Negli ultimi tre giorni ho avuto problemi di insonnia (non ho idea del motivo). Stanotte mi sono addormentato e ho avuto un incubo senza riuscire a riaddormentarmi.
Adesso sono le 5:15 e mi “divertirò” a raccontare il sogno…
Inizialmente non ci sono elementi di paura (anche se ho la sensazione che ci fossero elementi almeno di tensione nella parte precedente del sogno che non ricordo). Sto dando consigli a Hikaru Nakamura (un famoso scacchista) che gioca a un giochino portatile parecchio vecchio con grafica a pixelloni in un piccolo schermo bianco e nero di 50 per 20 (o poco più)!
Nel gioco c’è una mappa più o meno circolare con degli ostacoli nel mezzo. Il gioco è a turni: prima muoviamo noi (magari abbiamo solo un certo numero di secondi a disposizione per decidere cosa fare ma onestamente non ricordo) e poi il nostro avversario. Il proprio personaggio può muoversi in linea retta di una certa distanza in una direzione di nostra scelta. Un “drago” ci insegue, può muoversi un po’ più di noi ma non sa dove siamo andati, sa solo la nostra posizione di partenza. Però se finisce entro una certa distanza da noi riesce a mangiarci e il gioco finisce. Da notare che è un gioco dove non c’è una condizione di vittoria possiamo solo resistere il più a lungo possibile.
Nel sogno vedo Nakamura giocare per un po’ e capisco la sua strategia. A un certo punto, valutando la sua posizione iniziale e la distanza dal drago capisco che ha sbagliato e che invece di seguire il solito “giro” avrebbe dovuto cambiare tattica spostandosi su un lato della mappa. Glielo dico e, dopo un attimo, scopriamo che avevo ragione.
Mi allontano e sono a casa dei miei zii (dove, come spiegato altre volte, da una trentina di anni sono ambientati tutti i miei incubi). So che il drago gira intorno alla casa. Si tratta di un grosso edificio a pianta più o meno quadrata con le stanze che possono essere attraversate in un percorso circolare, oppure si può tagliare nel mezzo.
Inizialmente sono tranquillo, come quando guardavo Nakamura giocare senza essere direttamente coinvolto, ma dopo un po’ inizio a innervosirmi. Nakamura è andato in un angolo della casa e si è nascosto: adesso sono io che devo scappare dal drago!
Inizialmente ho tutto chiaro in mente e so cosa fare per rimanere lontano dal drago (che adesso quando colpisce inserisce la testa e il lungo collo da una finestra e tipicamente raggiunge il centro della casa) poi però inizia a cambiare strategia. Mi accorgo che non riesco più a sentirne i pesanti passi che arrivano da fuori e contemporaneamente mi rendo conto che lui può sentire i miei se non sto attento. Guarda caso avevo percorso l’ultimo tratto corsicchiando e, quindi, facendo particolare rumore: devo quindi riallontanarmi rapidamente non facendo rumore. Sono nel panico e mi sveglio.
Sto con gli orecchi all’erta per sentire eventuali rumori provenienti dall’esterno ma non sento niente. Però non riesco a riaddormentarmi perché sono agitato per l’incubo. Dopo un po’ inizia ad albeggiare e decido di alzarmi e di trascrivere l’incubo…
Conclusione: mi chiedo se l’incubo sia collegato all’insonnia. Io supponevo un’origine alimentare per l’insonnia, anche se non avevo idea di cosa mi potesse aver dato fastidio, ma ora mi viene il dubbio che possa essere psicologica. C’è qualcosa/qualcuno che mi insegue? Mi sembra di no… bo…
domenica 30 giugno 2024
sabato 29 giugno 2024
Trump contro Biden
Due giorni fa c’è stato il confronto fra Trump e Biden.
Biden si era “preparato” per ben una settimana; la Clinton aveva fornito le domande al moderatore della CNN e, quindi, Biden sapeva in anticipo cosa gli sarebbe stato chiesto. Il formato era stato pensato per farlo stancare il meno possibile riducendo al minimo il contraddittorio fra i due candidati e introducendo ben due pause pubblicitarie (mi dicono mai successo prima) per dargli modo di recuperare. Il moderatore poteva poi togliere la parola se riteneva che il candidato avesse già risposto alla domanda: l’idea era di salvare Biden dall’imbarazzo dei borbottii indistinti e inintelligibili che a volte emette.
Ebbene, nonostante tutto, è stata una catastrofe completa! I sondaggi CNN (quindi probabilmente non molto affidabili) davano Trump vincente per due telespettatori su tre…
Suppongo che sia possibile trovare facilmente il “dibattito” completo su YouTube o altrove.
Per chi ancora non sapeva in che stato è Biden consiglio di cercarli e guardarli per verificare direttamente: io onestamente non ne ho bisogno…
Ieri sera verso le 2:00 mi sono messo a guardare la reazione di Asmongold ai primi meme/video: Most Disastrous Presidential Debate In History (so far)
Di solito Asmongold non si interessa di politica (anzi questa è la prima volta in assoluto per quanto ne so) ma a volte parla anche di altro oltre che di giochi.
La sua posizione era di “dubbio” per le condizioni di Biden e antipatia generica per Trump; suo padre, che interviene nel seguito del video, invece odia Trump per più motivi.
Ascoltate il suo giudizio, diciamo i primi 5 minuti del video poi divaga un po’.
Come al solito ha fatto un commento molto intelligente: prima ha mostrato un grafico che evidenziava il livello del vocabolario usato dai vari presidenti. Generalmente si osserva un peggioramento progressivo nel tempo con qualche eccezione (per esempio il linguaggio di Obama era fra i migliori) con Trump (Biden non era nella lista) che usa un linguaggio da quarta, quasi quinta, elementare.
Subito uno spettatore ha commentato che quella era la dimostrazione del progressivo peggioramento culturale dei presidenti americani ma Asmongold lo ha prontamente corretto: i presidenti parlano un linguaggio per farsi capire dagli elettori e quindi il grafico dimostra essenzialmente il declino culturale degli americani più che dei presidenti. In altre parole gli elettori sono sempre più stupidi. Grande Asmongold!
Ma il vero punto della questione è: chi fino all’altro ieri vi diceva che Biden è perfettamente lucido mentiva oppure no? Ora, dopo questo dibattito, le condizioni di salute mentale dell’attuale presidente sono (beh, dovrebbero essere) ovvie a tutti.
Chi diceva che il re era nudo aveva ragione, chi diceva il contrario sbagliava o, più probabilmente, mentiva sapendo di mentire.
Quando scrivevo/scrivo che Capitan Demente vive in un mondo a parte e che tutto viene deciso dalla sua squadra di badanti avevo e ho ragione.
Conclusione: così, per togliermi qualche sassolino dalle scarpe...
Biden si era “preparato” per ben una settimana; la Clinton aveva fornito le domande al moderatore della CNN e, quindi, Biden sapeva in anticipo cosa gli sarebbe stato chiesto. Il formato era stato pensato per farlo stancare il meno possibile riducendo al minimo il contraddittorio fra i due candidati e introducendo ben due pause pubblicitarie (mi dicono mai successo prima) per dargli modo di recuperare. Il moderatore poteva poi togliere la parola se riteneva che il candidato avesse già risposto alla domanda: l’idea era di salvare Biden dall’imbarazzo dei borbottii indistinti e inintelligibili che a volte emette.
Ebbene, nonostante tutto, è stata una catastrofe completa! I sondaggi CNN (quindi probabilmente non molto affidabili) davano Trump vincente per due telespettatori su tre…
Suppongo che sia possibile trovare facilmente il “dibattito” completo su YouTube o altrove.
Per chi ancora non sapeva in che stato è Biden consiglio di cercarli e guardarli per verificare direttamente: io onestamente non ne ho bisogno…
Ieri sera verso le 2:00 mi sono messo a guardare la reazione di Asmongold ai primi meme/video: Most Disastrous Presidential Debate In History (so far)
Di solito Asmongold non si interessa di politica (anzi questa è la prima volta in assoluto per quanto ne so) ma a volte parla anche di altro oltre che di giochi.
La sua posizione era di “dubbio” per le condizioni di Biden e antipatia generica per Trump; suo padre, che interviene nel seguito del video, invece odia Trump per più motivi.
Ascoltate il suo giudizio, diciamo i primi 5 minuti del video poi divaga un po’.
Come al solito ha fatto un commento molto intelligente: prima ha mostrato un grafico che evidenziava il livello del vocabolario usato dai vari presidenti. Generalmente si osserva un peggioramento progressivo nel tempo con qualche eccezione (per esempio il linguaggio di Obama era fra i migliori) con Trump (Biden non era nella lista) che usa un linguaggio da quarta, quasi quinta, elementare.
Subito uno spettatore ha commentato che quella era la dimostrazione del progressivo peggioramento culturale dei presidenti americani ma Asmongold lo ha prontamente corretto: i presidenti parlano un linguaggio per farsi capire dagli elettori e quindi il grafico dimostra essenzialmente il declino culturale degli americani più che dei presidenti. In altre parole gli elettori sono sempre più stupidi. Grande Asmongold!
Ma il vero punto della questione è: chi fino all’altro ieri vi diceva che Biden è perfettamente lucido mentiva oppure no? Ora, dopo questo dibattito, le condizioni di salute mentale dell’attuale presidente sono (beh, dovrebbero essere) ovvie a tutti.
Chi diceva che il re era nudo aveva ragione, chi diceva il contrario sbagliava o, più probabilmente, mentiva sapendo di mentire.
Quando scrivevo/scrivo che Capitan Demente vive in un mondo a parte e che tutto viene deciso dalla sua squadra di badanti avevo e ho ragione.
Conclusione: così, per togliermi qualche sassolino dalle scarpe...
venerdì 28 giugno 2024
Nuovi aforismi
Oggi un pezzo semplice e, credo, breve.
Qualche giorno fa, probabilmente ispirato da Lichtenberg e Pascal, ho deciso di appuntarmi, idealmente ogni giorno, gli aforismi che mi venivano in mente (v. il corto Primo aforisma).
Già in passato avevo avuto questa tentazione ma l’avevo rattenuta: da una parte mi sembrava immodesto tentare di dare "lezioni" agli altri e di porre il mio pensiero a modello; ma da un’altra parte trovavo questo esercizio perfino troppo semplice e, quindi, non interessante.
In effetti anche le seguenti frasi non sono frutto di profonde riflessioni (e probabilmente lo si capisce!) ma, spesso, di pochi minuti: “Ah! Oggi non ho pensato nessun aforisma: cosa potrei scrivere? … uhm… bo, ecco qui…”.
Credo che gli aforismi mi vengano facilmente perché già di natura tendo a sintetizzare e generalizzare ciò che osservo e su cui ragiono: in pratica devo solo far mente locale e mettere il tutto nero su bianco.
Per tenere gli aforismi insieme ricopio qui anche il “primo” presentato nel corto sullodato e a seguire i nuovi:
1. 16-06-2024: Chi non ha niente da dire grida.
2. 17-6-2024: Le grandi verità sono sempre le stesse. Molti non sanno né vogliono impararle ma alcuni, che se ne avvantaggiano, non vogliono che siano imparate.
3. 18-6-2024: L'uomo cerca la medicina di cui crede di avere bisogno. È il desiderio di vita che lo spinge: è quindi la sua natura.
4. 19-6-2024: La distrazione è il prezzo da pagare per pensare a cose interessanti.
5. 21-6-2024: Ridiamo del cane ossessionato dal cibo, poi torniamo a preoccuparci del denaro.
6. 22-6-2024: Credeva solo in se stesso ma un giorno si tradì con un altro.
7. 22-6-2024: Amava leccare sua moglie là, giù in basso, fino a che non gli veniva in bocca. Un giorno scoprì che aveva sempre sbagliato buco e si spiegò il sapore di merda.
8. 24-6-2024: L'intolleranza stimola l'uniformità: per questo oggi l'intolleranza viene stimolata.
9. 24-6-2024: L'importanza di Max Planck: si dà una spallata a un muro se lo si crede un tramezzo di cartone e non un blocco di cemento armato
10. 27-6-2024: L'uomo è la misura delle cose e l'io è la misura dell'uomo.
10b. 28-6-2024: Ogni uomo vede una realtà diversa.
11. 28-6-2024: Ringraziare non costa molto ma la gente ama risparmiare.
Commenti:
1. Ah! E ovviamente non mi preoccuperò di verificare cosa sia già stato scritto! Questo per esempio l’ho pensato poco fa sentendo delle fastidiose grida in lontananza mentre ero in giardino… Ma l’idea è semplice e non mi stupirei se fosse già stata scritta non una ma decine di volte...
