Questo WE non ho scritto niente ma, mi sono venute in mente, varie idee per post più o meno interessanti. Oggi però, non svilupperò nessuna delle mie trovate domenicali perché è successo l'imprevidibile: mio padre è venuto a trovarmi e, di SUA PROPRIA iniziativa, ha comprato/portato un DVD: Avatar, appunto...
Questo inverno ero stato propenso ad andare a vederlo ma, poi, non si era presentata l'occasione giusta: da una parte infatti, il fatto che il film fosse stato un grande successo al botteghino, mi rendeva riluttante (vedi KGB le Origini: l'anticonformista) a unirmi al gregge; dall'altra, nonostante io sia di natura estremamente solitaria, stranamente, odio andare al cinema da solo.
Ho quindi guardato questo film con grande interesse e curiosità. In realtà ero preoccupato che, guardandolo al televisore domestico (in 2D), alcune scene sarebbero potute apparire "brutte" o, paradossalmente, piatte. Invece no: non sapendo che il film era stato pensato per essere visto in 3D, non mi sarebbe mai venuto in mente che, alcune immagini, potessero essere ancora più spettacolari!
Ma andiamo con ordine. La trama è estremamente semplice, forse, addirittura, troppo...
L'umanità, assetata di ricchezza, ha scoperto un pianeta alieno che, nel sottosuolo, racchiude un minerale dal valore inestimabile. "Sfortunatamente" il pianeta è ricoperto da una giungla ricchissima di vita e popolata da una razza di grossi umanoidi dalla pelle blu (no: non assomigliano ai puffi...). Questi alieni, da un punto di vista tecnologico, sono estremamente primitivi; in compenso, però, sono perfettamente integrati con il loro mondo. Tramite delle apposite terminazioni nervose (nella treccia dei capelli... sigh...) possono infatti, letteralmente, connettersi a numerose forme di vita indigene: in questa maniera riescono a comunicare con altre creature e, in generale, a essere in comunione con il loro pianeta.
Una delle conseguenze è che gli umani non possono aprire miniere dove e quando vogliono: in particolare non possono sfruttare un ricco giacimento che si trova proprio sotto l'albero-villaggio degli alieni blu.
Gli umani hanno dalla loro una tecnologia che permette, ad alcuni di essi (in pratica i corpi alieni sono "cuciti" su misura per specifici individui...), di prendere possesso dei corpi alieni, gli avatar appunto, fatti crescere artificialmente in speciali vasche "amniotiche".
Da una parte quindi ci sono gli uomini dispotti a tutto per il sordido interesse economico e, dall'altra, gli alieni che difendono il loro ecosistema.
Il protagonista, grazie al suo avatar, riesce a farsi accettare dalla tribù degli alieni, scoprendone così i loro segreti (poca roba in realtà...).
Col tempo però, il protagonista, si pente di aver fatto la spia a favore degli umani cattivi e, dopo la distruzione dell'albero-villaggio, passa dalla parte degli alieni aiutandoli nella lotta contro gli invasori.
Grande battaglia e, nel finale, il protagonista abbandona il suo vecchio corpo umano in favore del suo avatar.
Insomma la trama è proprio semplice: in realtà c'è qualcosa di più rispetto a quanto scritto (tipo l'amore fra il protagonista e un'aliena, un debole messaggio ecologista, etc...) ma si tratta di poca cosa...
Il grande punto di forza del film è l'ambientazione (intesa come flora e fauna ma anche come etologia (*) aliene) e la scenografia artificialmente generata al computer.
Alcune scene, anche viste su un modesto televisore domestico, sono davvero belle e suggestive: posso facilmente immaginare che al cinema, magari in 3D, potessero essere dieci volte più affascinanti.
La cosa straordinaria è che, gli effetti speciali, sono talmente ben fatti che, dopo un po', si finisce per dimenticare che è il 90% del film è un effetto speciale generato al computer!
Sfortunatamente la pellicola è divisa in due parti. Nella prima parte, grossomodo corrispondente ai primi 2/3 del film, l'andamento è relativamente lento e lo spettatore ha modo di conoscere i segreti di questo mondo alieno. Questa parte è veramente piacevole e, dovendo giudicare il film solo per essa, si beccherebbe un 8+.
Immagino che, per i produttori holliwoodiani, un film senza esplosioni e sanguinose battaglie, non sarebbe potuto essere un successo. Forse per questo motivo, il finale del film (l'ultimo terzo), sembra un po' pretestuoso e atto solo a inscenare una inutile battaglia fra elicotteri e pterodattili, mech contro rinnoceronti alieni e pallottole contro frecce...
Molto forzato: forse al cinema spettacolare ma, al televisore, mi ha fatto un pò sbadigliare...
Complessivamente, a causa del finale modesto, giudico il film solo da 7...
Come annotazione conclusiva, risottolineo nuovamente che, gli effetti speciali, sono realmente ben realizzati e, soprattutto, alzano l'asticella di quello che, almeno visivamente, gli spettatori si aspetteranno da un film di fantascienza.
Nota (*): Da wikipedia: Etologia -> moderna disciplina che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale. In particolare si interessa di: apprendimento, corteggiamento, cure parentali, organizzazione sociale, rapporto col territorio e sesso.
lunedì 31 maggio 2010
venerdì 28 maggio 2010
Varie calcistiche
Non sono un grande appassionato di calcio però, vivendo in Italia, è impossibile non seguire quello che avviene nel mondo del pallone.
Gli spunti per il post di oggi mi vengono da tre situazioni, non direttamente collegate fra loro, ma appartenenti tutte mondo del calcio. Prima di iniziare ricordo ai miei lettori che non userò i nomi reali delle persone a cui mi riferisco (vedi 2+2=boh?).
Primo spunto: Ieri (o due giorni fa?) il centrocampista della Roma, De Arancioni, si è azzardato a dire in una conferenza stampa che, personalmente, è contrario alla famigerata "Tessera del Tifoso". Premetto che non ho idea di cosa sia questa tessera perché non mi interessa. So solo che è stata parecchio contestata dai vari gruppi di ultras. Così, senza saperne niente (e quindi sono consapevole che potrei essere al 100% nel torto), immagino che sia un provvedimento che, spacciato per aumentare la sicurezza, vada a ledere la privacy dei cittadini tifosi. Provvedimenti di questo genere stanno diventando la norma nel mondo digitale italiano (oltre che cinese e iraniano) quindi non mi stupirei se, un tentativo di questo genere, venisse fatto anche in un differente contesto...
Comunque, quello che mi ha colpito, non è stata tanto la dichiarazione di De Arancioni, tutto sommato pacata e urbana, quanto le reazioni ufficiali ad essa. Il presidente della FIGC ha subito telefonato a De Arancioni e lo ha obbligato a scusarsi per la sua dichiarazione!
Apparentemente in Italia non è lecito avere un opinione contraria alle indicazioni politiche vigenti: a De Arancioni, infatti, non è stato contestato quello che ha detto (come se, per esempio, avesse detto inesattezze o denigrato qualche soggetto) ma solamente che abbia osato aprire bocca...
Secondo spunto: la nazionale di Marcello Pippi. Pippi ha scansato la mina Amorì (vedi Amorì) ma ha comunque deciso di convocare una nazionale da paura. Da paura non perché fortissima ma perché sembre venuta fuori da un B-movie dell'orrore vista la quantità di zombie da cui è composta...
In particolare gli zombie sono:
Fra i difensori Cannainaguro, Grande e Zambrutto (tutti Juventus credo). Potrei sbagliarmi ma, anche Boccucci, mi pare sia appena rientrato da un lunghissimo infortunio e, quindi, la sua tenuta atletica sarebbe tutta da verificare (infatti credo che sia in bilico).
Fra i centrocampisti: Scamoranasi (Juventus), Micioso e Brillo (entrambi Milan).
Fra gli attaccanti: Giraldino (Fiorentina) e Iaquarta (Juventus). Beh, in realtà, se questi due trovassero la condizione non sarebbero male.
Perplessità minori le ho anche su:
Fra i portieri, Tuffon (ma, onestamente, non conosco abbastanza gli altri portieri disponibile per suggerirne uno migliore. So solo che, negli ultimi due anni, forse complici gli infortuni, ha avuto un notevole calo di rendimento).
I difensori Cresciuto (Genoa), Malucci (Bari) e Castani (Palermo) non li conosco abbastanza da sbilanciarmi.
Fra i centrocampisti non conosco Dossu (Cagliari). Cadeva e Maschisio (entrambi Juventus) non mi dispiacciano ma temo siano un po' inesperti.
Fra gli attaccanti Pavoncella (Napoli) e Arancioni (Villareal) vengono da una stagione abbastanza deludente e mi sembrano solo leggermente preferibili a Giraldino e Iaquarta (classificati, un po' severamente, fra gli zombie).
I giocatori Ok sono:
Fra i difensori nessuno.
Fra i centrocampisti: Aprile (Napoli), Rombo (Sampdoria) e Sale (Udinese)
Fra gli attaccanti: Bolero (Milan), Di Pasqua (Udinese)
I giocatori veramente forti sono:
Il difensore della Juventus Ciellini; i centrocampisti Lentolivo (Fiorentina) e De Arancioni (Roma).
Fra gli attaccanti: Grullini (Sampdoria) e, forse, data l'ottima stagione, Di Pasqua dell'Udinese (che ho inserito anche fra gli "ok").
Insomma, se ho fatto bene i conti, i giocatori "ok" o forti, secondo me ovviamente, sono solo otto...Certo, magari, alcuni dei giocatori sui quali sono perplesso, potrebbero rivelarsi ok ma, nel complesso, non sono molto ottimista. Soprattutto temo che Pippi abbia in mente di schierare, nella formazione titolare, parecchi giocatori che ho classificato fra gli "zombie"...
Terzo spunto: Oggi mi è capitato di vedere tre minuti della presentazione per la candidatura italiana agli europei del 2016... Ne ho visti solo tre minuti perché, come spesso mi accade, ho dovuto cambiare canale per la vergogna. Non sono sicuro che fosse lei ma, madrina della candidatura italiana, mi è sembrata essere una stagionata Ambra Diavolini, che in un inglese stentatissimo (ed è stato questo a farmi vergognare) ha letto malissimo, come se non capisse quello che diceva, una presentazione ricca solo di banalità. Poi ha fatto salire sul palco una ventina di ragazzi (di cui un alta percentuale di ragazzotte poppute), raccattati in qualche discoteca, e presentati come esempio della "dinamica gioventù italiana". Non ho retto oltre e ho cambiato... Ah, no, poi, dopo qualche minuto, ci sono ritornato e ho visto parlare (in italiano) un sotto-sotto-segretario ministro allo Sport.
Non ho visto le presentazioni di Turchia e Francia ma non mi stupisco se abbiamo raccattato (cito a memoria...) solo 23 voti contro i 38 di Turchia e 41 di Francia...
Gli spunti per il post di oggi mi vengono da tre situazioni, non direttamente collegate fra loro, ma appartenenti tutte mondo del calcio. Prima di iniziare ricordo ai miei lettori che non userò i nomi reali delle persone a cui mi riferisco (vedi 2+2=boh?).
Primo spunto: Ieri (o due giorni fa?) il centrocampista della Roma, De Arancioni, si è azzardato a dire in una conferenza stampa che, personalmente, è contrario alla famigerata "Tessera del Tifoso". Premetto che non ho idea di cosa sia questa tessera perché non mi interessa. So solo che è stata parecchio contestata dai vari gruppi di ultras. Così, senza saperne niente (e quindi sono consapevole che potrei essere al 100% nel torto), immagino che sia un provvedimento che, spacciato per aumentare la sicurezza, vada a ledere la privacy dei cittadini tifosi. Provvedimenti di questo genere stanno diventando la norma nel mondo digitale italiano (oltre che cinese e iraniano) quindi non mi stupirei se, un tentativo di questo genere, venisse fatto anche in un differente contesto...
Comunque, quello che mi ha colpito, non è stata tanto la dichiarazione di De Arancioni, tutto sommato pacata e urbana, quanto le reazioni ufficiali ad essa. Il presidente della FIGC ha subito telefonato a De Arancioni e lo ha obbligato a scusarsi per la sua dichiarazione!
