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mercoledì 1 novembre 2023

Cesare e Ottaviano

Oggi voglio proporre una riflessione leggera ma spero comunque interessante.
Il mio nuovo libro “diversivo”, dato che ho terminato il terzo di Erikson e che non voglio iniziare il quarto, è “Le vite di dodici cesari” di Svetonio.
Ho terminato Giulio Cesare e sto leggendo di Ottaviano: nel confronto fra i due, personaggi estremamente diversi, spicca però in particolare un atteggiamento opposto.

Provo a riassumerlo.
Cesare iniziò la campagna gallica all’età di 40 anni nel 58 a.C. e la terminò nel 50 a.C., non ricordo quanto durò la guerra civile contro Pompeo ma credo che fu piuttosto breve, credo un paio di anni, massimo tre (controllato su chatGPT: “durò circa tre anni, dal 49 al 45 a.C.”). Comunque nel 44 a.C. all’età di 54 anni fu assassinato dai congiurati alle famose idi di marzo.
In pratica dal 58 al 45 a.C., per 13 anni cioè, fu sempre a capo delle proprie legioni.
Sappiamo tutti (credo) della sua abilità strategica e tattica e della conseguente stima dei suoi veterani. A questo si deve aggiungere, come ho scritto nel precedente Cesare e il cotone, che Cesare “investiva” i ricchissimi bottini in regalie alla popolazione, ai potenti e, naturalmente, ai suoi soldati. La fedeltà dei soldati verso Cesare era assoluta: numerosi episodi significativi sono descritti da Svetonio.

Inciso: quando leggo un libro di solito lo faccio piuttosto criticamente: ho in mente delle domande e sto attento a scorgere, in ciò che leggo, delle risposte. Quando leggo il “Martello delle streghe”, per esempio, mi chiedo sempre quale fosse l’atteggiamento degli inquisitori verso il sesso e le donne: tutti gli indizi che trovo in tal senso tendo a ricordarli più vividamente di altre notizie in cui posso imbattermi. Già mentre leggevo il “De bello gallico” mi chiedevo come avevo fatto Cesare a provocare l’odio che portò i congiurati ad agire contro di lui (*1). Fine inciso.

Durante la guerra, sia contro i nemici sconfitti che negli accordi con le popolazioni locali, Cesare fu sempre estremamente tollerante: in genere perdonava tutti. Tornato vittorioso a Roma non si lanciò in epurazioni selvagge ma anche in questo caso perdonò anche i suoi avversari.
Ora, quale era la natura della forza di Cesare? “Potestà” o “autorità” (nel senso latino)? Ricordo (v. il pezzo di qualche anno fa su “Democrazia cosa è” di Sartori) che potestà è l’autorità che viene dal titolo, mentre l’autorità viene riconosciuta spontaneamente dalle altre persone perché giustificata dai fatti. In altre parole la potestà ci può venire concessa mentre l’autorità la si deve guadagnare dimostrando di meritarsela. La mia domanda è quindi retorica: Giulio Cesare godeva di autorità e non potestà: non per niente è considerato il primo imperatore anche su ufficialmente non lo fu mai perché comunque ne aveva già l’autorità.
Cesare poteva permettersi di concedere ai nemici degli accordi vantaggiosi o di perdonarli dopo la sconfitta perché comunque aveva il potere di punirli se questi fossero venuti meno ai patti (e spesso qualche “furbo” lo fece con conseguenze per lui disastrose).

Passiamo a Ottaviano. Nipote di Cesare (era suo zio) fu adottato e dichiarato erede nel suo testamento letto nel 44 a.C. quando aveva appena 19 anni. Nel 43 a.C. entra nel triumvirato con Lepido e Marco Antonio per vendicarsi di Bruto e Cassio, gli assassini di Cesare.
Pensate che Ottaviano avesse potestà o autorità? Ovviamente aveva solo la potestà e, per esempio, l’obbedienza dei veterani di Cesare era legata solo all’amore che essi avevano per il suo zio e il rispetto per le ultime volontà dl loro comandante.
Ebbene, almeno nei primi anni, Ottaviano fu spietato contro i suoi nemici e nel dubbio non esitò a uccidere degli innocenti: proprio perché era essenzialmente meno forte dello zio, quando ebbe in suo potere dei nemici non li perdonò perché forse temeva di non essere in grado di sconfiggerli una seconda volta.
Inutile poi ricordare la massima secondo la quale la paura è più forte dell’amore ovvero che è meglio essere temuti che amati.

Altra differenza con Cesare, comunque legata alla precedente, è che Ottaviano fu piuttosto moderato nel premiare i soldati e i generali tornati vincitori dalle varie campagne.
Ottaviano fu un grande politico ma un modesto militare: evidentemente temeva di dare troppa popolarità a un generale che avrebbe potuto divenire un suo rivale.
Ora sono curioso di leggere, via via che il potere di Ottaviano si consolida, se Svetonio gli attribuirà altre azioni crudeli verso gli sconfitti. Del resto anche Cesare, nella prima parte della sua vita, per raggiungere il potere non aveva avuto particolari scrupoli morali.

