[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.1 "Psicomante Maior").
Pensavo di aggiungere qualche nota alla mia epitome, però, più ci riflettevo e più mi rendevo conto che le relazioni fra i vari elementi erano più complesse di quanto sembrasse inizialmente.
Allora ho deciso di mettere prima qui, nero su bianco, le mie idee: mi aiuta infatti a metterle a fuoco e a inquadrarle meglio.
Il rovescio della medaglia è che questo pezzo non sarà ben strutturato perché anch’io so solo da dove parto ma non dove giungerò: è un po’ come se scrivessi i miei pensieri quando ancora non ho un’idea chiara della problematica che affronto…
La riflessione da cui sono partito è l’ipotesi che il limite dell’inadeguatezza morale ([E] 1.1) sia alla base di delinquenza e criminalità.
L’uomo non è l’essere ideale che si illude di essere ma ne è una versione molto più gretta e meschina. In particolare raramente opera secondo la ragione ma si fa invece volentieri trascinare da tutta una serie di passioni che ne distorcono il giudizio.
E sono quindi arrivato alla seguente conclusione:
1 È proprio quando il singolo privilegia il proprio interesse rispetto a quello degli altri che si ha il fenomeno criminale.
Poi però ci ho ripensato: che il singolo privilegi il proprio interesse è normale (si tratta della semplice applicazione delle leggi del potere, [E] 5.1 e 5.2, al singolo individuo) e di per sé non è certo un crimine.
Così ho riformulato 1 in:
2. È proprio quando il singolo privilegia il proprio interesse a danno di quello degli altri che si ha il fenomeno criminale.
In altre parole il criminale danneggia direttamente o indirettamente gli altri per il proprio interesse particolare.
Ma anche questa definizione non mi convinceva completamente: dopotutto, ad esempio, anche delle grandi organizzazioni, come possono essere le società di telecomunicazioni, danneggiano i propri clienti imponendo loro i costi di cessazione del servizio spesso totalmente ingiustificati ma ai quali il singolo cittadino non può sottrarsi.
Mi obietterete notando che questo comportamento delle compagnie telefoniche è completamente legale. Ma questo non è il punto: come spiego in [E] 18, la legalità ha poco a che vedere con la giustizia e la moralità.
Il fatto che un’attività sia legale non significa che non sia immorale ma solo che non viene sanzionata dalla società.
In altre parole la differenza fra l’individuo che per fare il proprio interesse danneggia altri individui e il parapotere economico che danneggia (legalmente) i propri clienti non è qualitativa ma solo formale e quantitativa (*1).
La differenza è solamente che una pratica è tollerata e permessa mentre l’altra no.
I motivi sono molteplici.
Un piccolo furto di qualche decina di euro, per quanto seccante, è tollerabile dalla stragrande maggioranza delle famiglie: la società non ne viene destabilizzata. Al contrario se le case svaligiate fossero la norma allora la società entrerebbe in crisi e non potrebbe funzionare con questa costante spada di Damocle sulla propria testa.
Inoltre bisogna ricordarsi che il potere politico collabora attivamente con i parapoteri economici in maniera tale che spesso le leggi da questi redatte sono, almeno parzialmente e mai apertamente, a svantaggio della democratastenia ([E] 4.4).
Lo scopo dell’insieme delle leggi di uno stato è quindi quello di: 1. garantire la stabilità sociale; 2. proteggere e garantire i potenti (in particolare permettendogli di divenire ancora più forti/ricchi facilmente) a scapito della popolazione/democratastenia; 3. inseguire, normandola, la moralità dell’epoca (alla fine si tratta di uno specifico insieme di epomiti).
A questo c’è da aggiungere che la moralità è almeno parzialmente influenzata proprio dai parapoteri economici che controllano i media. Grazie a questi ultimi degli epomiti vengono continuamente rafforzati e altri costantemente indeboliti: il risultato è una seppure lenta ma progressiva modifica della moralità pubblica verso una specifica direzione.
In particolare negli ultimi anni, e questa è sfortunatamente una tendenza globale, si va verso la giustificazione del profitto rispetto ai diritti dei singoli: il profitto è reso principio precipuo della società: tutto ciò che va contro di esso è sbagliato, tutto ciò che lo favorisce è giusto.
È evidentemente una perversione della morale dove il denaro, e non l’uomo, ne diviene l’elemento centrale.
Anche per questo motivo non è sentita fortemente l’esigenza morale di tutelare la democratastenia da questo tipo di abusi: tutti, io compreso, facciamo fatica a non giustificare l’azienda che cerca di fare profitto in ogni modo, anche approfittandosi della debolezza dei propri clienti.
Ma in verità, come detto, un furto è un furto: moralmente non dovrebbe esserci differenza di trattamento fra il singolo che ruba al singolo e la grande azienda che ruba a molti; anzi, forse sarebbe più giusto punire con maggiore severità proprio l’azienda a causa del danno complessivo (sebbene più distribuito) che procura alla popolazione.
Voglio chiudere questo pezzo con un esempio concreto in maniera che non sembri il mio solito “ululato alla luna”…
Proprio oggi mi sono imbattuto in questo articolo: Il telestalking è in ottima salute tra deroghe e leggi annacquate di Patrizia De Rubertis da IlFattoQuotidiano.it oppure il meno recente ma dello stesso tenore Tele-stalking, arriva il prefisso ma per i call center c’è la deroga della stessa giornalista e stesso quotidiano…
Mi accorgo adesso che entrambi gli articoli sono riservati agli abbonati ma comunque già il loro titolo è significativo: le nuove leggi non sono in grado di tutelare la popolazione da questi fastidiosi abusi.
Per quale motivo? Forse i politici (al di là del colore della loro bandiera) non sono in grado di scrivere una semplice leggina che vieti questo tipo di telefonate ripetute, intrusive e aggressive?
Ovviamente se la politica realmente volesse tutelare la democratastenia non avrebbe problemi a farlo: ma in questo caso c’è la forte opposizione di molti parapoteri economici che da queste pratiche ricavano un evidente guadagno economico. Il risultato è che i politici si fanno (momentaneamente) belli con leggi speciose che, apparentemente, dovrebbero tutelare la popolazione ma dove, in realtà, vi è nascosto un qualche comma (magari tecnico) che permette ai parapoteri di adeguarsi facilmente alla nuova norma senza esserne sostanzialmente ostacolati.
Come spiegato dalla legge del confronto ([E] 5.8) i parapoteri tendono ad accordarsi facilmente fra loro a scapito della democratastenia.
Conclusione: sì, mi sono chiarito le idee… probabilmente da questo ragionamento ne trarrò una nota di un paio di righe per l’Epitome!
Nota (*1): complessivamente i soldi che nel nostro esempio le compagnie di telecomunicazione sottraggono indebitamente (ma legalmente) ai propri clienti, sebbene distribuita su un gran numero di individui, è di svariati ordini di grandezza superiore alla refurtiva del singolo borsaiolo.
lunedì 11 febbraio 2019
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