Apparentemente in Italia non è lecito avere un opinione contraria alle indicazioni politiche vigenti: a De Arancioni, infatti, non è stato contestato quello che ha detto (come se, per esempio, avesse detto inesattezze o denigrato qualche soggetto) ma solamente che abbia osato aprire bocca...
Secondo spunto: la nazionale di Marcello Pippi. Pippi ha scansato la mina Amorì (vedi Amorì) ma ha comunque deciso di convocare una nazionale da paura. Da paura non perché fortissima ma perché sembre venuta fuori da un B-movie dell'orrore vista la quantità di zombie da cui è composta...
In particolare gli zombie sono:
Fra i difensori Cannainaguro, Grande e Zambrutto (tutti Juventus credo). Potrei sbagliarmi ma, anche Boccucci, mi pare sia appena rientrato da un lunghissimo infortunio e, quindi, la sua tenuta atletica sarebbe tutta da verificare (infatti credo che sia in bilico).
Fra i centrocampisti: Scamoranasi (Juventus), Micioso e Brillo (entrambi Milan).
Fra gli attaccanti: Giraldino (Fiorentina) e Iaquarta (Juventus). Beh, in realtà, se questi due trovassero la condizione non sarebbero male.
Perplessità minori le ho anche su:
Fra i portieri, Tuffon (ma, onestamente, non conosco abbastanza gli altri portieri disponibile per suggerirne uno migliore. So solo che, negli ultimi due anni, forse complici gli infortuni, ha avuto un notevole calo di rendimento).
I difensori Cresciuto (Genoa), Malucci (Bari) e Castani (Palermo) non li conosco abbastanza da sbilanciarmi.
Fra i centrocampisti non conosco Dossu (Cagliari). Cadeva e Maschisio (entrambi Juventus) non mi dispiacciano ma temo siano un po' inesperti.
Fra gli attaccanti Pavoncella (Napoli) e Arancioni (Villareal) vengono da una stagione abbastanza deludente e mi sembrano solo leggermente preferibili a Giraldino e Iaquarta (classificati, un po' severamente, fra gli zombie).
I giocatori Ok sono:
Fra i difensori nessuno.
Fra i centrocampisti: Aprile (Napoli), Rombo (Sampdoria) e Sale (Udinese)
Fra gli attaccanti: Bolero (Milan), Di Pasqua (Udinese)
I giocatori veramente forti sono:
Il difensore della Juventus Ciellini; i centrocampisti Lentolivo (Fiorentina) e De Arancioni (Roma).
Fra gli attaccanti: Grullini (Sampdoria) e, forse, data l'ottima stagione, Di Pasqua dell'Udinese (che ho inserito anche fra gli "ok").
Insomma, se ho fatto bene i conti, i giocatori "ok" o forti, secondo me ovviamente, sono solo otto...Certo, magari, alcuni dei giocatori sui quali sono perplesso, potrebbero rivelarsi ok ma, nel complesso, non sono molto ottimista. Soprattutto temo che Pippi abbia in mente di schierare, nella formazione titolare, parecchi giocatori che ho classificato fra gli "zombie"...
Terzo spunto: Oggi mi è capitato di vedere tre minuti della presentazione per la candidatura italiana agli europei del 2016... Ne ho visti solo tre minuti perché, come spesso mi accade, ho dovuto cambiare canale per la vergogna. Non sono sicuro che fosse lei ma, madrina della candidatura italiana, mi è sembrata essere una stagionata Ambra Diavolini, che in un inglese stentatissimo (ed è stato questo a farmi vergognare) ha letto malissimo, come se non capisse quello che diceva, una presentazione ricca solo di banalità. Poi ha fatto salire sul palco una ventina di ragazzi (di cui un alta percentuale di ragazzotte poppute), raccattati in qualche discoteca, e presentati come esempio della "dinamica gioventù italiana". Non ho retto oltre e ho cambiato... Ah, no, poi, dopo qualche minuto, ci sono ritornato e ho visto parlare (in italiano) un sotto-sotto-segretario ministro allo Sport.
Non ho visto le presentazioni di Turchia e Francia ma non mi stupisco se abbiamo raccattato (cito a memoria...) solo 23 voti contro i 38 di Turchia e 41 di Francia...
giovedì 27 maggio 2010
KGB le Origini: l'Anticonformista
Nuova puntata per la serie "KGB le Origini": per vedere gli altri post, consiglio di usare il label cloud sulla destra e, di cliccare, su KGB.
Del prossimo aneddoto, a differenza degli episodi dei post precedenti, ricordo esattamente quando avvenne: la vicenda ebbe luogo per il mio quinto compleanno.
I fatti: non so, per quale strano motivo, fu deciso di organizzare una festa per il mio compleanno alla quale furono invitati tutti (boh, sicuramente molti) i bambini dell'asilo. Ovviamente per me erano tutti dei perfetti estranei: come scritto in una puntata precedente, l'unica persona con cui parlavo (e nemmeno troppo credo), era la mia amichetta S. Comunque ero consapevole che si trattava di una festa in mio "onore" e, tutto sommato, non mi dispiaceva di essere al centro dell'attenzione degli altri bimbi.
All'ora di pranzo fummo fatti sedere a una tavolata e, la nonna e la mamma, ci distribuirono degli spaghetti al pomodoro.
Poi, iniziando da me, ci fu chiesto se ci volevamo anche il parmigiano oppure no.
A quel tempo la pasta (*) la mangiavo col formaggio così dissi "sì". I tre o quattro bambini successivi dissero invece "no" poi, il successivo, ebbe un'esitazione, e poi anch'egli disse "no". A quel punto ci furono delle risatine e iniziò un gioco segreto fra tutti i bambini che consisteva nel dire tutti "no" al formaggio sulla pasta.
Alla fine rimasi l'unico con il formaggio sugli spaghetti: così dissi alla mamma che anche io volevo la pasta senza parmigiano. Evidentemente non erano rimasti più spaghetti in pentola perché, mamma e nonna, non trovarono di meglio da fare che "lavarmi" la pasta con l'acqua!
Il risultato fu che mi tocco un piatto tiepido e insipido (evidentemente l'acqua aveva portato via il sale). Mentre mangiavo la mia pasta slavata mi sentii così stupido ad aver cambiato idea, solo perché tutti gli altri bambini avevano fatto il contrario di me, che mi ripromisi di non cascarci mai più.
Da allora mi guardai bene dall'imitare passivamente il comportamento delle altre persone; anzi, probabilmente, arrivai all'eccesso di dubitare delle mie decisioni se erano condivise da troppe persone!
Ancora oggi questa è una delle mie inibizioni più forti: se vedo che tutti fanno qualcosa, prima di farla anch'io, ci penso a lungo, soppesando i pro e i contro e, se alla fine la faccio, mi sento comunque un po' stupido...
Per la cronaca, da quel giorno, per almeno direi dieci anni, la pasta la volli comunque sempre senza formaggio!
Nota (*) Per Ugo: "pasta" è una sineddoche.
Del prossimo aneddoto, a differenza degli episodi dei post precedenti, ricordo esattamente quando avvenne: la vicenda ebbe luogo per il mio quinto compleanno.
I fatti: non so, per quale strano motivo, fu deciso di organizzare una festa per il mio compleanno alla quale furono invitati tutti (boh, sicuramente molti) i bambini dell'asilo. Ovviamente per me erano tutti dei perfetti estranei: come scritto in una puntata precedente, l'unica persona con cui parlavo (e nemmeno troppo credo), era la mia amichetta S. Comunque ero consapevole che si trattava di una festa in mio "onore" e, tutto sommato, non mi dispiaceva di essere al centro dell'attenzione degli altri bimbi.
All'ora di pranzo fummo fatti sedere a una tavolata e, la nonna e la mamma, ci distribuirono degli spaghetti al pomodoro.
Poi, iniziando da me, ci fu chiesto se ci volevamo anche il parmigiano oppure no.
A quel tempo la pasta (*) la mangiavo col formaggio così dissi "sì". I tre o quattro bambini successivi dissero invece "no" poi, il successivo, ebbe un'esitazione, e poi anch'egli disse "no". A quel punto ci furono delle risatine e iniziò un gioco segreto fra tutti i bambini che consisteva nel dire tutti "no" al formaggio sulla pasta.
Alla fine rimasi l'unico con il formaggio sugli spaghetti: così dissi alla mamma che anche io volevo la pasta senza parmigiano. Evidentemente non erano rimasti più spaghetti in pentola perché, mamma e nonna, non trovarono di meglio da fare che "lavarmi" la pasta con l'acqua!
Il risultato fu che mi tocco un piatto tiepido e insipido (evidentemente l'acqua aveva portato via il sale). Mentre mangiavo la mia pasta slavata mi sentii così stupido ad aver cambiato idea, solo perché tutti gli altri bambini avevano fatto il contrario di me, che mi ripromisi di non cascarci mai più.
Da allora mi guardai bene dall'imitare passivamente il comportamento delle altre persone; anzi, probabilmente, arrivai all'eccesso di dubitare delle mie decisioni se erano condivise da troppe persone!
Ancora oggi questa è una delle mie inibizioni più forti: se vedo che tutti fanno qualcosa, prima di farla anch'io, ci penso a lungo, soppesando i pro e i contro e, se alla fine la faccio, mi sento comunque un po' stupido...
Per la cronaca, da quel giorno, per almeno direi dieci anni, la pasta la volli comunque sempre senza formaggio!
Nota (*) Per Ugo: "pasta" è una sineddoche.
mercoledì 26 maggio 2010
Crisi economica per idioti
L'anno scorso (o due anni fa?) ci fu la prima grande crisi economica.
In pratica si trattò di una crisi finanziaria innescata negli Stati Uniti e, diffusasi poi, ad effetto domino, nel resto del mondo.
Negli Stati Uniti il problema era nato, ci dicono, a causa dei mutui concessi troppo generosamente: in pratica gli americani accendevano mutui che poi non erano in grado di ripagare. A loro volta, gli istituti che concedevano i mutui, rivendevano questi prestiti, magari sotto forma di obbligazioni, ad altre banche anche, magari, in Europa.
Quando i primi istituti si sono dichiarati insolventi, non in grado cioè di pagare le obbligazioni vendute alle banche, si è scoperto che l'intero sistema finanziario era molto debole e, soprattutto, mancava di liquidità. Ovviamente chi doveva sorvegliare non lo faceva adeguatamente e "tutti" sono caduti dalle nuvole. A quel punto sono iniziati i fallimenti a catena e, i governi, sono intervenuti per salvare le banche più esposte.
Poi ci è stato detto che il peggio era passato e che, lentamente, ci sarebbe stata la ripresa.
Quando si cerca di capire e risolvere un problema cosa si fa?
Si cerca di individuarne l'origine. Una volta trovata la causa vi si può porre rimedio in maniera da risolvere il problema.
Quindi qual è la vera origine di questa crisi economica? Davvero l'origine di tutto sono i mutui concessi con troppo facilità? E questo come spiegherebbe la debolezza, direi strutturale, del sistema finanziario mondiale? Solo una coincidenza?
A mio parere l'origine reale della crisi non è stata sufficientemente analizzata. O, magari, è stata analizzata ma i risultati non sono stati resi noti...
Prima di rivelare la mia teoria voglio proporvi una simulazione.
Supponiamo di avere un paese con 3 banche e 10 clienti. Ogni cliente ha un mutuo con una delle 3 banche. Il sistema è chiuso. Questo significa che il denaro può essere scambiato solamente fra queste 13 entità (le 3 banche e le 10 persone).
Sotto queste condinzioni cosa può succedere al denaro all'interno del sistema? Ovviamente, visto che il sistema è chiuso, la quantità totale di denaro non può variare.
Quindi se i 10 clienti, fossero tutti insolventi, allora, almeno una delle 3 banche, dovrebbe comunque avere un surplus di denaro.
Nella realtà, considerando il sistema statunitense, abbiamo la popolazione indebitata ma, anche le banche, non navigano nell'oro. Come è possibile?
Ovviamente è possibile perchè gli Stati Uniti non sono una economia chiusa ma commerciano col resto del mondo.
Considerando insieme Europa e Stati Uniti sostanzialmente cambia poco: cittadini più poveri e banche con scarsa liquidità...
