Leggere quattro libri insieme non è abbastanza (v. il corto Book overflow) e così ho iniziato anche Scienza è democrazia di Maria Luisa Villa, Ed. Guerini a Associati, 2018!
Vabbè, l’idea era solo quella di leggere l’introduzione per capire se ho comprato qualcosa di interessante oppure no e, poi, aspettare di finire i volumi già iniziati prima di andare avanti nella lettura. L’argomento mi interessa perché nella mia Epitome il capitolo 17 è interamente dedicato alla scienza e, ormai da tempo, avevo intenzione di aggiornarlo: un punto di vista diverso mi è utilissimo per affinare le mie teorie e, magari, aprirmi nuove prospettive. Nella breve intervista della Villa che avevo letto ero rimasto colpito dal suo equilibrio, calmo e oggettivo e avevo quindi ipotizzato che il suo libro potesse essermi utile...
Da quel che ho capito dovrei aver fatto un ottimo acquisto seppure con qualche “se”.
Come spiegato mi sono limitato a leggere solo l’introduzione che, credo (visto che non lo si dice chiaramente), anticipa a grandi linee gli argomenti che verranno trattati più approfonditamente nei capitoli seguenti.
La maggior parte dei concetti strettamente collegati alla scienza mi sembrano interessanti e, anzi, appassionanti ma su tutto domina un’ombra: quella della democrazia!
Come si capisce dal titolo dell’opera la tesi dell’autrice è che la “scienza è democrazia”: ma l’idea di “democrazia” della Villa non è quella di mito malconcio e sostanzialmente ipocrita che è il risultato della mia teoria, piuttosto è ancora il classico epomito positivo della democrazia: idealizzato e petaloso, il governo del popolo o, meglio, della maggioranza...
Che poi, già nell’introduzione, le differenze fra scienza e democrazia sembrano già più sostanziali delle analogie. Semmai mi sembrerebbe più corretto dire che scienza e democrazia hanno dei (fondamentali) punti di contatto ma le loro differenze sono notevoli.
Comunque di seguito, alla rinfusa, qualche osservazione su passaggi dell’introduzione che mi hanno colpito.
- Uso politico della scienza che, a seconda dell’opportunità del momento, la riduce a opinione o, al contrario, a dogma indiscutibile.
- Punti di contatto fra scienza e democrazia: 1. regole condivise; 2. libertà di critica; 3. rifiuto autorità.
- Il grande pubblico ha l’idea errata che la scienza sia in grado di fornire risposte definitive e fattuali. In realtà questa falsa sensazione è data dai media (che spesso parlano di scienza in maniera sensazionalistica), dalla politica e dalla comune esperienza scolastica dove, almeno fino all’università, si imparano teorie scientifiche ormai assodate. In realtà la scienza è un continuo ribollire di nuove teorie, a volte anche in conflitto fra loro, che gli scienziati giudicano e confrontano basandosi su prove concrete, i famosi “esperimenti ripetibili”. Talvolta può anche accadere che la stragrande maggioranza degli scienziati propenda per una specifica teoria e che questa poi si dimostri errata (*1).
- La conoscenza scientifica è quindi basata sul confronto fra idee diverse e la si può paragonare a una democrazia a suffragio ristretto, dove votano cioè solo gli scienziati esperti in materia, basandosi sulle prove concrete a loro disposizione. È la comunità degli scienziati che giudica quanto una teoria sia corretta.
- La scienza è diversa dalla democrazia in quanto non funziona a maggioranza: non importa cosa pensa la maggior parte degli scienziati: tutto dipende dalle prove a favore o contro una teoria. Gli scienziati ne sono consapevoli e sono pronti a rivedere le proprie opinioni scientifiche.
- La “zona grigia”: è l’area di contatto fra politica e scienza. Spesso la politica, magari coadiuvata dai media, tende a invadere il campo della scienza imponendole un’agenda errata. La scienza è democratica ma non può deliberare usando gli strumenti della democrazia.
- Il modello della scienza occidentale si basa sulle accademie scientifiche del XVII secolo: ovvero su una comunità di scienziati che, indipendentemente dal potere politico, valuta il lavoro e le teorie prodotte dai suoi membri. In pratica gli scienziati sono tuttora motivati, più che a ricercare l’interesse economico, a ricevere l’approvazione dei propri colleghi.
- Questo modello funziona se: 1. risultati delle ricerche pubblici; 2. libertà di giudizio (e critica) degli scienziati.
- Il precedente modello sta però venendo messo sempre più in crisi dalla grande industria che finanzia sì la ricerca ma che vuole indirizzarla per ottenerne un ritorno economico.
- Questa pianificazione autoritaria comporta pregi e difetti: si ha una crescita più lineare e prevedibile della conoscenza ma mancano i balzi in avanti della ricerca completamente libera.
- Parallelo fra scienza e democrazia: la scienza necessità di libertà di pensiero, parola, dissenso e dibattito.
- Tappe della scienza: nascita nell’antica Grecia, eclissi durante la teocrazia giustinianea (*2), rinascita nel rinascimento.
In tutti questi punti mi sono trattenuto dall’affiancarvi il mio punto di vista basato sulla teoria dell’Epitome che, tutto sommato, quando l’autrice non parla di democrazia, è molto vicino a quanto da lei proposto. Ora devo digerire un po’ il tutto ma sono sicuro che riuscirò a trarne una sintesi che mi sarà utilissima…
Non vedo l’ora di leggere questo libro e di integrarne alcune idee con quanto ho già scritto sulla materia!
Conclusione: torno ai miei quattro libri… e mi sono ricordato che mi è rimasto da leggere il libro dei salmi nella Bibbia! Blah….
Nota (*1): l’autrice propone l’esempio dell’ulcera gastrica, fino agli anni ‘80 considerata sostanzialmente una malattia psicosomatica, prodotta cioè dallo stress e magari con una propensione all’ereditarietà: in genere quindi ci si limitava a curarne i sintomi, ovvero dando all’ammalato delle pastiglie contro l’acidità di stomaco (come mio padre!). Nel 1984 però due medici australiani scoprirono l’importanza determinante di un batterio nell’eziologia della malattia: e i batteri si uccidono con gli antibiotici…
Ci volle però una decina di anni per convincere la comunità scientifica che la causa di questa malattia non era psicosomatica ma batterica. Questo esempio ci mostra anche l’importanza di lasciare spazio anche alle voci minoritarie e alla critica anche delle tesi più affermate e condivise...
Nota (*2): curioso… io avrei detto che l’eclissi si ha nel medioevo: l’accento sulla religione mi fa pensare a qualche concezione illuministica...
Politicizzazione (s.f.)
5 minuti fa
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