Qualche anno fa, grazie alla lettura di “Scienza è democrazia” di Maria Luisa Villa venni a conoscenza di un aneddoto che ho poi citato più volte. La storia è la seguente: in passato l’ulcera gastrica era considerata una malattia psicosomatica causata da: stress, dieta alimentare, fumo, alcool e, magari, da predisposizione ereditaria. Questa era la certezza scientifica del tempo e, nel complesso, ci si doveva abituare alla malattia e sopportarla alleviandone i sintomi.
Ricordo che a fine anni ‘80 ne venne colpito anche a mio padre: mi è rimasto impresso l’odore puzzolente di un bussolotto di pasticche contro l’acidità che gli aveva procurato mio zio. Lo zio lavorava in un’azienda farmaceutica che produceva queste medicine: quelle scadute tornavano indietro ma erano ancora perfettamente utilizzabili se non per il problema che prendevano un odore schifoso!
Comunque nel 1984 due ricercatori australiani, Robin Warren and Barry Marshall, dimostrarono inequivocabilmente che la malattia era causata da uno specifico batterio: l’helicobacter pylori.
L’aneddoto citato spiega poi che questa nuova conoscenza impiegò molti anni (mi pare dell’ordine della decina) prima di diventare patrimonio comune di tutti i medici.
Le lezioni che si possono ricavare da questo episodio sono molteplici: 1. la scienza non si basa su teorie assolute e incontestabili: è sufficiente anche un solo esperimento che dimostri l’errore e anche la teoria più affermata verrà abbandonata o, almeno, corretta; 2. non importa quale sia il parere della maggioranza degli scienziati su una teoria: essa potrà essere anche accettata virtualmente dall’unanimità del mondo scientifico ma, di nuovo, se anche un solo esperimento ne dimostrerà la falsità allora sarà abbandonata; 3. anche l’effetto di ritardo con cui si diffonde la nuova conoscenza è interessante: non è istantaneo, non basta l’evidenza dell’esperimento confermata dalle necessarie verifiche. Di sicuro ci sarà qualche medico convinto di aver guarito molti pazienti dall’ulcera facendoli smettere di fumare o, magari, cambiare dieta. Insomma diciamo che, invece di un anno, a volte ne occorrono molti di più.
Se poi vi sono degli interessi economici in gioco allora la verità può essere coscientemente ostacolata: al riguardo rimando al pezzo La parabola di Hegsted. In breve un importante e stimato scienziato (scoprì il ruolo del “colesterolo buono”), che collaborò anche con la Casa Bianca, per motivi economici promosse lo zucchero nella dieta degli americani (causando così un forte incremento di malattia cardiache e diabete con relativo carico di morti) e ostacolò tutte le ricerche che ne evidenziavano i pericoli per la salute. Hegsted era consulente per l’associazione delle aziende produttrici di zucchero americane. Ora si sa che lo zucchero fa male e, insieme al grasso, causa colesterolo: la verità alla fine è emersa ma è occorsa circa una generazione.
Ma veniamo a Thomas Borody. Beh, Borody è lo scienziato che nel 1987 riuscì a scoprire la giusta combinazione di antibiotici per uccidere l’helicobacter pylori e quindi effettivamente guarire i malati di ulcera gastrica con poche pasticche.
Non ricordo esattamente quando mio padre guarì (e neppure lui se lo ricorda) la mia sensazione è che dovette avvenire negli anni ‘90. Solo con circa una decina di anni di ritardo il suo medico di base gli prescrisse il farmaco che lo guarì definitivamente.
Questa premessa è per far capire che questo Thomas Borody non è il solito NO-VAX con il cappellino di stagnola in testa che batte la testa contro il muro ed esce in strada senza indossare i pantaloni.
Ebbene anche questo “folle” ha proposto in Australia una terapia per curare e prevenire il covid-19 che comprende anche l’Ivermectin.
Questo è l’articolo: Merck : Ivermectin Triple Therapy Protocol for COVID-19 Released to Australian GPs for Infected Elderly and Frontline Workers da MarketScreener.com
Quelli che io chiamo i manovali dell’informazione hanno provveduto a inondare le reti sociali di meme dove si insinua che questo farmaco sia usato solo per gli animali; i media tradizionali non li seguo ma dai pochi titoli che mi è capitato di intravedere fanno il loro solito (cattivo) lavoro: minimizzano, ridicolizzano o semplicemente ignorano le informazione contrarie al volere del potere. Ed è evidente ciò che voglia il potere in Italia.
In realtà a sostegno dell’efficacia dell’Ivermectin (oltre a varie ricerche condotte in epoche non sospette (pochi anni dopo il 2000 mi pare) sulla sua proprietà antivirale ad ampio spettro) ci sono numerose ricerche: Borody ne cita ben 28 e di una decina che ritiene più importanti fornisce direttamente il collegamento.
Questo dato è in accordo a quanto citato in questo video (ovviamente censurato su Youtube): DarkHorse Podcast with Tess Lawrie & Bret Weinstein dove una collaboratrice (ex?) del WHO, esperta nell’analizzare i risultati derivanti da più ricerche scientifiche, spiega che a favore di Ivermectin vi sono una trentina circa di ricerche (molte delle quali in cieco e doppio cieco) e afferma di non riuscire a comprendere come mai l’efficacia di tale farmaco non venga studiata più ampiamente.
