«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 31 agosto 2015

Panem et circenses

Bisogna ammettere che, nonostante i suoi difetti, spesso FB è una buona fonte di spunti...
Qualche giorno fa ho visto girare un meme in cui si metteva in relazione il noto detto latino panem et circenses con il gioco del calcio: così come nell'antica Roma il popolo rimaneva tranquillo e mansueto se aveva la sua dose di giochi al circo e cibo gratuito adesso, nell'Italia odierna, gli italiani non pensano ad altro che al calcio dimenticandosi di tutti gli altri problemi molto più importanti.

Non contesto questo parallelismo ma, anzi, lo considero banalmente vero.

Voglio piuttosto evidenziare un errore più insidioso: una presunzione di noi uomini moderni che ci fa interpretare in maniera sottilmente errata, da una prospettiva sbagliata, la detta analogia.
Leggendo tale meme si potrebbe concludere: “interessandoci esclusivamente al calcio siamo uguali agli antichi sempliciotti e ignoranti che popolavano l'antica Roma”.

Lo vedete l'errore? Ho usato un paio di aggettivi volutamente forti...
L'errore di prospettiva è considerare gli antichi abitanti di Roma come dei sempliciotti ignoranti: come capacità intellettive erano certamente dei nostri pari! Anzi, secondo delle teorie (*1), i nostri antenati erano più intelligenti e svegli di noi perché l'intelligenza media è in costante diminuzione...
Ed erano realmente così più ignoranti di noi? quali sono le cognizioni che il moderno uomo medio ha in più rispetto a 2000 anni fa? Sa leggere e scrivere (*2) e sa fare (forse) semplici operazioni matematiche ma non legge libri né ha altre attività culturali significative.
Dire che l'uomo (medio) moderno non sia particolarmente più istruito dei propri antenati è forse una provocazione ma non credo sia troppo lontana dalla realtà. Non confondiamo l'erudizione superficiale con la cultura né, tantomeno, con la capacità di effettuare profonde riflessioni!

Questo errore di percezione non è senza conseguenze. Mi immagino che l'uomo medio, leggendo il meme circolato su FB, pensi qualcosa del tipo: “Ah! Ah! È vero, in effetti ci sono delle forti analogie, però...” dove il però non è un vero e proprio pensiero ben definito ma piuttosto una sensazione di scetticismo dovuta alla, come si è visto, errata consapevolezza di essere enormemente superiori ai nostri progenitori. In pratica la verità espressa dal meme è percepito come un divertente lazzo che fa riflettere per un secondo ed è subito dimenticato.

La maniera corretta di porsi di fronte a tale meme dovrebbe invece essere qualcosa del tipo “È vero: stiamo ripetendo lo stesso grave errore dei nostri antenati.” Senza se e senza ma. E il motivo è che biologicamente e intellettivamente siamo completamente uguali. La scienza moderna all'uomo attuale ha dato solo una sottile mano di vernice.
È vero: alcune superstizioni sono effettivamente state sconfitte dalla scienza. Quando vediamo un fulmine non temiamo che un dio irato ci voglia punire per le nostre colpe: sappiamo che i fulmini sono scariche elettriche, poi magari solo pochi di noi ne conoscono i dettagli fisici ma, oggettivamente, è già un progresso.
Però è altrettanto vero che le conoscenze scientifiche dell'uomo medio sono estremamente superficiali. Un esempio banale: quante persone prendono antibiotici per combattere un virus? Quante prendono gli antibiotici per un periodo minore a quello prescritto?
La risposta è molte. La conseguenza è che gli antibiotici stanno rapidamente perdendo di efficacia. Il motivo sono, in ultima analisi, le conoscenze scientifiche superficiali dell'uomo medio.
Ma non è tutto: quante delle antiche superstizioni sono state sostituite da altrettanti miti ugualmente perniciosi?
Un esempio: "l'attuale democrazia occidentale è l'espressione della volontà e degli interessi del popolo". Non è così carissimi lettori: la democrazia è una balla, è una superstizione: eppure agiamo come se fosse una verità e consideriamo legittime e vincolanti anche le decisioni di governi che palesemente vanno contro il bene del popolo che dovrebbero rappresentare...

Da questo punto di vista mi tornano in mente le parole di Nietzsche sul fallimento della scienza: non solo la scienza non è in grado di darci tutte le risposte a cui aneliamo ma, aggiungo io, l'influenza sull'uomo moderno è solo apparente e superficiale e non ne cambia la sostanza.

Non mi credete? Sono eccessivo?
Allora pongo la seguente domanda ai miei lettori: se davvero la scienza moderna ci rende superiori ai nostri antenati come possiamo allora spiegare le due guerre mondiali dello scorso secolo? Per non parlare di tutti i conflitti più o meno locali recenti...
Ragionateci e fatemi sapere!

Conclusione: possedere uno smart phone non ci rende più svegli e intelligenti di un antico plebeo romano... Magari ci dà l'illusione di esserlo ma non ci rende tali!

Nota (*1): che, lo ammetto, non mi convince troppo...
Nota (*2): secondo una recente ricerca il 45% degli italiani è un analfabeta funzionale, ovvero non capisce realmente quello che legge né è in grado di esprimere le proprie idee in forma scritta...

mercoledì 26 agosto 2015

Decameron, terzo giorno: tradimento!

Diversamente dalle precedenti puntate non ho preso appunti durante la lettura: ottimisticamente pensavo di ricordarmi gli aspetti più interessanti...
Invece, colpa anche di una lettura che si è prolungata più del previsto, non ricordo nulla!

L'idea è quindi quella di scorrere i vari racconti e vedere se mi si accende qualche lampadina.
Comunque un commento generale posso già farlo: la giornata contiene tutti racconti a sfondo sessuale mentre nella seconda (v. Decameron, secondo giorno) ve ne era solo un paio.
Per racconto a sfondo sessuale non intendo scene esplicite di sesso (al massimo si ha una frase con una colorita metafora), quanto piuttosto che l'atto sessuale rientra negli obiettivi del protagonista e, pertanto, sia fondamentale nella trama della relativa novella.
Questa tendenza mi ha sorpreso perché il tema della giornata (dalla seconda in poi tutte le novelle, esclusa l'ultima di Dioneo che ha chiesto e ottenuto di esserne esonerato, devono basarsi su un argomento ben preciso) era su come le persone, usando la propria astuzia e intelligenza, riescano a conseguire i propri scopi. Insomma mi sarei aspettato novelle in cui il protagonista ha la meglio su un prepotente, che raddrizzi un torto subito o simili, mentre invece l'“...alcuna cosa molto da lui desiderata...” è sempre la stessa...

Nella prima novella Masetto, un villico grezzo (ma di bell'aspetto), scopre che un piccolo monastero è rimasto senza uomo di fatica e subito pensa che là potrà trovare fortuna. In realtà non ha in mente il proprio benessere economico ma quello sessuale: venendo a sapere delle giovani monache del convento l'autore scrive «A Masetto... ...venne nell'animo un disiderio sí grande d'esser con queste monache che se struggea...».
Il resto della novella conferma che l'obiettivo principale di Masetto fosse proprio quello di prendersi il proprio piacere con le giovani monache anche se poi, in tarda età, torna al proprio villaggio da benestante. Interessante anche il fatto che la sua vita sia giudicata di successo grazie ai molti figli avuti “discretamente” da numerose monache.

Nella seconda novella un umile palafreniere riesce a “giacere” con la propria (inconsapevole) regina: la trama ha un buon colpo di scena col fatto che il re scopre immediatamente il tradimento e con uno stratagemma crede di aver incastrato il colpevole che ha preso il suo posto. Il re viene però battuto in astuzia ed elegantemente, almeno con sé stesso, ammette la propria sconfitta: «Costui, il quale io vo cercando, quantunque di bassa condizion sia, assai ben mostra d'essere d'alto senno»

Nella terza novella è invece una donna la protagonista ma l'obiettivo non cambia: ella vuole far in modo «...che 'l piacer di lei avesse intero effetto», ovvero avere una relazione col bel giovane di cui si è innamorata vedendolo dalla finestra.
La donna è però sposata e la difficoltà principale (elemento interessante) pare essere quella di comunicare col giovane senza destare sospetto. La novella si basa quindi sul ruolo di un buon frate che inconsapevolmente imbrogliato riferisce i reciproci messaggi che la coppia si manda.
Comunque questa è la prima novella dove un religioso è dipinto senza vizi seppure, nella propria purezza, facilmente gabbato dalla donna. Da notare come poi la protagonista, forse senza bisogno ma per prudenza, accompagni le proprie richieste con dei ricchi doni al frate e alla Chiesa che sicuramente contribuiscono a renderlo più malleabile. Aggiungo io: timeo Danaos et dona ferentes!

Come per non smentire la visione complessivamente negativa del clero, nella quarta novella, si ha un monaco, don Felice, che si fa gioco della fede di un pio ex mercante per tradirlo con la moglie di lui proprio mentre egli esegue le penitenze che il protagonista gli ha imposto.
Da notare che tutte le mogli che tradiscono il proprio marito lo fanno perché, magari per motivi diversi (religiosi, di età, etc...), vengano da essi sessualmente trascurate oppure ne sono inconsapevoli (come la regina della seconda novella). Evidentemente il Boccaccio la ritiene una giustificazione più che sufficiente e, infatti, le adultere sono sempre mostrate sotto una luce positiva.

Un'eccezione (ma forse no) parziale è data dalla novella successiva dove la bellissima moglie di un ricco mercante, poi comunque sedotta dallo Zima, non è inizialmente attratta da lui e non mi pare (ma forse ricordo male) che venga menzionato che il marito la trascuri: però ho la forte sensazione che il marito tirchio fosse più interessato al denaro che a lei...