Ecco finalmente il mio punto: dove finisce tutto il denaro se, evidentemente, non resta in Europa o negli Stati Uniti?
La risposta è la Cina.
Su un sito governativo americano (questo qui) ho trovato le statistiche della bilancia del commercio fra Cina e Stati Uniti.
Fra il 1990 e il 1999 gli Stati Uniti hanno avuto un passivo con la Cina (se ho fatto bene le somme) di 342.3 miliardi di dollari.
Fra il 2000 e il 2005 il passivo è stato di 758.7 miliardi e, dal 2006 al 2009, il passivo è stato di 987.4 miliardi.
Complessivamente, dal 1990 a fine 2009 il passivo è quindi stato di 2088.4 miliardi di dollari.
Non sono sicuro ma non credo che questi valori includano gli investimenti finanziari (tipo trasferire fabbriche in Cina) che ovviamente, se quantificate, renderebbero il passivo ancora più pesante.
Non ho trovato (né cercato) statistiche per l'Europa ma, immagino, la tendenza sarebbe simile.
Credo che la mia teoria sia chiara. La crisi economica è dovuta all'enorme surplus commerciale della Cina verso il resto del mondo. Questo surplus assorbe la liquidità finanziaria dei vari paesi e, di conseguenza, determina gli scompensi strutturali degli istituti finanziari occidentali.
Corollario di questa mia teoria è che la crisi non potrà essere superata fino a quando non importeremo meno merci dalla Cina.
La miopia della classe dirigente occidentale è tale però che, oramai, siamo completamente dipendenti dall'economia cinese.
In altre parole, nel prossimo futuro, non vedo soluzioni alla crisi. Prevedo che il progressivo impoverimento degli Stati Uniti ed Europa continuerà. Inoltre, gli sforzi dei nostri governi, non affrontando la radice del problema, sono solo degli inutili palliativi.
In pratica si trattò di una crisi finanziaria innescata negli Stati Uniti e, diffusasi poi, ad effetto domino, nel resto del mondo.
Negli Stati Uniti il problema era nato, ci dicono, a causa dei mutui concessi troppo generosamente: in pratica gli americani accendevano mutui che poi non erano in grado di ripagare. A loro volta, gli istituti che concedevano i mutui, rivendevano questi prestiti, magari sotto forma di obbligazioni, ad altre banche anche, magari, in Europa.
Quando i primi istituti si sono dichiarati insolventi, non in grado cioè di pagare le obbligazioni vendute alle banche, si è scoperto che l'intero sistema finanziario era molto debole e, soprattutto, mancava di liquidità. Ovviamente chi doveva sorvegliare non lo faceva adeguatamente e "tutti" sono caduti dalle nuvole. A quel punto sono iniziati i fallimenti a catena e, i governi, sono intervenuti per salvare le banche più esposte.
Poi ci è stato detto che il peggio era passato e che, lentamente, ci sarebbe stata la ripresa.
Quando si cerca di capire e risolvere un problema cosa si fa?
Si cerca di individuarne l'origine. Una volta trovata la causa vi si può porre rimedio in maniera da risolvere il problema.
Quindi qual è la vera origine di questa crisi economica? Davvero l'origine di tutto sono i mutui concessi con troppo facilità? E questo come spiegherebbe la debolezza, direi strutturale, del sistema finanziario mondiale? Solo una coincidenza?
A mio parere l'origine reale della crisi non è stata sufficientemente analizzata. O, magari, è stata analizzata ma i risultati non sono stati resi noti...
Prima di rivelare la mia teoria voglio proporvi una simulazione.
Supponiamo di avere un paese con 3 banche e 10 clienti. Ogni cliente ha un mutuo con una delle 3 banche. Il sistema è chiuso. Questo significa che il denaro può essere scambiato solamente fra queste 13 entità (le 3 banche e le 10 persone).
Sotto queste condinzioni cosa può succedere al denaro all'interno del sistema? Ovviamente, visto che il sistema è chiuso, la quantità totale di denaro non può variare.
Quindi se i 10 clienti, fossero tutti insolventi, allora, almeno una delle 3 banche, dovrebbe comunque avere un surplus di denaro.
Nella realtà, considerando il sistema statunitense, abbiamo la popolazione indebitata ma, anche le banche, non navigano nell'oro. Come è possibile?
Ovviamente è possibile perchè gli Stati Uniti non sono una economia chiusa ma commerciano col resto del mondo.
Considerando insieme Europa e Stati Uniti sostanzialmente cambia poco: cittadini più poveri e banche con scarsa liquidità...
Ecco finalmente il mio punto: dove finisce tutto il denaro se, evidentemente, non resta in Europa o negli Stati Uniti?
La risposta è la Cina.
Su un sito governativo americano (questo qui) ho trovato le statistiche della bilancia del commercio fra Cina e Stati Uniti.
Fra il 1990 e il 1999 gli Stati Uniti hanno avuto un passivo con la Cina (se ho fatto bene le somme) di 342.3 miliardi di dollari.
Fra il 2000 e il 2005 il passivo è stato di 758.7 miliardi e, dal 2006 al 2009, il passivo è stato di 987.4 miliardi.
Complessivamente, dal 1990 a fine 2009 il passivo è quindi stato di 2088.4 miliardi di dollari.
Non sono sicuro ma non credo che questi valori includano gli investimenti finanziari (tipo trasferire fabbriche in Cina) che ovviamente, se quantificate, renderebbero il passivo ancora più pesante.
Non ho trovato (né cercato) statistiche per l'Europa ma, immagino, la tendenza sarebbe simile.
Credo che la mia teoria sia chiara. La crisi economica è dovuta all'enorme surplus commerciale della Cina verso il resto del mondo. Questo surplus assorbe la liquidità finanziaria dei vari paesi e, di conseguenza, determina gli scompensi strutturali degli istituti finanziari occidentali.
Corollario di questa mia teoria è che la crisi non potrà essere superata fino a quando non importeremo meno merci dalla Cina.
La miopia della classe dirigente occidentale è tale però che, oramai, siamo completamente dipendenti dall'economia cinese.
In altre parole, nel prossimo futuro, non vedo soluzioni alla crisi. Prevedo che il progressivo impoverimento degli Stati Uniti ed Europa continuerà. Inoltre, gli sforzi dei nostri governi, non affrontando la radice del problema, sono solo degli inutili palliativi.
martedì 25 maggio 2010
Dessert cinese
Ho rimuginato a lungo su quanto ho scritto in Ristorante Cinese.
In particolare mi sono chiesto perché ho scritto quello che ho scritto. Già mentre scrivevo mi rendevo conto che difficilmente, chi non conosce i protagonisti della storia, avrebbe potuto apprezzare il post. Sicuramente io non sono abbastanza abile per descrivere la schiettezza della risata di mio zio o l'espressione bonariamente ingenua di mia zia. Certo, chi li conosce, non avrà avuto difficoltà a immaginarseli così, anche se io non ne aveva fatto cenno, ma, per il lettore occasionale, questo è impossibile.
Quindi perché mi sono ostinato a descrivere questo lungo episodio? Forse pensavo che sarebbe stato comunque piacevole da leggere? No. Beh, forse sì, ma solo in parte...
Alla fine del post ho scritto un paragrafo piuttosto criptico sulla "morale" della storia:
Mi chiedo se ci sia una lezione da apprendere da questa esperienza... Non so...
Infatti non mi rendevo pienamente conto del motivo per cui scrivevo ma sentivo che volevo esprimere qualcosa anche se, sul momento, non capivo cosa...
Adesso credo di aver capito quello che, inconsciamente, volevo evidenziare: quando si sta con delle persone alle quali si vuole bene allora si apprezzano per quello che sono, indipendentemente dai loro piccoli o grandi difetti. Se poi, a causa del loro carattere, succede qualche intoppo, sul momento magari ci sentiremo, come me, in imbarazzo o, forse, persino arrabbiati. Poi però, a qualche giorno o settimana di distanza, dipende dal proprio carattere, sparito l'imbarazzo, o la rabbia, o qualsiasi altra emozione negativa associata, rimarrà solo il ricordo piacevole dei momenti passati insieme.
Lo so, è una banalità ma, almeno io, dovrei ricordarmelo più spesso...
In particolare mi sono chiesto perché ho scritto quello che ho scritto. Già mentre scrivevo mi rendevo conto che difficilmente, chi non conosce i protagonisti della storia, avrebbe potuto apprezzare il post. Sicuramente io non sono abbastanza abile per descrivere la schiettezza della risata di mio zio o l'espressione bonariamente ingenua di mia zia. Certo, chi li conosce, non avrà avuto difficoltà a immaginarseli così, anche se io non ne aveva fatto cenno, ma, per il lettore occasionale, questo è impossibile.
Quindi perché mi sono ostinato a descrivere questo lungo episodio? Forse pensavo che sarebbe stato comunque piacevole da leggere? No. Beh, forse sì, ma solo in parte...
Alla fine del post ho scritto un paragrafo piuttosto criptico sulla "morale" della storia:
Mi chiedo se ci sia una lezione da apprendere da questa esperienza... Non so...
Infatti non mi rendevo pienamente conto del motivo per cui scrivevo ma sentivo che volevo esprimere qualcosa anche se, sul momento, non capivo cosa...
Adesso credo di aver capito quello che, inconsciamente, volevo evidenziare: quando si sta con delle persone alle quali si vuole bene allora si apprezzano per quello che sono, indipendentemente dai loro piccoli o grandi difetti. Se poi, a causa del loro carattere, succede qualche intoppo, sul momento magari ci sentiremo, come me, in imbarazzo o, forse, persino arrabbiati. Poi però, a qualche giorno o settimana di distanza, dipende dal proprio carattere, sparito l'imbarazzo, o la rabbia, o qualsiasi altra emozione negativa associata, rimarrà solo il ricordo piacevole dei momenti passati insieme.
Lo so, è una banalità ma, almeno io, dovrei ricordarmelo più spesso...
lunedì 24 maggio 2010
Indovinello zoologico
Domanda: Qual è la differenza fra un asino e un somaro?
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Pensaci di più!!!
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Risposta: L'asino non studia mentre, il somaro, non si impegna abbastanza
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Pensaci di più!!!
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Risposta: L'asino non studia mentre, il somaro, non si impegna abbastanza
domenica 23 maggio 2010
Ristorante cinese
La scorsa settimana ero a Viareggio. Poichè era il mio compleanno sono riuscito a convincere i miei zii ad andare a mangiare a un ristorante cinese.
Lo zio era molto recalcitrante: nonostante i suoi 80 e passa anni, portati benissimo, non c'era mai stato. Prima di essere convinto mi ha ripetutamente chiesto che cosa si mangia al ristorante cinese: in particolare diffidava dei "vermicelli" e sembrava temere di venire avvelenato.
La zia invece, di qualche anno più giovane dello zio, c'era già stata una volta una quarantina di anni prima.
Insomma mi aspettavo che, una volta a tavola, la zia, che è una buona forchetta, avrebbe spazzolato tutto mentre, lo zio, avrebbe mangiato sì ma mugugnando che, al ristorante italiano, si mangia molto meglio. Non mi aspettavo niente di strano se non, qualche risata, di fronte a una pietanza un po' strana. Non è andata esattamente così...
Siamo entrati nel ristorante alle 12:30 di un martedì e, ovviamente, il locale era ancora vuoto. Siamo stati accolti dalla proprietaria cinese che, sorridendo (*), ci ha invitato ad accomodarci dove preferivamo.
Appena seduti, la signora cinese, non ha fatto in tempo a portarci il menù che, lo zio, la ha bloccata per raccontarle una barzeletta: "Lo sa come si chiama il ministro dei trasporti cinese? Ciò Il Fur Gon Cin!". E si è messo a ridere a crepapelle mentre la signora si "complimentava" per l'umorismo e chiedeva "Dove hai imapalata questa balzelletta?".
Con il mio aiuto abbiamo ordinato. Antipasto: io -> involtini primavera; zio -> ravioli alla griglia; zia -> ravioli al vapore.
La zia ha iniziato male: ha deciso che la pasta del raviolo era cruda e così si è limitata a mangiare solo il ripieno di un paio di essi. Allo zio invece i suoi ravioli sono piaciuti...
