Qualche giorno fa, ma ora non ricordo più dove, pubblicai un breve aforisma:
“Se la legge non è fondata sulla morale inevitabilmente la viola”
Il suo significato più superficiale è piuttosto evidente: quando una legge non si fonda su principi morali diviene solo un caso che non ne infranga qualcuno. La soluzione della giurisprudenza a questo problema è di aggirarlo: ogni legge deve rispettare la costituzione e non ci si preoccupa di eventuali dilemmi morali. Suppongo si assuma che, a sua volta, la costituzione rispetti la morale ma, ovviamente, non è la stessa cosa...
Il significato più interessante è però a mio avviso il reciproco della frase iniziale, ovvero: ogni legge puramente “tecnica” è probabilmente immorale. Ad esempio le leggi sul bilancio e l'economia, quelle che regolano aspetti tecnici” della società come le comunicazioni, il lavoro o la sicurezza: in pratica la maggior parte delle leggi...
Si dimentica quindi l'uomo e i suoi diritti, si favoriscono pochi a danno di molti o dell'intera collettività.
E siamo così assuefatti a leggi che non si basano, e che anzi non si preoccupano della morale, che spesso non ci rendiamo conto di quanto siano immorali, ovvero dei numerosi principi che violano.
In fin dei conti questo è il motivo per cui la “legge” non ha niente a che vedere con la “giustizia”.
Conclusione: a mio avviso andrebbe ripensato l'intero meccanismo con cui si scrivono le leggi ma si tratta di un'idea realizzabile nell'ambito di un progetto molto più ampio. Ma ne scriverò nell'epitome.
domenica 15 ottobre 2017
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