Pezzo noioso oggi: sto seguendo i miei appunti sulle cose da fare per la nuova versione dell’Epitome. Ecco cosa ho scritto:
«- Aggiungere il concetto di funzione principale che potrà essere esplicita o implicita ← scriverci prima un pezzo»
Uno dei concetti alla base della mia teoria è quello di protomito che è un qualcosa a metà fra un concetto neurocognitivo e uno filosofico che poi sconfina nella psicologia.
Alla base di tutto vi è una scoperta della neurologia secondo la quale le persone mediamente riescono a considerare contemporaneamente appena 4-5 “pezzi” di informazione. Questi “pezzi” di informazione possono però corrispondere a concetti anche molto complessi: sono come delle scatole che si possono riempire di un sacco di dati diversi ma che il cervello considera come un unico “pezzo” di informazione.
L’essenza che ne ho tratto è che l’uomo deve semplificare tutta la realtà con cui si confronta riducendola a scatoloni che contengono informazioni più semplici: queste “scatole”, che a loro volta possono contenere altre scatole, le ho chiamate protomiti.
Non sono neppure sicuro per quale ragione trovi questa teoria così importante: molti potrebbero considerarla semplicemente “fuffa”, chiacchiere inutili che non aggiungono niente al resto della mia teoria. Eppure, nella mia teoria del “tutto”, sono un elemento indispensabile per legare insieme i limiti cognitivi dell’uomo con la sua visione, gioco forza semplificata e quindi inesatta, del mondo.
Inizialmente il concetto di protomito era relativamente semplice: distinguevo fra “semplificazione”, “distorsione”, “protomito”, “realtà multisoggettiva” e “mito”. Ora entrare nei dettagli delle differenze fra le varie definizioni porterebbe via troppo spazio: diciamo che le prime quattro sono semplici e chiare ma la differenza fra “protomito” e “mito” è invece sottile.
La funzione del mito è implicita, quella del protomito è esplicita: in altre parole del protomito si sa quale sia la sua funzione ma nel mito è nascosta. Questo significa che, in base alla persona, una stessa idea/principio/teoria può essere considerata un mito o un protomito.
Per esempio la maggioranza delle persone considerano la democrazia un protomito in quanto la sua funzione è quella di “consentire al popolo di governare il proprio stato”. Io, che invece sono un po’ più smaliziato, considero la democrazia un mito perché penso che la sua funzione principale sia quella di “illudere il popolo di governare lo stato in maniera che sia tranquillo e obbedisca alle leggi indipendentemente dalle ingiustizie e dai soprusi che subisce”.
I protomiti possono essere classificati come utili, errati o fuorvianti: sono utili se aiutano a “pensare bene” ovvero, sebbene siano semplificazioni della realtà (e quindi sempre incompleti), sono sostanzialmente corretti; al contrario i protomiti errati inducono più spesso che no in errore.
Più complesso è il concetto di protomito fuorviante: un protomito fuorviante è anche errato ma il suo “proprietario” lo mantiene volutamente tale perché dall’errore che induce nelle persone che l’adoperano ne trae vantaggio. Dal legame fra protomiti e poteri (chi può creare e controllare cosa) si sviluppa tutta una branca importante della mia teoria.
La disinformazione dei media tradizionali è composta, per esempio, da protomiti fuorvianti perché, in genere, i giornalisti o almeno gli editori che controllano la notizia, sono consapevoli della sua fallacia.
Ma anche nell’idea di protomito “utile” o “errato” vi è un po’ di “veleno”. Un protomito che sia un minimo complesso può avere infatti più chiavi di lettura, più funzioni cioè (l’intera appendice C è dedicata a esempi di protomiti che vengono visti nei loro diversi aspetti), e ovviamente non è detto che siano tutti utili o tutti errati: in generale vi saranno situazioni misti.
Per questo motivo ho introdotto i subprotomiti che possono essere di due generi: qualitativi o quantitativi. I subprotomiti qualitativi trattano la stessa idea/principio/teoria del protomito da cui provengono ma in maniera più semplice. I subprotomiti quantitativi invece si riferiscono a specifiche parti di un protomito ma lo affrontano allo stesso livello di dettaglio/complessità.