2. Un po’ didascalico ma vero: ci sono verità (basti pensare agli effetti della propaganda) che sono note da tempo ma in parte la maggioranza della popolazione preferiscono ignorarle e, contemporaneamente, i forti che se ne avvantaggiano usano la loro influenza per nasconderle.
3. Non ricordo più con certezza ma forse qui sono stato influenzato dalla visione di un video del Dr. Campbell…
4. Io sono molto distratto: devo giustificarmi, no?
5. Vero: non so, forse avrei potuto trovare una similitudine migliore. Magari avrei potuto inserire come primo termine l’innamorato che pensa sempre alla sua bella, ma mi piace l’idea di accostare l’uomo al cane per ricordare l’essenza animale del primo.
6. Questo è un mio tipico pensiero notturno (vedi marcatore “notturno”).
7. Del resto io sono l’autore di Strabuccinator…
8. Riflessione importante che almeno parzialmente spiega come mai il potere aizzi la popolazione contro le minoranze più liberali.
9. Beh, questa è per fisici. Max Planck pubblicò nel 1900 la sua teoria sui quanti dando un grande scossone alla fisica: in pratica minandone le fondamenta. In genere quando si pensa alla rivoluzione della fisica ci viene in mente Einstein ma, questo è il punto dell’aforisma, Planck prima di lui aveva dimostrato che l’impalcatura teorica della fisica non era perfetta. Questo rende enormemente più facile pensare a teorie completamente nuove e potenzialmente in contraddizione con quelle esistenti.
10. Questa è un po’ una mia fissa. Dovrei aggiungerci un corollario però… ecco, aggiunto!
11. Pensato all’uscita del supermercato dopo il ringraziamento pigro e distratto del cassiere.
Conclusione: vale la pena continuare? Opinioni al riguardo apprezzate!
Qualche giorno fa, probabilmente ispirato da Lichtenberg e Pascal, ho deciso di appuntarmi, idealmente ogni giorno, gli aforismi che mi venivano in mente (v. il corto Primo aforisma).
Già in passato avevo avuto questa tentazione ma l’avevo rattenuta: da una parte mi sembrava immodesto tentare di dare "lezioni" agli altri e di porre il mio pensiero a modello; ma da un’altra parte trovavo questo esercizio perfino troppo semplice e, quindi, non interessante.
In effetti anche le seguenti frasi non sono frutto di profonde riflessioni (e probabilmente lo si capisce!) ma, spesso, di pochi minuti: “Ah! Oggi non ho pensato nessun aforisma: cosa potrei scrivere? … uhm… bo, ecco qui…”.
Credo che gli aforismi mi vengano facilmente perché già di natura tendo a sintetizzare e generalizzare ciò che osservo e su cui ragiono: in pratica devo solo far mente locale e mettere il tutto nero su bianco.
Per tenere gli aforismi insieme ricopio qui anche il “primo” presentato nel corto sullodato e a seguire i nuovi:
1. 16-06-2024: Chi non ha niente da dire grida.
2. 17-6-2024: Le grandi verità sono sempre le stesse. Molti non sanno né vogliono impararle ma alcuni, che se ne avvantaggiano, non vogliono che siano imparate.
3. 18-6-2024: L'uomo cerca la medicina di cui crede di avere bisogno. È il desiderio di vita che lo spinge: è quindi la sua natura.
4. 19-6-2024: La distrazione è il prezzo da pagare per pensare a cose interessanti.
5. 21-6-2024: Ridiamo del cane ossessionato dal cibo, poi torniamo a preoccuparci del denaro.
6. 22-6-2024: Credeva solo in se stesso ma un giorno si tradì con un altro.
7. 22-6-2024: Amava leccare sua moglie là, giù in basso, fino a che non gli veniva in bocca. Un giorno scoprì che aveva sempre sbagliato buco e si spiegò il sapore di merda.
8. 24-6-2024: L'intolleranza stimola l'uniformità: per questo oggi l'intolleranza viene stimolata.
9. 24-6-2024: L'importanza di Max Planck: si dà una spallata a un muro se lo si crede un tramezzo di cartone e non un blocco di cemento armato
10. 27-6-2024: L'uomo è la misura delle cose e l'io è la misura dell'uomo.
10b. 28-6-2024: Ogni uomo vede una realtà diversa.
11. 28-6-2024: Ringraziare non costa molto ma la gente ama risparmiare.
Commenti:
1. Ah! E ovviamente non mi preoccuperò di verificare cosa sia già stato scritto! Questo per esempio l’ho pensato poco fa sentendo delle fastidiose grida in lontananza mentre ero in giardino… Ma l’idea è semplice e non mi stupirei se fosse già stata scritta non una ma decine di volte...
2. Un po’ didascalico ma vero: ci sono verità (basti pensare agli effetti della propaganda) che sono note da tempo ma in parte la maggioranza della popolazione preferiscono ignorarle e, contemporaneamente, i forti che se ne avvantaggiano usano la loro influenza per nasconderle.
3. Non ricordo più con certezza ma forse qui sono stato influenzato dalla visione di un video del Dr. Campbell…
4. Io sono molto distratto: devo giustificarmi, no?
5. Vero: non so, forse avrei potuto trovare una similitudine migliore. Magari avrei potuto inserire come primo termine l’innamorato che pensa sempre alla sua bella, ma mi piace l’idea di accostare l’uomo al cane per ricordare l’essenza animale del primo.
6. Questo è un mio tipico pensiero notturno (vedi marcatore “notturno”).
7. Del resto io sono l’autore di Strabuccinator…
8. Riflessione importante che almeno parzialmente spiega come mai il potere aizzi la popolazione contro le minoranze più liberali.
9. Beh, questa è per fisici. Max Planck pubblicò nel 1900 la sua teoria sui quanti dando un grande scossone alla fisica: in pratica minandone le fondamenta. In genere quando si pensa alla rivoluzione della fisica ci viene in mente Einstein ma, questo è il punto dell’aforisma, Planck prima di lui aveva dimostrato che l’impalcatura teorica della fisica non era perfetta. Questo rende enormemente più facile pensare a teorie completamente nuove e potenzialmente in contraddizione con quelle esistenti.
10. Questa è un po’ una mia fissa. Dovrei aggiungerci un corollario però… ecco, aggiunto!
11. Pensato all’uscita del supermercato dopo il ringraziamento pigro e distratto del cassiere.
Conclusione: vale la pena continuare? Opinioni al riguardo apprezzate!
giovedì 27 giugno 2024
Conscio contro inconscio
Pezzo breve oggi, forse potrei farci un corto ma preferisco scrivere con calma senza costringermi a essere ultra sintetico…
Oggi sono andato avanti di poche pagine con “Tipi psicologici” di Jung: ho quasi finito il capitolo incomprensibile (mi mancano poche pagine) e spero proprio che il prossimo sia più accessibile.
Potrei citare un periodo di Jung che conferma quanto già pensavo ma non ne vale la pena: questo libro è un’opera adatta per chi conosce già la teoria dell'autore e questo lo rende scarsamente intellegibile al profano.
Comunque, da quel che credo di aver capito, secondo Jung vi è una specie di energia, identificata come “libido”, che può “abitare” sia nell’inconscio che nel conscio. Se la quantità di libido è alta nell’inconscio allora questo avrà la forza per imporsi, anche spesso, sul conscio.
Vabbè, poi c’è tutta la teoria che il “simbolo” sia un mezzo per far emergere la libido dall’inconscio: in pratica agendo come le immagini del sogno, il simbolo è una sorta di travestimento che il conscio ritiene accettabile, innocuo, solo un’immagine mentre l’inconscio vi riversa la sua energia. Ma questo non ci interessa.
Ripensavo a Rogers: la sua idea di terapia è di aiutare il paziente a curarsi da solo, a venire a patti con se stesso, ad accettarsi per come è anche se non è ciò che vedono o vogliono gli altri. Insomma, lo sapete, ne ho scritto in molti pezzi l’anno scorso.
Ecco, mi chiedevo se vedendo la terapia di Rogers dal punto di vista di Jung si può pensare al processo di venire a patti con se stessi come un liberare l’eccesso di libido dall’inconscio in maniera che non entri in conflitto con la coscienza.
È chiaro infatti che i pazienti di Rogers non ammettono/accettano una parte di loro stessi: se agiscono secondo la loro mente cosciente si sentono infelici perché non fanno quello che realmente vorrebbe il loro inconscio. Se poi cedono più o meno involontariamente ai desideri inconsci si sentono cattive persone e vengono afflitti dai sensi di colpa e, magari, dall’incomprensione di chi dovrebbe essere loro vicino.
La differenza è che Rogers, per disinnescare la bomba dell’inconscio, non ricorre a simboli ma fa in modo che il paziente, rassicurato e confortato dal comportamento tollerante, paziente e non giudicante del terapeuta, accetti se stesso. È però vero che, qua e là se ben ricordo, Rogers accenna a parole che scatenano delle intense risposte emotive, come delle porte che si aprano permettendo un forte passaggio di emozioni dall’inconscio al conscio: ecco queste parole potrebbero essere dei simboli nel senso inteso da Jung.
Il “succo” è in verità più generale: teorie apparentemente molto diverse possono spiegare e interpretare da punti di vista diversi la stessa realtà rimanendo entrambe valide.
Conclusione: ma… probabilmente un pezzo su un argomento troppo specifico per essere interessante per il lettore qualunque: vi aggiungerò il marcatore “Peso”.
Oggi sono andato avanti di poche pagine con “Tipi psicologici” di Jung: ho quasi finito il capitolo incomprensibile (mi mancano poche pagine) e spero proprio che il prossimo sia più accessibile.
Potrei citare un periodo di Jung che conferma quanto già pensavo ma non ne vale la pena: questo libro è un’opera adatta per chi conosce già la teoria dell'autore e questo lo rende scarsamente intellegibile al profano.
Comunque, da quel che credo di aver capito, secondo Jung vi è una specie di energia, identificata come “libido”, che può “abitare” sia nell’inconscio che nel conscio. Se la quantità di libido è alta nell’inconscio allora questo avrà la forza per imporsi, anche spesso, sul conscio.
Vabbè, poi c’è tutta la teoria che il “simbolo” sia un mezzo per far emergere la libido dall’inconscio: in pratica agendo come le immagini del sogno, il simbolo è una sorta di travestimento che il conscio ritiene accettabile, innocuo, solo un’immagine mentre l’inconscio vi riversa la sua energia. Ma questo non ci interessa.
Ripensavo a Rogers: la sua idea di terapia è di aiutare il paziente a curarsi da solo, a venire a patti con se stesso, ad accettarsi per come è anche se non è ciò che vedono o vogliono gli altri. Insomma, lo sapete, ne ho scritto in molti pezzi l’anno scorso.
Ecco, mi chiedevo se vedendo la terapia di Rogers dal punto di vista di Jung si può pensare al processo di venire a patti con se stessi come un liberare l’eccesso di libido dall’inconscio in maniera che non entri in conflitto con la coscienza.
È chiaro infatti che i pazienti di Rogers non ammettono/accettano una parte di loro stessi: se agiscono secondo la loro mente cosciente si sentono infelici perché non fanno quello che realmente vorrebbe il loro inconscio. Se poi cedono più o meno involontariamente ai desideri inconsci si sentono cattive persone e vengono afflitti dai sensi di colpa e, magari, dall’incomprensione di chi dovrebbe essere loro vicino.
La differenza è che Rogers, per disinnescare la bomba dell’inconscio, non ricorre a simboli ma fa in modo che il paziente, rassicurato e confortato dal comportamento tollerante, paziente e non giudicante del terapeuta, accetti se stesso. È però vero che, qua e là se ben ricordo, Rogers accenna a parole che scatenano delle intense risposte emotive, come delle porte che si aprano permettendo un forte passaggio di emozioni dall’inconscio al conscio: ecco queste parole potrebbero essere dei simboli nel senso inteso da Jung.
Il “succo” è in verità più generale: teorie apparentemente molto diverse possono spiegare e interpretare da punti di vista diversi la stessa realtà rimanendo entrambe valide.
Conclusione: ma… probabilmente un pezzo su un argomento troppo specifico per essere interessante per il lettore qualunque: vi aggiungerò il marcatore “Peso”.
mercoledì 26 giugno 2024
28. Zozzapanna punisce e pulisce
Certo che sono proprio scemo!
Appena mi metto a rileggere la nuova puntata di Strabuccinator mi metto a ridacchiare nonostante conosca già le varie battute…
Vabbè, sono passati 5 giorni dalla precedente e quindi è giunto il momento di pubblicarne una nuova.
Oggi abbiamo “28. Zozzapanna punisce e pulisce”. Ecco già dopo aver letto il primo rigo posso dire che qui è importante rileggere almeno il finale della precedente puntata. Provo comunque a riassumerla brevemente.