Invece la sesta novella mi smentisce in pieno! Ricciardo è innamorato della bella Catella, moglie di Filippello, ma lei pur conoscendone l'amore non lo prende in considerazione.
Ricciardo però, sfruttando la gelosia di Catella per il marito, con uno stratagemma, facendole credere di essere il consorte infedele, riesce a procurarsi una notte di sesso con lei. Quando alla fine Ricciardo le rivela la propria identità inizialmente Catella non lo denuncia solo per evitare lo scandalo. Poco dopo però, visto che Ricciardo è un migliore amante di Filippello («E conoscendo allora la donna quanto più saporiti fossero i basci dell'amante che quegli del marito, voltata la sua durezza in dolce amore verso Ricciardo, tenerissimamente da quel giorno innanzi l'amò, e savissimamente operando molte volte goderono del loro amore.»), finisce per accettare e godere della relazione con lui.
Cercando la morale di queste novelle, ovvero quando l'autore ritenga lecito che la donna tradisca il vincolo matrimoniale, mi pare significativo “l'amò” della frase sopra riportata: evidentemente il maggior piacere dato dall'amante non sarebbe da solo giustificazione sufficiente per tradire il marito, è necessario anche l'amore. Che il marito non sia limitato in alcun modo dal giuramento matrimoniale sembra che venga invece dato per scontato...

Nella settima novella invece la relazione adultera, apparentemente ben avviata fra monna Ermellina (moglie di Aldobrandino) e Tedaldo, improvvisamente viene interrotta senza alcun motivo apparente dalla donna. Tedaldo sopraffatto dal dolore diviene mercante e cerca (e fa) fortuna all'estero. Tornato in patria scopre di essere stato creduto morto e proprio Aldobrandino è stato incarcerato per il suo omicidio e rischia la forca perché ha confessato (*1) la colpa.
Gli elementi interessanti sono due: 1. si scoprirà che il motivo per cui Ermellina troncò la relazione con Tedaldo fu a causa di un religioso che la atterrì con la minaccia delle pene dell'inferno; però, come l'autore sottolinea per bocca di Tedaldo, in realtà il chierico non era sincero nella sue fede ma semplicemente voleva che ella rimanesse fedele al marito per poi poter essere lui (o un altro religioso) ad approfittarne: «Essi sgridano contra gli uomini la lussuria, acciò che, rimovendosene gli sgridati, agli sgridatori rimangano le femine...».
2. Tedaldo, invece di approfittare della circostanza favorevole sposando Ermellina una volta rimasta vedova, decide di scagionare Aldobrandino riuscendo comunque a ottenere l'amore della donna: «Tedaldo... ...perseverò nel suo amare, e senza più turbarsi la donna, discretamente operando, lungamente goderon del loro amore.»
Anche in questo caso, ciò che apparentemente giustifica la relazione adultera, è il superiore amore della donna per l'amante piuttosto che del marito che pur ama.
Decisamente una novella moralmente ambigua in quanto la discriminante fra il giusto e l'iniquo è molto sottile e arbitraria.

Anche l'ottava novella è un po' anomala: il protagonista è un abate, un sant'uomo, al quale però piacciono le donne e, con estrema prudenza, non perde occasione per frequentarle.
Viene anche nominato il Vecchio della Montagna: figura mitica interessantissima (per origine ed evoluzione) del medioevo che incontrai la prima volta in un libro di storia sui mongoli...
Mi ha colpito che il Boccaccio ammetta che un sant'uomo possa esser tale pur peccando di lussuria: evidentemente lo ritiene un peccato estremamente veniale anche se esso è sempre stato considerato mortale (v. Viziato). Forse a causa del cattivo esempio dato dal clero del tempo?
Mi chiedo se questo trionfo dell'amore sia da leggere come una reazione, magari inconscia, all'ondata di morte portata dalla peste...

Nella nona novella una donna è di nuovo la protagonista. La donna, Giletta di Nerbona, è bella e intelligente ma di umili natali. Grazie alle sue conoscenze mediche riesce a guarire il re di Francia che la ricompensa facendola sposare al nobile conte Beltramo di Rossiglione. Egli però non la ritiene degna di sé e per questo, dopo averla sposata, subito l'abbandona andando a fare il capitano di ventura a Firenze. La donna rimette in ordine la contea e poi parte alla ricerca del marito: trovatolo, grazie a uno stratagemma, riesce infine a farsi amare da lui.
Lo stratagemma è ingegnoso (secondo le note ripreso o ispirato da racconti antecedenti) ma nel complesso ho trovato la novella piuttosto noiosa: al giorno d'oggi si dà per scontato che i nobili siano persone come le altre e, soprattutto in amore, la divisione fra classi sociali ci appare meno rigida. Ma al tempo del Boccaccio evidentemente non era così: l'idea che una plebea potesse essere degna di un nobile doveva essere piuttosto sconcertante. Da questo punto di vista il racconto ha un suo interesse.

La decima novella è onestamente piuttosto divertente: la protagonista è una giovane musulmana, Alibech di Capsa, la quale sentendo parlare degli anacoreti che nel deserto servono Dio decide a sua volta di recarsi da loro per aiutarli. I primi vecchi saggi che incontra, per non essere indotti in tentazione (perché ovviamente Alibech è molto bella), la spediscono al saggio più vicino. Infine però arriva alla grotta di un giovane anacoreta che, presumendo troppo dalla propria volontà, decide di tenerla con sé per mortificare maggiormente il proprio spirito attraverso la costante tentazione data dalla fanciulla. I buoni propositi dell'anacoreta durano poco ed egli, per convincere Alibech a fare sesso con lui, le spiega che il pene è il diavolo e che la vagina è l'inferno: quando il diavolo si impossessa del pene dell'uomo il compito di Alibech sarà dunque quello di riportarlo all'inferno.
Presto Alibech trova il suo compito estremamente piacevole e, anzi, diviene sempre più frustrata dal fatto che il diavolo non si impossessi del pene dell'anacoreta abbastanza spesso. Alla fine Alibech viene ritrovata e sposata da un giovane musulmano.
Secondo il Boccaccio questa storia è all'origine (*2) del detto «...il più piacevol servigio che a Dio si facesse era il rimettere il diavolo in inferno...»
È da sottolineare come questa storia sia un po' più spinta rispetto alle altre: non ne sono sicuro (dovrei ricontrollare per le giornate precedenti) ma mi pare che, per ogni giornata, sia sempre un uomo a narrare quella più audace...

Conclusione: mi è venuta voglia di fare uno schema per riassumere alcune caratteristiche delle varie novelle. Se riuscirò a portarlo a termine lo pubblicherò a fine lettura...

Nota (*1): ieri come oggi «...appreso lo innocente per falsa suspizione accusato e con testimoni non veri averlo condotto a dover morire, e oltre a ciò la cieca severità delle leggi e de' rettori, li quali assai volte, quasi solleciti investigatori del vero, incrudelendo fanno il falso provare, e sé ministri dicono della giustizia e di Dio, dove sono della iniquità e del diavolo esecutori.»
Nota (*2): o almeno così fa dire al personaggio che la narra!

martedì 25 agosto 2015

Finalmente a casa!

Finalmente ho riportato il mio calcolatore sulla scrivania in camera: pochi metri di distanza ma tutta un'altra cosa! Adesso posso usarlo senza contorcimenti strani che mi provocavano ogni sorta di fastidi...
E, per prima cosa, festeggio installandomi “Qt Creator”!

Il ragno nel buco - 7/9/2015
Mi chiedevo: quanto tempo impiega un'idea a sedimentare e a diventare parte di noi?
Comprendere non è assimilare: è solo il primo passo...
L'ultimo è invece quello di usare l'idea originaria come un mattone per costruirne di nuove.

Ci pensavo oggi leggendo un libro di fantascienza ricco di idee nuove e spunti interessanti: al momento sono in una fase in cui mi hanno impressionato, hanno colpito il mio subconscio, ma le novità sono così tante che ne sono sopraffatto. Eppure immagino, prima o poi, ne rielaborerò qualcuna, magari dopo un sogno, e inizieranno a fare parte di me.

Qualche giorno fa, in Panem et circenses, ho brevemente citato Nietzsche: un suo riferimento secondario (nel contesto di Nascita della tragedia) che non sapevo neppure di ricordare e che non mi era del tutto chiaro. Invece, improvvisamente, è emerso dalla mia memoria e il suo significato profondo mi è divenuto evidente...

Asino ottimista - 17/9/2015
Lo dice l'asino ottimista
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"Ragliando si impara!"

Finalmente: basta 8-42!! - 19/9/2015
Oggi mi sono registrato durante l'esecuzione dell'ultimo esercizio del primo volume di Chitarrista da Zero: anzi, non una, ma ben tre esecuzioni consecutive (senza tagli né incollamenti!).

Eccolo QUI.

Per la cronaca ricordo le difficoltà principali: le prime 8 battute (primi 15”) sono facili ma dalla 9° in poi molte battute iniziano con una pausa di un ottavo e uno slide (es. di slide da 15.20” a 15.60”). Diversamente dal solito poi la base non mi ha aiutato ma, al contrario mi ha confuso perché mi portava ad attaccare a inizio battuta. E poi è abbastanza veloce: 130bpm con ottavi e quarti...

Comunque adesso me la sono tolta: posso mettere via questo volume e cancellare dal disco rigido i vari brani!

Peccato per il brutto suono della chitarra: invece di ricordarmi di usare una bella patch ho usato la "Cry & Bleus" al quale avevo però tolto l'effetto "Pedal Cry" e "Rock Comp" (lasciando solo "B-Breaker" e "Air")...

Destino nero... - 19/9/2015
...cinico e beffardo.

Stasera ho aggiunto nove brani alla mia collezione: tre degli anni '80 e gli altri posteriori al 2000. Come al solito di seguito pubblico i video di alcune di queste canzoni.