Il cameriere era un ragazzo italiano, nativo della versilia, e, siccome eravamo gli unici clienti, ha scambiato qualche parola con i miei zii. Se avessi una buona memoria per i nomi potrei anche indicare il suo paese natale perché, improvvisamente, la zia gli ha fatto la domanda: "Ma tu sei cinese?".
Poi ci hanno portato i "primi": io -> riso alla cantonese; zia -> riso al curry; zio -> riso ai gamberi.
Io e lo zio eravamo contenti dei nostri piatti ma, la zia, non troppo: aveva confuso il curry con un alcoolico (forse lo sherry?) e, dopo una sola forchettata ha preferito non mangiarne altro...
Ora non voglio dare un'idea sbagliata di mia zia: è una persona molto istruita (credo abbia due lauree) e intelligente ma è sbadata e distratta (in famiglia è famoso l'aneddoto di quando assaggiò una scatoletta per cani pensando che fosse un omogenizzato per bambini!). Insomma, il confondere il curry con lo sherry, rientra nella sua perfetta normalità. Inoltre ha seri problemi di digestione e non può assolutamente mangiare pepe o peperoncino: immagino quindi che, anche il curry, non fosse per lei particolarmente adatto...
Da questo momento la zia ha iniziato a lamentarsi a voce alta (ed ella ha una voce particolarmente stentorea). Ha iniziato a dire frasi del tipo "Non me lo credevo così cattivo!", "Mi dovrete portare al pronto soccorso!" e cose del genere. Tutto questo infischiandosene del cameriere che, a tre metri di distanza, ci scrutava torvo. Improvvisamente la vedo guardare alle mie spalle e dire qualcosa tipo "Sai, non mi sento bene..." e dà qualche spicciolo a un extra-comunitario che aveva chiamato dentro il locale. La zia ci ha poi spiegato: "Che vuoi, passava di qui, aveva fame e vedeva che io non mangiavo, così gli ho dato un euro...".
Io la ho guardata un po' perplesso e la zia è partita a ridere senza controllo (una sua tipica risata isterica che non le permette di parlare e le rende difficoltoso anche il respirare...). Nel frattempo, al tavolo alle sue spalle, si era seduta una coppia tedesca che non capiva il motivo di tutta questa concitazione.
A dire il vero, anche a me, a forza di vedere la zia ridere, mi erano venute le lacrime agli occhi nello sforzo di non farmi coinvolgere...
Finalmente siamo arrivati alle portate principale: io -> pollo in salsa agrodolce; zio -> anatra ai cinque aromi; zia -> Manzo (ovviamente!) al curry!.
A questo punto la zia ha inizato a dire che non si sentiva bene e non ha voluto scambiare il suo piatto né con il mio né con quello dello zio. Però si è ricordata che a casa c'era il fedele cane Argo... Così ha chiamato il cameriere e gli ha chiesto un sacchetto spiegando: "sa, oggi, non mi sento bene ma domani la voglio mangiare...". Il cameriere ha risposto che non c'erano problemi e, invece del sacchetto, le ha portato delle confezioni per il take away. Qui la zia si è un po' tradita perché ha mischiato tutti gli avanzi insieme...
Edited: mi pare opportuno aggiungere che, pochi giorni dopo aver gustato gli avanzi cinesi, l'amatissimo (e vecchissimo) cane improvvisamente spirò...
In conclusione io ho mangiato bene, lo zio è rimasto soddisfatto ma la zia, invece, non vuole più tornarci!
Mi chiedo se ci sia una lezione da apprendere da questa esperienza... Non so...
Comunque, a parte i numerosi momenti imbarazzanti, mi sono divertito!
Nota (*): Proverbio cinese: "Se non sai sorridere non aprire un negozio". Sembrerebbe una osservazione ovvia ma, ogni tanto, capita di andare in un negozio ed essere trattati, da commessi imbronciati, come se si disturbasse...
Lo zio era molto recalcitrante: nonostante i suoi 80 e passa anni, portati benissimo, non c'era mai stato. Prima di essere convinto mi ha ripetutamente chiesto che cosa si mangia al ristorante cinese: in particolare diffidava dei "vermicelli" e sembrava temere di venire avvelenato.
La zia invece, di qualche anno più giovane dello zio, c'era già stata una volta una quarantina di anni prima.
Insomma mi aspettavo che, una volta a tavola, la zia, che è una buona forchetta, avrebbe spazzolato tutto mentre, lo zio, avrebbe mangiato sì ma mugugnando che, al ristorante italiano, si mangia molto meglio. Non mi aspettavo niente di strano se non, qualche risata, di fronte a una pietanza un po' strana. Non è andata esattamente così...
Siamo entrati nel ristorante alle 12:30 di un martedì e, ovviamente, il locale era ancora vuoto. Siamo stati accolti dalla proprietaria cinese che, sorridendo (*), ci ha invitato ad accomodarci dove preferivamo.
Appena seduti, la signora cinese, non ha fatto in tempo a portarci il menù che, lo zio, la ha bloccata per raccontarle una barzeletta: "Lo sa come si chiama il ministro dei trasporti cinese? Ciò Il Fur Gon Cin!". E si è messo a ridere a crepapelle mentre la signora si "complimentava" per l'umorismo e chiedeva "Dove hai imapalata questa balzelletta?".
Con il mio aiuto abbiamo ordinato. Antipasto: io -> involtini primavera; zio -> ravioli alla griglia; zia -> ravioli al vapore.
La zia ha iniziato male: ha deciso che la pasta del raviolo era cruda e così si è limitata a mangiare solo il ripieno di un paio di essi. Allo zio invece i suoi ravioli sono piaciuti...
Il cameriere era un ragazzo italiano, nativo della versilia, e, siccome eravamo gli unici clienti, ha scambiato qualche parola con i miei zii. Se avessi una buona memoria per i nomi potrei anche indicare il suo paese natale perché, improvvisamente, la zia gli ha fatto la domanda: "Ma tu sei cinese?".
Poi ci hanno portato i "primi": io -> riso alla cantonese; zia -> riso al curry; zio -> riso ai gamberi.
Io e lo zio eravamo contenti dei nostri piatti ma, la zia, non troppo: aveva confuso il curry con un alcoolico (forse lo sherry?) e, dopo una sola forchettata ha preferito non mangiarne altro...
Ora non voglio dare un'idea sbagliata di mia zia: è una persona molto istruita (credo abbia due lauree) e intelligente ma è sbadata e distratta (in famiglia è famoso l'aneddoto di quando assaggiò una scatoletta per cani pensando che fosse un omogenizzato per bambini!). Insomma, il confondere il curry con lo sherry, rientra nella sua perfetta normalità. Inoltre ha seri problemi di digestione e non può assolutamente mangiare pepe o peperoncino: immagino quindi che, anche il curry, non fosse per lei particolarmente adatto...
Da questo momento la zia ha iniziato a lamentarsi a voce alta (ed ella ha una voce particolarmente stentorea). Ha iniziato a dire frasi del tipo "Non me lo credevo così cattivo!", "Mi dovrete portare al pronto soccorso!" e cose del genere. Tutto questo infischiandosene del cameriere che, a tre metri di distanza, ci scrutava torvo. Improvvisamente la vedo guardare alle mie spalle e dire qualcosa tipo "Sai, non mi sento bene..." e dà qualche spicciolo a un extra-comunitario che aveva chiamato dentro il locale. La zia ci ha poi spiegato: "Che vuoi, passava di qui, aveva fame e vedeva che io non mangiavo, così gli ho dato un euro...".
Io la ho guardata un po' perplesso e la zia è partita a ridere senza controllo (una sua tipica risata isterica che non le permette di parlare e le rende difficoltoso anche il respirare...). Nel frattempo, al tavolo alle sue spalle, si era seduta una coppia tedesca che non capiva il motivo di tutta questa concitazione.
A dire il vero, anche a me, a forza di vedere la zia ridere, mi erano venute le lacrime agli occhi nello sforzo di non farmi coinvolgere...
Finalmente siamo arrivati alle portate principale: io -> pollo in salsa agrodolce; zio -> anatra ai cinque aromi; zia -> Manzo (ovviamente!) al curry!.
A questo punto la zia ha inizato a dire che non si sentiva bene e non ha voluto scambiare il suo piatto né con il mio né con quello dello zio. Però si è ricordata che a casa c'era il fedele cane Argo... Così ha chiamato il cameriere e gli ha chiesto un sacchetto spiegando: "sa, oggi, non mi sento bene ma domani la voglio mangiare...". Il cameriere ha risposto che non c'erano problemi e, invece del sacchetto, le ha portato delle confezioni per il take away. Qui la zia si è un po' tradita perché ha mischiato tutti gli avanzi insieme...
Edited: mi pare opportuno aggiungere che, pochi giorni dopo aver gustato gli avanzi cinesi, l'amatissimo (e vecchissimo) cane improvvisamente spirò...
In conclusione io ho mangiato bene, lo zio è rimasto soddisfatto ma la zia, invece, non vuole più tornarci!
Mi chiedo se ci sia una lezione da apprendere da questa esperienza... Non so...
Comunque, a parte i numerosi momenti imbarazzanti, mi sono divertito!
Nota (*): Proverbio cinese: "Se non sai sorridere non aprire un negozio". Sembrerebbe una osservazione ovvia ma, ogni tanto, capita di andare in un negozio ed essere trattati, da commessi imbronciati, come se si disturbasse...
venerdì 21 maggio 2010
Ecco le prove!
Io mi fido poco delle persone e, di conseguenza, tendo a pensare che le persone non si fidino molto di me.
In particolare mi riferisco al post Capriola all'indietro dove descrivevo l'incontro con un piccolo di capriolo proprio all'interno del mio "orto".
Oggi, col bel tempo, ho fatto un nuovo sopralluogo. Appena entrato nell'orto ho visto la capriola scappar via, quindi ho cercato per bene nell'erba alta...
Ecco il risultato delle mie ricerche:
e
Nota: Cliccando sopra le foto è possibile vederne delle versioni più grandi.
Insomma, questo per dimostrare che, l'altro ieri, non mi ero inventato l'incontro con mamma capriola e capriolino!
Ho ricevuto anche un interessantissimo commento su Lezione di Itagliano da parte del mio amico "repositario" della grammatica italiana.
Mi ha fatto notare che il termine "repositario" non esiste!
Ovviamente ho controllato e ho verificato che Ugo ha ragione: evidentemente ho incrociato il corretto "depositario" con il termine inglese "repository" ottenendo, appunto, "repositario".
Ma gli altri miei lettori che fanno?! Dormono?! Come mai non mi hanno segnalato l'errore?!
Inoltre Ugo ha scoperto che, sia il Dr. Devoto che Mr. Oli, sono di Firenze, così come la casa editrice Le Monnier: ricordo che proprio sul Devoto Olio avevo trovato la bizzarra interpretazione di familiare/famigliare che così tanto mi era piaciuta.
Ugo ipotizza quindi che, tale interpretazione, sia frutto di un localismo fiorentino. Possibile...
Non credo però che questa sarà l'ultima puntata..
In particolare mi riferisco al post Capriola all'indietro dove descrivevo l'incontro con un piccolo di capriolo proprio all'interno del mio "orto".
Oggi, col bel tempo, ho fatto un nuovo sopralluogo. Appena entrato nell'orto ho visto la capriola scappar via, quindi ho cercato per bene nell'erba alta...
Ecco il risultato delle mie ricerche:
Nota: Cliccando sopra le foto è possibile vederne delle versioni più grandi.
Insomma, questo per dimostrare che, l'altro ieri, non mi ero inventato l'incontro con mamma capriola e capriolino!
Ho ricevuto anche un interessantissimo commento su Lezione di Itagliano da parte del mio amico "repositario" della grammatica italiana.
Mi ha fatto notare che il termine "repositario" non esiste!
Ovviamente ho controllato e ho verificato che Ugo ha ragione: evidentemente ho incrociato il corretto "depositario" con il termine inglese "repository" ottenendo, appunto, "repositario".
Ma gli altri miei lettori che fanno?! Dormono?! Come mai non mi hanno segnalato l'errore?!
Inoltre Ugo ha scoperto che, sia il Dr. Devoto che Mr. Oli, sono di Firenze, così come la casa editrice Le Monnier: ricordo che proprio sul Devoto Olio avevo trovato la bizzarra interpretazione di familiare/famigliare che così tanto mi era piaciuta.