Nella puntata “27. Attestati di stima” la nuova recluta Zozzapanna stava esibendosi davanti a tutta la squadra per mostrare quello che aveva imparato. Più o meno.
In realtà però la puntata era incentrata sulla dottoressa Ruth von Krausslofter che sedeva tranquillamente fra il direttore/colonnello e il suo amato capitano: improvvisamente aveva sentito qualcosa di viscido e appiccicoso sul collo e aveva pensato che finalmente il bel Patt Scott Jr. avesse vinto la sua timidezza. Invece si trattava di “attestati di stima” di altri colleghi. Il risultato era stato che in breve si era ritrovata ricoperta di tutta questa stima e, improvvisamente, l’esibizione di Zozzapanna era finita prima del previsto e il colonnello aveva fatto riaccendere le luci rendendosi conto dell’accaduto…
Come al solito non voglio sciupare la nuova puntata svelando troppo.
Quando il colonnello Kack è arrabbiato con la dottoressa la chiama col suo nome completo a cui adesso aggiunge l’epiteto “poco di buono”.
L’inizio della puntata è un po’ strano perché vengono passati in rassegna dalla dottoressa vari colleghi: il motivo è che si tratta di un’aggiunta che feci per cercare di dare più spessore a dei personaggi secondari che altrimenti sarebbero stati solo dei nomi. Secondo me sono riuscito almeno parzialmente nel mio intento.
Poi vedremo di nuova una caratteristica sempre più evidente della dottoressa Lily: la capacità di inventarsi bugie sul momento. In questo caso si tratta di una bugia piuttosto spettacolare.
C’è anche da dire che queste bugie tendono a ritorcersi contro di lei (pensate per esempio a quando aveva detto al colonnello che il pungolo elettrico non era per animali) con esiti che non sono proprio quelli previsti dalla donna…
Come potrete immaginarvi il rapporto fra la dottoressa e Zozzapanna si sta dimostrando piuttosto conflittuale. La nuova recluta sembra dimostrare notevole prontezza e intelligenza. Volutamente in questa parte del romanzo non avremo mai il suo punto di vista, ovvero non sapremo ciò che pensa: il motivo è stilistico, in questa maniera, essa viene oggettivata (si dice?) cioè appare meno come una persona e più come un oggetto: è una mia teoria ma non sono sicuro della sua correttezza.
Comunque devo dire che a me la dottoressa Lily Saltenberger, nonostante sia una poco di buono, sta molto simpatica!
Mi rendo conto che lo ripeto spesso ma in questa puntata si fa un altro passettino in una direzione che potrebbe non essere apprezzato da tutti i lettori: che dire? Il romanzo è stato pensato così. Continuate a leggerlo solo se lo trovate divertente o almeno piacevole...
Il fattore FE è discreto: probabilmente dipende molto dai gusti personali ma io comunque voglio assegnare un solido 7/10.
Appena mi metto a rileggere la nuova puntata di Strabuccinator mi metto a ridacchiare nonostante conosca già le varie battute…
Vabbè, sono passati 5 giorni dalla precedente e quindi è giunto il momento di pubblicarne una nuova.
Oggi abbiamo “28. Zozzapanna punisce e pulisce”. Ecco già dopo aver letto il primo rigo posso dire che qui è importante rileggere almeno il finale della precedente puntata. Provo comunque a riassumerla brevemente.
Nella puntata “27. Attestati di stima” la nuova recluta Zozzapanna stava esibendosi davanti a tutta la squadra per mostrare quello che aveva imparato. Più o meno.
In realtà però la puntata era incentrata sulla dottoressa Ruth von Krausslofter che sedeva tranquillamente fra il direttore/colonnello e il suo amato capitano: improvvisamente aveva sentito qualcosa di viscido e appiccicoso sul collo e aveva pensato che finalmente il bel Patt Scott Jr. avesse vinto la sua timidezza. Invece si trattava di “attestati di stima” di altri colleghi. Il risultato era stato che in breve si era ritrovata ricoperta di tutta questa stima e, improvvisamente, l’esibizione di Zozzapanna era finita prima del previsto e il colonnello aveva fatto riaccendere le luci rendendosi conto dell’accaduto…
Come al solito non voglio sciupare la nuova puntata svelando troppo.
Quando il colonnello Kack è arrabbiato con la dottoressa la chiama col suo nome completo a cui adesso aggiunge l’epiteto “poco di buono”.
L’inizio della puntata è un po’ strano perché vengono passati in rassegna dalla dottoressa vari colleghi: il motivo è che si tratta di un’aggiunta che feci per cercare di dare più spessore a dei personaggi secondari che altrimenti sarebbero stati solo dei nomi. Secondo me sono riuscito almeno parzialmente nel mio intento.
Poi vedremo di nuova una caratteristica sempre più evidente della dottoressa Lily: la capacità di inventarsi bugie sul momento. In questo caso si tratta di una bugia piuttosto spettacolare.
C’è anche da dire che queste bugie tendono a ritorcersi contro di lei (pensate per esempio a quando aveva detto al colonnello che il pungolo elettrico non era per animali) con esiti che non sono proprio quelli previsti dalla donna…
Come potrete immaginarvi il rapporto fra la dottoressa e Zozzapanna si sta dimostrando piuttosto conflittuale. La nuova recluta sembra dimostrare notevole prontezza e intelligenza. Volutamente in questa parte del romanzo non avremo mai il suo punto di vista, ovvero non sapremo ciò che pensa: il motivo è stilistico, in questa maniera, essa viene oggettivata (si dice?) cioè appare meno come una persona e più come un oggetto: è una mia teoria ma non sono sicuro della sua correttezza.
Comunque devo dire che a me la dottoressa Lily Saltenberger, nonostante sia una poco di buono, sta molto simpatica!
Mi rendo conto che lo ripeto spesso ma in questa puntata si fa un altro passettino in una direzione che potrebbe non essere apprezzato da tutti i lettori: che dire? Il romanzo è stato pensato così. Continuate a leggerlo solo se lo trovate divertente o almeno piacevole...
Il fattore FE è discreto: probabilmente dipende molto dai gusti personali ma io comunque voglio assegnare un solido 7/10.
Hobsbawm e Pascal
È incredibile come la lettura stimoli la mente. Siccome sono pigro tendo a perdere tempo guardando video su YouTube: alcuni di questi sono anche molto informativi ma è chiaro che il cervello che ascolta non è altrettanto attivo di un cervello che legge. Poi, certo, sarà importante anche il contenuto degli specifici video o libri…
Comunque ieri, dopo qualche giorno di languore mentale, sono riuscito a leggere un’oretta in giardino: quando ho finito avevo la testa che mi scoppiava di idee e di ragionamenti!
Se non erro ero partito leggendo Gandhi, poi ero passato a Marco Aurelio, poi a Hobsbawm e, finalmente, avevo optato per Rawls. La sera, a letto, invece leggo un libro di fantascienza leggero (“Gladiatore in legge”) e “Pensieri” di Pascal. Lo specifico perché poi emergerà un collegamento…
In realtà avrei da scrivere su uno qualsiasi dei libri che sto leggendo però, per motivi di tempo, devo fare una scelta. Opto per Hobsbawm perché mi permette di accennare ad altri libri.
Il capitolo de “L’età degli imperi” che sto leggendo è sulla scienza.
In particolare mette in evidenza la crisi delle certezze che ci fu a cavallo fra il XIX e XX secolo sia in matematica che in fisica. La questione matematica rimase di più nel mondo accademico e quindi è di minore interesse per lo storico che invece è interessato agli eventuali effetti sulla popolazione.
Nella fisica invece si hanno due rivoluzioni: una nell’infinitamente grande, nel passaggio da una visione di un universo newtoniano a uno relativistico; e nell’infinitamente piccolo con la fisica quantistica di Planck. In entrambi i casi vi è un contrasto fra scienza e intuizione: cioè la scienza va contro l’intuizione e questo toglie, in generale, molte sicurezze. La matematica diventa sempre più astratta e, apparentemente, fine a se stessa (*1).
A inizio XX secolo vi è poi la separazione fra le scienze naturali e quelle sociali. A questo proposito posso citare un altro libro che sto leggendo: “Psicologia criminale” di Longo. Scaricato da progetto Gutenberg si tratta di un libretto piuttosto noioso in cui un avvocato cerca di misurare, bilanciare e spiegare in maniera quasi matematica come la psicologia dei criminali sia diversa dal normale. Evidentemente tale libro (mi sembra del 1910) cerca di stare dietro con il suo meccanicismo alle scienze naturali: tutto è misurabile, le reazioni umane sono frutto di funzioni e variabili, a soglie che se si superano provocano precise reazioni. A leggerlo adesso suona assurdo ma fa capire l’epoca, come tutto, compresa la psicologia umana, fosse circoscrivibile in precise formule. Si comprende bene quindi la nascita dell’olismo in reazione a queste sicurezze: il tutto è maggiore della somma delle singole parti, un concetto che rompe la logica del meccanicismo. Vabbè sto divagando.
Come esempio concreto del travaglio della fisica Hobsbawm presenta la parabola dell’etere: una sostanza che a inizio XX secolo si riteneva riempisse lo spazio e che fosse necessaria, per esempio, per la propagazione delle onde elettromagnetiche.
Concetto che non mi è nuovo perché mio padre, un fisico, decine di anni fa fu molto divertito da un vecchio libro di fisica degli anni ‘20 in cui l’esistenza dell’etere non era messa in dubbio ma data per verità scientifica!
Curiosamente, se ben ricordo (non posso verificare perché non ho il relativo libro con me), anche il libro “Râja Yoga”, scritto a inizio XX secolo, accenna all’etere. Se non erro, lo yogi autore del libro lo introduce per spiegare la connessione fra l’uomo e il tutto e, anzi, lo prende a esempio di come la scienza occidentale riscopre quanto già noto alla saggezza orientale. Ma vado a memoria: è roba che ho letto mesi fa (*2).
Hobsbawm sottolinea poi come abbandonare il concetto dell’etere per sostituirlo con quello del vuoto assoluto fosse difficile anche per gli scienziati. Scrive Hobsbawm: “Insomma, ciò che rese la rivoluzione della fisica tanto rivoluzionaria non fu la scoperta di fatti nuovi, che pure non mancò, ma la riluttanza dei fisici a rivedere i loro paradigmi.”
Non era tanto un problema di accettare nuove idee quanto di abbandonare vecchie convinzioni: psicologicamente comprensibile: mentre è relativamente facile aggiungere all’esistente, togliere un qualcosa di essenziale costringe a ricostruire (rivalutare) tutto ciò che su esso si basava. Figuriamoci poi se questo elemento era alla base della loro comprensione del mondo e della realtà!
Curiosamente qualche giorno prima avevo letto un passaggio di Pascal con forti similitudini e attinenze alla rivoluzione della fisica descritta da Hobsbwam.
Il riferimento all’infinitamente grande e infinitamente piccolo si trova in un “pensiero” particolarmente lungo e articolato da cui è difficile estrarne delle frasi che riassumano l’idea in poche parole. Pascal vuole evidenziare la difficoltà dell’uomo, nel suo percorso di conoscenza, a confrontarsi con cose enormemente più grandi di lui ma anche in quelle molto più piccole (il pensiero è intitolato “Sproporzione dell’uomo”). L’uomo è inadeguato a comprenderle pienamente: deve accontentarsi di semplificazioni (insomma il mio concetto dei protomiti! [E] 2.2, “Il protomito”).
Limitatezza dell’uomo: “Tutto il mondo visibile non è che un tratto impercettibile nell’ampio seno della natura. Nessuna idea vi si avvicina; abbiamo un bel dilatare le nostre concezioni al di là degli spazi immaginabili, non partoriremo che degli atomi, in confronto alla realtà delle cose. È una sfera infinita il cui centro è ovunque, la circonferenza in nessun luogo.” (*3)
Sull’infinitamente grande: “Che [l’uomo] guardi quella luce splendente posta come una lampada eterna a illuminare l’universo, che la terra gli appaia come un punto in confronto al vasto giro che quell’astro descrive, e si stupisca del fatto che questo vasto giro è esso stesso solo un fragile frammento rispetto a quello descritto dagli astri che ruotano nel firmamento.” (*3)
E sul piccolo: “Ma per presentargli [all’uomo] un altro prodigio altrettanto stupefacente, cerchi fra ciò che conosce le cose più minute […]
Voglio fargli vedere lì dentro un nuovo abisso. Voglio dipingerli non soltanto l’universo visibile, ma l’immensità della natura che si può concepire nello spazio limitato di quello scorcio d’atomo; che vi scorga un’infinità di universi, di cui ciascuno ha il suo firmamento, i suoi pianeti, la sua terra […]” (*4)
Riassumendo: “Di questi due infiniti delle scienze, quello di grandezza è molto più percettibile, e perciò è capitato a poche persone di pretendere di conoscere ogni cosa. […]
Ma l’infinità nella piccolezza è molto meno evidente. I filosofi hanno spesso preteso di arrivarci, ed è qui che tutti si sono impigliati.” (*5)
Insomma Pascal, che scrive nel XVII secolo, avverte di quanto ciò che è fuori scala con l’uomo sia inerentemente difficile da comprendere pienamente. Nel XVIII-XIX secolo gli scienziati pensano di aver capito tutto, o almeno l’intelaiatura generale della realtà, ma all’inizio del XX secolo si scopre che nell’infinitamente grande e piccolo la scienza è da riscrivere! Insomma l’intuizione di Pascal si è dimostrata corretta e ha anticipato l’errore di arroganza della scienza nei secoli immediatamente successivi al suo: notevole!
