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domenica 24 settembre 2017

La cattiva scuola

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.3.1 "Aporia"). In particolare i capitoli: 10 e 13.

Come spiegato altrove non seguo quotidianamente il sito Goofynomics: non è che non mi trovi d'accordo con le sue posizioni, anzi! Il problema è che mi deprimo: il Bagnai è in una fase in cui è sempre più conscio di tutti i problemi italiani (non solo quelli economici, micro e macro, del lavoro e simili, ma, grazie alle segnalazioni dei suoi lettori, anche di altri campi: informazione, salute, ricerca, istruzione, etc...) però non fornisce alcuna speranza per risolverli.
Io sono già consapevole delle tendenze in atto ([E] 13) e quindi, a parte la conoscenza dei casi specifici segnalati, non apprendo niente e mi faccio cattivo sangue: e per farmi cattivo sangue osservando come tutto venga mandato in malora non ho bisogno di aiuto, lo faccio benissimo da solo.

Però ritengo (anche questo già scritto svariati mesi fa) che informarsi debba essere un dovere e non un piacere e quindi, periodicamente, torno a controllare i nuovi articoli su Goofynomics dai quali poi, puntualmente, prendo spunti per scrivere dei miei pezzi.

Anche stavolta è andata a questo modo: ho aperto il sito e ho letto le prime righe dell'articolo del momento (che pochi giorni fa era questo: La lavagna); ho letto solo le prime 3-4 righe poi, intrigato dall'argomento, sono subito saltato all'articolo citato senza volutamente leggere l'opinione di Bagnai per non condizionarmi. L'articolo a cui sono approdato era di qualche giorno precedente: La sinistra e l'istruzione. Si tratta del commento di un lettore che si lamenta di come uno studente, probabilmente universitario, critichi un libro perché non dà abbastanza aiuti mnemonici (suppongo, schemi, quadri riassuntivi, anche la stessa formattazione del testo) e le sue cartine sono grigie invece che ricche di colore. L'obiezione dell'autore del commento è che i testi variopinti, ricchi di schemi/tabelle e aiuti mnemonici, privano lo studente dello sforzo di pensare con la propria testa e di rielaborare ciò che studia in maniera personale: in conclusione lo studente apprenderebbe più facilmente le nozioni ma senza però comprenderne pienamente il significato più profondo.

Nei commenti poi il discorso si amplia e va a coinvolgere tutto il sistema dell'istruzione italiana: la sensazione predominante fra i lettori, argomentata con vari esempi, è che lo si voglia volutamente smantellare. L'idea è che altrimenti la scuola potrebbe produrre cittadini che pensano con la propria testa e che quindi si opporrebbero alla deriva che sta prendendo la nostra società.

Come sapete, non ricordo esattamente dove ma sicuramente ne ho scritto, io ho un po' il dente avvelenato con i testi, universitari e non, scritti da autori italiani. Ai tempi dell'università avevo la sensazione nettissima che gli autori italiani volessero fare sfoggio della propria cultura e preparazione piuttosto che abbassarsi a esprimersi in un linguaggio facilmente comprensibile dai propri studenti. Dal mio punto di vista lo scopo precipuo dei professori avrebbe dovuto essere quello dell'insegnare nella maniera più efficace possibile mentre invece la norma era quella di sacrificare la chiarezza a una precisione formale troppo spesso sterile e autoreferenziale.
Questa mia sensazione era poi rafforzata dal contrasto con i testi di studio anglosassoni (credo americani) che invece mi sembravano, forse anche grazie ai loro “aiuti mnemonici” (*1), infinitamente più chiari: delle vere boccate di aria fresca...

Personalmente sono quindi convinto che i testi con gli “aiuti mnemonici” siano quindi effettivamente utili allo studente che debba studiarli. L'obiezione che sopra questi testi “colorati” si rifletta meno mi sembra semplicemente infondata: io potrei benissimo riflettere molto più a lungo su un singolo grafico che sulle pagine di testo che lo spiegano nel dettaglio ma non lo visualizzano. Anche gli “aiuti mnemonici” possono stimolare la riflessione critica dello studente: anzi, personalmente, per il mio tipo di intelligenza, sono più portato a cogliere anomalie (e quindi a investigarle e riflettere autonomamente) in dei dati schematici piuttosto che in lunghi discorsi ambigui e interpretabili in più maniere....