E qui si arriva alla questione che più mi sta a cuore. Le ricerche in cieco e doppio cieco sono le più costose da realizzare perché necessitano di una certa organizzazione e della collaborazione di più personale sanitario: specialmente se i numeri dei soggetti partecipanti è alto. Ovviamente questo non è un problema per le multinazionali del farmaco né per i governi: ma le multinazionali impegnate a guadagnare MILIARDI con i vaccini perché dovrebbero dimostrare che esiste un farmaco dal costo di pochi dollari che, potenzialmente, potrebbe risolvere la pandemia e quindi, contemporaneamente, porre fine a questo lucroso (per loro) affare? E non mi dite che alle case farmaceutiche sta a cuore la salute dell’umanità e non il proprio profitto: sono aziende, non enti di beneficenza...
Sarebbe quindi compito della politica prendere l’iniziativa e promuovere, eventualmente mettendoci i necessari fondi, ulteriori ricerche.
Voglio infatti rimanere il più possibile scettico e obiettivo e supporre che, per ragioni a me ignote ma evidenti agli esperti, queste decine di ricerche non siano conclusive.
Ma allora data la potenziale rilevanza per la salute pubblica (ma anche per l’economia e la libertà) perché la politica non fa il proprio dovere e non promuove delle ulteriori ricerche per fare luce su questo farmaco?
Anche se la sua reale efficacia fosse improbabile e, quindi, la probabilità che funzionasse piccola (ma le ricerche esistenti suggeriscono il contrario) comunque varrebbe la pena di accettare questa scommessa perché in caso di successo i vantaggi per tutti (tranne che per le case farmaceutiche) sarebbero enormi.
Invece la politica si limita a ripetere che occorrono più ricerche ben sapendo che queste, senza il sostegno delle case farmaceutiche né degli stati, richiedono molto tempo col risultato di ritardare l’emersione della verità, buona o cattiva che sia.
Questa è la vera ipocrisia: non fare quello che è il bene per la popolazione ma, anzi, il suo contrario.
Ma dell’ipocrisia della politica ho scritto già ieri nel corto Alta lezione di morale, no. ed evito quindi di ripetermi.
Ripropongo quindi un breve video di un altro ignorante che, come me, vede chiara l’equazione: verdepasso = ricatto = ipocrisia politica.
Barbero ipotizza che Dante metterebbe i politici italiani nel girone degli ipocriti, io però la penso diversamente e sono più severo: l’ipocrisia di questi politici infatti procura danni enormi al paese e, in alcuni casi, anche migliaia o centinaia di migliaia di morti. Il motivo dell’interesse economico mi sembra poi particolarmente vile, un aggravante di meschinità che deve essere adeguatamente punita.
Quindi, se fossi la Divina Provvidenza, scaverei un cunicolo nel lago ghiacciato in cui è parzialmente immerso Lucifero, e seguendo un percorso tortile intorno alla metà inferiore del suo corpo, scenderei fino ad arrivare sotto la sua coda. Qui vi ricaverei un ambiente ragionevolmente vasto che mi immagino tipo l’aula di Montecitorio dove però, al posto del seggio del Presidente, farei corrispondere l’ano del demonio: ogni volta che un dannato politico italiano dice un’ipocrisia ecco che il “cul” dovrebbe “far trombetta”…
Mi immagino qualcuno dire “Ma io sono religioso!” (esibendo un vistoso rosario) e giù un “pa ra pà pà” dall’infernale ano; oppure “Io parlo benissimo l’inglese e le mie conferenze sono apprezzatissime all’estero” ed ecco venir giù un altro “pa rappà pappero”; o “Mi consenta: io ho fatto un patto con gli italiani e l’ho mantenuto al 200%!” ed ecco un fragoroso “sparapum pum pum”; o anche “Grazie a me l’Italia ha vinto gli Europei, Berrettini è arrivato in finale a Wimbledon, i Maneskin hanno vinto l’Eurofestival e il mio sospiro ha sospinto alla vittoria Jacobs, la staffetta 4x100 e ha sollevato Tamberi in alto...” e qui ecco un lurido e bagnaticcio “Splurp pop!” accompagnato da uno spruzzo graveolente che annaffia i dannati politici zittendo momentaneamente le loro bocche impegnate a sputacchiare sterco sciolto che, almeno in questo caso, non sarebbe denaro.
Probabilmente in un articolo serio come questo non avrei dovuto concludere così scherzosamente ma, da un altro punto di vista, che differenza fa? Ciò che avevo scritto prima mi pare logico e quello che viene dopo non lo cambia…
Conclusione: in verità avverto sempre di più la futilità di esprimere le mie idee. La gente comune non pensa con la propria testa ma cerca solo conferme alle proprie credenze che poi sono quelle dettate dai media. È quindi inutile perdere tempo ad argomentare e cercare di esprimersi chiaramente: oltretutto le uniche osservazioni che la gente comune considera sono quelle delle autorità vere o presunte e io non sono né l'una né l'altra. E comunque di nuovo, anche qui, solo se non contraddicono quanto vogliono e si sforzano di credere.
Del resto la storia non sarebbe piena di pagine buie se la maggior parte delle persone avesse una mentalità aperta e liberale. Hanno ragione tutti quegli intellettuali che, in tutte le epoche, hanno riproposto in salse diverse la seguente massima di Sallustio: “L’uomo comune non vuole la libertà ma un padrone giusto a cui obbedire”. In altre parole la maggior parte delle persone preferisce non pensare e obbedire piuttosto di compiere lo sforzo di capire cosa sia giusto fare.
alla prima stazione
1 ora fa
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