Il primo brano è Luna del gruppo heavy metal portoghese Moonspell: ho molti loro brani nella lista degli “incerti”, mi piacciono tutti abbastanza ma nessuno mi entusiasma. Comunque oggi mi sono deciso a sceglierne due fra cui il seguente:


Il secondo brano è dei Majesty: un gruppo che ho scoperto da poco e che mi pare richiami molto sia i Manowar che gli Iron Maiden.


Il terzo brano è invece letteralmente una perla rara. Si tratta di una canzone del 1986, dell'unico album pubblicato da un gruppo dal fatidico nome Black Fate. A me pare semplicemente eccezionale...
Fa riflettere il dubbio gusto con cui il destino decide di donare fama e successo a qualcuno e negarlo ad altri molto più meritevoli: niente di nuovo sotto il sole, eppure...

lunedì 24 agosto 2015

Bisba e l'insalata

Ultimamente Bisba commette meno pasticci ma continua a essere famelica...
Qualche giorno fa avevo cucinato un'insalata di riso: riso (ovviamente), un barattolo di verdure già pronto da aggiungere, würstel, olive, capperi e maionese...
Bisba si era, come al solito, piazzata sulla finestra alle mie spalle inscenando l'usuale querimonia di miagolii, strusciamenti e (delicate) zampatine per elemosinare qualche bocconcino da me. In questi casi le rispondo “Bisba, non ti piace, è inutile che chiedi!” ma, visto che avevo fatto ½ Kg di riso, ne avevo a disposizione una bella zuppiera così, soprattutto per togliermela di torno, le ho messo nella sua ciotolina una cucchiaiata molto abbondante di insalata di riso.
Quando ho controllato erano avanzate solo 3 mezze olive!
Ma non è finita: siccome sono pigro non ho avuto voglia di prenderle e buttarle via ma, a sera, le ho aggiunto sopra le sue solite crocchette...
Risultato: dopo pochi secondi, oltre alle crocchette, erano sparite anche le olive!

NB: come se non bastassero le bucce di patata adesso ha iniziato a rubare dalla spazzatura e a mangiarsi anche le bucce di cetriolo!

Da quanto ho scritto si potrebbe pensare che la povera Bisba sia da me crudelmente denutrita e/o maltrattata... Per fugare simili dubbi (e visto che ormai questo non potrà più essere un “corto”) ne approfitto per scattarle e pubblicare qualche foto...

Un posto al Sole
Ho trovato Bisba insolitamente seria e stranamente esposta al sole invece che nascosta in un cespuglio...

Tutto bene all'orizzonte
Osservava con vago interesse quello che succedeva dall'altra parte del giardino...

“Chi va là?”
Ma poi un grillo ha colpito la sua attenzione...

Assorta
Sempre fotogenici i gatti...

Gatta a pera
Notare le orecchie rosate (dove devo darle la crema solare protettiva) e il pelo arruffato sul collo, sopra la macchia nera, dove le ho dato l'antipulci...

sabato 22 agosto 2015

La prof G

È da diversi giorni che ho in mente di scrivere questo pezzo...
Come spesso mi accade era però da molto più tempo, per la precisione dalla cena con i miei vecchi compagni di liceo, che il suo fantasma si agitava nella mia memoria.

Fu infatti proprio a tale cena che seppi che la mia professoressa di italiano (che chiamerò qui prof G) era morta: di lei ho già scritto più volte, vedi Scienza e superstizione e la parte finale di Beccato! (*1)) ma, stranamente, non mi ero reso conto di quanto mi fosse rimasta impressa....

La notizia della sua morte mi ha infatti profondamente turbato: sento come se un pezzo di me, che però non riesco ancora a definire e identificare, se ne fosse andato.
Intendiamoci, il mio è un dolore lieve e indefinito; contemporaneamente ne sono però stupito: l'ultima volta che la vidi fu 25 anni fa e, in questi anni, le volte che ho pensato alla prof G si possono contare sulle dita di una (diciamo due!) mano...
Non mi pare insomma che ci sia una corrispondenza proporzionale fra il nostro rapporto (assente) e il mio attuale turbamento.

Ripensandoci mi rendo conto che mi era simpatica ma, soprattutto, la rispettavo. Non amavo le sue materie: in italiano non mi pare di aver mai preso più di 6½ (forse un paio di volte) nei temi, odiavo il Manzoni, Verga, Pirandello, Calvino e, per principio, non ho mai voluto leggere i libri assegnati; mal digerivo tutti i poeti, specialmente D'Annunzio e Foscolo, mentre mi irritavano i piagnistei del Leopardi; tolleravo Dante ma non lo studiavo; odiavo il latino (con l'eccezione di Catullo) ma questo anche lei (forse è per questo che mi era simpatica!).
La prof G non era particolarmente spiritosa ma a volte ridacchiava fra sé per qualcosa che trovava divertente. Un paio di volte riuscì pure a offendermi (non facile) con dei suoi commenti (*2). Spesso, direi una volta la settimana, aveva delle esplosioni di ira e faceva delle partacce terribili a tutta la classe. Insomma non era una professoressa bonacciona!
Alla cena sono rimasto stupito dallo scoprire che incuteva timore a parecchie persone: a me no, non sono impressionabile, e poi forse aveva una certa simpatia nei miei confronti... Non mi fece mai partacce né io comunque me ne meritai alcuna!
Non la temevo però la rispettavo: era una di quei pochi insegnanti che prendono il proprio lavoro estremamente sul serio. Il suo obiettivo non era fare il minimo possibile per portare a casa lo stipendio senza grane ma, al contrario, fare il più possibile.
No, non era come il professore interpretato da Robin Williams (L'attimo fuggente) che invece di insegnare nozioni voleva forgiare i caratteri: non so se in Italia sarebbe stato possibile, ma comunque lei si accontentava delle proprie materie...
Ricordo che lei parlava e parlava e tutti noi prendevamo appunti di quello che diceva, anzi ci faceva praticamente dei dettati... ma poi, periodicamente, si arrabbiava quando li ripetevamo e diceva che dovevamo studiare anche sul libro di testo (*3)...

Ecco, ho appena capito un altro elemento: ne apprezzavo l'intelligenza...
Ho spiegato altrove che, soprattutto nella mia adolescenza (v. Carriera scolastica (2/3) e magari l'inizio di Carriera scolastica (3/3)), il rapporto con gli insegnanti non fu facile: quando mi resi conto di essere sensibilmente più sveglio di loro (alle medie) trovai fastidioso esserne giudicato e, paradossalmente, adottai posizioni di conflitto con tutti coloro che deludevano le mie aspettative. Le eccezioni erano quei professori nei quali intuivo abbastanza intelligenza da riconoscere e apprezzare le mie capacità: alle medie sfortunatamente non ne incontrai nessuno ma al liceo la situazione migliorò un po' e la prof G fu una di questi.

Nel frattempo ci ho dormito sopra e stamani, credo, sono riuscito a identificare il quid che mi sfuggiva: la prof G rappresenta per me il liceo e, quindi, tutto ciò che quel periodo della mia vita significa.
Il fatto che lei sia morta è quindi il triste epitaffio a un'epoca ormai passata che sopravvive solo nei miei ricordi. Da questo punto di vista il mio malessere per la sua scomparsa ha anche una significativa parte egoistica: piango più per me stesso e per gli anni che furono piuttosto che per lei!

Conclusione: come al solito la scrittura si è rivelata essere un utile strumento di autoanalisi: in questo caso credo di aver effettivamente identificato l'origine e il significato profondo delle mie emozioni. L'elencare, lo scavare, il riflettere: poi la luce dell'intuizione, per un attimo, illumina la caverna...

Nota (*1): ripensandoci mi sono reso conto che anche l'insegnante della vignetta Lezione potrebbe essere stata inconsciamente ispirata dalla prof G: capelli e occhi corrispondono solo che lei era sulla sessantina e larga il doppio!
Nota (*2): una volta dicendomi che gli autori latini erano più logici di me (il contesto era una discussione sulla grammatica latina) e un'altra volta chiedendomi “Ma chi ti ha insegnato a parlare così?!” quando le feci una domanda usando impropriamente “gli” invece di “li”: ricordo che ci pensai qualche secondo e poi conclusi che dovevano essere stati i miei nonni o i miei genitori...
Nota (*3): una volta, con grande stupore mio e del mio compagno di classe, fece grandissimi elogi a una ragazza dicendole che aveva fatto un'analisi del testo superlativa ma a noi sembrò che, come al solito, avesse solo ripetuto i suoi appunti... Forse la prof G si era dimenticata di ciò che aveva detto in classe e non aveva riconosciuto il proprio pensiero nelle parole della nostra compagna di classe...

mercoledì 19 agosto 2015

Il professor Fritz

Stanotte non ho dormito: adesso sono le 6:40 e ho appena iniziato a scrivere...
Il motivo di questa improvvisa insonnia (ultimamente dormivo decentemente) è il solito governo Renzi e, in particolare, il ministro dei “Beni e delle Attività Culturali”, il signor Franceschini.

Come al solito non seguo i telegiornali ma su FB ho visto l'immancabile meme sull'ultima ideona del Franceschini: nominare ben sette stranieri ai vertici di importanti musei, fra cui gli Uffizi di Firenze, e di altre istituzioni culturali.

Per la cronaca di seguito il collegamento alla notizia sul FattoQuotidiano.it ma suppongo che tutti sappiate di cosa sto scrivendo: Franceschini nomina 20 nuovi direttori: 7 stranieri, un tedesco agli Uffizi...

Il meme era drammatico e, in pratica, proponeva l'equazione “Direttore straniero = nostri beni culturali in svendita”. Anche a me è corso un brivido lungo la schiena quando ho letto questa notizia ma ho preferito continuare a rifletterci piuttosto che unirmi al panico dell'inconcludente coro degli scontenti.

il muo umore è stato altalenante via via che analizzavo sempre più attentamente il problema. Vediamo di ripercorrere cronologicamente e numerare le varie fasi...