La legge che possiamo trarne è che un potere può permettersi con relativa sicurezza di dimostrarsi compassionevole verso i propri avversari solo se è molto forte. Un potere più debole, che potrebbe non avere la capacità di sconfiggere i propri nemici una seconda volta, non può permettersi di accettare tale rischio.
Mi si potrebbe obiettare “Sì, ma poi Cesare fu assassinato dopo appena un anno dal termine della vittoria nella guerra civile mentre Ottaviano, divenuto Augusto, fu al potere prima come triumviro e poi ufficialmente come imperatore dal 43 a.C al 14 d.C, ovvero per 57 anni!”
È vero, ma qui si rischia di ragionare col senno di poi: fu assassinato perché troppo sicuro di sé, se avesse avuto anche una modesta scorta, non sarebbe stato possibile ucciderlo così facilmente; fra gli assassini vi era anche Bruto, di cui Cesare si fidava (forse era suo figlio naturale); Cesare era a Roma e non a capo delle proprie legioni (l’essenza della sua forza) e meditava di partire una nuova campagna contro i Parti che avevano sottratto le aquile a Crasso una decina di anni prima.
La sua notoria tolleranza e onorabilità nel mantenere gli accordi gli permise inoltre di vincere facilmente alcune battaglie altrimenti difficili con i nemici che passavano dalla sua parte: questo gli dette l’autorità e la fedeltà dei suoi soldati. E senza di questa forse non avrebbe potuto trionfare contro Pompeo data la costante inferiorità numerica ma anche di rifornimenti delle proprie forze se queste non gli fossero state così assolutamente fedeli.

Ufficialmente Bruto e gli altri congiurati agirono per “salvare” la Repubblica ma questa è la ragione ovvia con cui giustificare le proprie azioni. In realtà il popolo non li ringraziò ma si scatenò contro di loro costringendoli alla fuga. Alle esequie di Cesare per giorni la popolazione gli rese omaggio: Cesare era amato, non odiato.
Da questo si ricava una legge forse più generale e importante della precedente: Bruto & C. assassinarono Cesare perché sbagliarono i calcoli di ciò che fosse vantaggioso per loro stessi. Non solo non evitarono che la Repubblica divenisse Impero ma ci rimisero anche la vita (Bruto si suicidò dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi nel 42 a.C. e anche gli altri cospiratori non ebbero sorte migliore).
La legge che se ne ricava (e che Cesare avrebbe dovuto seguire) è che non si deve sottovalutare la stupidità altrui: e per stupidità intendo l’errore di calcolo che porta a prendere decisioni errate.
Cesare era troppo sicuro di sé girando senza scorta perché riteneva (come si è visto giustamente) che nessuno avrebbe osato attaccarlo così apertamente dato che l’atmosfera della società era tale che sarebbe stato sicuramente vendicato.
Per quel che ne sappiamo, per esempio, Cesare potrebbe aver preso chissà quali precauzioni per evitare il rischio di essere avvelenato (*2): ovvero per evitare di essere ucciso in segreto. Anche il fatto che avesse da poco modificato il proprio testamento può essere indizio che temeva per la propria vita. Quello che Cesare non aveva previsto era di essere ucciso così apertamente.
Come insegnano Cipolla e Bonhoeffer la stupidità degli stupidi non deve essere sottovalutata: questi agiscono infatti irrazionalmente o, meglio, non sono in grado di valutare correttamente una situazione e spesso finiscono così per prendere decisioni che vanno contro i propri stessi interessi.

Conclusione: Ecco perché temo così tanto Biden! Indipendentemente dalla sua buona fede (ma io dubito che la sua priorità sia il bene dei cittadini statunitensi, anzi!) ha già dimostrato di non essere in grado di prendere neppure le decisioni migliori per se stesso né, tantomeno, per gli USA...
Nota (*1): alcune domande nascono durante la stessa lettura: per esempio perché Labieno, forse il generale più brillante al servizio di Cesare, terminata la guerra gallica passò al servizio di Pompeo? PS: non ho trovato risposta… e anche chatGTP (cioè gli storici) condivide i miei dubbi e fa le stesse ipotesi:
«Il cambiamento di schieramento di Labieno, un fedele luogotenente di Cesare durante le Guerre Galliche, è stato oggetto di dibattito tra gli storici. Non esiste una spiegazione definitiva per la sua decisione di unirsi a Pompeo nella successiva Guerra Civile. Alcune delle ipotesi e delle ragioni suggerite includono:

Motivazioni personali: [...]

Tensioni politiche: [...]

Opposizione alla dittatura: [...]

Pressioni politiche e sociali: [...]

In ultima analisi, il motivo esatto del cambiamento di schieramento di Labieno potrebbe non essere mai conosciuto con certezza, ma è probabile che una combinazione di questi fattori abbia influenzato la sua decisione. La Guerra Civile tra Cesare e Pompeo vide molti veterani di Cesare passare dalla sua parte all'opposizione, e le ragioni dietro queste scelte variano da caso a caso.»
Nota (*2): per esempio supponiamo che Cesare fosse venuto a conoscenza che Bruto, suo figlio naturale e che sarebbe stato il suo successore nominato nel testamento, avesse fretta di prendere il potere. Invece di farlo uccidere per tradimento decide di perdonarlo e gli fa sapere: “guarda è inutile che tu mi assassini perché ho scritto un nuovo testamento e se muoio il mio erede sarà un altro: però ti perdono e se ti comporti bene poi, fra qualche anno, lo cambio nuovamente rimettendoti come mio erede”.
In questa situazione sarebbe stato logico che Bruto non tentasse più di uccidere il padre naturale ma, evidentemente, giunse ad altre conclusioni erronee: chissà… forse provava rancore verso Cesare pensanso che avrebbe dovuto essere adottato subito… forse si sentiva già abbastanza forte…
Svetonio scrive che nelle ultime settimane Cesare non si sentiva troppo bene: magari c’era già stato un tentativo di avvelenamento (spesso le dosi non erano sufficienti a uccidere e davano solo dei fastidi più o meno gravi!)… anche l’idea della nuova campagna militare assume un altro significato: Cesare si sentiva più sicuro lontano da Roma e in mezzo a soldati fidati che avrebbero dato la loro vita per la sua...

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