Ugo ipotizza quindi che, tale interpretazione, sia frutto di un localismo fiorentino. Possibile...
Non credo però che questa sarà l'ultima puntata..
giovedì 20 maggio 2010
Era scritto
Oggi non avevo voglia di scrivere, però, mi dispiaceva non postare nulla solo per pigrizia. Allora ne approfitto per copiare, dal mio blocchetto degli appunti, una annotazione che scrissi, non ricordo più quando, in Olanda.
Cravatte: non posso evitare di pensare che sembrano guinzagli. Non le capisco. Non hanno alcuna funzione. Sono pura formalità. In cosa rendono migliore o peggiore un uomo?
Mi piace poter dire che ho avuto la sventura di indossarle solo un paio di volte. Suppongo che, se mi fosse capitato di lavorare dove tale inutile orpello è obbligatorio, invece che semplicemente opportuno, mi sarei adattato.
Oltretutto, indossando la cravatta solo ogni dieci anni, quando mi serve, non mi ricordo mai come fare il nodo: in qualche modo mi arrangio ma, il risultato, è sempre modesto.
Mi chiedo se questa mia fortissima antipatia verso la cravatta sia un segno della mia intelligenza o della mia stupidità.
Forse significa solo che ho uno spirito anarchico e che disprezzo il potere quando questo entra in conflitto con la mia volontà. Infatti, se la cravatta è un guinzaglio, significa che ci sono dei padroni che reggono questo laccio. Non è detto che questi "padroni" siano delle persone anzi, in questo caso, si tratta principalmente di convenzioni sociali. Per me poco cambia: se non mi piacciono, tollero poco anche queste ultime...
Solo che essere anarchici è così comune e banale!
Ma, in effetti, non sono un vero anarchico: non avrei niente contro il potere costituito se fossi io a detenerlo!
Cravatte: non posso evitare di pensare che sembrano guinzagli. Non le capisco. Non hanno alcuna funzione. Sono pura formalità. In cosa rendono migliore o peggiore un uomo?
Mi piace poter dire che ho avuto la sventura di indossarle solo un paio di volte. Suppongo che, se mi fosse capitato di lavorare dove tale inutile orpello è obbligatorio, invece che semplicemente opportuno, mi sarei adattato.
Oltretutto, indossando la cravatta solo ogni dieci anni, quando mi serve, non mi ricordo mai come fare il nodo: in qualche modo mi arrangio ma, il risultato, è sempre modesto.
Mi chiedo se questa mia fortissima antipatia verso la cravatta sia un segno della mia intelligenza o della mia stupidità.
Forse significa solo che ho uno spirito anarchico e che disprezzo il potere quando questo entra in conflitto con la mia volontà. Infatti, se la cravatta è un guinzaglio, significa che ci sono dei padroni che reggono questo laccio. Non è detto che questi "padroni" siano delle persone anzi, in questo caso, si tratta principalmente di convenzioni sociali. Per me poco cambia: se non mi piacciono, tollero poco anche queste ultime...
Solo che essere anarchici è così comune e banale!
Ma, in effetti, non sono un vero anarchico: non avrei niente contro il potere costituito se fossi io a detenerlo!
mercoledì 19 maggio 2010
Capriola all'indietro
Oggi, all'ora di pranzo, ho visto dalla finestra un capriolo nell'"orto": proprio accanto all'ingresso dal giardino.
Beh, l'orto non è un vero orto ma, un campo di erbacce, con qualche alberello da frutto spaurito. È recintato da una bassa rete e, da molti anni, è più o meno lasciato a sè stesso. In particolare, la rete è così bassa che, i caprioli, la saltano con la stessa facilità con cui noi scendiamo dal marciapiede.
I caprioli sono uno spettacolo piuttosto comune e spesso, all'imbrunire, si vedono a piccoli gruppi nell'orto. In genere li ignoro ma, basta fare un piccolo rumore, per vederli scappar via nella macchia.
Lo scorso mese ho avuto la malsana idea di piantare delle cipolle nell'orto vicino all'entrata del giardino (per poterle tenere meglio d'occhio). Per questo, oggi, non ero particolarmente entusiasta di vedervi così vicino un capriolo; allora ho bussato alla finestra: il capriolo ha alzato le orecchie e ha iniziato a guardarsi intorno senza però scappare. Allora ho aperto la finestra (pioveva forte) e gli ho fatto un urlaccio. Niente: mi ha guardato ma è rimasto al suo posto.
I caprioli hanno il pelo marroncino in questo periodo così, quando ho visto muoversi qualcosa di grigio e piccolo vicino alle sue zampe, ho pensato si trattasse di una lepre!
Un po' seccato, nonostante la pioggia, ho deciso di correre in giardino a scacciare l'intruso.
Questa volta il capriolo, appena mi ha visto arrivare di corsa, è balzato via. Arrivato alla rete del cancello la sorpresa: la "lepre" non era scappata via! E non era una lepre ma un capriolo appena nato! Era piccolino e mi guardava con gli occhi cisposi a un metro di distanza. Le zampine posteriori gli tremavano come se facessero fatica a sostenerlo. Dopo qualche secondo, ha iniziato a fare un buffo versetto come se cercasse di fischiare. Io ho pensato che cercasse di richiamare la madre e, temendo che non tornasse a prenderlo, mi sono subito allontanato. Già dopo aver fatto pochi passi ha iniziato a emettere un suono più distinto: una specie di "ih ih" intermittenti.
Arrivato in casa, ho visto dalla finestra, che la madre era già tornata da lui.
Ho mangiato due toast e poi ho iniziato a preoccuparmi per il capriolino: ho pensato che la madre lo avesse partorito nell'orto ma che però, il cucciolo, non fosse ancora in grado di saltare la rete. Così, mi sono infilato un impermiabile (aveva ripreso a piovere e tuonare forte), e sono tornato nell'orto. Se la famigliola fosse stata ancora nell'orto avrei visto in che direzione la madre sarebbe scappata e avrei messo il piccolo al di là della rete in maniera che potesse seguirla.
Fortunatamente i due si erano già dileguati: ho visto un capriolo a una decina di metri fuori dall'orto ma non so se era la stessa di prima...
Beh, l'orto non è un vero orto ma, un campo di erbacce, con qualche alberello da frutto spaurito. È recintato da una bassa rete e, da molti anni, è più o meno lasciato a sè stesso. In particolare, la rete è così bassa che, i caprioli, la saltano con la stessa facilità con cui noi scendiamo dal marciapiede.
I caprioli sono uno spettacolo piuttosto comune e spesso, all'imbrunire, si vedono a piccoli gruppi nell'orto. In genere li ignoro ma, basta fare un piccolo rumore, per vederli scappar via nella macchia.
Lo scorso mese ho avuto la malsana idea di piantare delle cipolle nell'orto vicino all'entrata del giardino (per poterle tenere meglio d'occhio). Per questo, oggi, non ero particolarmente entusiasta di vedervi così vicino un capriolo; allora ho bussato alla finestra: il capriolo ha alzato le orecchie e ha iniziato a guardarsi intorno senza però scappare. Allora ho aperto la finestra (pioveva forte) e gli ho fatto un urlaccio. Niente: mi ha guardato ma è rimasto al suo posto.
I caprioli hanno il pelo marroncino in questo periodo così, quando ho visto muoversi qualcosa di grigio e piccolo vicino alle sue zampe, ho pensato si trattasse di una lepre!
Un po' seccato, nonostante la pioggia, ho deciso di correre in giardino a scacciare l'intruso.
Questa volta il capriolo, appena mi ha visto arrivare di corsa, è balzato via. Arrivato alla rete del cancello la sorpresa: la "lepre" non era scappata via! E non era una lepre ma un capriolo appena nato! Era piccolino e mi guardava con gli occhi cisposi a un metro di distanza. Le zampine posteriori gli tremavano come se facessero fatica a sostenerlo. Dopo qualche secondo, ha iniziato a fare un buffo versetto come se cercasse di fischiare. Io ho pensato che cercasse di richiamare la madre e, temendo che non tornasse a prenderlo, mi sono subito allontanato. Già dopo aver fatto pochi passi ha iniziato a emettere un suono più distinto: una specie di "ih ih" intermittenti.
Arrivato in casa, ho visto dalla finestra, che la madre era già tornata da lui.
Ho mangiato due toast e poi ho iniziato a preoccuparmi per il capriolino: ho pensato che la madre lo avesse partorito nell'orto ma che però, il cucciolo, non fosse ancora in grado di saltare la rete. Così, mi sono infilato un impermiabile (aveva ripreso a piovere e tuonare forte), e sono tornato nell'orto. Se la famigliola fosse stata ancora nell'orto avrei visto in che direzione la madre sarebbe scappata e avrei messo il piccolo al di là della rete in maniera che potesse seguirla.
Fortunatamente i due si erano già dileguati: ho visto un capriolo a una decina di metri fuori dall'orto ma non so se era la stessa di prima...
martedì 18 maggio 2010
Libridine (non violenta)
Ingenuamente, come se non mi conoscessi, avevo pensato di approfittare delle vacanze olandesi per "far fuori" un paio di libri che mi rimangono un po' indigesti.
Per questo avevo portato con me "Tristano" di Goffredo di Strasburgo e "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Kundera.
Pensavo che, durante gli inevitabile periodi di ozio, non avendo niente di meglio da fare, avrei avuto modo di leggerli.
Non consideravo che, per leggere, ho bisogno di stare tranquillo e rilassato. Leggo ai miei orari (dopo cena), ho bisogno di silenzio e di un posto comodo con una bella luce.
Sfortunatamente nessuna di queste condizioni si è verificata in Olanda e, così, non ho finito, come sperato, di leggere i due libri ma sono solo arrivato ai 3/4 di "Tristano" (*).
Quindi me ne sono ritornato a casa con i soliti due libri da finire? Non proprio...
Prima di partire per l'Olanda, in un edicola/libreria, ho visto un libro su Ipazia (**), non ho resistito, e me lo sono comprato...
Poi, mia cugina, mi ha regalato "Cotto e mangiato" di Benedetta Parodi: un libro di ricette...
In Olanda invece mi sono comprato un libro (in inglese) di storia: "Empires and barbarians" di Peter Heather. Dello stesso autore avevo letto "La caduta dell'impero romano" che mi era piaciuto molto. Non volevo prendermi un altro libro ma, ho pensato che comunque, prima o poi, questo libro lo avrei comunque comprato e, visto che il prezzo era 15€, mi son detto che, probabilmente, avrei risparmiato. Comunque è un bel malloppo: 700 pagine di scritto piccino piccino...
Sempre in Olanda mi è stato regalato "To Do Justice to Him & Myself" di Kees-Jan Waterman. Si tratta di un saggio storico molto particolare e specialistico: è la traduzione del libro dei conti di un commerciante di pellicce olandese (Evert Wendell) con gli indiani. Wendell visse ad Albany, nello stato di New York, e le sue annotazioni coprono gli anni che vanno dal 1695 al 1726. Il libro è più interessante di quello che potrebbe sembrare. Gli ho dato solo una scorsa veloce ma è incredibile quanto valesse una pelliccia di castoro!
Infine mi è stato regalato "The hunger games" di Suzanne Collins: un libro di fantascienza in inglese che, pur non essendo un capolavoro, risulta molto gradevole da leggere e che, infatti, ho finito in un paio di giorni.
Risultato: sono tornato a casa, invece che col -1 o -2 sperato, con un +4...
Sembra quasi un comandamento: "non desidererai mai a leggere più libri di quanti ne compri" oppure "Non leggerai più libri all'infuori di quanti ne hai".
Oppure sembra una delle leggi fisica (tipo il terzo principio della dinamica di Newton): "ad ogni libro letto ne corrispondono due, o più, da leggere".
Nota (*): Oltretutto adesso la storia inizia a farsi triste e, per questo, vado avanti a leggere malvolentieri...