1. Come scritto la mia reazione a pelle è stata fortemente negativa: che bisogno c'è di andare a cercare dei direttori all'estero con tanta gente in gamba qui in Italia?
2. Pochi attimi dopo ho ricordato: già ma qui (Renzi & C., ma non solo, insegnano...) in Italia non si nominano le persone in gamba ma solo i raccomandati: figli di, parenti di, amici di...
Leggo nell'articolo (v. sopra) che il responsabile della selezione (un vecchio politico) ha infatti affermato: «...non mi è arrivata neppure una raccomandazione...». Evidentemente a malincuore ha così dovuto sforzarsi di scegliere i più meritevoli...
Quindi per qualche secondo ho pensato: non sarà che, per una volta, il governo ne ha fatta una giusta?
3. Ma in questi giorni leggi Germania e subito ti insospettisci: e poi, non per nulla, il mio soprannome è KGB...
Ho pensato: è davvero possibile che abbiano intenzione di svendere le nostre opere d'arte?
4. Ma di nuovo mi sono tranquillizzato: non è che un direttore di museo può caricarsi in macchina dei dipinti antichi e andarsene via...
Questa fase è durata per tutta la serata. Ridacchiavo anzi, pensando fra me e me, alle difficoltà che incontrerà il direttore tedesco trovandosi catapultato nella realtà italiana: forse dipendenti assenteisti, mancanza di puntualità, approssimazione, sprechi e inefficienza generalizzata...
Dopotutto i veri studiosi sono uguali da tutte le parti: per loro prima di tutto viene la cultura e, per questo, sono molto meno manipolabili di altri funzionari.
Così ho pensato divertito: fra sei mesi si ritroverà tutto il personale in sciopero per protesta!
Tranquillizzato, sono andato a letto sereno senza più pensare alla vicenda...
5. Eppure, improvvisamente nella notte, una nuova idea si è fatta largo nella mia mente semi addormentata: possibile che il piano sia quello di mandare in mostra all'estero (non adesso tutti insieme, ma nel giro di qualche anno) i nostri quadri più preziosi e poi, nell'eventualità di una crisi come quella greca, usarli come ostaggi? “Se non ci pagate il debito per prima cosa ci teniamo queste opere come parziale risarcimento!”
Ero mezzo addormentato e questa idea mi sembrava molto più verosimili e attuabile di quanto non lo sia adesso: il valore dell'arte è di per sé simbolico e agli economisti interessa relativamente. Però tutti gli italiani sono orgogliosi del proprio passato e quindi il loro valore come “ostaggi” potrebbe essere non indifferente...
Alla fine l'irritazione ha vinto il sonno e alle 6:30 mi sono alzato...
6. Ma nel frattempo avevo fatto una nuova riflessione: se il piano è quello di mandare all'estero i nostri beni culturali che bisogno c'è di direttori stranieri che avranno tutti gli occhi puntati addosso? Perché non nominare degli anonimi raccomandati, incapaci ma ubbidienti, con lo stesso incarico? Si eviterebbero così molte proteste e nessuno si accorgerebbe di niente se non quando fosse troppo tardi...
Questo pensiero mi ha confortato e ho ipotizzato che si possa trattare di un tentativo del governo di farsi bello: “Siamo fighi e moderni noi: niente raccomandati ma professoroni stranieri!”
7. La precedente è ancora la mia idea prevalente eppure non sono del tutto tranquillo. I direttori stranieri potrebbero essere un'ulteriore “garanzia” richiesta dall'estero. Il governo italiano potrebbe anche semplicemente non aver pensato a questo pericolo o avere sottovalutato le reazioni dell'opinione pubblica.
Un altro elemento d'allarme è la nazionalità dei sette direttori stranieri: mi aspettavo che fosse un miscuglio proveniente e rappresentante di più paesi europei ma invece, leggendo l'articolo, ho notato una preponderanza allarmante di tedeschi. Si hanno infatti: un canadese naturalizzato inglese (USA?), un francese, tre tedeschi e due austriaci...

Conclusione: magari è solo un'operazione di facciata del governo per farsi bello (soprattutto all'estero) ma le stranezze sono tante e non fanno (letteralmente nel mio caso!) dormire tranquilli...
Bisogna poi ricordare, e forse anch'io sbaglio a non farlo più spesso, che i governi Monti, Letta e Renzi sono tutti governi che agiscono coscientemente contro l'Italia e il popolo italiano e che eseguono pedissequamente gli ordini che ricevono dall'estero. L'attuale governo ha già tradito gli italiani in campo sociale, economico e democratico: non si farebbe certo scrupoli a contribuire alla depredazione dei nostri capolavori storici e artistici.

martedì 18 agosto 2015

Prìncipi contro principi

Da tempo non seguo più le vicissitudini interne al M5S: però, mesi fa, rimasi allibito che si chiedesse il permesso a Casaleggio (ci furono numerosi articoli sui giornali) di candidare Di Battista a sindaco di Roma...

Sarebbe già stato contro i principi del movimento chiedere il permesso a Grillo che però, almeno un'autorità morale, indubbiamente se l'è guadagnata. Ma Casaleggio?! Perché chiedere a lui il permesso?! A me parve (e pare) semplice follia...

Ieri ho notato un nuovo particolare: nella grafica della pubblicità del prossimo evento a Imola (v. in alto a destra qui) non c'è più solo la solita caricatura di Grillo ma anche quella di Casaleggio...
Immagino che nel frattempo ci siano stati numerosi altri segnali che indichino il ruolo sempre più attivo del non-eletto (*1) Casaleggio.

Ne risultano varie conclusioni:
1. Esisteva un'eminenza grigia nel M5S
2. Adesso tale eminenza grigia sta uscendo allo scoperto
3. E, soprattutto, il M5S non è diretto da Grillo ma da Casaleggio (*2)

Mi chiedo se da parte sua sia una mossa prudente: il dirigere da dietro le quinte funziona solo se non si è conosciuti e si può quindi agire tramite un proprio burattino senza avere la luce dei riflettori addosso.
Magari il rapporto fra i due è cambiato ed è stato lo stesso Grillo a chiedere a Casaleggio di divenire più visibile: già nell'audio rubato a Bibbona Beppe afferma di stare “stufandosi” del suo ruolo nel movimento...

Il problema del nuovo Casaleggio mi pare evidente: adesso anche gli attivisti e simpatizzanti più fedeli dovranno porsi alcune domande di cui la principale è “visto che Casaleggio ha un ruolo decisionale rilevante (a dir poco!) qual è la sua opinione sulle varie tematiche?”

Sfortunatamente non credo che Casaleggio, sia per il carattere schivo che per sua volontà, si prenderà la briga di rendere pubbliche le proprie idee: mi pare evidente che egli si creda un guru della politica e del marketing mentre, in realtà, era solo la persona giusta al posto giusto nel momento giusto. Adesso sta invece diventando la persona sbagliata al posto sbagliato ma lui non se ne rende conto.
Il successo del M5S è direttamente proporzionale alla totale inadeguatezza dei vecchi partiti e non all'abilità o all'azione svolta dallo stesso: ma Casaleggio pare non capirlo oppure non gli importa: dopotutto considera i parlamentari come dei suoi dipendenti (che licenzia appena disattendono le sue indicazioni) e gli italiani come dei consumatori da influenzare con la propria propaganda. Il problema è che, viste le regole (e la struttura e l'organizzazione...) correnti, la prossima infornata di parlamentari pentastellati sarà di livello infimo, essenzialmente furbetti e fedelissimi incompetenti. A me tale composizione ricorderebbe molto quella del PDL, solo che (ancora) non ci sarebbero inquisiti: ma furbetti e incompetenti fanno presto a credersi troppo furbi e troppo in gamba...

Conclusione: a quando il nuovo simbolo con la dicitura “M5S Grillo-Casaleggio”? Quando i prìncipi del movimento si ribellano contro gli stessi principi che proclamano, cosa resta?

Nota (*1): "non-eletto" era l'epiteto che avevo adottato per Monti ma adesso anche Casaleggio se lo sta conquistando sul campo...
Nota (*2): e se qualche simpatizzante del M5S ha pensato "non è vero: è solo Grillo che decide!" allora dovrebbe cogliere l'occasione per farsi un esame di coscienza e ricordare che, in teoria, secondo quanto lo stesso Grillo dice, dovrebbero essere gli attivisti/ la rete a decidere! In ogni caso a me parrebbe una grave contraddizione...

lunedì 17 agosto 2015

Donne amazzoni su Titano

Tanti anni fa un amico del liceo, lo stesso di Delaware e Grande lezione, mi fece conoscere una pellicola molto divertente che per lungo tempo è stata una delle mie preferite: Donne amazzoni sulla luna di John Landis.
Il film è la parodia di una pellicola di fantascienza di serie C degli anni '50: trama ridicola, effetti speciali ridicoli e donne in bichini. E tutto il film era interrotto da pubblicità ancor più paradossali e assurde, anteprime di altre pellicole e simili...
Oggigiorno si definisce questo genere col brutto termine “demenziale” che, secondo me, ne svilisce l'intelligente ironia.
Comunque una delle battute che mi è rimasta più impressa (anche perché la ripeteva in continuazione detto amico!) si ha all'inizio del film quando gli astronauti sbarcano sulla luna: è evidente allo spettatore che si trovano in un deserto visto che non c'è traccia di effetti speciali, e anche i protagonisti si guardano intorno stupiti dal cielo azzurro e dalla vegetazione; uno di essi, il più coraggioso, dice “uhm... scommetto che...” e si toglie il casco della tutta respirando a pieni polmoni e dicendo “...come pensavo: H2O, l'aria è respirabile!”
La battuta è duplice: da una parte la formula chimica dell'acqua non c'entra niente e ridicolizza il tocco di pseudoscientificità delle trame raffazzonate; dall'altra l'idea stessa di togliersi il casco e respirare un'atmosfera solo apparentemente respirabile senza nessun esame approfondito è semplicemente assurda (mai sentito parlare di virus, batteri o semplicementi composti chimici inodori?): nel film di serie C ha senso perché così il regista può mostrare più facilmente il volto degli attori che recitano.

