Vi presento prima un video e poi una riflessione.
Il video è questo: Depression, I was wrong (15 minuti) oppure vi è anche questa versione più sintetica Great questions on depression (8 minuti) entrambi dal canale Dr John Campbell
Una ricerca recentissima ha dimostrato che non vi è una relazione diretta fra il livello di serotonina nel cervello e la depressione. La notizia ha del clamoroso perché è dagli anni ‘70 che si pensava che una scarsità di serotonina nel cervello provocasse la depressione.
Vari farmaci, fra cui il famoso Prozac, funzionano andando ad alterare il meccanismo con cui la serotonina viene usata nel cervello.
La cosa buffa è che questi farmaci funzionano e lo fanno meglio dei placebo (quindi hanno un effetto reale) ma evidentemente grazie a un meccanismo diverso da quello che si pensava!
Ma la riflessione è un’altra: quando si discute del corpo umano e di come funzioni non si tratta di matematica e teoremi. Tutto quello che sappiamo, anche le conoscenze che si danno per acquisite e “certe” possono sempre venire rimesse in discussione.
Questa ricerca ne è la dimostrazione: anche una verità vecchia di cinquant’anni può una mattina svegliarsi scoprendo di essere errata o, almeno, incompleta e parziale.
Che dire quindi delle “verità scientifiche” che hanno pochi anni se non mesi di “vita”? È giusto scommettere la salute di milioni di persone su di esse? Della “verità” che magari sono funzionali agli interessi di aziende per miliardi e miliardi di dollari?
Vanno prese come oro colato oppure sarebbe bene, scientificamente corretto, ascoltare, analizzare, discutere e confrontarle con le teorie (spesso basate su ricerche) di una minoranza, anche molto consistente, di scienziati (talvolta anche premi Nobel) che la pensano diversamente?
E questa ricerca (*1) non è un caso unico e irripetibile: è un fenomeno, magari non sempre clamoroso, ma che si ripete con molta più frequenza di quanto si potrebbe pensare.
Solo su questo ghiribizzo posso rimandare a due pezzi sull’argomento: Borody e altri oppure La parabola di Hegsted.
Conclusione: qual è quindi l’atteggiamento scientifico più corretto? Credere ciecamente (con tutto ciò che ne consegue) nella “verità” scientifica dell'ultimo minuto oppure metterla in discussione quando vi sono buone argomentazioni per farlo?
L’unica verità certa è che ci vorrebbe più umiltà nello stabilire cosa è certo! Ma spesso l'avidità di pochi e la corruzione di molti fanno chiudere un occhio e talvolta tutti e due...
Nota (*1): ovviamente se sarà confermata, cioè replicata con successo etc...
L'esempio di Benjamin Franklin
2 ore fa
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