Come se non bastasse ho introdotto l’aspetto di un protomito: esso è un subprotomito quantitativo che però, apparentemente, può sembrarne una sua semplificazione, ovvero un subprotomito qualitativo.
La nota 126 spiega questa apparente contraddizione che in realtà è un'illusione ottica: «Per spiegare questo concetto, apparentemente contraddittorio, propongo il seguente esempio. Se il protomito originario fosse un dado allora le sue facce sarebbero sei aspetti distinti: sarebbero dei subprotomiti quantitativi perché ciascuno di essi descriverebbe circa solo un sesto del protomito originario; però se poniamo un dado frontalmente davanti ai nostri occhi allora la singola faccia che vediamo può darci l’illusione di rappresentare l’intera entità: in pratica confonderemo un cubo per un quadrato! In questo senso l’aspetto può essere, ripetiamo incorrettamente, considerato anche come un subprotomito qualitativo.»
Ovviamente a loro volta i subprotomiti, che sono a tutti gli effetti dei protomiti, possono avere più funzioni implicite ed esplicite dove ciascuna delle quali può essere utile, errata o fuorviante!
Col tempo però ho introdotto nuove varianti al concetto di protomito: ho aggiunto gli “epomiti”, ovvero i protomiti che caratterizzano una certa epoca e società. E poi un sottoinsieme di questi: gli “equimiti” ovvero quei “epomiti” la cui funzione è quella di dare stabilità alla società giustificandone lo status quo. Quindi, per esempio, io considero il protomito della democrazia un equimito.
E qui si capisce l’utilità teorica del concetto di protomito e dei suoi simili: in maniera concisa riesco a definire concetti molto sottili ma importanti. L’idea di equimito è fondamentale per comprendere qualsiasi società. Se non avessi introdotto questo concetto non avrei potuto sviluppare la mia teoria perché avrei dovuto limitarmi a spiegare caso per caso, per ogni società, quali idee o principi la tengono insieme. Parlando di equimiti posso generalizzare facilmente.
Poi ho aggiunto i tautomiti: questo sottoinsieme di protomiti identifica quelli che definiscono l’identità di ruoli (e strutture) e quindi gruppi e quindi poteri. Il concetto di tautomito ha molte implicazioni interessanti che qui non posso approfondire.
I ruoli hanno poi dei protomiti interni, che sono controllati quindi dal gruppo corrispondente al ruolo, oppure esterni, ovvero sotto il controllo della società o di altri specifici gruppi.
Queste definizioni apparentemente cervellotiche mi permettono però di definire agevolmente l’autonomia di un gruppo (e quindi di un potere): un’altra branca fondamentale della mia teoria che porta a una classificazione automatica della forza di tutti i poteri.
Faccio notare che siccome epomiti, equimiti e tautomiti sono solo specifici sottoinsiemi di protomiti ecco che quindi tutta la teoria precedente (qui riportata come semplici definizioni ma che nell’Epitome occupa un capitolo specifico e passa) si applica anche a essi.
Insomma la teoria dei protomiti nasce come un’idea semplice ma nel tempo è divenuta sempre più articolata tanto che anch’io, di tanto in tanto, mi confondo! Per esempio da qualche parte avevo scritto che i tautomiti corrispondono ai protomiti interni mentre in realtà fra i tautomiti possono esservi anche dei protomiti esterni (anche se la maggior parte dei tautomiti saranno protomiti interni). Ecco, dovrei riflettere sul fatto se i protomiti interni siano tutti tautomiti… no, non è detto…
L’idea da aggiungere all’epitome è quella di introdurre il concetto di protomito (che come detto può avere funzioni implicite, esplicite e utili, errate o fuorvianti: ecco non so se possono esistere funzioni contemporaneamente implicite e fuorvianti… no, non possono…) quella di “funzione principale” ovvero della sua funzione più usata e quindi più importante. Ovviamente non è detto che esista sempre: talvolta un protomito può avere più funzioni più o meno di pari importanza ma in generale, direi a occhio in un 80% dei casi, una sarà più importante delle altre.
Questa nuova definizione mi permetterebbe delle semplificazioni in altre parti della teoria.
Ma in effetti non sono sicuro che valga la pena introdurre questa nuova definizione.
Conclusione: ecco fatto! Ho ripassato tutta la teoria dei protomiti e sicuramente avrò incuriosito molti lettori a leggere la mia Epitome!
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