Titano è un satellite come la Luna ma non della Terra ma di Saturno. Ma i titani sono anche delle figure mitologiche che hanno vasto spazio nella Teogonia di Esiodo (v. La funesta genia) che ho letto recentemente: fra di essi spicca Prometeo, famoso per aver donato il fuoco agli uomini ed essersi così inimicato il supremo Zeus che lo condannò a essere incatenato a una roccia e tormentato da aquile che quotidianamente gli mangiavano il fegato...

Scusatemi la lunga premessa ma talvolta una divagazione è necessaria per poter poi affrontare più direttamente il successivo argomento.
Nei mie pezzi precedenti Pellicole su Youtube e Altre pellicole su Youtube mi ero stupito di aver valutato tutti i film piuttosto positivamente: ero davvero stato fortunato a guardare per caso solo pellicole di mio gradimento o il mio giudizio si era, per qualche motivo, ammorbidito?
Come spesso accade il tempo mi ha dato la sua risposta: ero stato fortunato!

Ieri ho infatti guardato su Youtube Prometheus: come al solito non sapevo di cosa si trattasse ma pensavo che fosse un film mitologico...
Invece no, dopo un'apertura piuttosto ambigua, si viene a sapere che l'azione si svolge in un futuro relativamente prossimo e che quindi si tratta di un film di fantascienza: “Va bene lo stesso...” ho pensato, dopotutto il regista (Ridley Scott) è una garanzia...

E invece no...
Le inconsistenze e banalità hanno da subito incominciato a accumularsi, contemporaneamente però, da alcune indicazioni mi sono reso conto che l'ambientazione era la stessa di Alien dello stesso Ridley Scott e, inoltre, oggettivamente ho notato anche un paio di idee buone sebbene tutte, in verità, incentrate sulle straordinarie capacità di un androide...
In pratica una spedizione scientifica, ambiguamente patrocinata dal più grande magnate dell'epoca, il presidente di una stra-mega-corporazione, si dirige su un lontano pianeta alla ricerca dei misteriosi creatori alieni del genere umano... Non vi dico su quali premesse perché mi vergogno per Ridley Scott: comunque assurde...
Arrivati sul pianeta, dopo due anni di viaggio, le assurdità iniziano a moltiplicarsi forse risvegliate dal sonno criogenico come gli scienziati che compongono la spedizione.
Come nell'originale Alien anche qui i protagonisti si imbattono in una nave aliena semi sepolta sulla superficie del pianeta: in Alien i protagonisti, nonostante si tratti dell'equipaggio di una semplice nave commerciale, si comportano professionalmente e in maniera credibile muovendosi e agendo con relativa prudenza.
In Prometheus sembra però che, al posto di una spedizione scientifica, ci sia una classe di studenti liceali (e italiani!) in gita scolastica: esplorano l'astronave allo sbaraglio, litigano fra loro come ragazzini e, infine, raggiunto una sezione dell'astronave con un livello sufficiente di ossigeno, uno SCIENZIATO si toglie il casco della tuta spaziale e, dopo aver respirato a pieni polmoni, esclama “Come pensavo: l'aria è respirabile!” e tutti gli altri membri (SCIENZIATI) della spedizione seguono il suo esempio...
Inutile dire quale altro film mi abbia fatto ricordare questa scena ma credo che, almeno, non serva aggiungere altro per far capire l'assurdità di questa trama ridicola.
Voto: 4/10 Perché Scott? Perché?!

Conclusione: non fidandomi della mia memoria ho voluto controllare chi fosse il regista di Donne amazzoni sulla luna e ho scoperto che, oltre a John Landis, la regia fu affidata a Joe Dante, Carl Gottlieb, Peter Horton e Robert K. Weiss. Prevedibilmente, Ridley Scott non ha contribuito né, suppongo, abbia visto tale pellicola...

sabato 15 agosto 2015

Altre pellicole su Youtube

Ho visto altri tre film su Youtube: Lanterna verde, Biancaneve e il cacciatore e Inception...

Lanterna verde è la classica pellicola della Marvel: fase uno ci viene presentato il protagonista che ha uno ho più problemi spesso anche sentimentali; fase due il protagonista riceve dei super poteri e, più o meno in parallelo, lo stesso accade al suo principale antagonista; fase tre scontro finale fra antagonista e protagonista. Nella fase 2 e 3 il protagonista risolve anche i problemi che lo affliggevano nella fase 1...
Lanterna verde segue pedissequamente questo schema: l'unica variazione è che ci sono due antagonisti che si avvicendano nelle tre fasi: comunque guardabile...
Voto 6/10. Voto coprotagonista 12/10 (*1).

Poi, più che altro curioso di scoprirne la protagonista, ho guardato Biancaneve e il cacciatore. Proprio una bella pellicola! Prevedibilmente la trama non segue quella della favola creando un piacevole effetto di incertezza e dubbio fra quel che si conosce e quel che ci si aspetta.
Gli effetti speciali, comunque notevoli, sono al servizio della trama e non un suo “protagonista” (vedi Jurassic World).
L'unico neo è il finale: mi aspettavo uno scontro più epico e corale al quale partecipassero tutte le creature incontrate dalla protagonista (dando quindi un senso alle sue peregrinazioni) invece no... Ho la sensazione che la produzione fosse un po' a corto di fondi e, per questo, abbia tagliato su troll e fate! Ah! la protagonista è carina ma non bellissima: ha il volto un po' troppo squadrato e ossuto...
Voto 8-/10. Voto protagonista 8/10.

Infine ieri notte, dalle 1:00 alle 3:00 circa, ho visto Inception: veramente un bel film con una trama originale! Causa tarda ora, difficoltà video/audio e sua complessità intrinseca non sono riuscito a capirlo completamente: in particolare sono incerto sul significato del finale: 1. la vita è un sogno; 2. la morte è un sogno; 3. vita e morte sono un sogno...
Dovrei rivederlo ma probabilmente mi comprerò il DVD.
Voto 9/10 (provvisorio!)

Conclusione: e Thor? Dopo cinque minuti mi sono accorto di averlo già visto e ricordato che era pietoso (tipo 4½/10)...

Nota (*1): questa ragazza, come si capisce dal voto fuori scala, mi è veramente piaciuta e ho quasi pensato di farla divenire la mia nuova fidanzata immaginaria virtuale: però, siccome ha sempre tenuto, per quanto attillati, tutti i panni addosso (accidenti alla Marvel!) non ho potuta giudicarla completamente... Non mi è parso quindi giusto nei confronti delle altre fidanzate immaginarie virtuali, scrutate molto più a “fondo”, farla diventare tale: mi dispiace Blake Lively...

giovedì 13 agosto 2015

Pellicole su Youtube

Da qualche giorno ho scoperto che su Youtube si possono vedere dei film completi!
In realtà già lo sapevo ma pensavo che ci fosse solamente materiale vecchio: invece ho constatato esserci anche pellicole molto recenti. Certo la visione è tutt'altro che perfetta: tutti e tre i film che ho visto avevano dei disturbi, evidentemente voluti, suppongo per ingannare i controlli di Youtube sul copyright...

La prima pellicola era doppiata artigianalmente dalla versione sottotitolata in cinese e lo schermo era inserito in uno sfondo più grande e ne riempiva solo un quarto; la seconda, oltre a essere in bassissima risoluzione, era tagliata ai lati così come in alto e in basso; l'ultima invece, oltre a essere sempre a 360px, aveva una sovrimpressione concentrica, più luminosa nel mezzo e poi sempre più scura ai bordi...

Comunque mi sono fatto una buona idea di tutte e tre le pellicole.

Per primo ho visto Jurassic World: l'audio era terribile e lentamente andava anche fuori sincrono con le immagini!
Che dire? il solito film alla Spielberg: ottimi effetti speciali, scene divertenti e molta azione ma la trama era estremamente piatta e senza colpi di scena. Mi ha disturbato la pubblicità alla Mercedes con dei primi piani di un loro veicolo che sembravano prese direttamente da uno spot.
Nel complesso forse alcune scene erano un po' troppo lunghe: accorciandole, e inserendo magari un dinosauro in più, il ritmo sarebbe stato migliore. Comunque un film onesto che dà tutto quello che ci si aspetta che dia...
Voto 7/10

Poi ho visto Legion. Il genere azione/religione/escatologia mi piace ma qui la trama era troppo misera: in Stigmate c'erano dietro delle belle idee, probabilmente qualche ricerca, e lo stesso dicasi per la trilogia di The prophecy...
In Legion al massimo si è data solo una lettura veloce alla pagina dell'apocalisse su Wikipedia...
È uno splatter senza troppe idee né pretese: orde di mostri (uomini posseduti da angeli) attaccano un piccolo ristorante sperduto nel deserto e vengono respinti a suon di pallottole. Ah! c'è anche l'arcangelo Michele (immagino fortemente ispirato all'androide biondo di Blade runner) che, disubbidendo a Dio, dà una mano nella difesa...
Voto 5/10

Infine ho visto Wolverine l'immortale: a differenza dei precedenti (per me delle complete novità) ne avevo sentito parlare... e male.
Invece a me è piaciuto abbastanza: aggiunge spessore al personaggio dei fumetti e l'idea di fargli perdere, almeno parzialmente, il potere rigenerante è buona. Peccato per il finale nel quale si è voluto inserire un colpo di scena eccessivo e non convincente...
Voto 7+/10

Conclusione: prossima pellicola Thor?

martedì 11 agosto 2015

Decameron, secondo giorno: W le poppelline!