Mi sembrava che Pascal citasse direttamente l’etere ma forse ero solo stato io ad associare tale concetto alle sue parole. Comunque ecco qui: “‘Poiché – si dice – avete creduto fin dall’infanzia che un baule fosse vuoto quando non ci vedevate dentro niente, avete creduto possibile il vuoto. È un’illusione dei vostri sensi , rafforzata dall’abitudine, che la scienza deve correggere’. E gli altri dicono: ‘Poiché vi hanno detto a scuola che il vuoto non esiste, si è corrotto il vostro senso comune che lo comprendeva con tanta chiarezza, prima di questa impressione sbagliata, che bisogna correggere ricorrendo alla vostra natura originaria’. Chi ha ingannato dunque, i sensi o l’istruzione?” (*6)
Insomma è l’etere o il vuoto che esiste? In realtà Pascal accenna appena al problema: il suo scopo è solo quello di spiegare come l’uomo sia plasmabile nell’infanzia e di come le prime impressioni siano durature. In effetti intuizioni psicologiche più che corrette.
Al di là del linguaggio un po’ troppo fiorito per i miei gusti, ma probabilmente era lo stile del tempo, le intuizioni di Pascal sono notevoli: ho già scritto di come in molti pensieri attribuisca le azioni dell’uomo alla sua “concupiscenza” e di come io ne ero rimasto perplesso fino a quando non mi sono reso conto che se sostituivo a “concupiscenza” la “libido” di Jung tornava tutto?
Conclusione: il solito sito inaffidabile a cui mi affido sempre dà Pascal come INTP: ancora io non mi sbilancio ma mi pare plausibile...
Nota (*1): ma oggi sappiamo che spesso le nuove tecnologie vanno a rispolverare oggetti matematici, scoperti e studiati decine e decine di anni prima, che solo adesso trovano delle applicazioni pratiche…
Insomma il non avere relazioni col concreto è anche relativo all’epoca e non una proprietà assoluta della matematica.
Nota (*2): infatti tale libro non mi piace: è il seguito di un’altra opera dello stesso autore che non ho e che illustra i concetti base applicati poi in questo libro. Non l’ho dimenticato da mio padre ma proprio non me lo sono volutamente portato dietro per non appesantirmi la borsa!
Nota (*3): tratto da”Pensieri” di Blaise Pascal, (E.) Orsa Maggiore Editrice, 1995, trad. Chiara Vozza, pag. 75.
Nota (*4): ibidem pag. 76.
Nota (*5): ibidem pag. 78.
Nota (*6): ibidem pag. 68.
Comunque ieri, dopo qualche giorno di languore mentale, sono riuscito a leggere un’oretta in giardino: quando ho finito avevo la testa che mi scoppiava di idee e di ragionamenti!
Se non erro ero partito leggendo Gandhi, poi ero passato a Marco Aurelio, poi a Hobsbawm e, finalmente, avevo optato per Rawls. La sera, a letto, invece leggo un libro di fantascienza leggero (“Gladiatore in legge”) e “Pensieri” di Pascal. Lo specifico perché poi emergerà un collegamento…
In realtà avrei da scrivere su uno qualsiasi dei libri che sto leggendo però, per motivi di tempo, devo fare una scelta. Opto per Hobsbawm perché mi permette di accennare ad altri libri.
Il capitolo de “L’età degli imperi” che sto leggendo è sulla scienza.
In particolare mette in evidenza la crisi delle certezze che ci fu a cavallo fra il XIX e XX secolo sia in matematica che in fisica. La questione matematica rimase di più nel mondo accademico e quindi è di minore interesse per lo storico che invece è interessato agli eventuali effetti sulla popolazione.
Nella fisica invece si hanno due rivoluzioni: una nell’infinitamente grande, nel passaggio da una visione di un universo newtoniano a uno relativistico; e nell’infinitamente piccolo con la fisica quantistica di Planck. In entrambi i casi vi è un contrasto fra scienza e intuizione: cioè la scienza va contro l’intuizione e questo toglie, in generale, molte sicurezze. La matematica diventa sempre più astratta e, apparentemente, fine a se stessa (*1).
A inizio XX secolo vi è poi la separazione fra le scienze naturali e quelle sociali. A questo proposito posso citare un altro libro che sto leggendo: “Psicologia criminale” di Longo. Scaricato da progetto Gutenberg si tratta di un libretto piuttosto noioso in cui un avvocato cerca di misurare, bilanciare e spiegare in maniera quasi matematica come la psicologia dei criminali sia diversa dal normale. Evidentemente tale libro (mi sembra del 1910) cerca di stare dietro con il suo meccanicismo alle scienze naturali: tutto è misurabile, le reazioni umane sono frutto di funzioni e variabili, a soglie che se si superano provocano precise reazioni. A leggerlo adesso suona assurdo ma fa capire l’epoca, come tutto, compresa la psicologia umana, fosse circoscrivibile in precise formule. Si comprende bene quindi la nascita dell’olismo in reazione a queste sicurezze: il tutto è maggiore della somma delle singole parti, un concetto che rompe la logica del meccanicismo. Vabbè sto divagando.
Come esempio concreto del travaglio della fisica Hobsbawm presenta la parabola dell’etere: una sostanza che a inizio XX secolo si riteneva riempisse lo spazio e che fosse necessaria, per esempio, per la propagazione delle onde elettromagnetiche.
Concetto che non mi è nuovo perché mio padre, un fisico, decine di anni fa fu molto divertito da un vecchio libro di fisica degli anni ‘20 in cui l’esistenza dell’etere non era messa in dubbio ma data per verità scientifica!
Curiosamente, se ben ricordo (non posso verificare perché non ho il relativo libro con me), anche il libro “Râja Yoga”, scritto a inizio XX secolo, accenna all’etere. Se non erro, lo yogi autore del libro lo introduce per spiegare la connessione fra l’uomo e il tutto e, anzi, lo prende a esempio di come la scienza occidentale riscopre quanto già noto alla saggezza orientale. Ma vado a memoria: è roba che ho letto mesi fa (*2).
Hobsbawm sottolinea poi come abbandonare il concetto dell’etere per sostituirlo con quello del vuoto assoluto fosse difficile anche per gli scienziati. Scrive Hobsbawm: “Insomma, ciò che rese la rivoluzione della fisica tanto rivoluzionaria non fu la scoperta di fatti nuovi, che pure non mancò, ma la riluttanza dei fisici a rivedere i loro paradigmi.”
Non era tanto un problema di accettare nuove idee quanto di abbandonare vecchie convinzioni: psicologicamente comprensibile: mentre è relativamente facile aggiungere all’esistente, togliere un qualcosa di essenziale costringe a ricostruire (rivalutare) tutto ciò che su esso si basava. Figuriamoci poi se questo elemento era alla base della loro comprensione del mondo e della realtà!
Curiosamente qualche giorno prima avevo letto un passaggio di Pascal con forti similitudini e attinenze alla rivoluzione della fisica descritta da Hobsbwam.
Il riferimento all’infinitamente grande e infinitamente piccolo si trova in un “pensiero” particolarmente lungo e articolato da cui è difficile estrarne delle frasi che riassumano l’idea in poche parole. Pascal vuole evidenziare la difficoltà dell’uomo, nel suo percorso di conoscenza, a confrontarsi con cose enormemente più grandi di lui ma anche in quelle molto più piccole (il pensiero è intitolato “Sproporzione dell’uomo”). L’uomo è inadeguato a comprenderle pienamente: deve accontentarsi di semplificazioni (insomma il mio concetto dei protomiti! [E] 2.2, “Il protomito”).
Limitatezza dell’uomo: “Tutto il mondo visibile non è che un tratto impercettibile nell’ampio seno della natura. Nessuna idea vi si avvicina; abbiamo un bel dilatare le nostre concezioni al di là degli spazi immaginabili, non partoriremo che degli atomi, in confronto alla realtà delle cose. È una sfera infinita il cui centro è ovunque, la circonferenza in nessun luogo.” (*3)
Sull’infinitamente grande: “Che [l’uomo] guardi quella luce splendente posta come una lampada eterna a illuminare l’universo, che la terra gli appaia come un punto in confronto al vasto giro che quell’astro descrive, e si stupisca del fatto che questo vasto giro è esso stesso solo un fragile frammento rispetto a quello descritto dagli astri che ruotano nel firmamento.” (*3)
E sul piccolo: “Ma per presentargli [all’uomo] un altro prodigio altrettanto stupefacente, cerchi fra ciò che conosce le cose più minute […]
Voglio fargli vedere lì dentro un nuovo abisso. Voglio dipingerli non soltanto l’universo visibile, ma l’immensità della natura che si può concepire nello spazio limitato di quello scorcio d’atomo; che vi scorga un’infinità di universi, di cui ciascuno ha il suo firmamento, i suoi pianeti, la sua terra […]” (*4)
Riassumendo: “Di questi due infiniti delle scienze, quello di grandezza è molto più percettibile, e perciò è capitato a poche persone di pretendere di conoscere ogni cosa. […]
Ma l’infinità nella piccolezza è molto meno evidente. I filosofi hanno spesso preteso di arrivarci, ed è qui che tutti si sono impigliati.” (*5)
Insomma Pascal, che scrive nel XVII secolo, avverte di quanto ciò che è fuori scala con l’uomo sia inerentemente difficile da comprendere pienamente. Nel XVIII-XIX secolo gli scienziati pensano di aver capito tutto, o almeno l’intelaiatura generale della realtà, ma all’inizio del XX secolo si scopre che nell’infinitamente grande e piccolo la scienza è da riscrivere! Insomma l’intuizione di Pascal si è dimostrata corretta e ha anticipato l’errore di arroganza della scienza nei secoli immediatamente successivi al suo: notevole!
Mi sembrava che Pascal citasse direttamente l’etere ma forse ero solo stato io ad associare tale concetto alle sue parole. Comunque ecco qui: “‘Poiché – si dice – avete creduto fin dall’infanzia che un baule fosse vuoto quando non ci vedevate dentro niente, avete creduto possibile il vuoto. È un’illusione dei vostri sensi , rafforzata dall’abitudine, che la scienza deve correggere’. E gli altri dicono: ‘Poiché vi hanno detto a scuola che il vuoto non esiste, si è corrotto il vostro senso comune che lo comprendeva con tanta chiarezza, prima di questa impressione sbagliata, che bisogna correggere ricorrendo alla vostra natura originaria’. Chi ha ingannato dunque, i sensi o l’istruzione?” (*6)
Insomma è l’etere o il vuoto che esiste? In realtà Pascal accenna appena al problema: il suo scopo è solo quello di spiegare come l’uomo sia plasmabile nell’infanzia e di come le prime impressioni siano durature. In effetti intuizioni psicologiche più che corrette.
Al di là del linguaggio un po’ troppo fiorito per i miei gusti, ma probabilmente era lo stile del tempo, le intuizioni di Pascal sono notevoli: ho già scritto di come in molti pensieri attribuisca le azioni dell’uomo alla sua “concupiscenza” e di come io ne ero rimasto perplesso fino a quando non mi sono reso conto che se sostituivo a “concupiscenza” la “libido” di Jung tornava tutto?
Conclusione: il solito sito inaffidabile a cui mi affido sempre dà Pascal come INTP: ancora io non mi sbilancio ma mi pare plausibile...
Nota (*1): ma oggi sappiamo che spesso le nuove tecnologie vanno a rispolverare oggetti matematici, scoperti e studiati decine e decine di anni prima, che solo adesso trovano delle applicazioni pratiche…
Insomma il non avere relazioni col concreto è anche relativo all’epoca e non una proprietà assoluta della matematica.
Nota (*2): infatti tale libro non mi piace: è il seguito di un’altra opera dello stesso autore che non ho e che illustra i concetti base applicati poi in questo libro. Non l’ho dimenticato da mio padre ma proprio non me lo sono volutamente portato dietro per non appesantirmi la borsa!
Nota (*3): tratto da”Pensieri” di Blaise Pascal, (E.) Orsa Maggiore Editrice, 1995, trad. Chiara Vozza, pag. 75.
