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venerdì 10 novembre 2023

F vs T

Probabilmente dovrei scrivere di Rawls ma ho il libro in camera di mio padre (che dorme) e, soprattutto, non ne ho voglia…

Invece sono andato avanti nei “Tipi psicologici” di Jung. Il libro prende subito una piega imprevista perché l’autore inizia a scrivere di religione e di eresie cristiane! Fortunatamente sono famigliare con l’argomento perché le eresie sono state una delle mie prime curiosità: non che ne ricordassi i dettagli ma sapevo di cosa parlava…

Il primo sottocapitolo, “La psicologia nell’antichità: Tertulliano e Origene”, evidenzia il differente approccio alla religione dei due personaggi del titolo.
Per curiosità sono andato a verificare cosa ne diceva il solito sito (inaffidabile) che mi diverto a leggere come punto di riferimento: dai commenti sembra che qualcuno abbia letto Jung ma sembra che tutti abbiano capito cose diverse! In verità Jung non è chiarissimo ma io l’ho inteso come un esempio di Origene come T dominante e Tertulliano F dominante (altri commentatori parlano di Ti contrapposto a Te). Comunque Origene viene dato come INTJ (plausibile) e Tertulliano come INTP (da quello che ho capito io è l’assoluto contrario!).
Ma non i dettagli non sono qui importanti: il punto di Jung è che le ideologie sono determinate dal tipo psicologico di chi le crea.

Nel terzo sottocapitolo, “Il problema della transustanziazione”, il concetto di fondo è che ogni epoca ha un tipo di personalità.
L’esempio che porta è, appunto, quello della transustanziazione, ora dogma, proposta nel X secolo dall’abate Pascasio Radberto. Secondo questa teoria il pane e il vino, durante la liturgia della messa, divengono realmente il corpo e il sangue di Cristo. Non si tratta quindi di una semplice commemorazione come si pensava fino a quel momento e come, il massimo oppositore coevo Scoto Eriugena, un filosofo razionalista molto avanti sui suoi tempi.
Per la mentalità odierna la teoria di Scoto Eriugena è quella più sensata (vabbè, ora la transustanziazione è dogma, ma se non lo fosse…) ma per la spiritualità del nono secolo l’idea irrazionale di Radberto era molto più affascinante. Alla fine Scoto Eriugena fu assassinato dai suoi stessi confratelli…
Il solito sito dà Scoto come INTP (credibilissimo) e Radberto (comunque a me sembra un super F) non è presente: da notare che lo stesso Jung dice quello che spesso dico anche io: che di questi personaggi antichi non ne sappiamo abbastanza per giudicare completamente la loro personalità. Addirittura propone uno scenario dove Radberto sarebbe il carattere razionale e Scoto quello fanatico/sentimentale…
Ma anche in questo caso Radberto e Scoto sono solo i protagonisti di un lungo esempio il cui scopo è suggerire che ogni epoca ha una personalità dominante, che quindi “premia” quegli individui conformi a essa e “ostacola” quelli che pensano diversamente.

Sul momento tale idea mi ha lasciato perplesso, forse lo anche commentata con un “Uhm...”: chiaramente si tratta di un’ipotesi affascinante ma un solo esempio non basta a convincermi della sua universalità.
Poi però mi è venuta in mente una MIA teoria di poche settimane fa (v. La ragione del wokeismo): ovvero che l’ideologia “woke” sia un tentativo di attaccare la mentalità razionale che ci portiamo dietro dall’illuminismo. Come scrissi il tipico esponente “woke” vuole imporre il proprio solipsismo narcisistico al resto della società che deve piegarsi a vedere la realtà dal punto di vista della soggettività del singolo e non oggettivamente. Il sesso non è più determinato da cosa si ha fra le gambe ma da quello che viene arbitrariamente deciso nel bozzo attaccato al collo.
Io vi lessi in questo un tentativo di attaccare non solo la razionalità ma anche, nel suo eccesso di individualismo, l’uguaglianza che deriva dall’illuminismo. Insomma un’ideologia adatta a portare avanti gli obiettivi dei potenti che prosperano nella diseguaglianza economica e, per questo, da essi supportata.
All’epoca questa intuizione sembrò anche a me molto azzardata ma alla luce della teoria di Jung, in cui anche le epoche e le società hanno una loro personalità dominante, si può rileggerla come un tentativo di passare da T a F dominante.