Finalmente! Proprio quando iniziavo a pensare che l'aggettivo “boccacesco” l'avesse inventato il Petrarca per invidia, mi sono imbattuto in «...Alessandro, posta la mano sopra il petto dello abate (*2), trovò due poppelline tonde e sode e dilicate, non altramenti che se d'avorio fossono state...»!!

Vabbè, a parte gli scherzi, in realtà anche nella seconda giornata non ci sono racconti particolarmente piccanti: soltanto nell'ultima novella si usa un linguaggio allusivo e con doppi sensi ma anche tale storia, di per sé, non descrive direttamente scene a sfondo sessuale...

Nella seconda giornata a differenza della prima, dove le novelle erano a tema libero, l'argomento deve illustrare storie dove il protagonista riesce a scampare da situazioni terribili grazie alla buona sorte. Rispetto alla giornata precedente, quando molte erano di poche pagine, le novelle sono anche notevolmente più lunghe e articolate...

La sensazione che la visione del Boccaccio dei musulmani non sia negativa ha avuto conferma: in almeno un paio di novelle i musulmani sono descritti come coraggiosi e giusti. In una di queste la protagonista è la bellissima figlia del sultano di Baghdad che dimentica il proprio “onore” solo per colpa del vino al quale non è abituata: nel complesso fanno peggior figura i cristiani che, ammaliati dalla sua bellezza, si uccidono fra loro e in continuazione se la rapiscono l'un l'altro; alla fine è proprio un mercante musulmano che la salva riconsegnandola al padre...
Attenzione! Non è che i musulmani siano delle figure particolarmente positive, semplicemente non sono particolarmente negative: la mia sensazione è che il Boccaccio li consideri persone, uomini e donne che, al di là della religione, hanno le stesse pulsioni, pregi e difetti dei cristiani...
Una nota etimologica: proprio in questa novella si parla del re del “Garbo” al quale la protagonista era stata promessa sposa. Una nota spiega, senza aggiungere altro, che “Garbo” significa “Africa”. In questo caso posso però aggiungere qualcosa io: fra le varie parole che ho imparato a memoria c'è “garbino” (dalle Operette morali). Il garbino (definizione imparata su Treccani.it) è un vento di libeccio il cui nome deriva dall'arabo gharbī e significa occidentale. Il libeccio me lo immagino sempre provenire dalla Tunisia e quindi ho “deciso” (ma in effetti è solo un'ipotesi!) che il re del Garbo fosse il re della Tunisia.

La nona novella è quella che mi è più piaciuta: probabilmente perché mi sono appassionato da subito alla disputa dei due coprotagonisti sulla natura delle donne. La riassumo brevemente: due mercanti, il genovese Bernabò e il piacentino Ambrogiuolo, sono entrambi a Parigi per affari e si trovano in una locanda a rilassarsi chiacchierando con altri mercanti italiani. La discussione finisce per vertere sulle donne: molti mercanti dicono che, quando ne hanno l'occasione, non disdicono le avventure amorose perché sono consapevoli che, a casa, le loro mogli non fanno diversamente. Al contrario il solo Barnabò afferma con totale sicurezza che sua moglie è irreprensibile e non lo tradirebbe mai. Ambrogiuolo la pensa diversamente e scommette con Barnabò che, nel giro di due mesi, riuscirà a sedurla.

Un inciso, l'argomentazione di Ambrogiuolo è la seguente: 1. gli uomini sono proclivi a cedere alle lusinghe dell'amore «...non una volta il mese, ma mille il giorno...»; 2. le donne, è noto, sono più deboli e meno perfette degli uomini; 3. di conseguenza le donne sono ancor più vulnerabili a cedere ai piaceri della carne.
È palese che il passaggio debole in questa argomentazione è il secondo: il Boccaccio non scende però nei dettagli ma taglia corto con «...il perché si potrebbe per molte ragioni naturali dimostrare, le quali al presente (*1) intendo di lasciare stare.»
Mi chiedo quali siano queste ragioni “naturali” e mi stupisce che non si faccia direttamente riferimento alla Bibbia: è un indizio da non scordare...
Personalmente ritengo però che il vero errore sia più profondo: misurare la donna prendendo come unità di misura l'uomo.
Si presume infatti che la donna sia un uomo con qualche organo in più o in meno: sostanzialmente uguali e quindi confrontabili. Al contrario io credo che le differenze siano più profonde: non tanto nell'aspetto fisico quanto nelle motivazioni, nel modo di pensare, nella visione del mondo. Già in passato volevo scrivere un pezzo per approfondire l'argomento: magari lo farò... Ma torniamo al racconto!

Ambrogiuolo, dopo aver scommesso 1000 fiorini contro 5000 di riuscire a sedurre la moglie di Barnabò, parte lestamente per Genova. Ambrogiuolo inizia a indagare sulla moglie di Barnabò, madonna Zinevra: in breve tempo si rende conto che la donna è effettivamente fedele al marito ma, invece di accettare la sconfitta, decide di “barare”. Corrompe una cameriera e con uno stratagemma si fa trasportare in una cassa a doppio fondo nella camera da letto di Zinevra. A notte fonda quando lei è addormentata egli esce dalla cassa, dà un'occhiata alla stanza (c'è un lume acceso), ruba alcuni oggetti personali e poi, visto che dorme profondamente, scopre Zinevra per osservarla da vicino e si accorge che «...sotto la sinistra poppa, ciò era un neo...».
Soddisfatto da ciò che ha scoperto Ambrogiuolo torna a Parigi con le prove che si è furbescamente procurato. Poi si confronta con Barnabò che, quando sente descrivere il neo, ammette la sconfitta, paga Ambrogiuolo e se ne torna a Genova. Arrivato nei pressi della città invia un suo uomo di fiducia a chiamare la moglie e gli dà l'ordine di ucciderla in un luogo isolato.
Il servitore fa come ordinato ma poi non se la sente di uccidere la moglie del padrone che, a sua volta, promette di dileguarsi e di non farsi più vedere. Zinevra infatti si fa prestare un farsetto e un cappuccio per travestirsi da uomo e dà le sue vesti al servo da portare a Barnabò come prova della sua morte.

Altro inciso: ma com'è che queste bellissime donne medioevali passavano così facilmente per uomini?! Che faccia e che voce avevano?
A parte gli scherzi ho il sospetto che il travestimento, oltre a essere comunque un comodo e utile espediente letterario, potesse effettivamente essere più efficace nel medioevo. In particolare le donne indossavano solo gonne e mai pantaloni: ipotizzo quindi che l'idea che una donna si vestisse da uomo dovesse essere impensabile e, di conseguenza, tale travestimento più efficace di quanto non sarebbe adesso...

Zinevrà travestita da uomo, grazie alla sua abilità, entra nelle grazie di un mercante catalano e, accompagnandolo nei suoi viaggi, arriva ad Alessandria d'Egitto. Qua Zinevra, sempre travestita e sempre grazie alle proprie capacità, diventa “l'uomo” di fiducia del sultano. Riceve poi l'incarico di supervisionare l'organizzazione di una grande fiera con mercanti cristiani e musulmani. Durante tale fiera incontra per caso Ambrogiuolo, che lei non ha mai visto prima, che fra le varie mercanzie vende anche quelle rubate nella camera di lei. Con astuzia Zinevra gli chiede l'origine di esse e capisce che c'è qualcosa di strano. Sfruttando la propria influenza sul sultano fa convocare a corte il marito Barnabò e Ambrogiuolo: il secondo, messo alle strette, confessa. A questo punto Zinevra rivela la sua vera identità, si riconcilia col marito, riceve molti doni dal sultano e Ambrogiuolo è messo a morte.

Tornando all'argomentazione iniziale di Ambrogiuolo sulla “nota” inferiorità femminile è da notare che, nella sostanza, la novella dimostra esattamente il contrario. Donna Zinevra travestita da uomo, senza astuzie o seduzioni ma solo grazie alle proprie capacità, riesce a eccellere più di tanti uomini diventando addirittura “l'uomo” di fiducia del sultano!

L'ultima novella, come accennato nell'introduzione a questo pezzo, è un po' diversa dalle precedenti.
Prima di tutto abbandona il tema della giornata e prende lo spunto dalla storia precedente (quella di Zinevra, Barnabò e Ambrogiuolo) e torna sull'argomento della natura delle donne.
In questa storia, la moglie giovane e bella di un vecchio giudice pisano, scopre di apprezzare molto i piaceri del sesso che il corsaro che l'ha rapita le ha fatto conoscere. Quando il marito la raggiunge per riscattarla lei si rifiuta di tornare con lui preferendo il piacere della carne nonostante viva nel peccato.
La diversità di questa storia rispetto alle precedenti sta tutta nel linguaggio: come previsto adesso riesco a leggere lo stile del Boccaccio con facilità, senza lasciarmi confondere dagli incisi, ma in questa novella mi sono nuovamente trovato in difficoltà.
Non viene descritta alcuna scena di sesso ma la novella si basa tutta su allusioni, giochi di parole, e doppi sensi a carattere sessuale: questi significati multipli delle varie frasi le rendono proporzionalmente più complesse da capire. L'annotatrice inoltre, proprio quando ci sarebbe più bisogno di lei, diviene un po' reticente!
Anche in questa novella comunque la donna non è descritta come più debole, o più portata a cedere alle lusinghe della carne dell'uomo, piuttosto quanto parimenti debole. Ancora è presto per trarre conclusioni su come il Boccaccio considerasse le donne ma la sensazione iniziale è che siano, almeno per certi aspetti, sullo stesso piano degli uomini.

Conclusione: starò con gli occhi aperti perché l'argomento mi intriga...

Nota (*1): mi accorgo adesso che questo “al presente” è un po' fuori luogo: è forse il Boccaccio che ci parla direttamente? Che in altre novelle spiegherà più approfonditamente la natura della maggior debolezza delle donne? Lo spero perché l'argomento mi incuriosisce...
Nota (*2): "solita" donna travestita da uomo...