Ritengo però che nella sostanza tutta la questione sia irrilevante: per avere una buona scuola/istruzione non servono buoni testi ma buoni insegnanti: un bravo insegnante sarà perfettamente in grado di far ragionare i propri studenti indipendentemente dal testo utilizzato. Viceversa un cattivo insegnante, anche se adotta il miglior testo del mondo, non riuscirà a insegnare niente ai propri allievi.

Ma la questione che mi sta veramente a cuore, quella per cui ho deciso di scrivere questo pezzo, è la domanda se il sistema scolastico italiano stia venendo scientemente smantellato.
Le implicazioni infatti, dal mio punto di vista, ovvero da quello della mia Epitome, sarebbero notevoli. Sull'esistenza dei cosiddetti “poteri forti”, comunemente intesi come l'aggregazione coordinata di rappresentanti dell'alta finanza e del potere economico mondiale in genere, non mi sono infatti mai pronunciato. Non mi sono cioè mai soffermato sull'eventualità dell'esistenza di un “cervello” che guidi a livello mondiale l'involuzione della società occidentale a cui stiamo assistendo. In [E] 10.3 mi limito a fare presente come la presenza di schemi e tendenze globali non implichi automaticamente l'esistenza di una mente mondiale che cerchi di raggiungere specifici obiettivi: è infatti un risultato della teoria degli automi cellulari quello che unità indipendenti, che seguono però le stesse regole, possano generare degli schemi globali pur senza cooperare attivamente fra loro. In altre parole se tutte le grosse aziende cercano di massimizzare il proprio profitto a ogni costo, allora il complesso delle loro interazioni con la società potrebbe comunque generare gli schemi globali a cui stiamo assistendo.

Ora bisognerebbe valutare attentamente quali sono tutti gli elementi che stanno abbassando il livello qualitativo della scuola italiana: si possono considerare come l'effetto indiretto della pressione, non coordinata, di diversi parapoteri interessati solo ad aumentare il proprio profitto oppure no?
Se così non fosse la conseguenza sarebbe l'esistenza di una vera e propria volontà di smantellare l'istruzione pubblica italiana. Una volontà evidentemente frutto non di combinazioni casuali ma di un vero cervello: un potere forte internazionale che, per raggiungere i propri obiettivi (che a questo punto andrebbero al di là del mero interesse economico), non esiterebbe a ordinare che il sistema scolastico di un paese, che deve essere smantellato e spartito, sia scardinato in maniera da minimizzare gli ostacoli “democratici”, nella forma di potenziali elettori pensanti, che potrebbero frapporsi al raggiungimento del suo scopo.

L'esistenza o meno di un'organizzazione mondiale di questo tipo non sarebbe una questione di poco conto: c'è una grandissima differenza fra un sistema malato che involontariamente evolve in una certa direzione e l'esistenza di una volontà che indirizza l'evoluzione della società mondiale in specifiche direzioni.

Quindi adesso anche KGB è divenuto un complottista?
No. Come detto bisognerebbe osservare attentamente l'involuzione del nostro sistema scolastico: individuarne tutti i fattori e, per ciascuno di essi, cercare di scoprire se possa essere il risultato di semplici tagli di spesa asinini (come in realtà sospetto) che, per quanto esecrabili, non sarebbero però la prova di una volontà esterna mirante alla diseducazione dei giovani italiani.

Conclusione: sicuramente sarebbe un'analisi da fare. La mia sensazione è che sarebbe comunque inconcludente per mancanza di dati: però, se raccolgo abbastanza volontà, proverò a investigare anche in questa direzione... dopotutto, come detto, la questione di per sé sarebbe fondamentale...

Nota (*1): trattandosi di testi sostanzialmente matematici di “aiuti mnemonici” non ce ne potevano essere molti: la chiarezza stava piuttosto nella cura dell'impaginazione, nella scelta dei caratteri più leggibili, nei numerosi esempi che accompagnavano le definizioni, nel linguaggio piano e diretto...

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