Nota (**): La mia conoscenza di Ipazia è stata molto casuale. Mi era capitato di leggere di una strage di pagani, arsi vivi dai cristiani, nel tempio del bue Api ad Alessandria d'Egitto e ne ero rimasto molto colpito. La nostra cultura (in senso lato intendendo anche film, quadri etc), per vari motivi, ci ha abituato a vedere, i cristiani del periodo romano, sempre nelle vesti delle vittime e mai in quelle dei carnefici. Come per tutti gli argomenti storici di un qualche interesse ne parlai con mio zio che mi accennò che "la più grande matematica dell'antichità", Ipazia appunto, fu anch'essa trucidata dai cristiani, sempre ad Alessandria d'Egitto, perché pagana. Successivamente scoprii che Ipazia è "raffigurata" nella "Scuola di Atene" di Raffaello.
Per questo avevo portato con me "Tristano" di Goffredo di Strasburgo e "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Kundera.
Pensavo che, durante gli inevitabile periodi di ozio, non avendo niente di meglio da fare, avrei avuto modo di leggerli.
Non consideravo che, per leggere, ho bisogno di stare tranquillo e rilassato. Leggo ai miei orari (dopo cena), ho bisogno di silenzio e di un posto comodo con una bella luce.
Sfortunatamente nessuna di queste condizioni si è verificata in Olanda e, così, non ho finito, come sperato, di leggere i due libri ma sono solo arrivato ai 3/4 di "Tristano" (*).
Quindi me ne sono ritornato a casa con i soliti due libri da finire? Non proprio...
Prima di partire per l'Olanda, in un edicola/libreria, ho visto un libro su Ipazia (**), non ho resistito, e me lo sono comprato...
Poi, mia cugina, mi ha regalato "Cotto e mangiato" di Benedetta Parodi: un libro di ricette...
In Olanda invece mi sono comprato un libro (in inglese) di storia: "Empires and barbarians" di Peter Heather. Dello stesso autore avevo letto "La caduta dell'impero romano" che mi era piaciuto molto. Non volevo prendermi un altro libro ma, ho pensato che comunque, prima o poi, questo libro lo avrei comunque comprato e, visto che il prezzo era 15€, mi son detto che, probabilmente, avrei risparmiato. Comunque è un bel malloppo: 700 pagine di scritto piccino piccino...
Sempre in Olanda mi è stato regalato "To Do Justice to Him & Myself" di Kees-Jan Waterman. Si tratta di un saggio storico molto particolare e specialistico: è la traduzione del libro dei conti di un commerciante di pellicce olandese (Evert Wendell) con gli indiani. Wendell visse ad Albany, nello stato di New York, e le sue annotazioni coprono gli anni che vanno dal 1695 al 1726. Il libro è più interessante di quello che potrebbe sembrare. Gli ho dato solo una scorsa veloce ma è incredibile quanto valesse una pelliccia di castoro!
Infine mi è stato regalato "The hunger games" di Suzanne Collins: un libro di fantascienza in inglese che, pur non essendo un capolavoro, risulta molto gradevole da leggere e che, infatti, ho finito in un paio di giorni.
Risultato: sono tornato a casa, invece che col -1 o -2 sperato, con un +4...
Sembra quasi un comandamento: "non desidererai mai a leggere più libri di quanti ne compri" oppure "Non leggerai più libri all'infuori di quanti ne hai".
Oppure sembra una delle leggi fisica (tipo il terzo principio della dinamica di Newton): "ad ogni libro letto ne corrispondono due, o più, da leggere".
Nota (*): Oltretutto adesso la storia inizia a farsi triste e, per questo, vado avanti a leggere malvolentieri...
Nota (**): La mia conoscenza di Ipazia è stata molto casuale. Mi era capitato di leggere di una strage di pagani, arsi vivi dai cristiani, nel tempio del bue Api ad Alessandria d'Egitto e ne ero rimasto molto colpito. La nostra cultura (in senso lato intendendo anche film, quadri etc), per vari motivi, ci ha abituato a vedere, i cristiani del periodo romano, sempre nelle vesti delle vittime e mai in quelle dei carnefici. Come per tutti gli argomenti storici di un qualche interesse ne parlai con mio zio che mi accennò che "la più grande matematica dell'antichità", Ipazia appunto, fu anch'essa trucidata dai cristiani, sempre ad Alessandria d'Egitto, perché pagana. Successivamente scoprii che Ipazia è "raffigurata" nella "Scuola di Atene" di Raffaello.
lunedì 17 maggio 2010
Teleagonia: la barzelletta
Puntata (forse) conclusiva di questa serie di noiosissimi post.
Per chi fosse interessato agli episodi precedenti rimando a Teleagonia continua, Decisamente teleagonia e, naturalmente, al "classico" Telegonia o Teleagonia?...
Siccome sono rimasto piuttosto indietro (al 7 aprile) cercherò, di essere un po' più sintetico del solito, nel descrivere gli eventi accaduti.
Giovedì, 8 Aprile. In mattinata telefono a Del Pieno/Ancegliotti per dargli la buona notizia che, dopo aver isolato il telefono al piano di sopra, non è cambiato niente: anzi le interferenze sono decisamente aumentate! Non risponde e io saluto la segreteria...
Venerdì, 9 Aprile. Ritelefono => sempre segreteria. Dopo circa mezz'ora Del Pieno/Ancegliotti mi richiama e si scusa per non essersi fatto vivo prima: è stato malato. Tossicchia pure un po' per essere più credibile. Gli spiego che ho fatto come mi è stato detto ma che non è cambiato niente. Del Pieno/Ancegliotti risponde che, se non sono i giunti e il problema non è in casa, allora è il cavo che si è usurato da qualche parte. Infatti il tecnico Telegom aveva richiesto la sostituzione dell'intero cavo mentre questi, per far prima, si erano limitati alle termosaldature con il risultato di non risolvere niente... Comunque mi dice che manderà qualcuno a controllare il cavo od oggi stesso, o domani (sabato, difficile però) oppure lunedì.
Lunedì, 12 Aprile. Nè visto, nè sentito nessuno nè oggi nè venerdì-sabato.
Martedì, 13 Aprile. Chiamo Del Pieno/Ancegliotti per avere notizia. Solita segreteria. Richiamo nel pomeriggio e finalmente mi risponde. Gli spiego che lunedì non mi sono potuto muovere perchè aspettavo il tecnico che doveva mandarmi e che quindi vorrei appuntamenti più precisi. Del Pieno/Ancegliotti mi dice di non preoccuparmi perchè comunque non devono venire in casa da me, ma controllare il cavo dall'esterno. Comunque telefonerà per farmi sapere i progressi. Buonanotte...
Mercoledì, 14 Aprile. A sorpresa mi richiama il collega buzzurro di Del Pieno/Ancegliotti. Mi chiede per l'ennesima volta se ho isolato la seconda presa telefonica. Sì. Acutamente, mi chiede se non sia un problema del mio telefono. Ho provato con tre telefoni diversi. Allora è un problema del cavo. Bravo! Comunque conclude che sostituiscono "un quarto di cavo". Non so cosa significa. Forse cambiano un cavo per un quarto della tratta? Boh... qualsiasi cosa sia stata fatta adesso va un epsilon, piccolo a piacere, meglio...
Venerdì, 16 Aprile. Lascio il solito messaggio mattutino a Del Pieno/Ancegliotti poi telefono a Fischiali per sapere cosa gli risulta. Apparentemente l'intervento del buzzurro è stato sollecitato da Fischiali. Ho una sensazione positiva: in un altro mese o due le cose si sistemeranno... A sera richiamo Del Pieno/Ancegliotti: mi risponde e mi spiega che sul cavo non ci sono novità ma sono stati rilevati valori anomali su una centralina ed è stato richiesto l'intervento Telegom.
Lunedì, 19 Aprile. A sorpresa si fa vivo il buzzurro: non sa più dove possa essere il problema (è intervenuta anche la "squadra pesante" ma non ha trovato niente di anomalo) e quindi vuole ricontrollare a casa mia. Controlla la situazione e, sorpresa sorpresa, il problema risulta essere fuori. Richiederà (nuovamente) l'intervento degli addetti per rimuovere il famoso tronco sulla linea che avevo individuato lo scorso mese. Mi ha dato il suo numero telefonico e mi ha detto che mi farà sapere in un paio di giorni.
Mercoledì, 21 Aprile. Mi richiama l'ometto buzzurro e mi dice che la sua ditta cambierà gestore telefonico e, di conseguenza, anche i loro numeri telefonici. Sfortunatamente non ha ancora i nuovi numeri ma mi telefonerà per comunicarmi i nuovi. Inoltre, mi dice che ha ricontattato la squadra "pesante" per rimuovere il "famoso" tronco adagiato sui cavi del telefono. Io non lo prendo sul serio.
Giovedì, 22 Aprile. La mattina provo a contattare entrambi i tecnici di cui ho il cellulare per dirgli che oggi parto e fornire loro dei numeri telefonici alternativi: sfortunatamente devono aver già cambiato i numeri e non è nemmeno possibile lasciare un messaggio sulla loro segreteria. Subito dopo pranzo parto.
Da adesso in poi non ho preso più appunti in quanto non ero presente sul posto. Tutti i seguenti avvenimenti mi sono stati riferiti o ricostruiti a posteriori.
Giovedì, 22 Aprile. Nel pomeriggio, mentre io ero in viaggio, è intervenuta la squadra "pesante": hanno tagliato non solo il "famoso" tronco ma hanno fatto un bel ripulisti di numerosi altri rami e rametti. Solo un piccolo problema: hanno tagliato anche il nostro cavo e, ovviamente, il telefono non funziona!
Venerdì, 23 Aprile. La squadra pesante non si è fatta viva. Abbiamo pensato che non siano venuti a causa del tempo piovigginoso.
Sabato, 24 Aprile. Anche oggi la squadra pesante non si è vista. Abbiamo pensato che di sabato non lavorino.
Lunedì, 26 Aprile. Sole splendente ma squadra pesante assente. Viene ricontattata Fischiali e Telegom perché, come scritto, siamo rimasti col telefono muto.
Martedì, 27 Aprile. Si riesce a prendere un appuntamento per collegamento nuovo cavo fino alla casa (beh, in verità, solo per gli ultimi 300 metri circa...) e collaudo per il giovedì.
Giovedì, 29 Aprile. Sono in Olanda, al matrimonio, quando, finalmente, vengo raggiunto dalla notizia che il collaudo è andato bene e che internet funziona. Io però, come San Tommaso, non credo fino a quando non mi connetto...
Giovedì, 13 Maggio. Sono tornato a casa. La linea non fa un fruscio. Nominalmente la connessione è a 7Mbit, mentre la velocità reale sembra, mediamente, sui 2Mbit (la mattina a 4Mbit la sera <1Mbit). La connessione non cade mai. Decido di monitorare la situazione per una settimana.
Domenica, 16 Maggio. Sono al computer quando mi pare di sentire rotolare qualcosa sul tetto: guardo dalla finestra e vedo oscillare smodatamente il cavo del telefono. Evidentemente, l'oscillamento, ha fatto sbattere ritmicamente il cavo sulla grondaia dandomi così l'impressione che qualcosa rotolasse. Internet lento ma funzionante.
Lunedì, 17 Maggio. Al mattino si cerca di uscire di casa ma, a metà vialetto:
e
Conclusioni: il mio prezioso nuovo cavo telefonico è stato sbarbato dal suo palo! Internet funziona ancora ma, adesso, c'è un lieve ronzio di sottofondo che, ad occhio, mi costa 200Kbit di velocità...
Vabbè, direte voi, vivendo nel bosco è normale che ogni tanto qualche ramo caschi sulla linea del telefono... Forse, ma nei 17 anni in cui ho abitato qui, non era mai successo: il "famoso" tronco, origine presunta di tanti problemi di connessione, si era solo appoggiato ai cavi e non li aveva sradicati!
Non so, forse sono poco spiritoso, ma l'ironia della vita inizia a seccarmi.
Per chi fosse interessato agli episodi precedenti rimando a Teleagonia continua, Decisamente teleagonia e, naturalmente, al "classico" Telegonia o Teleagonia?...
Siccome sono rimasto piuttosto indietro (al 7 aprile) cercherò, di essere un po' più sintetico del solito, nel descrivere gli eventi accaduti.
Giovedì, 8 Aprile. In mattinata telefono a Del Pieno/Ancegliotti per dargli la buona notizia che, dopo aver isolato il telefono al piano di sopra, non è cambiato niente: anzi le interferenze sono decisamente aumentate! Non risponde e io saluto la segreteria...