NB: mi ero annotato un altro particolare interessante che poi mi sono dimenticato di inserire nel pezzo: rimedio adesso...
Zinevra non dorme da sola in camera da letto ma con una “piccola fanciulla”, evidentemente non una figlia. Mi chiedo quale sia l'origine di questa pratica... Dormendo con la fanciulla, la padrona dimostra particolare benevolenza verso una propria serva e la sua famiglia ma tale predilezione si potrebbe esprimere in molti altri modi e non sembrerebbe quindi l'origine di questa tradizione. Forse, in mancanza di riscaldamento, era semplicemente una maniera per combattere il freddo? Chissà... buffo però!

venerdì 7 agosto 2015

Ancora sulla quinta novella del primo giorno

Forse è solo una botta di caldo ma ho ripensato alla quinta novella della prima giornata (che avevo brevemente riassunto in Decameron primo giorno) e vi ho notato qualcosa di sottile...

Prima di tutto è utile fare una premessa: quando provai a scriverne il riassunto inizialmente non ne fui capace perché mi sembrava mancasse un passaggio logico.
Ricordavo le seguenti fasi:
1. il re si invaghisce della marchesa anche se non l'ha mai vista.
2. la marchesa dà l'ordine di cucinare solo piatti a base di pollo.
3. NON RICORDAVO
4. la marchesa spiega al re che, come le galline possono essere cucinate in svariate maniera ma alla fine il sapore è sempre quello, così le donne, al di là dell'apparenza, in fin dei conti sono uguali in ogni paese.

Il terzo punto, quello che non ricordavo, è la domanda scherzosa del re che chiede se nelle fattorie della marchesa ci sono anche galli o solo galline.

Cosa c'è di strano in tutto questo?
Bisogna tener presente che la marchesa aveva ordinato di cucinare solo piatti a base di galline proprio perché si aspettava la battuta del re su galli/galline.
Il punto è che la battuta del re non mi pare essere diretta e logica conseguenza del fatto che tutte le portate fossero a base di pollo: questo è il motivo per cui, almeno io, non riuscivo a ricordarmi la sequenza degli eventi/frasi.

La marchesa invece si aspetta chiaramente il riferimento al sesso e lo usa come chiave per la sua metafora col parallelo fra donne e galline.

Ora può darsi che la frase del re (quella del terzo punto) sia un semplice espediente del Boccaccio per concludere rapidamente il racconto e che, per questo, non abbia nessun significato particolare: in questo caso il mio pezzo non avrebbe ragione di essere...

Mi chiedo però se all'epoca la concatenazione naturale dei pensieri non fosse diversa. Possibile che nel XIV secolo la catena di pensieri sarebbe stata simile a qualcosa del seguente genere?
1. Tutti i piatti a base di gallina →
2. Tutte femmine →
3. Dov'è il maschio?
Se questa fosse la maniera usuale di ragionare del tempo allora il piano della marchesa avrebbe avuto senso perché si sarebbe effettivamente potuta aspettare una battuta sul sesso che, a sua volta, avrebbe potuto usare come spunto per la propria metafora.

Sottolineo che la precedente sequenza di pensieri (numerati da 1 a 3) non è quella attuale: in particolare il passaggio da 1 a 2 non mi pare automatico (mentre più spontaneo è quello fra 2 e 3).
Da una parte la maggior parte di noi è abituata a comprare il “pollo” al supermercato e non ha chiaro in mente se si tratti di maschi o femmine. Il pollo, magari solo le confezioni di petto, è per noi qualcosa di sessualmente neutro.
Invece è realisticamente ipotizzabile che nel medioevo l'uomo comune, ma probabilmente anche i nobili, avessero più familiarità con l'animale vivo, chiaramente sessuato, che con la sua carne vista invece adesso come qualcosa di separato dall'animale.
Ripescando la teoria dello strutturalismo (v. Appunti di strutturalismo) potrebbe anche darsi che la categoria uomo/donna fosse nel medioevo ancor più alla base della visione del mondo di quanto non lo sia adesso: in altre parole, di fronte a qualsiasi oggetto/concetto/evento, l'uomo medievale per prima cosa l'avrebbe categorizzato secondo la dicotomia maschio/femmina.
In questo caso, di fronte a una cena esclusivamente a base di pollo, l'uomo medievale vi avrebbe automaticamente associato la categoria femminile...

Conclusione: come scritto non ne ho la certezza ma mi piace pensare che questa novella, grazie alle aspettative della marchesa, ci dia indirettamente una sottile indicazione della mentalità medievale.

mercoledì 5 agosto 2015

I Cavalieri (1/?)

Premessa
A metà luglio, in Brevi nel caldo, accennai al fatto che avevo iniziato un nuovo racconto...
In tutti questi giorni poi, in realtà, ci ho lavorato solo una serata. Non so neppure se riuscirò a portarlo a termine: diversamente dal solito ho solo un'idea vaghissima della trama e, oltre al materiale pubblicato qui di seguito, non sono andato molto più avanti...
Però, invece di aspettare di finirlo, sempre che riesca a farlo, ho deciso comunque di pubblicare quanto già scritto.

I Cavalieri
Re Alberto guardò cupamente i convenuti seduti ai loro posti. Intorno all'antico tavolo di quercia i cavalieri si scambiavano poche cupe parole e scuotevano la testa preoccupati. Poi, alzando la mano guantata, il re prese la parola. Immediatamente i cavalieri smisero di confabulare fra loro e rivolsero tutta la loro attenzione al proprio sovrano.
«Conoscete già per quale motivo vi ho convocato...» - esordì re Alberto - «...Ser Graziano è scomparso ormai da mesi ed è giunto il momento di decidere tutti insieme cosa fare.»
Ser Giovanni aprì la bocca per un commento sarcastico ma l'occhiata gelida del re gli fece morire il ghigno sulle labbra.
«La questione è seria: già altre volte ser Graziano si è allontanato da noi, anche per molto tempo, ma stavolta è diverso... Temo che sia perso, forse impossibilitato a tornare, forse prigioniero. Conosciamo tutti il ruolo fondamentale di ser Graziano in questa assemblea: io stesso che sono il re molto spesso, non mi vergogno ad ammetterlo, mi sono piegato alla sua volontà. Non sempre queste scelte sono state corrette e tutti ne abbiamo patito le conseguenze sulla nostra pelle: ma cosa potevamo fare?
Forse per qualcuno di noi la sua scomparsa ha rappresentato una temporanea benedizione: l'inquietudine di ser Graziano è contagiosa, i suoi lamenti importuni spesso ci hanno distratto dai nostri obiettivi e, ancor più spesso, il suo entusiasmo incontrollato ha ostacolato i nostri compiti. È vero: ser Graziano è talvolta un peso, ma tutti conosciamo la sua forza e la sua determinazione. Nella battaglia più feroce è un bastione sicuro sul quale tutti noi abbiamo contato per riprendere fiato e tornare a combattere.
Quando ser Graziano si allontana la sua assenza può costituire un momentaneo sollievo ma, se dovesse perire, sarebbe la fine per tutti noi: siamo d'accordo su questo?»
Tutti i cavalieri annuirono gravemente o borbottarono un cupo sì.
«Allora dobbiamo scoprire cos'è accaduto e, se necessario, intervenire in suo soccorso!» - esclamò re Alberto battendo un pugno sul tavolo.
«Come sapete ser Graziano non si è mai confidato molto con me e io, meno di tutti voi, ho idea di cosa possa essergli accaduto di preciso. Nessuno di noi lo sa, eppure credo, spero, che condividendo e confrontando insieme le nostre conoscenze si possa riuscire ad arrivare a una qualche conclusione. Procediamo con ordine: si parli uno alla volta e si spieghi in maniera chiara e concisa quale siano state le ultime parole scambiate con ser Graziano e le proprie supposizioni riguardo a cosa gli sia successo. È chiaro a tutti? Ci sono domande? Bene, procediamo...»

Per un po' i cavalieri si guardarono, incerti su chi dovesse cominciare e cosa e quanto dire. Poi Tristano, il più giovane della compagnia, si alzò e con voce commossa disse: - «Molti mesi orsono, prima che se ne andasse, ser Graziano mi cercò: era emozionato e felice, ribolliva di entusiasmo contagioso e, grazie a questa sua energia travolgente, mi convinse a iniziare l'opera che da tempo avevo in mente ma non avevo mai osato intraprendere. Qualcuno di voi, forse, sa che sto scrivendo il mio grande capolavoro per cetaredi Il dragone assetato ma, sfortunatamente, senza i consigli di Graziano temo che non riuscirò a portarla a termine...»
Intervenne re Alberto - «Sappiamo che tu, seppur da pochi anni con noi, e ser Graziano condividevate notevoli affinità e interessi. Nonostante la differenza di età, eravate molto vicini: puoi però darci delle indicazioni utili per capire cosa gli sia successo? Ti ha forse detto dove aveva intenzione di andare?»
«Inizialmente, per molti mesi, fu allegro e speranzoso, ma poi divenne improvvisamente sempre più cupo e scostante. Continuò a venirmi a trovare perché mi aveva promesso il suo aiuto ma, in effetti, divenne più un peso che uno stimolo per la mia ispirazione.
Con me parlava principalmente di musica ma era sottinteso, o comunque mi fu subito chiaro grazie alla mia sensibilità, che la cagione della sua allegria fosse una fanciulla...»
Ser Giovanni ridacchiò sommessamente ma l'occhiataccia che il re subito gli scagliò lo fece nuovamente tacere.
Proseguì intanto ser Tristano - «Una ragazza lo ispirava e animava i suoi pensieri dandogli scopi, idee ed energie. In lui queste energie si moltiplicavano, la brezza diventava tempesta, ed egli senza sosta si adoperava e, con noi tutti, condivideva la sua esuberanza.»
Molti cavalieri annuirono alle parole di ser Tristano, memori delle proprie esperienze con ser Graziano.
«Poi però qualcosa cambiò: i suoi vaghi accenni alla fanciulla misteriosa si diradarono fino a cessare. Contemporaneamente egli divenne sempre più scuro e accigliato, pensieroso e distratto. Non me lo disse chiaramente ma, grazie alla mia raffinata intuizione...»
«Quale fortuna che un giovane così sensibile, talentuoso e perspicace si sia unito alla nostra compagine!» - esclamò ser Alvaro ridendo: molti cavalieri si unirono alla sua risata mentre ser Isacco scosse cupamente la testa.
«Ordine! Ordine!» - urlò re Alberto e, solo quando il silenzio fu ripristinato, disse - «Prosegui ser Tristano...»
«...dicevo, prima che l'ingiustificata ilarità sconvolgesse questa riunione, che improvvisamente ser Graziano cambiò. Io ho il forte sospetto che il rapporto fra lui e la misteriosa ragazza si fosse improvvisamente deteriorato e, con esso, l'umore del mio amico e mentore ser Graziano.»