Nota (*4): ibidem pag. 76.
Nota (*5): ibidem pag. 78.
Nota (*6): ibidem pag. 68.
martedì 25 giugno 2024
Droni e coglioni
Stamani ho iniziato un altro pezzo che però è andato per le lunghe (mi sono messo a cercare dei passaggi su un libro che, però, non avevo evidenziato) e, nel frattempo, mi è venuta voglia di passare alla cronaca odierna.
Partiamo dalla nostra inutile politica locale: domenica ci sono stati i ballottaggi per i sindaci, fra cui Firenze, e non è andata minimamente come mi illudevo. Credevo che la gente che NON vota PD prendesse in massa l’occasione per provare qualcosa di diverso e invece…
Mentre i voti assoluti della candidata PD sono aumentati, quelli dello sfidante sono addirittura diminuiti. Che dire? Non seguo la politica nostrana e neppure quella locale e, in realtà, questa mia previsione era vecchia di una decina di anni quando, come attivista pentastellato, ipotizzavo che in caso di ballottaggio fra PD e M5S avrebbe potuto prevalere il secondo. Ma, suppongo, Schmidt sarà stato percepito come candidato di destra cosa evidentemente imperdonabile per la maggioranza dei fiorentini.
Beh, i fiorentini col loro voto si sono meritati l’assessore di Nardella, la spalluccia di Renzi: contenti loro...
Passando alle cose serie, stamani a sorpresa, c’è stata la “liberazione” di Assange.
C’è stato un accordo fra i legali e Assange ha accettato di dichiararsi colpevole per un capo di imputazione (in realtà è innocente anche di quello) con la condanna però considerata già scontata.
L’accordo prevede che voli in un’isoletta del Pacifico dove gli USA hanno un tribunale per firmare la confessione: da lì “dovrebbe” essere libero di tornare in patria in Australia.
“Dovrebbe” fra virgolette perché la credibilità del governo USA è vicina allo zero assoluto.
Sarà interessante vedere l’accoglienza in Australia che mi aspetto sarà ottima: non da parte delle autorità ma della gente comune.
Spero che dopo tutto quello che ha passato si goda un po’ di pace: con calma, mi aspetto e spero che racconti la sua versione dei fatti e soprattutto ciò che ha passato. E se in occidente non gli sarà possibile parlare liberamente allora sarebbe bene che lui e la sua famiglia se ne vadano in Russia dove, suppongo, verrebbe accolta a braccia aperte…
Perché ora? Le “mie” fonti ipotizzano che sia un’idea per dare una cartuccia in più a Biden per il suo confronto in tivvù con Trump. Plausibile…
Passando alle cose ancora più serie e, soprattutto, pericolose c’è stato l’attacco missilistico alla Crimea con relativa strage di civili in spiaggia: a stamani un centinaio di feriti e cinque morti di cui tre bambini.
L’opinione pubblica russa è infuriata e sale la pressione su Putin per una risposta adeguata.
L’ho già scritto altrove ma giova ripeterlo per chi normalmente segue la propaganda occidentale: Putin NON è folle ma è un moderato che ha cercato fino all’ultimo di mantenere buoni rapporti con l’occidente; sta vincendo la guerra e non vuole scatenare reazioni imprevedibili; soprattutto, essendo l’unico “adulto”, fa di tutto per evitare che si arrivi a una guerra aperta col conseguente uso di armi nucleari e, probabilmente, la fine dell’Europa e forse del genere umano. Però a Mosca ci sono tanti altri politici che vorrebbero da tempo che la Russia chiudesse la partita con l’Ucraina (anche a costo di più vittime fra i militari russi o i civili ucraini), magari con una bella bomba nucleare su Kiev dopo un preavviso di qualche giorno per farla evacuare, e che rispondesse alle provocazioni occidentali.
L’occidente e in particolare gli USA sono sotto accusa in Russia perché i missili usati per colpire i loro bersagli hanno bisogno della collaborazione attiva di militari occidentali: per questo considerano l’attacco come sì partito dall’Ucraina ma effettivamente realizzato dagli USA.
Putin aveva detto che non avrebbe tollerato che questo confine venisse oltrepassato e oggi alti diplomatici russi (fra cui il normalmente pacato ministro degli esteri Lavrov che stavolta era visibilmente adirato) hanno confermato che ci sarà una risposta.
Al momento sembra che un drone americano, che volando sul mar Nero spia e raccogli dati militari sulla Crimea, sia stato abbattuto dai russi o, comunque (strana coincidenza, eh?), sia precipitato in mare. Vedremo se ci saranno reazioni da parte dell’occidente o conferme da parte russa.
Giova poi ricordare la storica visita di Putin in Nord Corea.
La Russia fino a pochi anni fa aveva collaborato con l’occidente per isolare la Corea del Nord.
Adesso la Corea del Nord non è più isolata e,se ho ben capito (ma prendetemi in questo caso col beneficio del dubbio), è stato firmato un accordo di mutua difesa e di collaborazione economica.
Questi sono i frutti che la squadra dei badanti di Capitan Demente sta raccogliendo.
Il buon Osea scriveva che chi semina vento raccoglie tempesta: ma questi che ne capiscono…
Conclusione: i droni del titolo è chiaro che sono quelli che volano sopra il mar Nero: spero che avrete capito anche chi sono i coglioni...
Partiamo dalla nostra inutile politica locale: domenica ci sono stati i ballottaggi per i sindaci, fra cui Firenze, e non è andata minimamente come mi illudevo. Credevo che la gente che NON vota PD prendesse in massa l’occasione per provare qualcosa di diverso e invece…
Mentre i voti assoluti della candidata PD sono aumentati, quelli dello sfidante sono addirittura diminuiti. Che dire? Non seguo la politica nostrana e neppure quella locale e, in realtà, questa mia previsione era vecchia di una decina di anni quando, come attivista pentastellato, ipotizzavo che in caso di ballottaggio fra PD e M5S avrebbe potuto prevalere il secondo. Ma, suppongo, Schmidt sarà stato percepito come candidato di destra cosa evidentemente imperdonabile per la maggioranza dei fiorentini.
Beh, i fiorentini col loro voto si sono meritati l’assessore di Nardella, la spalluccia di Renzi: contenti loro...
Passando alle cose serie, stamani a sorpresa, c’è stata la “liberazione” di Assange.
C’è stato un accordo fra i legali e Assange ha accettato di dichiararsi colpevole per un capo di imputazione (in realtà è innocente anche di quello) con la condanna però considerata già scontata.
L’accordo prevede che voli in un’isoletta del Pacifico dove gli USA hanno un tribunale per firmare la confessione: da lì “dovrebbe” essere libero di tornare in patria in Australia.
“Dovrebbe” fra virgolette perché la credibilità del governo USA è vicina allo zero assoluto.
Sarà interessante vedere l’accoglienza in Australia che mi aspetto sarà ottima: non da parte delle autorità ma della gente comune.
Spero che dopo tutto quello che ha passato si goda un po’ di pace: con calma, mi aspetto e spero che racconti la sua versione dei fatti e soprattutto ciò che ha passato. E se in occidente non gli sarà possibile parlare liberamente allora sarebbe bene che lui e la sua famiglia se ne vadano in Russia dove, suppongo, verrebbe accolta a braccia aperte…
Perché ora? Le “mie” fonti ipotizzano che sia un’idea per dare una cartuccia in più a Biden per il suo confronto in tivvù con Trump. Plausibile…
Passando alle cose ancora più serie e, soprattutto, pericolose c’è stato l’attacco missilistico alla Crimea con relativa strage di civili in spiaggia: a stamani un centinaio di feriti e cinque morti di cui tre bambini.
L’opinione pubblica russa è infuriata e sale la pressione su Putin per una risposta adeguata.
L’ho già scritto altrove ma giova ripeterlo per chi normalmente segue la propaganda occidentale: Putin NON è folle ma è un moderato che ha cercato fino all’ultimo di mantenere buoni rapporti con l’occidente; sta vincendo la guerra e non vuole scatenare reazioni imprevedibili; soprattutto, essendo l’unico “adulto”, fa di tutto per evitare che si arrivi a una guerra aperta col conseguente uso di armi nucleari e, probabilmente, la fine dell’Europa e forse del genere umano. Però a Mosca ci sono tanti altri politici che vorrebbero da tempo che la Russia chiudesse la partita con l’Ucraina (anche a costo di più vittime fra i militari russi o i civili ucraini), magari con una bella bomba nucleare su Kiev dopo un preavviso di qualche giorno per farla evacuare, e che rispondesse alle provocazioni occidentali.
L’occidente e in particolare gli USA sono sotto accusa in Russia perché i missili usati per colpire i loro bersagli hanno bisogno della collaborazione attiva di militari occidentali: per questo considerano l’attacco come sì partito dall’Ucraina ma effettivamente realizzato dagli USA.
Putin aveva detto che non avrebbe tollerato che questo confine venisse oltrepassato e oggi alti diplomatici russi (fra cui il normalmente pacato ministro degli esteri Lavrov che stavolta era visibilmente adirato) hanno confermato che ci sarà una risposta.
Al momento sembra che un drone americano, che volando sul mar Nero spia e raccogli dati militari sulla Crimea, sia stato abbattuto dai russi o, comunque (strana coincidenza, eh?), sia precipitato in mare. Vedremo se ci saranno reazioni da parte dell’occidente o conferme da parte russa.
Giova poi ricordare la storica visita di Putin in Nord Corea.
La Russia fino a pochi anni fa aveva collaborato con l’occidente per isolare la Corea del Nord.
Adesso la Corea del Nord non è più isolata e,se ho ben capito (ma prendetemi in questo caso col beneficio del dubbio), è stato firmato un accordo di mutua difesa e di collaborazione economica.
Questi sono i frutti che la squadra dei badanti di Capitan Demente sta raccogliendo.
Il buon Osea scriveva che chi semina vento raccoglie tempesta: ma questi che ne capiscono…
Conclusione: i droni del titolo è chiaro che sono quelli che volano sopra il mar Nero: spero che avrete capito anche chi sono i coglioni...
lunedì 24 giugno 2024
Serie e pellicole ipnobatiste
Altro pezzo leggero oggi.
Fra i vari canali YouTube che seguo, in primo luogo Asmongold, ce ne sono tre o quattro che parlano di videogiochi e di serie/pellicole televisive.
Inevitabilmente finisco per incuriosirmi e seguire anche le polemiche generate dalle infiltrazioni dell’ideologia ipnobatista (“woke”; v. Sonno della ragione) nelle serie televisive e, più recentemente, nel mondo dei videogiochi.
Trovo le relative polemiche sia divertenti che indicative, soprattutto quelle per i videogiochi perché danno il polso del pensiero giovanile sull’ipnobatismo (“ideologia woke”).
Comunque recentemente l’argomento caldo del momento è la serie Disney “L’accolita” ambientata nell’universo di Guerre Stellari.
Ora non avendo mai avuto la fruizione del canale Disney non ho potuto vedere le varie serie prodotte per Guerre Stellari da quando il marchio è stato acquistato dalla Lucasfilm. Le mie informazioni sono quindi di seconda mano e di parte.
Comunque, da quello che avevo capito, si pensava che il fondo fosse già stato toccato dalle serie precedenti e che non fosse possibile fare peggio: invece “L’accolita” ha dimostrato che era possibilissimo. Il punteggio del pubblico (l’unico che conta) era al 19% in diminuzione, forse adesso al 15%, non sono sicuro…
La reazione della Disney (in senso lato, intendendo quindi anche attori, sceneggiatori, registi e non solo i vertici dell’azienda) si difendono attaccando il pubblico di appassionati definendolo razzista: ovvero che vota negativamente il programma a causa dei “messaggi” della serie che propongono insistentemente tutti gli ideali ipnobatisti. Gli appassionati si difendono dicendo che è invece la serie a essere veramente brutta e mal prodotta.
Io, non avendo visto il programma non posso giudicare, ma tendo a credere agli appassionati. Il motivo è la mia esperienza con “Gli anelli del potere” di Primevideo. Anche qui, già prima di vedere la prima puntata, ero a conoscenza delle polemiche per la nomea di ipnobatismo con cui la serie si presentava.
Sinceramente temevo che avrei vissuto l’esperienza in maniera conflittuale: da una parte felice di immergermi comunque nel mondo fantastico della Terra di Mezzo ma da un’altra sentendomi in colpa per stare “tradendo” la visione originale di Tolkien.
Invece no: trovai la prima puntata estremamente noiosa e priva di fascino e guardai la seconda a velocità accelerata soffermandomi solo sulle parti che mi sembravano più interessanti. Quindi ne abbandonai completamente la visione senza la minima curiosità né rimpianto per la storia di cui non avrei mai saputo la fine.