Venerdì, 9 Aprile. Ritelefono => sempre segreteria. Dopo circa mezz'ora Del Pieno/Ancegliotti mi richiama e si scusa per non essersi fatto vivo prima: è stato malato. Tossicchia pure un po' per essere più credibile. Gli spiego che ho fatto come mi è stato detto ma che non è cambiato niente. Del Pieno/Ancegliotti risponde che, se non sono i giunti e il problema non è in casa, allora è il cavo che si è usurato da qualche parte. Infatti il tecnico Telegom aveva richiesto la sostituzione dell'intero cavo mentre questi, per far prima, si erano limitati alle termosaldature con il risultato di non risolvere niente... Comunque mi dice che manderà qualcuno a controllare il cavo od oggi stesso, o domani (sabato, difficile però) oppure lunedì.
Lunedì, 12 Aprile. Nè visto, nè sentito nessuno nè oggi nè venerdì-sabato.
Martedì, 13 Aprile. Chiamo Del Pieno/Ancegliotti per avere notizia. Solita segreteria. Richiamo nel pomeriggio e finalmente mi risponde. Gli spiego che lunedì non mi sono potuto muovere perchè aspettavo il tecnico che doveva mandarmi e che quindi vorrei appuntamenti più precisi. Del Pieno/Ancegliotti mi dice di non preoccuparmi perchè comunque non devono venire in casa da me, ma controllare il cavo dall'esterno. Comunque telefonerà per farmi sapere i progressi. Buonanotte...
Mercoledì, 14 Aprile. A sorpresa mi richiama il collega buzzurro di Del Pieno/Ancegliotti. Mi chiede per l'ennesima volta se ho isolato la seconda presa telefonica. Sì. Acutamente, mi chiede se non sia un problema del mio telefono. Ho provato con tre telefoni diversi. Allora è un problema del cavo. Bravo! Comunque conclude che sostituiscono "un quarto di cavo". Non so cosa significa. Forse cambiano un cavo per un quarto della tratta? Boh... qualsiasi cosa sia stata fatta adesso va un epsilon, piccolo a piacere, meglio...
Venerdì, 16 Aprile. Lascio il solito messaggio mattutino a Del Pieno/Ancegliotti poi telefono a Fischiali per sapere cosa gli risulta. Apparentemente l'intervento del buzzurro è stato sollecitato da Fischiali. Ho una sensazione positiva: in un altro mese o due le cose si sistemeranno... A sera richiamo Del Pieno/Ancegliotti: mi risponde e mi spiega che sul cavo non ci sono novità ma sono stati rilevati valori anomali su una centralina ed è stato richiesto l'intervento Telegom.
Lunedì, 19 Aprile. A sorpresa si fa vivo il buzzurro: non sa più dove possa essere il problema (è intervenuta anche la "squadra pesante" ma non ha trovato niente di anomalo) e quindi vuole ricontrollare a casa mia. Controlla la situazione e, sorpresa sorpresa, il problema risulta essere fuori. Richiederà (nuovamente) l'intervento degli addetti per rimuovere il famoso tronco sulla linea che avevo individuato lo scorso mese. Mi ha dato il suo numero telefonico e mi ha detto che mi farà sapere in un paio di giorni.
Mercoledì, 21 Aprile. Mi richiama l'ometto buzzurro e mi dice che la sua ditta cambierà gestore telefonico e, di conseguenza, anche i loro numeri telefonici. Sfortunatamente non ha ancora i nuovi numeri ma mi telefonerà per comunicarmi i nuovi. Inoltre, mi dice che ha ricontattato la squadra "pesante" per rimuovere il "famoso" tronco adagiato sui cavi del telefono. Io non lo prendo sul serio.
Giovedì, 22 Aprile. La mattina provo a contattare entrambi i tecnici di cui ho il cellulare per dirgli che oggi parto e fornire loro dei numeri telefonici alternativi: sfortunatamente devono aver già cambiato i numeri e non è nemmeno possibile lasciare un messaggio sulla loro segreteria. Subito dopo pranzo parto.
Da adesso in poi non ho preso più appunti in quanto non ero presente sul posto. Tutti i seguenti avvenimenti mi sono stati riferiti o ricostruiti a posteriori.
Giovedì, 22 Aprile. Nel pomeriggio, mentre io ero in viaggio, è intervenuta la squadra "pesante": hanno tagliato non solo il "famoso" tronco ma hanno fatto un bel ripulisti di numerosi altri rami e rametti. Solo un piccolo problema: hanno tagliato anche il nostro cavo e, ovviamente, il telefono non funziona!
Venerdì, 23 Aprile. La squadra pesante non si è fatta viva. Abbiamo pensato che non siano venuti a causa del tempo piovigginoso.
Sabato, 24 Aprile. Anche oggi la squadra pesante non si è vista. Abbiamo pensato che di sabato non lavorino.
Lunedì, 26 Aprile. Sole splendente ma squadra pesante assente. Viene ricontattata Fischiali e Telegom perché, come scritto, siamo rimasti col telefono muto.
Martedì, 27 Aprile. Si riesce a prendere un appuntamento per collegamento nuovo cavo fino alla casa (beh, in verità, solo per gli ultimi 300 metri circa...) e collaudo per il giovedì.
Giovedì, 29 Aprile. Sono in Olanda, al matrimonio, quando, finalmente, vengo raggiunto dalla notizia che il collaudo è andato bene e che internet funziona. Io però, come San Tommaso, non credo fino a quando non mi connetto...
Giovedì, 13 Maggio. Sono tornato a casa. La linea non fa un fruscio. Nominalmente la connessione è a 7Mbit, mentre la velocità reale sembra, mediamente, sui 2Mbit (la mattina a 4Mbit la sera <1Mbit). La connessione non cade mai. Decido di monitorare la situazione per una settimana.
Domenica, 16 Maggio. Sono al computer quando mi pare di sentire rotolare qualcosa sul tetto: guardo dalla finestra e vedo oscillare smodatamente il cavo del telefono. Evidentemente, l'oscillamento, ha fatto sbattere ritmicamente il cavo sulla grondaia dandomi così l'impressione che qualcosa rotolasse. Internet lento ma funzionante.
Lunedì, 17 Maggio. Al mattino si cerca di uscire di casa ma, a metà vialetto:
Conclusioni: il mio prezioso nuovo cavo telefonico è stato sbarbato dal suo palo! Internet funziona ancora ma, adesso, c'è un lieve ronzio di sottofondo che, ad occhio, mi costa 200Kbit di velocità...
Vabbè, direte voi, vivendo nel bosco è normale che ogni tanto qualche ramo caschi sulla linea del telefono... Forse, ma nei 17 anni in cui ho abitato qui, non era mai successo: il "famoso" tronco, origine presunta di tanti problemi di connessione, si era solo appoggiato ai cavi e non li aveva sradicati!
Non so, forse sono poco spiritoso, ma l'ironia della vita inizia a seccarmi.
domenica 16 maggio 2010
Post veloce veloce
In realtà, oggi, potrei anche evitare di postare. Infatti ho già adempiuto al mio dovere quotidiano per far sì, che il mio blog, rimanga il più letto del mondo. Per la precisione ho disegnato tre nuove vignette e ho aggiunto un sottotitolo (che dovreste poter vedere qui sopra).
Invero questo sottotitolo non mi convince ma, per il momento, lo lasciò così...
Proprio qualche giorno fa ho ricevuto un commento sulle mie vignette. Premetto che io ne sono molto fiero: non ho mai saputo disegnare, eppure, mi pare di aver saputo dare a tutti le immagini un proprio stile identificativo; in più mi sembrano discretamente simpatiche...
Come spesso accade però, la vera arte, è troppo avanti ai propri tempi e, per questo, spesso non viene riconosciuta.
Per farla breve, il feedback che ho ricevuto sui miei disegnini, è stato: "fanno cagare ;)"
Beh, almeno non sono stati usati mezzi termini...
Comunque, chi mi conosce lo avrà già capito, ho scritto questi pochi righi, sull'ultimo feedback ricevuto, solo per poter usare una delle tre nuove vignette!
Invero questo sottotitolo non mi convince ma, per il momento, lo lasciò così...
Proprio qualche giorno fa ho ricevuto un commento sulle mie vignette. Premetto che io ne sono molto fiero: non ho mai saputo disegnare, eppure, mi pare di aver saputo dare a tutti le immagini un proprio stile identificativo; in più mi sembrano discretamente simpatiche...
Come spesso accade però, la vera arte, è troppo avanti ai propri tempi e, per questo, spesso non viene riconosciuta.
Per farla breve, il feedback che ho ricevuto sui miei disegnini, è stato: "fanno cagare ;)"
Beh, almeno non sono stati usati mezzi termini...
Comunque, chi mi conosce lo avrà già capito, ho scritto questi pochi righi, sull'ultimo feedback ricevuto, solo per poter usare una delle tre nuove vignette!
sabato 15 maggio 2010
Arcobaleno
Oggi vorrei scrivere un bel post.
Sfortunatamente non basta volerlo per riuscirci: dovrei anche essere in una buona giornata e con qualche idea interessante in testa...
Invece la giornata non è buona: ho dormito malino, non ho voglia di scrivere e fuori piove, piove e piove.
Vorrei essere in grado di scrivere un bel post perché vorrei parlare di un anniversario.
Vorrei condividere idee significative e che facciano riflettere.
Vorrei esprimere me stesso e dire ciò che ho dentro.
Vorrei raccontare di qualche bel ricordo e di una voce che non c'è più.
Soprattutto ricordare un volto che, quando mi guardava, sorrideva sempre.
Però, siccome oggi non è nemmeno il caso di provarci, mi accontenterei di un arcobaleno.
Chissà, se fra qualche ora il cielo si apre, forse potrei davvero vederlo: improbabile ma non impossibile.
"Ma cosa c'entra l'arcobaleno?" vi chiederete.
Se leggete regolarmente i miei post sapete già che ho un carattere e, soprattutto, una fantasia un po' particolari. Ebbene, riflettevo, che, se si guarda un arcobaleno a testa in giù, si vede un sorriso e, oggi, un sorriso è quello che più mi manca...
Sfortunatamente non basta volerlo per riuscirci: dovrei anche essere in una buona giornata e con qualche idea interessante in testa...
Invece la giornata non è buona: ho dormito malino, non ho voglia di scrivere e fuori piove, piove e piove.
Vorrei essere in grado di scrivere un bel post perché vorrei parlare di un anniversario.
Vorrei condividere idee significative e che facciano riflettere.
Vorrei esprimere me stesso e dire ciò che ho dentro.
Vorrei raccontare di qualche bel ricordo e di una voce che non c'è più.
Soprattutto ricordare un volto che, quando mi guardava, sorrideva sempre.
Però, siccome oggi non è nemmeno il caso di provarci, mi accontenterei di un arcobaleno.
Chissà, se fra qualche ora il cielo si apre, forse potrei davvero vederlo: improbabile ma non impossibile.
"Ma cosa c'entra l'arcobaleno?" vi chiederete.
Se leggete regolarmente i miei post sapete già che ho un carattere e, soprattutto, una fantasia un po' particolari. Ebbene, riflettevo, che, se si guarda un arcobaleno a testa in giù, si vede un sorriso e, oggi, un sorriso è quello che più mi manca...
venerdì 14 maggio 2010
Lezione di Itagliano
Ieri ero già a casa e avrei potuto aggiornare il blog ma, lo ammetto, non ne ho avuto voglia...
In realtà avrei pure molte cose da scrivere di cui, forse, qualcuna (ADDIRITTURA!) interessante.
Però anche oggi non sono proprio dell'umore giusto e quindi pubblico, dopo questo breve cappello, un post che avevo preparato nei giorni scorsi...
Qualche giorno fa ho chattato con un amico. Oltre a essere un amico dalle molteplici doti, è anche Modificato 1/4/2014: l'epopto della grammatica italiana. Se ho un dubbio linguistico, cosa che accade con una certa frequenza, mi rivolgo a lui per avere tutti i chiarimenti del caso.
Saltuariamente legge questo blog e, inesorabilmente, mi scova sempre qualche orribile inesattezza grammaticale.