I capitoli successivi ripetono altre declinazioni dei concetti già visti: le tipologie psicologiche influenzano anche la visione dei filosofi. L’esempio è fra nominalisti e realisti. Ma non scenderò nei dettagli: si tratta di pagine in cui Jung fa sfoggio della propria erudizione ma, al di là della correttezza delle sue specifiche intuizioni, il “succo” rimane quello che abbiamo già visto.

Volevo poi aggiungere una mia nuova intuizione sulla lettura in generale.
Più volte mi pare di aver scritto come scendo nel testo, come faccio mie le idee che leggo tanto che mi pare di poter intuire il pensiero più generale dell’autore e cosa effettivamente intendeva.
Mi riesce bene nei testi razionali mentre faccio più fatica a calarmi in quelli più spirituali: per esempio per capire Nietzsche mi sono reso conto che devo visualizzare ciò che descrive piuttosto che decodificare i simboli delle sue parole, non immediatamente con la ragione ma con quello che mi sembrava essere un senso poetico devo capirlo (da qualche parte, anni fa, avevo descritto questo comportamento).
Ebbene adesso la teoria dei tipi di Jung spiega perfettamente (v. Forever Jung) questo mio comportamento.
Quello che uso per comprendere il pensiero dei diversi autori è la mia capacità estroversa: mi immedesimo nell’oggetto, lo vedo con gli occhi dell’autore. Se il testo è razionale devo usare Te se, diciamo più spirituale, Fe.
Subito dopo però, quasi in contemporanea, diciamo paragrafo per paragrafo, traduco tutto con Ti ricostruendo, con la mia logica, l’intera struttura di pensiero. Così mi accorgo se l’idea dell’autore è coerente con il mio pensiero o se, per esempio, ci sono addirittura delle contraddizioni interne.
Se il testo era razionale (e avevo usato Te) ricostruire tutto con Ti non presenta particolari problemi; quando invece ho dovuto usare Fe poi il tentare di legare il tutto con Ti può essere più problematico: io parto infatti dall’idea che anche l’autore F (sentimento e principi) si basi su degli assiomi, magari diversi da quelli comunemente accettati, ma che poi li segua e rispetti senza eccezioni. Mi aspetto cioè degli assiomi arbitrariamente F ma che poi vengano elaborati logicamente con T.
Ciò, mi rendo conto adesso, è una mia pretesa infondata: chi si basa con F non ragiona poi con T! Sì, certamente tutte le persone hanno un minimo di razionalità di base per cui, per esempio, non possono dire una cosa in una frase e contraddirla in quella immediatamente successiva. Ma relazioni logiche più complesse e distanti, che io comunque verifico automaticamente, possono tranquillamente non essere rispettate. Il punto è, lo capisco adesso, che non si tratta di “errori” ma che l’autore, magari anche consapevole delle proprie inconsistenze logiche, usa F e non T: la razionalità in questi casi può essere subordinata a un senso più profondo percepito come più vero dall’autore.
Io invece in questi casi costruivo complicate eccezioni con Ti per risolvere la “contraddizione” ma, l’ho capito adesso, forse sarebbe più opportuno e fedele al pensiero dell’autore accettarla come tale.
Per inciso già Fe è la mia funzione più debole e quindi quando devo tentare di capire l’arbitrarietà di Fi sono ancora più nei guai: per capirci Fi è la base della poesia e, per questo, io ormai ho rinunciato a capirla!

Conclusione: Jung non è T! Chiaramente ragione con F e le connessioni con T fra i vari concetti sono deboli. Mi ricorda molto Nietzsche che dovrebbe essere INFJ: vediamo cosa dice il sito (inaffidabile)… interessante: lo danno come INFJ ma l’alternativa INTP è subito a ridosso, probabilmente perché, lo si capisce da questi capitoli iniziali, amava spaziare e interessarsi a argomenti molto diversi fra loro (tipico INTP). Però a me la logica, che è l’essenza degli INTP, non pare abbastanza forte. Ancora è presto per trarre conclusioni finali però: devo leggerlo ancora per esserne sicuro (ci potrebbe essere un filo conduttore logico più netto che al momento non riesco a percepire chiaramente a causa della difficoltà del testo e degli esempi)…

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