Mio padre, che non sapeva niente delle polemiche, e che guarda le pellicole del Signore degli Anelli a ripetizione provò anch’egli a guardare “Gli anelli del potere” ma non gli piacque e lasciò perdere.
La posizione di Asmongold è che sarà il mercato a decidere: se queste produzioni non piacciono e saranno dei fallimenti economici allora si tornerà a prodotti migliori non inquinati dal goffo tentativo di inserirvi “messaggi” ideologici.
Come al solito Asmongold è molto sobrio nelle sue analisi ma, a mio avviso, in questo caso sbaglia.
Già da tempo queste produzione a base di ipnobatismo hanno dimostrato di essere scarsamente apprezzate (quando va bene) dal pubblico mentre altre che ne erano libere (vedi la prima stagione di “Reacher” e “Mercoledì”) sono state dei grandi successi.
La Disney sta distruggendo il marchio “Guerre Stellari” e Marvel con i suoi patetici prodotti ma qui non si tratta più di economia ma di ideologia. Ai vertici Disney, e quindi ai suoi maggiori azionisti (fra cui BlackRock), non importa se l’azienda perde milioni se non miliardi: quel che conta è che insista nello spingere il suo “messaggio”. Esattamente come succede per i media tradizionali e la loro propaganda: non importa se vanno in rimessa, le perdite saranno riassorbite altrove, l’importante è che la macchina della propaganda non perda un colpo.
Questa similitudine fra media tradizionali e produzioni cinematografiche sfugge ancora ad Asmongold.
Tornando a queste produzioni Disney ci si potrebbe chiedere: ma perché non fanno sì dei prodotti ripieni di ipnobatismo ma comunque divertenti e capaci di intrattenere il grande pubblico? Io, pur sentendomi un po’ in colpa, avrei guardato gli “Anelli del potere” se fosse stata una serie guardabile. Cosa intendo con “guardabile”? Intendo una trama che non sia piena di buchi, colpi di scena che stupiscono, una storia che intriga, personaggi memorabili, dialoghi significativi, effetti speciali che ricreano l’atmosfera magica di un mondo immaginario…
Invece queste produzioni falliscono su tutti questi fronti e, in più, vi inseriscono i “messaggi” in maniera goffa, troppo evidente, che va a rompere l’immersione nella storia e irrita lo spettatore medio perché il tentativo di condizionarlo è troppo scoperto.
E perché la Disney non sa più produrre, non dico un capolavoro, ma neppure un buon prodotto?
Evidentemente al suo interno si è creato un microcosmo (vedi il concetto di “Microsocietà” in [E] 22.1; “La società nella società”) di persone, all’interno di un altro microcosmo comparabile che è l’ambiente di Hollywood, che la pensano tutte allo stesso modo e che hanno gli stessi valori/principi ormai diversi da quelli della gente comune (vedi il concetto di epomiti “locali” e “assoluti” in [E] 6.2 e 6.3). Un ambiente chiuso in cui, suppongo, conta più l’ideologia che il merito con la conseguenza di abbassare, in una specie di circolo vizioso, la capacità complessiva dell’azienda.
Io credo che produttori/registi/sceneggiatori/attori fossero sinceramente convinti di aver creato un capolavoro per il semplice motivo che hanno perso completamente il contatto con il sentire del grande pubblico e, contemporaneamente, si tratta di produttori/registi/sceneggiatori/attori scelti in base all’ideologia e non alle loro reali qualità e, quindi, complessivamente con capacità ridotte rispetto ai loro colleghi di venti e passa anni fa.
Il bello della mia teoria, intendo quella dell’Epitome, è la sua applicabilità indipendentemente alla scala: intendo che le leggi del potere si applicano sia allo Stato che alla città che all’azienda.
In questo senso credo che la Disney sia in una crisi di decadenza nel significato di [E] 15.1 che la porterà in una parabola di autodistruzione.
Poi ovvio che un’azienda non è uno Stato: qui basterebbe che il vertice venga cambiato dagli azionisti e che si torni a puntare sulla qualità del prodotto invece che sull’ideologia. Al momento questo non avviene perché agli azionisti sta bene perdere denaro che, evidentement3e, compensano guadagnando altrove.
Conclusione: aspetto oramai con impazienza il prossimo prodotto Disney: non per guardarlo ma per divertirmi a seguirne le molteplici stroncature...
Fra i vari canali YouTube che seguo, in primo luogo Asmongold, ce ne sono tre o quattro che parlano di videogiochi e di serie/pellicole televisive.
Inevitabilmente finisco per incuriosirmi e seguire anche le polemiche generate dalle infiltrazioni dell’ideologia ipnobatista (“woke”; v. Sonno della ragione) nelle serie televisive e, più recentemente, nel mondo dei videogiochi.
Trovo le relative polemiche sia divertenti che indicative, soprattutto quelle per i videogiochi perché danno il polso del pensiero giovanile sull’ipnobatismo (“ideologia woke”).
Comunque recentemente l’argomento caldo del momento è la serie Disney “L’accolita” ambientata nell’universo di Guerre Stellari.
Ora non avendo mai avuto la fruizione del canale Disney non ho potuto vedere le varie serie prodotte per Guerre Stellari da quando il marchio è stato acquistato dalla Lucasfilm. Le mie informazioni sono quindi di seconda mano e di parte.
Comunque, da quello che avevo capito, si pensava che il fondo fosse già stato toccato dalle serie precedenti e che non fosse possibile fare peggio: invece “L’accolita” ha dimostrato che era possibilissimo. Il punteggio del pubblico (l’unico che conta) era al 19% in diminuzione, forse adesso al 15%, non sono sicuro…
La reazione della Disney (in senso lato, intendendo quindi anche attori, sceneggiatori, registi e non solo i vertici dell’azienda) si difendono attaccando il pubblico di appassionati definendolo razzista: ovvero che vota negativamente il programma a causa dei “messaggi” della serie che propongono insistentemente tutti gli ideali ipnobatisti. Gli appassionati si difendono dicendo che è invece la serie a essere veramente brutta e mal prodotta.
Io, non avendo visto il programma non posso giudicare, ma tendo a credere agli appassionati. Il motivo è la mia esperienza con “Gli anelli del potere” di Primevideo. Anche qui, già prima di vedere la prima puntata, ero a conoscenza delle polemiche per la nomea di ipnobatismo con cui la serie si presentava.
Sinceramente temevo che avrei vissuto l’esperienza in maniera conflittuale: da una parte felice di immergermi comunque nel mondo fantastico della Terra di Mezzo ma da un’altra sentendomi in colpa per stare “tradendo” la visione originale di Tolkien.
Invece no: trovai la prima puntata estremamente noiosa e priva di fascino e guardai la seconda a velocità accelerata soffermandomi solo sulle parti che mi sembravano più interessanti. Quindi ne abbandonai completamente la visione senza la minima curiosità né rimpianto per la storia di cui non avrei mai saputo la fine.
Mio padre, che non sapeva niente delle polemiche, e che guarda le pellicole del Signore degli Anelli a ripetizione provò anch’egli a guardare “Gli anelli del potere” ma non gli piacque e lasciò perdere.
La posizione di Asmongold è che sarà il mercato a decidere: se queste produzioni non piacciono e saranno dei fallimenti economici allora si tornerà a prodotti migliori non inquinati dal goffo tentativo di inserirvi “messaggi” ideologici.
Come al solito Asmongold è molto sobrio nelle sue analisi ma, a mio avviso, in questo caso sbaglia.
Già da tempo queste produzione a base di ipnobatismo hanno dimostrato di essere scarsamente apprezzate (quando va bene) dal pubblico mentre altre che ne erano libere (vedi la prima stagione di “Reacher” e “Mercoledì”) sono state dei grandi successi.
La Disney sta distruggendo il marchio “Guerre Stellari” e Marvel con i suoi patetici prodotti ma qui non si tratta più di economia ma di ideologia. Ai vertici Disney, e quindi ai suoi maggiori azionisti (fra cui BlackRock), non importa se l’azienda perde milioni se non miliardi: quel che conta è che insista nello spingere il suo “messaggio”. Esattamente come succede per i media tradizionali e la loro propaganda: non importa se vanno in rimessa, le perdite saranno riassorbite altrove, l’importante è che la macchina della propaganda non perda un colpo.
Questa similitudine fra media tradizionali e produzioni cinematografiche sfugge ancora ad Asmongold.
Tornando a queste produzioni Disney ci si potrebbe chiedere: ma perché non fanno sì dei prodotti ripieni di ipnobatismo ma comunque divertenti e capaci di intrattenere il grande pubblico? Io, pur sentendomi un po’ in colpa, avrei guardato gli “Anelli del potere” se fosse stata una serie guardabile. Cosa intendo con “guardabile”? Intendo una trama che non sia piena di buchi, colpi di scena che stupiscono, una storia che intriga, personaggi memorabili, dialoghi significativi, effetti speciali che ricreano l’atmosfera magica di un mondo immaginario…
Invece queste produzioni falliscono su tutti questi fronti e, in più, vi inseriscono i “messaggi” in maniera goffa, troppo evidente, che va a rompere l’immersione nella storia e irrita lo spettatore medio perché il tentativo di condizionarlo è troppo scoperto.
E perché la Disney non sa più produrre, non dico un capolavoro, ma neppure un buon prodotto?
Evidentemente al suo interno si è creato un microcosmo (vedi il concetto di “Microsocietà” in [E] 22.1; “La società nella società”) di persone, all’interno di un altro microcosmo comparabile che è l’ambiente di Hollywood, che la pensano tutte allo stesso modo e che hanno gli stessi valori/principi ormai diversi da quelli della gente comune (vedi il concetto di epomiti “locali” e “assoluti” in [E] 6.2 e 6.3). Un ambiente chiuso in cui, suppongo, conta più l’ideologia che il merito con la conseguenza di abbassare, in una specie di circolo vizioso, la capacità complessiva dell’azienda.
Io credo che produttori/registi/sceneggiatori/attori fossero sinceramente convinti di aver creato un capolavoro per il semplice motivo che hanno perso completamente il contatto con il sentire del grande pubblico e, contemporaneamente, si tratta di produttori/registi/sceneggiatori/attori scelti in base all’ideologia e non alle loro reali qualità e, quindi, complessivamente con capacità ridotte rispetto ai loro colleghi di venti e passa anni fa.
Il bello della mia teoria, intendo quella dell’Epitome, è la sua applicabilità indipendentemente alla scala: intendo che le leggi del potere si applicano sia allo Stato che alla città che all’azienda.
In questo senso credo che la Disney sia in una crisi di decadenza nel significato di [E] 15.1 che la porterà in una parabola di autodistruzione.
Poi ovvio che un’azienda non è uno Stato: qui basterebbe che il vertice venga cambiato dagli azionisti e che si torni a puntare sulla qualità del prodotto invece che sull’ideologia. Al momento questo non avviene perché agli azionisti sta bene perdere denaro che, evidentement3e, compensano guadagnando altrove.
Conclusione: aspetto oramai con impazienza il prossimo prodotto Disney: non per guardarlo ma per divertirmi a seguirne le molteplici stroncature...
domenica 23 giugno 2024
Un po' di calcetti
È da un po’ che voglio scrivere di calcio: poca roba, non vedendo più le partite ho solo delle idee molto generiche. Del resto la grande lezione delle mie previsioni calcistiche è che le partite vanno viste: non ci si può basare né sulle sintesi di pochi minuti e, ancora meno, sulle valutazioni dei giornalisti sportivi (completamente stravolte dal risultato della partita).
La prima osservazione è su Italiano: in genere non sono mai rimasto soddisfatto dagli allenatori della Fiorentina ma Italiano a me non dispiaceva. Il problema è che ha sempre avuto attaccanti infimi (grazie a Pradè) che non riuscivano a concretizzare l’enorme mole di gioco prodotta dalla squadra. Se va in una squadra con un attaccante decente credo che farà bene.
A proposito di attaccanti il caso opposto è quello di Thiago Motta, l’ex allenatore del Bologna: aveva un attaccante, Zirkzee, di un altro livello (vabbè, visto solo una volta quindi prendetemi col beneficio del dubbio) e questo l’ha fatto apparire come un super allenatore. Un po’ come Prandelli ai tempi in cui aveva Toni e Mutu che segnavano una caterva di gol…
Per questo motivo non sono sicuro che andrà bene alla Juventus a meno che non sappia rivitalizzare Vlaovic o che gli azzecchino qualche altro attaccante.
E Allegri? Rimango dell’idea di dieci anni fa: quando aveva la squadra più forte, senza avversari, vinceva. Il suo gioco era chiudersi in difesa e fare un gol, anzi vice versa, e in questa maniera ha vinto N scudetti. Adesso che la squadra aveva degli squilibri da risolvere non è riuscito a fare niente di diverso. Poi, probabilmente, anche i giocatori si erano stufati e non si impegnavano più...
