Premetto che questo pezzo l’ho iniziato due giorni fa, poi mi sono dimenticato di concluderlo…
Oggi avrei diverse cose da scrivere: il mio pensiero alla conclusione dell’autocensura (ma forse di questo posso farne un corto) e un pezzo piuttosto impegnativo che avrei voluto scrivere ieri su pandemia, libertà e denaro. Ma procediamo con ordine...
È da un paio di giorni che non scrivo: nessun motivo particolare però. Due giorni fa per “motivi tecnici” che non sto a spiegare mi sono comprato un gioco per il calcolatore e, siccome mi piace molto, vi ho dedicato più tempo del dovuto.
Oggi ho intenzione di scrivere le riflessioni che mi vengono in mente durante l’arco della giornata e di pubblicare il tutto in un unico pezzo: in teoria “dovrei” scrivere tanti corti ma come ho già spiegato aggiornare lo stesso articolo più volte è molto più laborioso (e noioso) che pubblicarne uno solo tutto insieme...
Ieri sera ho mangiato del sushi! Si trattava di un piccolo vassoio venduto dalla COOP quindi sicuramente molto lontano dall’essere il miglior esempio di cucina giapponese: comunque mi sono fatto un’idea.
La salsa wasabi non mi è piaciuta: difficile da descrivere, mi ricordava vagamente della plastica bruciata…
Poi c’erano 6 cilindri di riso e pesce avvolti in una fascia nera guarniti in tre modi diversi. Senza salsa non sapevano di niente. Solo una coppia era effettivamente piacevole.
Poi c’erano due rotoloni più grandi: non ricordo più bene la loro composizione ma in uno c’era un formaggio leggero (tipo il Philadelphia light) e in un altro delle verdure, sicuramente dei peperoni. Gli accoppiamenti non mi hanno convinto molto.
Poi c’era un gamberone diviso in due adagiato sopra una base di riso compatto: a mio parere la quantità di riso lo rendeva pesante ma è ovvio che il riso costa meno dei gamberoni, quindi…
Stesso discorso per un analogo pezzo di salmone che nascondeva un altro “mattoncino” di riso pressato. Ma del salmone di allevamento non mi fido e quindi, ero già sazio, questo ultimo elemento del piatto non l’ho finito.
Nel complesso il mio giudizio è un 5: mangiabile ma non buono. Se mi capiterà in futuro l’occasione magari proverò il sushi di un vero ristorante giapponese: sospetto che potrebbe arrivare a un 6 o anche a un 7...
Da una settimana sto guardando una serie Netflix molto bellina e interessante: “Mr Robot”. Mi piace che il cattivone sia il capo di una multinazionale con un potere comparabile a quello di un capo di stato. Per adesso sono alla terza stagione e il livello è molto alto, direi sul 7½…
Spero che non crolli all’improvviso perché non vedo facili conclusioni per la trama…
Per esempio recentemente ho rivisto la serie “Van Helsing”. Le prime due stagioni ottime, direi 7+ o 7½ , la terza cala bruscamente a 6+ con la trama che diventa sempre più inconsistente e poco sensata, la quarta stagione peggiora ancora e, soprattutto, tolgono le due ottime protagoniste (e uno dei migliori “cattivi” in assoluto), nel senso di perfette per il ruolo, dallo sguardo volitivo e deciso ma anche atletiche, per sostituirle con due ragazzine insulse adatte al massimo a fare i personaggi di secondo piano in una serie ambientata in un liceo. Ovviamente la trama era in caduta libera. Quarta stagione da 5-. La quinta, dopo aver appurato che una delle protagoniste tornava solo per poche puntate, ho deciso di non guardarla...
Una cosa che fa ridere solo me: ieri ho comprato a Bisba, invece delle solite crocchine per gatti sterilizzati, quelle per gatti “con difficoltà d’appetito”. Ora Bisba ha molti difetti ma sicuramente ha un appetito piuttosto “canino” se avete presente la voracità del migliore amico dell’uomo…
Sono curioso di scoprire come reagirà a queste nuove crocchette!
