Ieri un amico, uno dei pochi lettori realmente fedeli di questo viario, mi ha prontamente segnalato che l'aforisma presentato nel corto Verità alimentare, ovvero “Ciò che non ti uccide ti rende più grasso”, non è originale!
In generale, quando pubblico una frase senza citarne la fonte, significa che la considero “farina del mio sacco”, ovvero una mia creazione.
In questo caso invece, sempre secondo l'amico, la stessa identica frase era già stata attribuita a una scrittrice chiamata Esmeralda Santiago che, ovviamente, io neppure conosco...
Che fare? Sul momento la cosa mi ha lasciato decisamente indifferente: considero la frase solo una battuta e infatti l'ho marcata come “Pillola” e non “Aforisma”, insomma una banalità pensata in un secondo e che mi sembrava ragionevolmente carina da essere pubblicata. Non si tratta quindi della sintesi di una vita di riflessioni e perciò, il fatto che qualcuno ci fosse già arrivato prima di me, non mi turbava affatto.
Però l'aspetto dell'originalità di per sé mi sta molto a cuore (*1)(*2): l'idea che qualcuno possa pensare che ho copiato qualcosa da Esmeralda Santiago (che, ripeto, non so chi sia) mi dà decisamente fastidio. Probabilmente perché sono molto fiero della mia fantasia e immaginazione.
Quindi, per non far torto a Esmeralda né ai miei lettori, ritiro il suo aforisma e pubblico qualche variante (che spero originale), seria e faceta, sullo stesso tema:
«Ciò che non mi uccide mi rende più forte. Disse il batterio.»
«Ciò che mi uccide mi rende più debole.»
«Per quanto tu sia stato reso forte, qualcosa ti ucciderà.»
«Ciò che non mi uccide mi rende più morte.»
La nottata, turbata da questo tarlo della mia originalità non originale, è stata piuttosto agitata.
Mi sono svegliato improvvisamente con la consapevolezza di aver fatto un sogno interessantissimo (di quelli che a volte prendo come spunti per dei racconti) ma non ho fatto in tempo a ripetermelo e adesso mi ricordo decentemente solo il finale. Eccone la storia:
[Questa è la parte che ricordo solo vagamente ma che avevo la sensazione fosse ben congegnata] Nel sogno sono me stesso e sto indagando su degli strani fenomeni che avvengono in un albergo: sospetto che il “cattivo” possa essere una donna, che poi in realtà è un travestito (*3), ma parlandoci mi convinco di essermi sbagliato.
I miei sospetti ricadano quindi su un uomo, un cliente del travestito, col quale ha un appuntamento proprio nella hall dell'albergo.
[Da qui invece ricordo abbastanza bene] La hall in realtà sembra essere una sala giochi scalcinata: io accompagno la donna (travestito) dal suo cliente che è impegnato a giocare a un vecchio videogioco in compagnia di un ragazzo in tenuta sadomaso. L'uomo non mi piace: ha una barbetta ben curata e un sorriso falso e calcolatore: credo fosse un politico. Il tizio non mi dà più che un'occhiata superficiale mentre io noto che gli altri tre sono decisamente più alti di me. Dice che prima di passare “agli affari” si è preso la libertà di ordinare un aperitivo. Andiamo quindi tutti insieme a un tavolo lì vicino dove sono già presenti bicchieri e bevande. A me tocca una bottiglietta, tipo detersivo per piatti al limone, che mi dicono essere analcolica...
Improvvisamente, senza dire niente, la donna (travestito) scappa via: io le corro dietro domandandole cosa succede ma lei non mi risponde. Ci addentriamo nella parte pericolosa dell'albergo ma continuo a correrle dietro perché, per qualche motivo, mi sento in dovere di proteggerla. Alla fine di un corridoio, che gira a sinistra ad angolo retto, si infila nella prima porta di nuovo sulla sinistra: è un bagno e io, per qualche motivo, so che è particolarmente pericoloso.
Mi fermo sulla soglia e controllo che sia tutto a posto mentre la ragazza (travestito) si tuffa nella prima toilette lasciando la porta spalancata: a questo punto mi volto ma dal rumore capisco che sta vomitando. Ora comprendo perché non poteva rispondere alle mie domande. Esce dal bagno e io la precedo contento di allontanarmi dalla zona pericolosa. Ripercorriamo, stavolta più lentamente, il percorso da cui eravamo venuti. Rimango qualche metro davanti a lei ma mi giro continuamente per controllare che vada tutto bene. Passo l'angolo per ripercorrere il lungo corridoio e quando mi rivolto lei è ancora là, all'intersezione dei due corridoi, e sta guardando verso il bagno: io quindi posso osservarla di profilo ma non so cosa sta vedendo lei. Improvvisamente però il suo volto si trasfigura per la paura e lei comincia a scappare verso di me.