Riguardo Conte al Napoli sono molto stupito: considerando i caratteri ci sarà subito una grande litigata per il mercato degli acquisti. Poi dipenderà da come inizia il campionato: buoni risultati portano armonia ma le sconfitte tensione. E dipenderà anche se De Laurentis potrà liberarsene senza dovergli pagare lo stipendio: penso che in qualche modo si sia tutelato per questa evenienza. Magari qualche clausola tipo che se lede l’immagine del Napoli (e del suo presidente) criticando allora potrà essere licenziato senza penale… (mia supposizione, non ho sentito niente al riguardo!).
Tutto qui: non vedendo le partite è impossibile fare previsioni di sorta.
Conclusione: e dell’Italia? Bo… senza attaccanti si va poco lontano: non conosco Scamacca ma al momento non segna...
La prima osservazione è su Italiano: in genere non sono mai rimasto soddisfatto dagli allenatori della Fiorentina ma Italiano a me non dispiaceva. Il problema è che ha sempre avuto attaccanti infimi (grazie a Pradè) che non riuscivano a concretizzare l’enorme mole di gioco prodotta dalla squadra. Se va in una squadra con un attaccante decente credo che farà bene.
A proposito di attaccanti il caso opposto è quello di Thiago Motta, l’ex allenatore del Bologna: aveva un attaccante, Zirkzee, di un altro livello (vabbè, visto solo una volta quindi prendetemi col beneficio del dubbio) e questo l’ha fatto apparire come un super allenatore. Un po’ come Prandelli ai tempi in cui aveva Toni e Mutu che segnavano una caterva di gol…
Per questo motivo non sono sicuro che andrà bene alla Juventus a meno che non sappia rivitalizzare Vlaovic o che gli azzecchino qualche altro attaccante.
E Allegri? Rimango dell’idea di dieci anni fa: quando aveva la squadra più forte, senza avversari, vinceva. Il suo gioco era chiudersi in difesa e fare un gol, anzi vice versa, e in questa maniera ha vinto N scudetti. Adesso che la squadra aveva degli squilibri da risolvere non è riuscito a fare niente di diverso. Poi, probabilmente, anche i giocatori si erano stufati e non si impegnavano più...
Riguardo Conte al Napoli sono molto stupito: considerando i caratteri ci sarà subito una grande litigata per il mercato degli acquisti. Poi dipenderà da come inizia il campionato: buoni risultati portano armonia ma le sconfitte tensione. E dipenderà anche se De Laurentis potrà liberarsene senza dovergli pagare lo stipendio: penso che in qualche modo si sia tutelato per questa evenienza. Magari qualche clausola tipo che se lede l’immagine del Napoli (e del suo presidente) criticando allora potrà essere licenziato senza penale… (mia supposizione, non ho sentito niente al riguardo!).
Tutto qui: non vedendo le partite è impossibile fare previsioni di sorta.
Conclusione: e dell’Italia? Bo… senza attaccanti si va poco lontano: non conosco Scamacca ma al momento non segna...
venerdì 21 giugno 2024
27. Attestati di stima
Come promesso ho deciso di rimediare al ritardo di due giorni pubblicando due puntate una dopo l’altra.
La precedente puntata è stata molto breve e, in pratica, si è saputo: 1. che le carriere della dottoressa e del suo amato capitano Carl Scott Jr. dipendono dal buon esito della missione; 2. come è fisicamente fatta la bellissima Zozzapanna.
In questa puntata Zozzapanna mostra quello che sa fare per dimostrare di essere pronta per la missione ma, in realtà, la scena descriverà una relativa disavventura che colpirà la dottoressa Lily Ruth von Krausslofter durante la presentazione.
Ovviamente non posso entrare nei dettagli ma, soprattutto grazie a un accenno nel finale della puntata, inizia a delinearsi sempre più chiaramente il rapporto conflittuale fra la dottoressa e la recluta affidata alle sue cure.
Da notare che la dottoressa supera la dissonanza cognitiva provocata dal suo odio per la ragazza non ammettendo che la tema per il suo fascino e bellezza ma perché la reputa moralmente abietta: essa pensa infatti che il condizionamento che le ha dato non si è sovrapposto alla sua natura profonda ma, al contrario, la ha semplicemente fatta emergere e liberata da ogni inibizione. Sarà veramente così?
Aggiungo che questo episodio sarà solo l’inizio di una lunga rivalità…
Fattore EF… uhm… forse 8 è troppo… diciamo 7½/10…
Ah! Giova ripetere che, grossomodo, l'intero racconto è stato scritto con l’idea di accompagnare il lettore in un progressivo percorso di crescenti perversioni: è normale quindi che il lettore, arrivato a un certo punto della storia, si accorga di non apprezzare né divertirsi con la lettura e che quindi decida di abbandonarla.
In questa puntata facciamo un ulteriore passettino in tale direzione dato che introduco un tipico piatto giapponese delle prefetture di Okayama e Kagawa: il Bukkake udon (lettura con paragrafo etimologicamente esplicativo e chiarificatore) ma non nel senso culinario. Ehm… ammetto di averlo scoperto oggi: io sospettavo un’etimologia derivante da “buck” + “cake” invece...
La precedente puntata è stata molto breve e, in pratica, si è saputo: 1. che le carriere della dottoressa e del suo amato capitano Carl Scott Jr. dipendono dal buon esito della missione; 2. come è fisicamente fatta la bellissima Zozzapanna.
In questa puntata Zozzapanna mostra quello che sa fare per dimostrare di essere pronta per la missione ma, in realtà, la scena descriverà una relativa disavventura che colpirà la dottoressa Lily Ruth von Krausslofter durante la presentazione.
Ovviamente non posso entrare nei dettagli ma, soprattutto grazie a un accenno nel finale della puntata, inizia a delinearsi sempre più chiaramente il rapporto conflittuale fra la dottoressa e la recluta affidata alle sue cure.
Da notare che la dottoressa supera la dissonanza cognitiva provocata dal suo odio per la ragazza non ammettendo che la tema per il suo fascino e bellezza ma perché la reputa moralmente abietta: essa pensa infatti che il condizionamento che le ha dato non si è sovrapposto alla sua natura profonda ma, al contrario, la ha semplicemente fatta emergere e liberata da ogni inibizione. Sarà veramente così?
Aggiungo che questo episodio sarà solo l’inizio di una lunga rivalità…
Fattore EF… uhm… forse 8 è troppo… diciamo 7½/10…
Ah! Giova ripetere che, grossomodo, l'intero racconto è stato scritto con l’idea di accompagnare il lettore in un progressivo percorso di crescenti perversioni: è normale quindi che il lettore, arrivato a un certo punto della storia, si accorga di non apprezzare né divertirsi con la lettura e che quindi decida di abbandonarla.
In questa puntata facciamo un ulteriore passettino in tale direzione dato che introduco un tipico piatto giapponese delle prefetture di Okayama e Kagawa: il Bukkake udon (lettura con paragrafo etimologicamente esplicativo e chiarificatore) ma non nel senso culinario. Ehm… ammetto di averlo scoperto oggi: io sospettavo un’etimologia derivante da “buck” + “cake” invece...
26. Zozzapanna
Finalmente abbiamo un nome per la recluta dello SHITS più bella del mondo: Zozzapanna!!
Ma procediamo con ordine: nella puntata precedente la dottoressa Ruth von Krausslofter aveva presentato alla squadra la nuova recluta: all’epoca però l’addestramento non era completo e la ragazza non sembrava felicissima del suo nuovo lavoro.
Anche il direttore Tualet aveva notato qualcosa ma si era distratto verificando se il pungolo elettrico usato dalla dottoressa fosse a norma.
Alla fine, comprimendo un po’ i tempi per un addestramento completo (*1), la riunione era stata aggiornata alla sera del giorno successivo.
Questa puntata inizia con un’importante comunicazione privata del colonnello/direttore Kack alla dottoressa e al capitano: per motivi sostanzialmente burocratici la carriera di entrambi sarà determinata dal risultato della missione. Se essa fallirà entrambi saranno senza lavoro o peggio.
Contemporaneamente però la stessa scena mi dà l’opportunità di mostrare come il legame fra la dottoressa e il suo amato capitano Mac Burgerin stia diventando sempre più solido.
Devo poi ammettere che in questa scena ho fatto un piccolo errore “stilistico”: di solito la mia regola è che in ogni sezione del racconto delimitata dagli asterischi il punto di vista è di un unico personaggio: questo significa che “i pensieri” sono tutti riferibili allo stesso personaggio.
In questo caso invece c’è un pensiero del direttore e uno della dottoressa. Poca roba e senza possibilità di fraintendimento ma chiaramente non lo volevo fare…
Nella seconda parte della puntata c’è la presentazione vera e propria di Zozzapanna che, in effetti, è semplicemente una lunga e meticolosa descrizione fisica della stessa. Della sua personalità al momento sappiamo poco o nulla.
Si capisce poi anche perché la dottoressa Ruth Saltenberger si senta minacciata dalla stupefacente bellezza della sua recluta: e, come sappiamo, la dottoressa è decisamente cinica e pronta a tutto per raggiungere i propri obiettivi. Già nelle precedenti puntate abbiamo scoperto che il suo piano prevede l’eliminazione fisica di Zozzapanna al termine della missione e adesso la dottoressa sarà ancor più motivata sapendo che la sua carriera e quella del suo amato sono a repentaglio…
Il fattore EF, pur senza scene particolarmente erotiche, mi pare comunque discreto: diciamo 6½/10. Poi certo, l’ho già scritto ma giova ripeterlo, le diverse puntate sono particolarmente corte e non hanno quindi fisicamente la possibilità di portare il lettore nell’atmosfera precedentemente creata: per questo consiglio sempre, prima di leggere una nuova puntata, di rileggersi almeno quella precedente...
Nota (*1): qui si nota che scrissi questa storia due estati fa: adesso ne avrei sicuramente approfittato per scherzare sull’addestramento NATO accelerato ai soldati ucraini o, magari, ai piloti per gli F-16...
Ma procediamo con ordine: nella puntata precedente la dottoressa Ruth von Krausslofter aveva presentato alla squadra la nuova recluta: all’epoca però l’addestramento non era completo e la ragazza non sembrava felicissima del suo nuovo lavoro.
Anche il direttore Tualet aveva notato qualcosa ma si era distratto verificando se il pungolo elettrico usato dalla dottoressa fosse a norma.
Alla fine, comprimendo un po’ i tempi per un addestramento completo (*1), la riunione era stata aggiornata alla sera del giorno successivo.
Questa puntata inizia con un’importante comunicazione privata del colonnello/direttore Kack alla dottoressa e al capitano: per motivi sostanzialmente burocratici la carriera di entrambi sarà determinata dal risultato della missione. Se essa fallirà entrambi saranno senza lavoro o peggio.
Contemporaneamente però la stessa scena mi dà l’opportunità di mostrare come il legame fra la dottoressa e il suo amato capitano Mac Burgerin stia diventando sempre più solido.
Devo poi ammettere che in questa scena ho fatto un piccolo errore “stilistico”: di solito la mia regola è che in ogni sezione del racconto delimitata dagli asterischi il punto di vista è di un unico personaggio: questo significa che “i pensieri” sono tutti riferibili allo stesso personaggio.
In questo caso invece c’è un pensiero del direttore e uno della dottoressa. Poca roba e senza possibilità di fraintendimento ma chiaramente non lo volevo fare…
Nella seconda parte della puntata c’è la presentazione vera e propria di Zozzapanna che, in effetti, è semplicemente una lunga e meticolosa descrizione fisica della stessa. Della sua personalità al momento sappiamo poco o nulla.
Si capisce poi anche perché la dottoressa Ruth Saltenberger si senta minacciata dalla stupefacente bellezza della sua recluta: e, come sappiamo, la dottoressa è decisamente cinica e pronta a tutto per raggiungere i propri obiettivi. Già nelle precedenti puntate abbiamo scoperto che il suo piano prevede l’eliminazione fisica di Zozzapanna al termine della missione e adesso la dottoressa sarà ancor più motivata sapendo che la sua carriera e quella del suo amato sono a repentaglio…
Il fattore EF, pur senza scene particolarmente erotiche, mi pare comunque discreto: diciamo 6½/10. Poi certo, l’ho già scritto ma giova ripeterlo, le diverse puntate sono particolarmente corte e non hanno quindi fisicamente la possibilità di portare il lettore nell’atmosfera precedentemente creata: per questo consiglio sempre, prima di leggere una nuova puntata, di rileggersi almeno quella precedente...
