Non ho resistito: oggi sono tornato in centro e ho comprato “Tipi psicologici” di Carl Gustav Jung e ho già iniziato a leggerlo.
Solo poche pagine dell’introduzione dell’autore ma mi ha già chiarito un paio di punti!
Jung spiega che questa teoria non è costruita a tavolino ma si basa su venti e più anni di pratica come psicoterapeuta: semplicemente ha costruito questa teoria basandola sulla propria esperienza.
Curiosamente questa introduzione mi ha ricordato fortemente quella di Rogers…
Jung esordisce spiegando che una prima grande suddivisione fra i suoi clienti è fra introversi ed estroversi.
Per spiegare quale fosse uno dei miei dubbi devo riproporre un po’ di teoria del metodo MBTI che, ovviamente, non starò ad approfondire.
Ogni persona è caratterizzata da quattro funzioni ordinate casualmente (*1): pensiero (T), sentimento (F), sensazione (S) e intuizione (N). Inoltre queste funzioni sono alternativamente caratterizzate come estroverse e introverse: la prima e la terza di un tipo e la seconda e la quarta dell’altro.
Il mio dubbio era quindi: se io sono, per esempio, INTP e ho quindi Ti (pensiero introverso) come funzione principale posso comunque usare Te (pensiero estroverso) quando ne ho bisogno?
La risposta che mi ero dato era “sì, ma la userai peggio: probabilmente come se fosse di un grado inferiore rispetto alla controparte”. In altre parole io ho Ti come funzione principale ma posso usare Te come se fosse la mia funzione secondaria.
Ma ecco la risposta di Jung: “Ma ogni uomo è in possesso di entrambi i meccanismi, quello dell’estroversione e quello dell’introversione, ed è soltanto il prevalere dell’uno o dell’altro a costituire il tipo.” (*2)
In seguito ribadisce ancora il concetto. Ah! Che ci sia solo un grado di differenza fra una funzione e la sua controparte è solo una mia congettura: magari potrebbero essere due o perfino tre!
Il secondo chiarimento utilissimo è la spiegazione di cosa si intenda per introverso ed estroverso.
La spiegazione che avevo trovato in giro è basata su come le persone ricarichino le proprie pile: gli introversi devono stare da sole mentre le estroverse in compagnia. Anzi gli introversi in compagnia si esauriscono mentre gli estroversi, come detto, si ricaricano.
Ma questo cosa c’entra col pensiero, la sensazione, l’intuizione o il sentimento? Che significa parlare di pensiero introverso o estroverso?
Beh, secondo la “spiegazione” precedente niente!
Ma in realtà la spiegazione di Jung è molto più generica delle “pile da ricaricare” ed è applicabile, almeno intuitivamente, alle quattro funzioni fondamentali sopraddette.
Ricopio le mie note perché è più rapido che copiare il testo di Jung: “Estroversione: il soggetto assimila l’oggetto di interesse fino a perdersi in esso. Introversione: il soggetto rimane distinto da oggetto + chiusura a esterno”.
Sì, lo so: suppongo che queste mie parole abbiano poco senso per il lettore occasionale ma io, conoscendo le differenze fra i vari Ti/Te, Si/Se, Fi/Fe e Ni/Ne, vi vedo molto più significato che pensando a introversione/estroversione in termini di “caricamento pile”!
E poi Jung ha altre 500 pagine per spiegare bene le varie differenze…
Jung prosegue poi riassumendo e spiegando: “È chiaro che la psicologia che deriva da questi opposti modi di vedere [introversione ed estroversione] deve necessariamente scindersi in due atteggiamenti totalmente diversi.” (*3)
E questo mi ha fatto tornare in mente un mio commento a Rogers in Sulle relazioni: “Ho comunque un’osservazione seria anche riguardo questo spunto: io credo che l’efficacia di tale approccio dipenda dalla persona coinvolta: se è logica e razionale come me probabilmente apprezzerà un rapporto di questo genere: il problema è che la maggior parte delle persone non è come me e, per questo motivo, l’approccio è generalmente fallimentare.
In altre parole però la “colpa” dell’inefficacia non sarebbe nel tipo di relazione in sé ma nella persona a cui è applicato.”
Il parallelo non è nitidissimo: quello che intendevo io è che la tecnica di Rogers funzionava su certi tipi psicologici, magari anche la maggioranza, ma non su tutti.
Jung invece riconosce che tipi diversi hanno psicologie diverse: in pratica lo intendo come una conferma della mia supposizione…
E questo è tutto: considerando che si tratta di poche paginette sono molto contento perché ho le idee già molto più chiare.
Il mio dubbio maggiore è invece perché le quattro funzioni debbano alternarsi come introverse/estroverse o vice versa. Secondo me è arbitrario e in effetti, su alcuni siti, ho letto di “loop” in cui l’estroversione e l’introversione delle funzione secondaria e terziaria sono invertite (ottenendo quindi i/i/e/e oppure e/e/i/i). Spero che Jung affronti questa problematica o che, comunque, mi riesca dedurre la soluzione.
Volendo, rimanendo in ambito psicologico, avrei da commentare anche una forte analogia fra l’insegnamento di Yoghi Ramacharaka e Rogers: ma preferisco non fare un minestrone…
Conclusione: dovrei anche scrivere di Rawls. Il capitoletto che ho letto parla di guerre giuste e ingiuste che possono poi essere condotte in maniera giusta o ingiusta: molto attuale per la situazione in Gaza...
Nota (*1): in realtà solo le prime due sono in ordine qualsiasi: l’ordine delle restanti è determinato dalle prime. Anzi in realtà è ancora leggermente più complicato di così ma avevo detto che non scendevo nei dettagli…
Nota (*2): tratto da “Tipi psicologici” di Carl Gustav Jung, (E.) Bollati Boringhieri, 2022, trad. Cesare L. Musatti e Luigi Aurigemma, pag. 8.
Nota (*3): ibidem, pag. 10.
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