E qui, un po' vigliaccamente, mi sono svegliato...
Spero che anche questo sogno non sia già stato pubblicato da Esmeralda...
Poi non sono più riuscito ad addormentarmi per bene ma sono rimasto in un dormiveglia piuttosto creativo: non saprei dirne la ragione ma mi è tornato in mente un vecchio ricordo delle elementari.
Ero stato invitato per la prima volta a casa di un mio compagno di classe chiamato Neri B., un bambino con i capelli castani a caschetto e il volto perennemente ridente. Nel complesso mi era abbastanza indifferente: sospetto adesso che l'incontro fosse stato organizzato dalle nostre mamme affinché io potessi aiutarlo nello studio. Infatti quando arrivo da lui, invece di giocare, si va a studiare, cosa per me decisamente anomala!
Ricordo ancora che percorremmo un lungo corridoio con porte chiuse sulla destra, e un piccolo acquario incassato nel muro sulla sinistra: ovviamente io sarei stato chissà quanto tempo a ammirare i pesciolini ma Neri mi trascina via. In fondo al corridoio c'è la sua camera: non abbiamo fatto in tempo a entrare che arriva suo padre (o il suo patrigno, non so) che dice a Neri, scandendo bene le parole, «Lo sai vero che hai rotto l'acquario e che quindi dovrai essere punito quando il tuo amico sarà andato via, vero?» e lui, sempre con la sua faccia ridente e con totale indifferenza, gli replica «Sì, sì lo so!». Iniziamo quindi a fare i compiti, cioè Neri si siede a una piccola scrivania bianca, piena di adesivi e scarabocchi che dà di spalle alla porta della sua camera mentre io mi guardo intorno ma sono, al contrario di lui, angosciato per la punizione che l'aspetta: vorrei già andare via al più presto possibile ma contemporaneamente mi dispiace per Neri perché allora verrà punito.
Il fare i compiti prende poi subito una strana piega: abbiamo da scrivere un tema e Neri butta giù appena due frasette banali e poi chiede a me se va bene e cosa ne penso. A quel punto cerco quindi di dargli nuove idee per rimpolparne il contenuto ma poi finisco per dettare direttamente.
Non ricordo se facemmo altri compiti ma sicuramente non si giocò: suppongo che poi la mamma mi chiese se “mi ero divertito” e io devo averle risposto di “no” (ero laconico) perché non tornai più a casa di Neri.
Curiosamente ricordo anche cosa successe l'indomani in classe: la maestra corresse il tema di Neri ma arrivata in fondo gli disse «Ma questa è tutta farina del tuo sacco?» mentre lui la guardava con gli occhi tristi e la faccia perennemente ridente...
Dopo aver descritto questo aneddoto adesso mi appaiono evidenti le similitudini sia col sogno che col tarlo della mia originalità non originale.
Già che c'ero, nel dormiveglia, mi sono inventato anche due aforismi (non pillole!):
«L'illusione della felicità è solo un'illusione sebbene piacevole»
e
«Di' la verità se vuoi mentire»
Di nuovo spero di non fare inconsapevolmente torto a Esmeralda (bel nome comunque) riportando come mie delle sue creazioni!
Conclusione: certo che se venisse fuori che Esmeralda è in realtà in nome d'arte di Neri (ovviamente come travestito) allora il cerchio si chiuderebbe molto elegantemente...
Nota (*1): e suppongo che il mio amico, conoscendomi, mi abbia fatto presente la questione proprio per questo.
Nota (*2): al riguardo dovrei avere anche scritto un pezzo moderatamente interessante dove racconto un vecchio aneddoto su un racconto scritto da me e che un amico mi aveva accusato di aver plagiato da uno dei suoi... ma non ho voglia di cercarlo... Vabbè, poi ho cercato: Il plagiatore...
Nota (*3): probabile che questo particolare e l'atmosfera in generale mi sia stata ispirata dalla serie Penny Dreadful che sto guardando in questi giorni (v. Attrici sparallele).
la mia generazione
55 minuti fa
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