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mercoledì 14 giugno 2017

Il punto su M5S ed elezioni

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.2.1). In particolare del capitolo 11.

A causa del mio impegno con l'epitome che, come al solito, si accentua quando sono vicino a completare ciò che mi sono proposto di aggiungere, ho scritto molto meno del solito sul viario.
Voglio prendere quindi l'occasione per un rapido commento sul risultato del M5S a queste elezioni amministrative.
In realtà non ho nessuna nuova riflessione da aggiungere a quanto ho già scritto in passato ma credo che sia comunque utile riassumere di tanto in tanto il mio punto di vista dato che non tutti mi leggono con continuità e, ogni tanto, Google mi manda dei nuovi lettori.

È impossibile giudicare il recente risultato elettorale senza domandarsi quale sia la vera natura del M5S: in particolare è un populismo reale o apparente ([E] 11.3 e 11.4)?
Il populismo è la forza politica a cui, nelle democrazie occidentali, la popolazione si rivolge quando si sente tradita dai partiti tradizionali. Il populismo reale vuole realmente cercare di cambiare la società per il bene della maggioranza; il populismo apparente invece si accontenta di intercettare il voto degli scontenti e di un ruolo di opposizione rumorosa ma sostanzialmente impotente.

Quando alle elezioni del 2013 votai per il M5S e divenni attivista speravo che il movimento di Grillo fosse un populismo reale. Nel corso di circa un anno e mezzo compii però un percorso che mi portò gradualmente a comprendere che il M5S, al di là dell'apparenza, è un populismo apparente (*1).

In particolare il populismo apparente non vorrà realmente vincere le elezioni perché non vuole cambiare lo status quo e perché è consapevole di non avere le capacità o gli uomini (che poi è la stessa cosa) per assumersi un impegno più gravoso di semplici proclami politici: in altre parole parlare è facile ma fare è difficile. Un populismo apparente rischia di perdere tutta la propria credibilità se si trova a dover governare.
Il vecchio Casaleggio era consapevole di questo limite del M5S e, finché ne fu alla guida, evitò di rischiare di comprometterlo cercando realmente di vincere in elezioni importanti: in particolare, al di là dei motti (come “uno vale uno”, che in effetti da un bel po' non sento più nominare...), Casaleggio evitò accuratamente di aggiornare la struttura del M5S per adeguarlo alla sua improvvisa crescita e renderlo in grado di fare un'opposizione degna di questo nome. Non entro nei dettagli (che si possono facilmente trovare grazie al marcatore “M5S” qui su questo viario) ma ciò avrebbe comportato il dare un minimo di potere alla base in maniera che potessero emergere dei candidati capaci e credibili: questo però non fu fatto perché avrebbe comportato una diminuzione del potere dei vertici del M5S. Casaleggio aveva una visione del M5S come se fosse un'estensione della propria azienda: per questo chi non si conformava ai suoi ordini veniva licenziato, cioè espulso: gli ordini del capo non si discutono.
Con la morte di Casaleggio sembrerebbe che Grillo abbia effettivamente preso le redini del M5S: e qualcosa notai che cambiò. Con mia sorpresa mi accorsi che alle elezioni comunali il M5S era intenzionato a vincere a Roma: attenzione il M5S voleva vincere solo a Roma (l'Appendino fu un danno collaterale) e, nella consueta ottica verticistica, voleva un candidato particolarmente allineato. Ricordate i colloqui della Raggi in ossequiosa visita a Grillo e Casaleggio, e i vari "contratti" di obbedienza che sottoscrisse?
Il livello della politica italiana è così scadente che anche un'opposizione pasticciona e impreparata come quella del M5S potrebbe vincere facilmente se solo lo volesse: e infatti a Roma la Raggi riuscì a vincere piuttosto facilmente.

Lascio ai lettori la valutazione del lavoro svolto dalla Raggi e se questo sia una buona o una cattiva pubblicità per un M5S di governo.

Rimane però il fatto che non sono più sicuro che il M5S, guidato da Grillo (e forse coadiuvato da Casaleggino), non voglia più vincere le prossime elezioni nazionali: il problema è che in tutti questi anni non si è fatto niente per evolvere minimamente il movimento in maniera che fosse in grado di proporre una sua classe dirigente credibile (che non significa politici di professione ma persone capaci). In questa situazione una vittoria del M5S alle elezioni sarebbe controproducente per l'Italia e per il movimento stesso ma non sono sicuro che Grillo, da buon visionario, abbia la lucidità politica per rendersene conto: forse anche lui è attratto dal fascino del potere... ma in questo caso si tratta dell'attrazione del fuoco che brucia la falena...

Insomma, dopo questa lunga e noiosa premessa, si può dire che il risultato delle comunali era prevedibile: un M5S che, dopo 4 anni dal suo grande successo elettorale, non ha modificato minimamente la propria struttura non è in grado di presentare (in genere) candidati credibili nei vari comuni italiani. Si tratta di tanti “Signor Nessuno”, spesso persone oneste armate di tanta buona volontà, talvolta di furbastri tentati dall'ebbrezza del potere e con tutta un'improbabile fauna intermedia fra questi due estremi.
Ma nelle elezioni locali il volto e il nome del candidato sindaco conta più di quello del partito: da ex attivista ormai questo l'ho capito... solo i vertici del M5S fanno finta di niente...

Comunque ha ragione Grillo a dire che alle elezioni politiche la musica sarà diversa: è ragionevole pensare che, in condizioni “normali”, il M5S possa ottenere grossomodo il doppio dei voti rispetto a questa consultazione.
Con condizioni “normali” intendo l'evitare dichiarazioni catastrofiche a ridosso delle elezioni (come era consuetudine all'epoca di Casaleggio) che facciano scappare i possibili elettori moderati, ma anche l'evitare una seria riforma del M5S (ma del resto non c'è comunque più tempo per cambiamenti sostanziali) che garantirebbe una vittoria certa ma a scapito del potere assoluto di Grillo &. C.

In questa situazione di incertezza sui reali intenti del M5S si innesca il dibattito su quale dovrà essere la nuova legge elettorale. Una forma tendente al maggioritario darebbe possibilità reali di vittoria anche a “questo” M5S, in una forma tendente al proporzionale invece solo un M5S “riformato” potrebbe pensare di vincere...
Comunque sia i partiti tradizionali sono impauritissimi e la loro unica preoccupazione sarà scegliere quella forma di sistema elettorale che, almeno sulla carta, minimizzi le possibilità di vittoria del M5S.
Personalmente non ho perso un singolo minuto a studiare le varie proposte che si sono susseguite in queste settimane e mi limiterò a valutare solo la decisione finale. Il teatrino delle alleanze e dei tradimenti mi dà la nausea e non mi interessa.

È però triste pensare che, se solo lo volesse, al costo di una riforma della sua struttura e di una perdita parziale di potere dei vertici, il M5S potrebbe facilmente vincere indipendentemente dala legge elettorale. E con le persone giuste l'Italia avrebbe una possibilità, ma invece...

Conclusione: sigh...

Nota (*1): tutte le fasi dell'evoluzione del mio pensiero sul M5S sono completamente documentate su questo viario: vedi M5S...

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