Ieri, ancora mezzo convalescente (*1), mi sono divertito a sfogliare un “dizionario degli errori” (*2). Uno di quei libri che le persone come me, consapevoli della propria ignoranza, comprano per avere l'illusione di padroneggiare una specifica conoscenza col minimo sforzo.
Comunque, dopo aver letto diversi nozioni più o meno interessanti, mi è caduto l'occhio su un particolare vocabolo che ha tre significati completamente diversi: “ratto”.
“Ratto” è infatti la pantegana, il topone delle fogne insomma. Ma “ratto” è anche il metà furto/ metà rapimento delle sabine o donne in genere. Ma “ratto” ha anche un terzo significato che, pur conoscendolo (*3), avevo mezzo scordato: “ratto”, come aggettivo, equivale a “rapido”, “lesto”.
Fin qui niente di strano o particolarmente interessante. Il fatto è che, appena letto il terzo significato di “ratto”, ho chiuso il libro e sono sprofondato in oziose riflessioni di natura pseudosentimentale.
Infatti, come ho già fatto notare in altri post, KGB al naturale non è particolarmente dotato di fascino e deve quindi essere pronto a sfruttare ogni occasione favorevole.
In particolare fantasticavo che per fare colpo su una ragazza potrei complimentarmi per la sua intelligenza e prontezza mentale dicendole, ad esempio: “Zuccherina dolce, lo sai che sei proprio ratta?”.
Eh! eh! Devo ammettere che quello che KGB non ha di fascino lo scompensa in umorismo!
Nota (*1): “mezzo malato” sarebbe più esatto...
Nota (*2): per la precisione: “Dizionario degli errori e dei dubbi della lingua italiana” di Barbara Colonna, ed. Newton & Compton, 2001.
Nota (*3): Leggendolo mi è infatti subito tornato in mente l' “Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende” dantesco...
alla prima stazione
1 ora fa
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