Da qualche settimana, come libro da bagno, sto leggendo una raccolta di aforismi di vari autori.
Dopo averne letti molti si iniziano a intravedere delle tematiche comuni: le donne, la fortuna, il denaro, l'intelligenza, la morte, l'amicizia, l'amore, etc...
In genere si tratta di massime piuttosto condivisibili con qualche eccezione probabilmente giustificata dal tempo: eppure c'è tutto un genere di aforismi che regolarmente mi lascia perplesso.
Si tratta delle massime sulla gratitudine. Secondo molti autori (e il loro numero avvalora quindi quanto scrivono) il tema è più o meno il seguente: la gratitudine per i favori ricevuti si può trasformare in risentimento se, ad esempio, non si è in grado di contraccambiare (ma anche senza alcun motivo apparente!).
Ogni volta che trovo un aforisma di questo tipo rimango perplesso: perché io non ho mai notato qualcosa del genere?
Allora ho cercato di valutare la mia esperienza personale: questi aforismi si possono vedere da due lati, quello del magnanimo e quello dell'ingrato.
Partiamo dal primo: probabilmente non sono molto generoso materialmente, non sono cioè il tipo che faccia grande regali; quando invece mi viene chiesto un favore (in realtà abbastanza raramente) cerco di fare del mio meglio e poi tendo a dimenticarmene. Non so: a me non pare di essere odiato da nessuno e, in particolare, a causa della mia (scarsa!) generosità.
Personalmente odio chiedere favori e sentirmi in debito: e questo mi pare un atteggiamento compatibile, almeno come premessa, con gli aforismi sulla gratitudine che si trasforma in risentimento. Il risultato è che molto raramente chiedo aiuto per qualcosa, quando però lo faccio mi sembra che la mia gratitudine rimanga tale, magari orientandomi a contraccambiare...
Anzi, onestamente non mi pare di odiare proprio nessuno: vabbè, forse l'omino della Telecom che regolarmente blocca le richieste di sostituzione del mio cavo tagliuzzato (v. Un lavoro con i fiocchi)! (*1)
Insomma nella mia esperienza personale queste massime sulla gratitudine non sembrano verificate.
Ecco, ho una teoria: gli autori di questi aforismi sono spesso persone che hanno raggiunto una certa notorietà e fama. È quindi plausibile che molte persone si rivolgano a loro per ottenere ogni sorta di aiuti o favori. Per lo stesso motivo gli autori, ricevendo cioè molte richieste, tendono a esaudirle col minimo sforzo e il più velocemente possibile. Magari qualche beneficiario di un aiuto può pensare che l'autore abbia fatto notevolmente di più per altre persone: ecco quindi che l'ingratitudine troverebbe una giustificazione. Già nel momento che il beneficiario dice “grazie” sta già pensando che Tizio e Caio avevano ottenuto di più...
In questa mia ipotesi sarebbero quindi gli autori degli aforismi sulla gratitudine a non comprendere pienamente i motivi del risentimento delle persone da esse favoriti.
Potrei provare a stimare l'importanza degli autori di queste massime per verificarne la compatibilità con la mia teoria: il problema è che non le ho evidenziate in alcun modo e ritrovarle mi richiederebbe troppo tempo...
Ma magari è chi riceve il favore che sopravvaluta le possibilità dell'altro di aiutarlo: si aspetta quindi di più di quanto riceve e questo genera risentimento.
Per finire qualche massima sulla gratitudine in ordine sparso:
«La generosità soffre dei mali altrui come se ne fosse responsabile» (Luc de Clapiers de Vauvenargues)
«Ciò che si prova di solito per i benefattori è un po'come la riconoscenza che si sente per i dentisti: ci si ripete che ci hanno fatto del bene e che ci hanno liberato dal male, ma il ricordo del dolore che ci hanno procurato ci impedisce di pensare a loro con troppa tenerezza.» (Nicolas de Chamfort)
«Alle persone che non amiamo imputiamo a colpa le gentilezze che ci fanno.» (Nietzsche)
I precedenti non sono gli aforismi più significativi ma solo i primi che ho trovato sfogliando il mio libro...
Conclusione: probabilmente non sono abbastanza importante/influente da suscitare aspettative immotivate in chi mi chiede un favore...
Nota (*1): ma in verità scherzo: i moti di stizza nei suoi confronti sono temperati dalle seguenti considerazioni: 1. non sono sicuro che qualcuno effettivamente mi discrimini; 2. se è un idiota non è colpa sua; 3. magari obbedisce a sua volta a ordini dall'alto di tagliare i costi.
Insomma più che odio il mio è una divertita antipatia per la stupidità degli uomini e del mondo...
alla prima stazione
1 ora fa
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