Ieri ho finito di leggere per la seconda volta dopo 6 anni La notte nel Medioevo di Jean Verdon, Ed. Baldini & Castoldi, 2000, trad. Annalisa Spetrino.
Ero infatti curioso di scoprire come mai non mi ricordassi di un solo particolare letto…
Il motivo non è una mia improvvisa perdita di memoria (fortunatamente!) ma, semplicemente, non ci sono informazioni che spiccano o che stupiscono: si tratta infatti di una lunga serie di testimonianze su come veniva vissuta la notte nel medioevo. Ma si tratta di una congerie di notizie male organizzata con continui salti temporali e spaziali e che, a detta dello stesso autore, non è neppure ben chiaro quanto sia significativa.
E poi non ci sono sorprese: la notte faceva paura, ci si riposava, si pregava, c’erano più (forse) crimini, c’era parecchio buio, veniva usata in guerra per la fuga o per attacchi a sorpresa, era il momento dei mostri ma anche delle vegli e della preghiera, etc…
Nel complesso una lettura piacevole perché molti episodi sono curiosi e talvolta divertenti ma rimangono fini a se stessi: un po’ come leggere una raccolta della rubrica delle spigolature della Settimana Enigmistica...
American Gods - 11/2/2019
Finalmente ho finito di rileggere American Gods: ho fatto una fatica tremenda a completare le ultime 50 pagine: non sono neppure sicuro del motivo perché invece i primi 4/5 del romanzo li avevo letti proprio volentieri e piacevolmente.
Ho la sensazione che inconsciamente ricordassi che la fine mi aveva deluso: il mio personaggio preferito era Mercoledì e, anche se un po’ cattivello, io tifavo per lui. Invece “vince” lo smorto protagonista...
Anche il Leopardi - 11/2/2019
Nel pezzo del 2013 Deriva morale scrissi di un dilemma che non sapevo dirimere e dell’opinione di mio zio al riguardo.
Lo scorso gennaio mi sono imbattuto nel parere di Nietzsche: La risposta di Nietzsche (e la mia).
Oggi, controllando i miei appunti alla ricerca di epigrafi per l’Epitome, ho (ri)scoperto che anche il Leopardi si era posto la questione:
«Diciamo e udiamo dire a ogni tratto: i buoni antichi, i nostri buoni antenati; e uomo fatto all'antica, volendo dire uomo dabbene e da potersene fidare. Ciascuna generazione crede dall'una parte, che i passati fossero migliori dei presenti; dall'altra parte, che i popoli migliorino allontanandosi dal loro primo stato ogni giorno più; verso il quale se eglino retrocedessero, che allora senza dubbio alcuno peggiorerebbero.»
Autoscatto - 17/2/2019
Sono solo io ad avere sempre la sensazione di venire male nelle foto?
Errore orrore - 25/2/2019
Aargh!!!
Stamani ho preso i testi dei miei pezzi (v. Conclusione esperimento) filtrando via quelli marcati con “Corto” e “Codice” (un bell’archivio di 9.9Mb) e ho modificato il programma di Osinga per usarlo al posto di Shakespeare (5.6Mb).
Poi, visto che al precedente tentativo il mio calcolatore non sembrava avere abbastanza potenza di calcolo, ho provato a diminuire la dimensione della rete neurale: invece di due strati intermedi da 640 nodi ne ho usati due da 110 (*1).
In questa maniera il calcolo di ogni epoca mi ha preso circa 23 minuti.
Avendo ridotto le epoche da 40 a 10 me la sarei dovuta cavare in 3 ore e 50 ma…
...alla fine dell’8° epoca Keras ha dato errore!
Nota (*1): c’è da dire che lo strato iniziale e quello finale, legati al numero di diversi caratteri usati, era più grande: 106 invece che 97. E ho pure fatto un gran ripulisti togliendo caratteri cirillici, indiani, greci e cinesi...
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