«E questo conferma i nostri sospetti: quando ser Graziano sparisce c'è sempre di mezzo, o sotto!, una donna...» - commentò con un sorriso beffardo sulle labbra ser Alvaro.
«Evitiamo battute e commenti inutili: ser Alvaro, visto che hai preso la parola, hai qualche elemento utile da aggiungere?» - brontolò il re fissandolo accigliato.
Per una volta il sorriso abbandonò la faccia di ser Alvaro mentre questi, sostenendosi il mento con la mano, si fece meditabondo.
«Uhmm... anch'io, un po' come tutti noi, tendo a farmi influenzare da ser Graziano: quando è di buon umore spesso ci troviamo a ridere e scherzare insieme, magari ci scoliamo qualche boccale di birra scura alla taverna e poi ci congediamo col cuore lieto e gran pacche sulle spalle... Quando però l'umore di ser Graziano si fa cupo: e questo accade con fastidiosa regolarità, tutti i miei sforzi per distrarlo divengono inutili e, talvolta, addirittura controproducenti.
Lo stesso amore che lo solleva e lo fa volare alto fra le nuvole diviene un peso al collo che lo affonda fino al fondo limaccioso di una nera palude. Forse, fissandolo con una corda a un tuo marchingegno, lo renderebbe la fonte di energia perpetua che da sempre cerchi, vero ser Isacco?»
Ma nessuno rise alla battuta pensierosa di ser Alvaro: quando perfino lui diveniva serio, la gravità dell'argomento era tale che nessuno se la sentiva di ridere...
«Ser Alvaro, ti ringraziamo per il tuo intervento ma hai notizia specifiche su ciò che possa essere accaduto a ser Graziano?»
«Sì maestà: in realtà ho un elemento che forse potrebbe essere utile... Mesi fa, quando ancora Graziano era tutto sorrisi e il suo animo volava alto come... un pallone gonfiato? No... come... diciamo, come una rondine volitante... dicevo, in quei giorni ser Graziano venne da me e mi chiese di aiutarlo a preparare delle battute, dei divertenti calembour, con i quali intrattenere la ragazza della quale era invaghito. Io ero perplesso riguardo l'opportunità di esporre una giovinetta al mio umorismo e lo dissi chiaramente a Graziano. Ma egli insistette, disse che sarebbe stato prudente e, alla fine, fu così convincente che accettai di buon grado. Passammo tutta la sera a scrivere e a buttar giù idee, alcune mi pare anche piuttosto meritevoli, e a notte fonda ser Graziano se ne andò via soddisfatto ringraziandomi più volte.
Qualche giorno dopo lo rividi e, quando gli chiesi com'era andata, lui non disse niente, scosse mestamente la testa, si voltò e si allontanò rapido senza rispondere alle mie domande. Da allora lo rividi poche volte ma mi è chiaro che il mio umorismo non fu assolutamente apprezzato o che, più probabilmente, ser Graziano non seppe assolutamente dosarlo... »
«Quindi è colpa tua se anche questa storia di Graziano è finita male?!» - chiese ridendo ser Giovanni.
«Temo di sì...» - rispose ser Alvaro senza riuscire a nascondere un insolito e imbarazzato rossore.

martedì 4 agosto 2015

Decameron, primo giorno

Ho quasi finito di leggere tutti i racconti della prima giornata del Decameron (mi manca l'ultimo che, immagino, leggerò stasera) e per il momento mi piace molto.

Inizialmente è faticoso perché il linguaggio risulta quasi incomprensibile: personalmente facevo perfino fatica a individuare i soggetti!
Però basta avere pazienza e non scoraggiarsi: già alla fine dell'introduzione (la parte sulla peste: v. Idea di trama per serie su zombi) ho iniziato a farci l'orecchio...
Adesso riesco a leggerlo quasi normalmente e poi le note della mia edizione (Decameron di Giovanni Boccaccio, Ed. Mursia, 1982, a cura di Cesare Segre, commenti di Maria Segre Consigli) sono abbastanza utili: specialmente le frasi più lunghe a volte devo rileggerle con particolare attenzione. Sono fiducioso che presto non avrò più problemi: dopotutto qualcosa di simile mi era successo con le Operette morali del Leopardi che, per quanto più recenti, erano scritte in maniera estremamente ricercata...

Le nove novelle che per adesso ho letto mi sono piaciute tutte: non che mi abbiano entusiasmato ma si leggono comunque volentieri. Per adesso di “boccaccesco” c'è stato ben poco: solo una novella accenna alla relazione fra un frate, il suo abate e una fanciulla del luogo...
Sono però fiducioso che da questo punto di vista, prima o poi, ne troverò di più “interessanti”!

Per adesso mi ha colpito comi si spari a zero sui vertici della Chiesa, papa e cardinali: e siamo alla fine del XIV secolo mentre la riforma è all'inizio del XVI, insomma a ben più di cento anni di distanza...
Quanto a lungo è tollerabile il degrado delle istituzioni? In apparenza indefinitamente: se non c'è un elemento catalizzatore intorno al quale l'opinione pubblica possa aggregarsi, il popolo si limita a brontolare.

Riflettevo che si tende a considerare un popolo come un'unica entità, una specie di super persona, e ci si aspetti che si comporti come tale facendo quello che “una persona” al suo posto farebbe. Si dimentica però che il popolo come unità unica non esiste ma che è solo l'aggregazione, più o meno uniforme, di individui diversi. Quando si pensa a situazioni in cui un popolo dovrebbe ribellarsi si dimentica che in realtà sarebbero i singoli individui a doversi coordinare fra loro e prendere delle decisioni difficili quando non personalmente rischiose. E alla fine gli individui hanno una famiglia, delle responsabilità e, senza appunto un elemento catalizzatore, non se la sentono di rischiare tutto per questioni di principio o giustizia. Ingoiano l'indignazione o, a loro volta, cercano di approfittarsene...

Interessante, almeno per adesso, anche la visione degli ebrei: mi aspettavo il solito stereotipo dell'ebreo tirchio e cattivo ma in una novella è un'ottima persona (e in effetti poi si converte al cristianesimo!) e in un'altra, grazie alla propria intelligenza e arguzia, tiene testa al Saladino, anch'egli dipinto molto positivamente.
In una terza novella poi ci sono degli usurai ma, invece di essere ebrei, sono fiorentini (*1)!

In un'altra novella c'è un inquisitore: ma l'inquisizione non iniziò nel XVI secolo in Spagna? Vero che la Chiesa è stata da sempre impegnata nella lotta alle eresie... Probabilmente la presenza di “inquisitori” non significa che esisteva già il tribunale dell'inquisizione ma, semplicemente, che c'erano già degli specifici religiosi che vigilavano costantemente sull'ortodossia dei fedeli...

Comunque la novella che mi è più piaciuta al momento è la quinta...
Il re di Francia al ritorno dalle crociate si invaghisce, solo per averne sentito la fama, della marchesa di Monferrato e per questo motivo decide di passare a farle visita. Fortunatamente, il giorno prima di raggiungere la residenza della marchesa, le manda gli ambasciatori ad annunciarlo: la marchesa ha così la maniera di prepararsi e di riflettere sulla situazione. La visita del re la stupisce perché suo marito è ancora alle crociate: giustamente giunge così a sospettare che il re sia in realtà interessato alla sua persona. Ovviamente non può negargli la visita ma dà lo stravagante ordine ai servi di prendere tutti le galline disponibili e di cucinare tutti piatti a base di pollo...
L'indomani inizialmente il re rimane positivamente impressionato dalla bellezza e dalla personalità della marchesa: poi, durante il pasto, si accorge che tutti i piatti sono a base di pollo e se ne stupisce. Ovviamente non vuole essere scortese protestando con la marchesa ma non si trattiene dal fare una battuta al riguardo e le chiede «Dama, nascono in questo paese solamente galline senza gallo alcuno?» e lei, che non aspettava altro, gli risponde «Monsignor no, ma le femine, quantunque in vestimenti e in onori alquanto dall'altre variino, tutte perciò son fatte qui come altrove. (*2)»
Il re comprende che la marchesa si riferisce alle donne e non alle galline e questo basta a farlo rinsavire e a lasciar perdere la sua infatuazione...

Conclusione: mi sa che avrò da scriverci molti pezzi su queste novelle perché, oltre che divertenti, sono anche ricche di spunti per interessanti riflessioni!

Nota (*1): in teoria potrebbero essere ebrei fiorentini ma ho la sensazione che in tal caso il Boccaccio li avrebbe definiti semplicemente ebrei!
Nota (*2): che “tradurrei” così: «Monsignor no, infatti le femmine, sebbene si differenzino fra loro in vesti e onori, sono però, qui come altrove, fatte tutte uguali...»