Questa volta, sempre pescando secondo il mio gusto piuttosto che un ordine preciso, ho selezionato dei disegni di Firenze.
La coincidenza vuole che tutti i disegni sono del 1979 e, per quanto spiegato in Ancora su Leiden, dovrebbero essere fra le prime opere realizzate a china...
I disegni sono tanti e avrei preferito centellinarli su più pezzi ma la descrizione di mio padre li raggruppa tutti insieme e quindi mi vedo costretto ad adeguarmi. Ma, senza altri preamboli, passo alla descrizione di mio padre:
Qui sono raggruppati vari schizzi di angoli di Firenze fatti in diversi periodi della mia vita, in cui si vede bene il tratto che cambia e sopratutto il calo della vista dell'artista.
Il ratto delle Sabine in piazza Signoria (loggia de Lanzi, che sta per lanzichenecchi, perché queste truppe passavano la notte sotto quella loggia) nel periodo in cui volevo fare le più interessanti statue di Firenze (1979)
Il porcellino, opera di Pietro Tacca, fu commissionata da Cosimo II nel 1612, copia in bronzo di quella in marmo ricevuta da Cosimo I in un suo viaggio a Roma nel 1521 (1979)
Torre di San Niccolò, sulla Piazza Poggi da dove partono le rampe che portano a Piazzale Michelangelo.
Fontana in Piazza Santissima Annunziata, anche questa opera in bronzo di Pietro Tacca (1979). Il piccione che si vede sulla testa del tritone non è di bronzo, ma in carne e penne mentre fa il suo umile lavoro di “sporcamonumenti”
Tabernacolo di via de' Cerchi (2000)
Volevo rifare i vecchi tabernacoli della città , ma mi fermai al secondo (finito in questi giorni, 2013) quello della piazzetta di San Martino, sotto c'è una lapide che chiede l'elemosina: «per li poveri verghognosi di San Martino...». Quando erano finiti i soldi veniva messa una candela per avvertire i cittadini che si era arrivati al fondo della cassa. Da qui il vecchio detto fiorentino “essere al lumicino”, intendendo di essere ormai alla fine: di sostanze, delle forze o della vita stessa.
La chiesa di San Miniato a piazzale Michelangelo,una bellissima chiesa romanica che si affaccia su uno dei più bei panorami di Firenze. Ricordo che era il luogo in cui si portava tutti gli amici che venivano a trovarci da fuori città e che sempre rimanevano colpiti dalla bellezza del posto
Come si vede da questo piccolo sguarcio sono il tipo che vorrebbe fare mille cose , ma a malapena ne porta a termine una. Mi ha sempre affascinato una frase di Rostand, che spiega quello che il Signor de Bergerac vorrebbe fosse scritto sulla sua tomba: «Poeta, astronomo, gran spadaccin, filosofo eccellente, qui giace Cirano Ercole Savignano signor De Bergerac, che in vita sua fu tutto e non fu niente.»
venerdì 6 dicembre 2013
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