Per questo motivo, dopo aver inizialmente parlato del più e del meno, avendo erroneamente capito che aveva già letto il mio ultimo post (allora era Matrimonio Russo-Olandese-Portoghese 1 e 2) lo prevengo spiegandogli perché avevo usato indifferentemente "familiare" e "famigliare"...
Qua e là ho omesso delle parti non rilevanti.
In realtà avrei pure molte cose da scrivere di cui, forse, qualcuna (ADDIRITTURA!) interessante.
Però anche oggi non sono proprio dell'umore giusto e quindi pubblico, dopo questo breve cappello, un post che avevo preparato nei giorni scorsi...
Qualche giorno fa ho chattato con un amico. Oltre a essere un amico dalle molteplici doti, è anche Modificato 1/4/2014: l'epopto della grammatica italiana. Se ho un dubbio linguistico, cosa che accade con una certa frequenza, mi rivolgo a lui per avere tutti i chiarimenti del caso.
Saltuariamente legge questo blog e, inesorabilmente, mi scova sempre qualche orribile inesattezza grammaticale.
Per questo motivo, dopo aver inizialmente parlato del più e del meno, avendo erroneamente capito che aveva già letto il mio ultimo post (allora era Matrimonio Russo-Olandese-Portoghese 1 e 2) lo prevengo spiegandogli perché avevo usato indifferentemente "familiare" e "famigliare"...
Qua e là ho omesso delle parti non rilevanti.
4:15 PM Ugo: Oh guarda!
4:16 PM me: ola
Ugo: ...nda?
me: cosa è nda?
Ugo: Solo una pessima battuta. Tu hai detto "ola"
4:17 PM io ho detto "nda".
me: bellina invece!
{Parliamo del + e del -...}
Ugo: Come va lì?{Parliamo del + e del -...}
4:24 PM Tornata la voglia di olanda?
me: Ieri matrimonio FF (bellino) (vedi mio ultimo post)
no
Ugo: Letto.
me: Riguardo famigliare vedi:
Ugo: No, ero rimasto a parusia
4:25 PM me: ah, ok...
Comunque riguardo famigliare vedi:
4:26 PM Ugo: Famigliare?
Cosa ci eravamo detti?
me: non me lo ricordo...
4:27 PM Comunque, in pratica, l'accademia della crusca dice che entrambe le forme sono corrette,
anche se, familiare è forse preferibile
Per lo Zanichelli non c'è alcuna differenza
4:28 PM Per un altro vocabolario, non ricordo quale, famigliare è solo sostantivo e familiare solo aggettivo...
Ugo: Il contraio forse.
me: in pratica c'`e anarchia
Ugo: Ti dico...
...il forum dell'YYYYY della ZZZZZ è XXXXX.
me: e io posso usare quello che voglio
4:29 PM Ugo: X-X-X-X-X.
me: Sie!!!
Ugo: Ci scrive chiunque.
me: Figuriamoci!
Ugo: Sfogano le loro frustrazioni.
Ho visto gente augurare l'abolizione del "codesto".
Dicendo che questo e quello sono sufficienti.
4:30 PM me: Vabbè, ma a parte i commenti degli utenti comuni, quelli dei mod sono sempre estremamente precisi...
Ugo: Riguardo famigliare...
...la mia modesta opinione è questa.
Ugo: Quasi quasi vado a scrivere minchiate su lf orum della crsuca.
4:31 PM ;-)
me: dai dimmi la tua teoria...
Ugo: A scuola...
...ci insegnano che si dice "familiare".
e che "famigliare" è sbagliato.
4:32 PM Se uno da grande usa famigliare,
non è per scelta...
...ma perchè non ha studiato da piccolo.
Se poi incidentalmene famigliare va bene lo stesso...
4:33 PM ...non toglie che il tipo non è preparato.
È solo culo.
4:34 PM me: Tutta la tua considerazione parte però dalla premessa che quello che ti ha insegnato il tuo prof riguardo familiare/famigliare sia corretto...
Ti ripeto che altre fonti, oltre all'accademia,
Ugo: Non solo il mio.
me: hanno opinioni diverse
Mi riferisco a dizionari
Non a tizio o caio
Ugo: Va bene. Però alle elementari esiste solo questa semplice regola...
4:35 PM ...familiare corretto... famigliare sbagliato.
I distinguo lo fanno gli adulti.
me: Sì, ho capito: ma visto gli esempi che ti ho indicato non sarà che
magari in TOSCANA familiare è preferibile a famigliare?
4:36 PM Magari in Lombardia ai bambini insegnano il contrario
Ugo: Non credo.
Per quanto non mi sia documentato...
me: Ma allora come spieghi le divergenze fra i vari dizionari?
Ugo: ...dovrei appunto documentarmi.
4:37 PM me: Possibile che su questo termine tutti hanno opinioni diverse?
La mia teoria è che in base alla regione geografica un termine sia preferibile all'altro
Ugo: Non credo.
4:38 PM Perchè dici così?
me: Te lo ho già detto: vai in una libreria e leggi i vari dizionari
vedrai che avranno tutti opinioni diverse
Ugo: Vabbe' ma il regionalismo?
4:39 PM Poi dubito che qualcuno ritenga famigliare "meglio" di familiare.
me: Il regionalismo è per spiegare come mai a noi, alle elementari, dicevano che famigliari è sbagliato e familiari corretto
No, nessuno lo reputa migliore.
4:40 PM Il punto è se sia sbagliato o meno
Ugo: Non penso neanch'io che sia sbagliato.
4:41 PM Penso solo che sia diventato accettabile per uso capione.
me: Anche se, un vocabolario, ha la differenza familiare aggettivo e famigliare sostantivo (devoto oli mi pare)
oppure famigliare se riferito a famiglia
Ugo: Come fra un po' diventerà accettabile scrivere "xkè".
me: e familiare se si intende noto/conosciuto
4:42 PM Beh, la lingua è fatta così...
Altrimenti parleremo ancora tutti in latino...
Ugo: Hai ragione.
Non sono documentato...
...e sono convinto anch'io non sia sbagliato.
me: Comunque, se lo ricordi, prova a fare l'esperimento che ti ho detto.
4:43 PM Ugo: Penso però sia deprecato.
me: Vai in una libreria e controlli cosa dicono per familiare/famigliar
4:44 PM Ugo: Ho fatto una ricerca su google.
"Familiare" 4,5milioni di entry.
"Famigliare" 0,5 milioni di entry.
4:45 PM me: statistica interessante
4:46 PM Ugo: Il wikizionario...
...se cerchi "famigliare"...
...c'è...
...ma ti dice "vedi familiare".
4:47 PM me: Ok, ma secondo me sarebbe più interessanti cosa dicono le fonti "autorevoli", ovvero i dizionari cartacei
Come ti ho scritto, per alcune fonti, i termini familiare e famigliare hanno addirittura significato diverso!
4:48 PM Ugo: Ho visto.
Ma non condivido.
4:49 PM Mi dispiace, ma su questo punto non riesco ad essere molto obiettivo.
me: Ma è da tenere presente: come puoi liquidarlo con un "non condivido"?
Ugo: Ho una opinione mia, molto radicata.
4:50 PM me: Boh... Magari hai ragione: ma dovresti argomentare la tua preferenza in qualche modo e non per semplice gusto personale + quello che il maestro ti ha insegnato alle elementari...
Ugo: Può darsi...
...ma non era il mio maestro.
me: Non perchè lo dico io ma perchè alcuni dizionari la pensano molto diversamente!
Ugo: Era una regola generale scritta su ogni testo di grammatica elementare.
me: Perchè? Quanti testi di grammatica elementare hai letto?
4:51 PM Ugo: Lo sapevo.
Vedi che non posso provare quello che dico?
Come faccio?
me: "Ti devi documentare..." ;-)
Ugo: Comunque, ti dico, secondo me famigliare non è sbagliato.
4:52 PM Se uno lo usa va bene.
Ma lo trovo poco letterario.
Poco elegante.
Tutto lì.
Mi documenterò.
Promesso.
me: ok
Ugo: Poi c'è obiettivo-obbiettivo.
Steesa storia.
4:53 PM Poi sono finiti.
me: no
c'è anche:
consilio consiglio
e
soprattutto
li gli
Ugo: Eh già.
4:54 PM me: ;-)
Ugo: Va bene dai, darò una chance a famiagliare.
famigliare.
Ecco.
me: ok
Come sta la tua familia?
4:55 PM Ugo: Bene.
Ugo: :-)
5:00 PM me: vabbè... torno al mio blog...
ci sentiamo!
KGB
5:02 PM Ugo: Ciao ciao.
Successivamente, tornato in Italia, sono ripassato dai miei zii e ho controllato i loro vecchi dizionari: in effetti, due di essi, rimandano da famigliare a familiare ma, il Devotissimo Olio, distingue, senza alcun rimando, i due termini. famigliare=Pertinente alla famiglia e familiare=Reso facile da lunga consuetudine.
Per quanto mi riguarda ho deciso che userò l'indicazione del Devotissimo Olio: infatti, per il significato di "pertinente alla famiglia" ero sempre stato un po' confuso, usando sia l'uno che l'altro, ma, per il significato di "Reso facile da lunga consuetudine", avevo sempre usato il termine "familiare".
Successivamente, tornato in Italia, sono ripassato dai miei zii e ho controllato i loro vecchi dizionari: in effetti, due di essi, rimandano da famigliare a familiare ma, il Devotissimo Olio, distingue, senza alcun rimando, i due termini. famigliare=Pertinente alla famiglia e familiare=Reso facile da lunga consuetudine.
Per quanto mi riguarda ho deciso che userò l'indicazione del Devotissimo Olio: infatti, per il significato di "pertinente alla famiglia" ero sempre stato un po' confuso, usando sia l'uno che l'altro, ma, per il significato di "Reso facile da lunga consuetudine", avevo sempre usato il termine "familiare".
lunedì 10 maggio 2010
Post Rapido
Domani, vulcano permettendo, dovrei tornare in Italia. Non so quando potrò riaggiornare il blog perché, probabilmente, non tornerò direttamente a casa ma dovrò sbrigare alcune faccende a Pisa...
Siccome ho altre cose per la testa, oggi, mi limiterò ad alcune rapide considerazioni.
Ho ricevuto un feedback da un amico olandese riguardo il mio post sul carattere degli olandesi (Carnevale olandese).
Sostanzialmente è d'accordo con le mie osservazioni però, ha aggiunto, non ho scritto che gli olandesi sono tirchi. Sempre secondo lui, non lo ho scritto perché, a mia volta, sarei tirchio.
Mi sembra un'osservazione interessante: è più difficile notare una caratteristica distintiva nelle altre persone se, a nostra volta, la condividiamo.
Trovo condivisibile il principio ma non credo sia corretto applicarlo a me in questo caso. Penso piuttosto che, questo amico, sia invece relativamente spendaccione e, che questo, abbia falsato il suo giudizio...
Quando consideriamo una giornata di bel tempo?
In Italia una giornata è bella se c'è il sole.
In Olanda una giornata è bella se non piove.
La differenza sta nelle giornate quando il sole è coperto ma non piove: in Italia sono considerate brutte, in Olanda belle.
Se ce ne fosse bisogno, questo è un altro esempio di relativismo culturale.
Siccome ho altre cose per la testa, oggi, mi limiterò ad alcune rapide considerazioni.
Ho ricevuto un feedback da un amico olandese riguardo il mio post sul carattere degli olandesi (Carnevale olandese).
Sostanzialmente è d'accordo con le mie osservazioni però, ha aggiunto, non ho scritto che gli olandesi sono tirchi. Sempre secondo lui, non lo ho scritto perché, a mia volta, sarei tirchio.
Mi sembra un'osservazione interessante: è più difficile notare una caratteristica distintiva nelle altre persone se, a nostra volta, la condividiamo.
Trovo condivisibile il principio ma non credo sia corretto applicarlo a me in questo caso. Penso piuttosto che, questo amico, sia invece relativamente spendaccione e, che questo, abbia falsato il suo giudizio...
Quando consideriamo una giornata di bel tempo?
In Italia una giornata è bella se c'è il sole.
In Olanda una giornata è bella se non piove.
La differenza sta nelle giornate quando il sole è coperto ma non piove: in Italia sono considerate brutte, in Olanda belle.
Se ce ne fosse bisogno, questo è un altro esempio di relativismo culturale.
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