Andando avanti nella lettura di “Dialogo sui due massimi sistemi” ho trovato stamani un breve accenno all’esperimento teorico che avevo proposto pochi giorni fa (v. ).
Ecco qui: «Nel tiro dell'artiglieria [lungo il meridiano nord-sud], essa e lo scopo si muovono con velocità eguale, sendo portati amendue dal moto del globo terrestre; e se ben tal volta l'esser il pezzo piantato piú verso il polo che il berzaglio, ed in conseguenza il suo moto alquanto piú tardo, come fatto in minor cerchio, tal differenza è insensibile, per la poca lontananza dal pezzo al segno».
Prevedibilmente anche Galilei aveva pensato al mio esperimento ma gli è evidente che si tratta di uno scostamento troppo piccolo per essere misurato con gli strumenti dell’epoca. Suppongo che anche i cannoni più precisi avessero un’accuratezza di svariati metri che avrebbe nascosto la deviazione teorica di pochi decimetri...
Ah! ci sarebbe un nuovo video da commentare del Dr. Campbell: rimando (esperimento di autocensura fino al 25/9) ma probabilmente me ne dimenticherò…
Mi sono reso conto di non aver scritto ancora niente del libro “Un nuovo mondo” di Eckhart Tolle: in realtà sono solo a pagina 80, diciamo quindi a un quarto, e un’idea definitiva ancora non me la sono fatta. Comunque inizio a orientarmi.
Tutta la teoria per adesso è incentrata sulla distinzione fra l’ego e il nostro vero essere che non viene definito esattamente ma che è lasciato alla intuizione e alla fantasia del lettore.
In particolare la nostra voce interiore, il nostro filo di pensiero che chiamiamo ragione e a cui normalmente pensiamo come a “noi stessi”, è in verità solo l’ego: noi siamo qualcosa d’altro, la percezione della nostra essenza.
A questo ego Tolle attribuisce tutti i nostri disagi e i vari difetti umani. L’uomo tende infatti a proteggere e ad accrescere questo falso sé con tutta una serie di strategie sociali che però, in definitiva, rendono la vita difficile a se stessi e agli altri e, soprattutto, non raggiungono il loro scopo, danno solo un appagamento temporaneo a un appetito insaziabile.
Per vivere un’esistenza serena l’uomo dovrebbe distaccarsi dal proprio ego, vederlo per ciò che è, una costruzione artificiosa che si autoalimenta di vanità.
Suppongo che la maniera per farlo verrà illustrata nei prossimi capitoli!
Ciò che mi lascia perplesso di questa interpretazione dell’uomo è che Tolle si ferma un livello intermedio, non esamina a fondo il concetto. Mancano delle domande (e quindi risposte) su cosa ne provochi la nascita, cosa ne sostenga la volontà di crescita inesauribile. Probabilmente poi eccede nel non considerarlo per niente parte del nostro vero io.
A mio avviso l’ego descritto da Tolle è una parte di noi stessi che le forzature della società moderna impongono all’uomo: ecco mi pare più una sorta del super-io di Freud, solo che Tolle vi aggiunge anche la parte puramente razionale di noi.
Forse il “vero essere” di Tolle è quello che io chiamo anima nei miei scritti più mistici (v. PSS). A dire il vero non so se lo scrissi esplicitamente qui sul ghiribizzo ma quando meditai sulla natura dell’essenza umana, quella parte di noi destinata a reincarnarsi e perfezionarsi, vi esclusi il nostro io puramente razionale: solo così si poteva spiegare l’apparente irrazionalità così come l’apparente mancanza di sentimenti del non essere al di fuori del tempo. Scusate non sono chiaro qui: in realtà sono riflessioni solo per me stesso, magari ci scriverò un pezzo più chiaro e completo in futuro…
Conclusione: vabbè, pezzo riempitivo scritto su più giornate…
Il figlio della Concetta
11 ore fa
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