Dopo svariate mesi di suppliche ci sono riuscito: l'acclamato autore di Pohmeridiana, Josef Pohm, ha acconsentito a scrivere, in anteprima mondiale e italiana, un post/racconto per questo blog.
È un grande onore per me poter pubblicare un'opera di Mr. Pohm: egli è infatti impegnato in numerose attività, benefiche e non, e da molti, troppi, mesi non ha più trovato il tempo nemmeno di aggiornare il suo eccellente blog Below Normal (vedi anche il mio post Blog Amici)
Per non privare il lettore delle numerose sorprese della spumeggiante trama non rivelerò nessun dettaglio significativo della storia: posso comunque dire che si tratta di un racconto di crescita interiore dove il protagonista, un piccolo imbianchino, nonostante le vicissitudini della vita e grazie all'amore di una donna, riesce a diventare grande. Una specie di Harry Potter dove il protagonista, al posto della bacchetta magica, maneggia un pennello. Come in ogni opera di Mr. Pohm i riferimenti letterari si sprecano: in questo racconto è particolarmente evidente il richiamo alla poesia "L'infinito" di Giacomo Leopardi.
Ogni commento, specialmente se negativo, è particolarmente apprezzato!
Making A Short Story Long
- Sapevo che il lavoro sarebbe stato particolarmente impegnativo, così questa mattina mi sono alzato poco dopo l'alba, con l'obiettivo di terminare il prima possibile. Ho messo la salopette blu e il lupetto crema, proprio come faccio tutte le volte in cui mi aspetto una giornata pesante. Te l'ho detto (o no?!), che, vestito così, pare che lavorare mi pesi meno. Ho fatto colazione, ho infilato le scale e mi sono fiondato in auto. Ho inserito le chiavi e... niente quadro. Batteria morta.
- Non avevi i cavi?
- Certo che avevo i cavi. Ho aspettato un bel po' che passasse qualcuno, ma... niente. E neanche i vicini erano in casa.
- E quindi?
- Eh... e quindi. Quindi ho preso la bicicletta, mi sono sistemato tutto il necessario sulle spalle e sono partito di buona lena. Avresti dovuto vedere quanto ero carico! Ho perfino montato delle rotelle laterali, per non rischiare di cadere.
- Le rotelle laterali? Quelle per i bambini?
- Sì, ne avevo un paio in giro per la casa. Comunque, entrato in città (saranno state ormai le otto e mezza), ho preso dritto per i viali con un traffico che... be', ti puoi immaginare benissimo, a quell'ora! Avrei voluto tenermi sulla destra, ma, dopo un paio di confluenze, mi sono trovato in piena corsia centrale. Molte auto vedendomi all'ultimo momento, mi scartavano e suonavano. Ma tanto, pensavo io, chi se ne frega, ora mi sposto a destra, poi, ancora un paio di chilometri e sarò arrivato.
- E poi?
- Eh... e poi un vigile urbano, scorgendomi da lontano, ha pensato bene di fermarmi lì, in mezzo alla strada, giusto in tempo per vedere uno di quegli autobus arancioni del servizio urbano sfilarmi di un niente sulla sinistra e bloccare completamente la circolazione. Mi dice: "Ma cosa fa con quell'arnese? Ostacola il traffico!". "Devo dipingere una parete grande, ci vuole il pennello grande", dico io.
- Pennello grande?
- Sì, avevo deciso di portare un pennello un po' più grande, per fare prima.
- Tanto grande da ostacolare il traffico?
- Ma no, figurati, era un pennello appena un po' più grande di quelli che uso di solito. È stato il vigile a creare l'ingorgo. Mi ha fermato in mezzo alla corsia centrale!
- E cosa ti ha detto?
- Si è messo a fare lo spiritoso in quell'inferno di clackson e polveri sottili. Mi ha risposto con un gioco di parole; una cosa tipo "non ci vuole un pennello grande ma un grande pennello", mi pare. Mica l'ho capito bene. E, per giunta, mi ha pure mostrato un pennello di suo gusto, materializzandolo da chissà dove, manco fosse Eta Beta.
La ragazza si sistemò meglio sotto le lenzuola ed aggiustò il cuscino. Restò per un attimo sovrappensiero accarezzando morbidamente la pancia dell'uomo. Indugiarono così per qualche secondo ancora, gustando l'aria fresca che entrava dalla finestra semiaperta, fin quando l'imbianchino impallidì, indicando un ritratto appeso al muro: - Era lui! Il vigile urbano, è quell'uomo nella foto.
- Figurati. Quello lì è mio marito, ti starai sbagliando.
- Ti dico che era lui. Fa il vigile urbano, o no?
- Sì, ma...
- Niente 'ma', sono sicuro che fosse lui - disse ridacchiando per la curiosa coincidenza. La ragazza sospirò: - Vabbe'... mio marito, certo... così saresti stato bloccato da mio marito mentre dirigeva il traffico armato di pennello. E poi, cos'altro?
- Be', ero un po' infastidito. Gli ho detto che non pretendesse di insegnare a me come fare il mio mestiere.
- E lui?
- Lui a quel punto ha replicato che, ad ogni buon conto, così non potevo circolare e mi ha fatto abbandonare a bordo strada quasi tutto il materiale. Ho potuto conservare un piccolo vecchio pennello un po' spelacchiato, ma ho comunque dovuto passare da un negozio per ricomprare la vernice e tutto il resto e, alla fine, quando ho iniziato a dipingere erano già le dieci abbondanti. Ecco perchè non avevo ancora terminato, quando sei rientrata in casa.
La ragazza si fece scivolare intorno un braccio dell'uomo e gli si strinse più vicino. Sospirò di nuovo: - E ti aspetti che io creda a questa storia?
- A quanto pare puoi sempre chiedere conferma a tuo marito, se vuoi - disse lui, indicando il ritratto.
Lei sorrise, immaginando il vigile, al ritorno dal lavoro, impalato al centro del giardino. Con una mano reggeva un secchio di vernice. Nell'altra teneva il suo pennello di marca, acquistato la mattina. Fissava perplesso il grande muro di cinta che fino al giorno prima, avrebbe giurato, dava l'impressione d'aver bisogno di una mano di pittura, mentre adesso, misteriosamente, pareva invece ritinto di fresco.
Scacciò il pensiero, raccolse un fermacapelli e si fissò le chiome sulla sommità del capo. - In realtà, non è che mi interessi molto - disse poi, saltando a cavallo dell'imbianchino. - E, comunque, pare che non serva affatto né un pennello grande, né tantomeno un grande pennello; visto che, per quel che c'era da fare, è stato sufficiente un piccolo vecchio pennello un po' spelacchiato.
alla prima stazione
1 ora fa
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