzione da seguire.
Anche la politica ha fatto suo questo principio basato sul mero interesse economico da anteporre a tutto e tutti, sempre e comunque: questo è infatti all'origine del tradimento dei partiti tradizionali nei confronti della popolazione che dovrebbero rappresentare e del loro paese: il piegarsi a logiche economiche che favoriscono poteri economici globali a scapito, ovviamente, della stragrande maggioranza della popolazione.
È probabilmente proprio su questo aspetto che si capirà quanto un populismo ([E] 12.4) sia reale o apparente: ovvero quando si troverà a dover scegliere fra il favorire il profitto di pochi oppure tutelare l'interesse della maggioranza. Ovvero nella capacità di dire “no” a un'azienda che cerca di lucrare su qualcosa giustificando il divieto con un “perché è sbagliato, non è giusto: è contrario a valori e principi più alti”.
Ovviamente, seppur forse in buona fede, da noi e nel resto del mondo i populismi procedono a spanne, senza cioè una chiara idea di quale siano i veri problemi di fondo.
Il “sovranismo” sta ottenendo successo perché, in prima approssimazione, antepone alla logica del profitto (di pochi) il principio del bene supremo dei propri cittadini, Ma si tratta di un'approssimazione, di una semplificazione (“distorsione” per l'esattezza: v. [E] 2.2) che in parte aiuta ma in parte acceca e fuorvia: fa perdere, ad esempio, la comprensione del fenomeno dell'immigrazione, che viene vista dalla ristretta prospettiva della nazione “invasa”, senza comprendere pienamente che anche gli immigrati sono a loro volta vittime di questo nuovo sistema di valori morali globali incentrati sulla logica del profitto, e che è questa che li spinge a muoversi per abbandonare uno sfruttamento e trovarne (e favorirne) un altro ([E] 19).

L'idea che avevo in mente oggi era in realtà molto più semplice e limitata ma questa lunga premessa era necessaria per poterla inquadrare correttamente.
Tenendo infatti conto della malsana morale sullodata, la mia nuova ideologia deve prevedere anche i seguenti aspetti:
1. Al fianco della ricerca privata dovrà esistere una ricerca pubblica anche in quei settori dai quali è tradizionalmente esclusa: ad esempio in campo farmaceutico. Lasciare a privati il ruolo di inventare nuovi farmaci dà loro troppo potere del quale, inevitabilmente, abuseranno per trarne profitto (ovviamente a scapito della collettività). Avere una ricerca pubblica (magari internazionale) con risorse adeguate e comparabili a quelle di una multinazionale privata non potrà che portare a enormi benefici per la comunità perché farmaci su cui non gravi il ricarico di costi che vi impone il privato equivalgono nel lungo periodo a maggiore salute per tutti e quindi a maggiore libertà e giustizia.
2a. Riforma del Copyright: per prodotti essenziali non può essere altrettanto forte che per prodotti ludici e superflui.
2b. Ad esempio le aziende farmaceutiche dovrebbero avere l'esclusiva per la produzione di un nuovo prodotto solo fino a quando non ne avranno coperto i costi di ricerca e sviluppo (ovviamente tutto andrà monitorato per evitare abusi).

L'obiezione sarà che, soprattutto i punti 2a e 2b, non sono realizzabili perché così alle aziende farmaceutiche “non converrebbe” più investire nella ricerca.
Questo modo di ragionare è proprio il frutto (marcio) della mentalità formata su una morale basata sul profitto.
Cosa pensate che accadrebbe se in un mondo ideale i punti 2a e 2b fossero realmente accettati e condivisi da ogni nazione?
Alle aziende farmaceutiche converrebbe comunque fare ricerca (tanto ne riprenderebbero i costi) perché si avvantaggerebbero sui propri concorrenti. Ma anche se la ricerca privata, per assurdo, si bloccasse completamente sarebbe davvero peggio di un mondo dove solo pochi possono permettersi di curarsi? Io non credo...
Penso anche che in breve tempo delle organizzazioni senza scopo di lucro nascerebbero spontaneamente e permetterebbero agli scienziati di continuare il proprio lavoro di ricerca i cui frutti però non andrebbero a beneficio di pochi (le case farmaceutiche) ma dell'intera umanità.

In questo caso ho fatto l'esempio di una ricerca pubblica nel campo del settore farmaceutiche perché qui è più evidente la discrepanza fra l'interesse di pochi e quello di molti: è ovvio però che tale modello potrebbe e dovrebbe essere replicato anche in altri ambiti ovviamente modulando il punto 2a in base “all'indispensabilità” per l'umanità del prodotto ricercato.

Conclusione: ovviamente tutte queste idee, opportunamente riviste e corrette, verranno integrate in una nuova versione della mia Epitome...

Nessun commento:

Posta un commento