Da qualche giorno ho iniziato a leggere un libro che pregustavo da tempo: Le vite di Plutarco, in realtà un bel cofanetto con quattro volumi dalla copertina rigida estremamente curati e, ovviamente, appartenuto a mio zio.
La lettura non è facilissima: la traduzione è infatti di Marcello Adriani detto il giovane (per distinguerlo dall'omonimo nonno) che visse fra il 1553 e il 1604; curiosamente di tale studioso non si sa praticamente niente visto che non è menzionato dagli storici e scrittori coevi.
Ma secondo l'introduzione, che sicuramente non tira l'acqua al proprio mulino, la sua traduzione anche se datata è la migliore... sarà...
Nelle Vite (in genere) Plutarco scrive le biografie di un personaggio greco e di uno romano che hanno tratti simili. Plutarco spesso indulge negli aneddoti più colorati e quindi la narrazione è particolarmente gradevole. A me interessavano le biografie dei personaggi storici ma il libro inizia con le vite parallele di Teseo e Romolo! Ho deciso comunque di non saltarle perché così posso familiarizzarmi con il linguaggio: per esperienza ormai ho capito che mi occorrono un paio di capitoli per abituarmi all'italiano arcaico...
Comunque ho già notato degli spunti interessanti:
- Nella vita di Teseo l'autore si rifà (ovviamente) ai miti tramandati dagli autori precedenti, come ad esempio la leggenda del Minotauro metà uomo e metà toro: eppure Plutarco, pur non arrivando a dire che tali storie fossero solo frutto di fantasia («...ne' libri più favolosi...»), ne dà un'interpretazione realistica, spiegandoli come metafore o allegorie.
Plutarco (rifacendosi ad altri autori) spiega che il labirinto era in verità una semplice prigione, che un tale Tauro («...un uomo non punto grazioso, né di mansueti costumi...») capitano di re Minosse semplicemente "maltrattò un po'" i suoi giovani prigionieri e, infine, che questi non venivano uccisi ma divenivano servi.
- Mi hanno poi colpito i numerosi riferimenti alle amazzoni: sono convinto che debba essere realmente esistito un popolo governato da donne guerriere. Voglio vedere cosa ne dice Wikipedia... bo, la pagina italiana le considera semplicemente pura mitologia... ma resto dell'idea che ci siano troppe fonti concordi per essere solo frutto di fantasia: credo che sia la nostra mentalità sostanzialmente maschilista, soprattutto dei secoli passati, a farci ritenere che non siano mai esistite...
- Eppure la mitologia talvolta si trasforma in realtà come nel celebre caso della città di Troia. Ma ci sono anche altri esempi: forse ne ho scoperto uno nella vita di Romolo.
Secondo Plutarco i toscani (ovvero gli etruschi) provenivano dalla Tessaglia passando per la Lidia (...i Toscani passati prima di Tessaglia in Lidia, e di Lidia in Italia.). La Lidia era la regione interna della penisola anatolica mentre la costa era colonizzata dai greci: e qualche anno fa mi era capitato di leggere (non ricordo né dove né i dettagli) che da analisi genetiche si era trovata una relazione fra toscani e turchi!
- Secondo Plutarco l'usanza di fare entrare in casa la propria moglie portandola in braccio (evidentemente già in voga al tempo dei romani) è una rievocazione propiziatoria del ratto delle sabine (considerata positivamente in quanto dette origine alla stirpe dei romani e finì con la riconciliazione con i sabini) quando le giovani rapite furono trasportate con la forza nelle case («Dura parimente ancor oggi l'uso di non entrare la sposa da se stessa sopra la soglia della camera, ma si lascia di peso portare, perché le Sabine in quella guisa vi furono per forza condotte.»).
Conclusione: sembra che le Vite saranno una lettura molto interessante: non prometto però di farne degli aggiornamenti regolari perché ho notato che spesso questi, da piacevoli divertimenti, mi si trasformano in fastidiosi obblighi.
martedì 26 settembre 2017
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