Nota (*1): qui si nota che scrissi questa storia due estati fa: adesso ne avrei sicuramente approfittato per scherzare sull’addestramento NATO accelerato ai soldati ucraini o, magari, ai piloti per gli F-16...
giovedì 20 giugno 2024
Un pensiero positivo
In genere sono pessimista: capisco che il mondo va nella direzione sbagliata ma che la maggior parte delle persone non se ne accorge. Capisco che non è un problema di intelligenza o di cultura ma psicologico: una mal riposta fiducia nella struttura della società e nell’onestà delle istituzioni in senso lato (includendovi, per esempio, i media tradizionali o la magistratura).
Capisco che, essendo un problema psicologico, un approccio razionale per spiegare loro la realtà della situazione non funzioni. Si tratta di persone che non solo credono alla propaganda ma che vogliono crederci: non vogliono ascoltare altro e non vogliono pensare con la propria testa. Anche quando si imbattono direttamente in situazioni che smentiscono la narrativa dominante preferiscono ignorarle, non credere ai propri occhi.
Per convincerle dovrebbero poter accedere a una propaganda contraria a quella che subiscono ma, data la struttura della società, questo non sarà mai possibile.
Queste persone cambiano idea, aprono gli occhi, solo quando sbattono la faccia contro la verità e si fanno male: capiscono che i vaccini sperimentali mRNA possono dare dei problemi solo quando un loro stretto famigliare ne subisce i peggiori effetti avversi. Credono che le istituzioni siano fondamentalmente giuste fino a quando non subiscono una grave ingiustizia. Credono che chi si impegna e fa bene il proprio lavoro non avrà problemi fino a quando non vengono licenziati. E così via…
Insomma la mia visione della società è molto frustrante: mi sento come una specie di Cassandra che non viene creduto anche quando poi questo ghiribizzo dimostra che, nella maggioranza delle mie previsioni, ho molto più spesso ragione che torto.
Ma contro queste tipologie psicologiche è tutto inutile: posso aver avuto ragione in passato ma "la situazione attuale è completamente diversa" e quindi devo aver torto. Se l’esperto che i media gli propongono dice qualcosa che va contro il più basilare buon senso e io lo sottolineo non importa: lui è l’esperto, io non lo sono, e quindi ha ragione lui indipendentemente dal buon senso ed, eventualmente, da quel che dicono altri esperti (magari con un curriculum ancora più importante) che però non sono rilanciati dai media proprio perché vanno contro la narrativa dominante.
Quindi in genere sono estremamente pessimista dato che non vedo una soluzione a questa situazione che non preveda una crisi significativa della società che costringa anche le persone che tengono gli occhi chiusi ad aprirli.
E allora da dove proviene l’ottimismo del titolo?
Beh, qui sopra ho semplificato la situazione: in realtà credo che nella società vi sia una certa soglia di consapevolezza superata la quale la verità viene fuori all’improvviso. Che ci sono anche persone che seguono sempre e comunque la maggioranza e che, come il gregge che in effetti rappresentano, possono passare da una posizione a un’altra anche improvvisamente se un’altra maggioranza prende il sopravvento.
Cosa è il valore di questa soglia? Io l’immagino come una percentuale: la percentuale delle persone che hanno sostanzialmente capito come stanno le cose.
E qui arriva finalmente il pensiero positivo: credo che, grazie agli strumenti tecnologici della rete Internet, la percentuale di persone informate sia più alta che in passato e che, soprattutto, la consapevolezza complessiva di queste persone sia molto maggiore.
Nel mio piccolo io seguo diverse fonti e basta che una di queste ventili una nuova idea che mi piaccia che io posso farla mia e propagarla a mia volta.
Voglio dire che, rispetto al passato, dove magari c’era solo una vaga comprensione di ciò che non funzionava, adesso chi vuole informarsi ha una conoscenza molto più approfondita.
Io credo che questa maggiore comprensione sia un’importante novità positiva rispetto al passato e credo che l’effetto complessivo sarà quello di far raggiungere alla società più velocemente il valore soglia di consapevolezza che poi cambia la società.
Poi, intendiamoci, le cose dovranno comunque peggiorare per far aprire gli occhi alla categoria di persone che, per tipologia psicologica, li vogliono tenere chiusi.
Ma spero che non sarà necessario schiantarsi a tutta velocità contro il muro della realtà e che magari si riuscirà a frenare, a batterci sì, ma non in maniera distruttiva.
Facciamo un esempio: la guerra in Ucraina.
Credo che nonostante tutta la propaganda e tutta la disinformazione con cui il potere cerca di convincere la società occidentale delle proprie ragioni speciose la percentuale di popolazione contraria a essa sia decisamente più alta che in passata e che, soprattutto, abbia le idee molto più chiare su come stiano veramente le cose. Non si tratta quindi di un’avversione generica, istintiva, che magari una buona propaganda potrebbe incrinare seppur temporaneamente ma di un’opposizione consapevole e ben motivata. La maggioranza dei contrari alla guerra ha capito che l'occidente non combatte per "la democrazia e la libertà" ma per l'interesse economico di pochi...
Supponiamo che l’Italia decida di mandare delle truppe di terra in Ucraina: io credo che fin da subito ci sarebbero grandi manifestazioni di piazza contro tale iniziativa. Manifestazioni che in passato sarebbero giunte solo con l’arrivo delle prime bare.
E, per lo stesso motivo, all’arrivo delle prime bare l’opposizione alla guerra sarà già a un livello che in passato si sarebbe raggiunto dopo 2 o 3 anni di guerra. Spero quindi che, se davvero si dovesse arrivare a questa follia, l'accelerazione che prevedo verso la piena comprensione di quello che accade sarebbe sufficiente per evitare gli scenari peggiori.
Conclusione: diciamo che il mio ottimismo è relativo a un pessimismo di fondo. Per cambiare significativamente la situazione le cose dovranno comunque andare male ma, forse, non così male come in passato temevo.
Capisco che, essendo un problema psicologico, un approccio razionale per spiegare loro la realtà della situazione non funzioni. Si tratta di persone che non solo credono alla propaganda ma che vogliono crederci: non vogliono ascoltare altro e non vogliono pensare con la propria testa. Anche quando si imbattono direttamente in situazioni che smentiscono la narrativa dominante preferiscono ignorarle, non credere ai propri occhi.
Per convincerle dovrebbero poter accedere a una propaganda contraria a quella che subiscono ma, data la struttura della società, questo non sarà mai possibile.
Queste persone cambiano idea, aprono gli occhi, solo quando sbattono la faccia contro la verità e si fanno male: capiscono che i vaccini sperimentali mRNA possono dare dei problemi solo quando un loro stretto famigliare ne subisce i peggiori effetti avversi. Credono che le istituzioni siano fondamentalmente giuste fino a quando non subiscono una grave ingiustizia. Credono che chi si impegna e fa bene il proprio lavoro non avrà problemi fino a quando non vengono licenziati. E così via…
Insomma la mia visione della società è molto frustrante: mi sento come una specie di Cassandra che non viene creduto anche quando poi questo ghiribizzo dimostra che, nella maggioranza delle mie previsioni, ho molto più spesso ragione che torto.
Ma contro queste tipologie psicologiche è tutto inutile: posso aver avuto ragione in passato ma "la situazione attuale è completamente diversa" e quindi devo aver torto. Se l’esperto che i media gli propongono dice qualcosa che va contro il più basilare buon senso e io lo sottolineo non importa: lui è l’esperto, io non lo sono, e quindi ha ragione lui indipendentemente dal buon senso ed, eventualmente, da quel che dicono altri esperti (magari con un curriculum ancora più importante) che però non sono rilanciati dai media proprio perché vanno contro la narrativa dominante.
Quindi in genere sono estremamente pessimista dato che non vedo una soluzione a questa situazione che non preveda una crisi significativa della società che costringa anche le persone che tengono gli occhi chiusi ad aprirli.
E allora da dove proviene l’ottimismo del titolo?
Beh, qui sopra ho semplificato la situazione: in realtà credo che nella società vi sia una certa soglia di consapevolezza superata la quale la verità viene fuori all’improvviso. Che ci sono anche persone che seguono sempre e comunque la maggioranza e che, come il gregge che in effetti rappresentano, possono passare da una posizione a un’altra anche improvvisamente se un’altra maggioranza prende il sopravvento.
Cosa è il valore di questa soglia? Io l’immagino come una percentuale: la percentuale delle persone che hanno sostanzialmente capito come stanno le cose.
E qui arriva finalmente il pensiero positivo: credo che, grazie agli strumenti tecnologici della rete Internet, la percentuale di persone informate sia più alta che in passato e che, soprattutto, la consapevolezza complessiva di queste persone sia molto maggiore.
Nel mio piccolo io seguo diverse fonti e basta che una di queste ventili una nuova idea che mi piaccia che io posso farla mia e propagarla a mia volta.
Voglio dire che, rispetto al passato, dove magari c’era solo una vaga comprensione di ciò che non funzionava, adesso chi vuole informarsi ha una conoscenza molto più approfondita.
Io credo che questa maggiore comprensione sia un’importante novità positiva rispetto al passato e credo che l’effetto complessivo sarà quello di far raggiungere alla società più velocemente il valore soglia di consapevolezza che poi cambia la società.
Poi, intendiamoci, le cose dovranno comunque peggiorare per far aprire gli occhi alla categoria di persone che, per tipologia psicologica, li vogliono tenere chiusi.
Ma spero che non sarà necessario schiantarsi a tutta velocità contro il muro della realtà e che magari si riuscirà a frenare, a batterci sì, ma non in maniera distruttiva.
Facciamo un esempio: la guerra in Ucraina.
Credo che nonostante tutta la propaganda e tutta la disinformazione con cui il potere cerca di convincere la società occidentale delle proprie ragioni speciose la percentuale di popolazione contraria a essa sia decisamente più alta che in passata e che, soprattutto, abbia le idee molto più chiare su come stiano veramente le cose. Non si tratta quindi di un’avversione generica, istintiva, che magari una buona propaganda potrebbe incrinare seppur temporaneamente ma di un’opposizione consapevole e ben motivata. La maggioranza dei contrari alla guerra ha capito che l'occidente non combatte per "la democrazia e la libertà" ma per l'interesse economico di pochi...
Supponiamo che l’Italia decida di mandare delle truppe di terra in Ucraina: io credo che fin da subito ci sarebbero grandi manifestazioni di piazza contro tale iniziativa. Manifestazioni che in passato sarebbero giunte solo con l’arrivo delle prime bare.
E, per lo stesso motivo, all’arrivo delle prime bare l’opposizione alla guerra sarà già a un livello che in passato si sarebbe raggiunto dopo 2 o 3 anni di guerra. Spero quindi che, se davvero si dovesse arrivare a questa follia, l'accelerazione che prevedo verso la piena comprensione di quello che accade sarebbe sufficiente per evitare gli scenari peggiori.
Conclusione: diciamo che il mio ottimismo è relativo a un pessimismo di fondo. Per cambiare significativamente la situazione le cose dovranno comunque andare male ma, forse, non così male come in passato temevo.
mercoledì 19 giugno 2024
La proposta di pace russa
Qualche giorno fa, proprio prima dell’inizio della conferenza di “pace” in Svizzera, Putin ha fatto conoscere le condizioni della Russia per un immediato cessate il fuoco.
1. Rinuncia ufficiale da parte di Kyev di entrare nella NATO.
2. Ritiro delle truppe ucraine dai distretti contesi, alcuni dei quali solo parzialmente occupati dalle truppe russe.
Zelensky e la NATO hanno immediatamente respinto la proposta. Contemporaneamente anche in Russia l’offerta di Putin è stata considerata troppo generosa.
Bisogna infatti capire che in Russia, come negli USA, vi sono i “falchi” e che (il “folle”) Putin è invece un moderato.
Ma allora qual è il perché di questa proposta che non soddisfa nessuno?
Io credo, e sottolineo che si tratta di una mia personale ipotesi, che la proposta non fosse rivolta all’Occidente/Ucraina né per soddisfare l’opinione pubblica russa ma, invece, alla Cina, ai paesi BRICs e al resto del mondo.
La proposta era volutamente non accettabile dall’Occidente/Ucraina ma contemporaneamente sufficientemente morbida da essere considerata ragionevole da chi cercasse la pace.
In questa maniera la Russia ha dimostrato al resto del mondo di aver offerto una pace accettabile, considerata la situazione militare dell’Ucraina, ma che l’Occidente l’ha rispedita al mittente: ovvero l’Occidente non vuole la pace ma la guerra a oltranza senza preoccuparsi per le vittime ucraine (né, ovviamente, per le russe).
Io credo che questa sia la chiave di lettura della proposta di Putin. Inutile quindi chiedersi perché, per esempio, non ha chiesto anche Odessa: semplicemente voleva che l’offerta sembrasse accettabile al resto del mondo. Allo stesso tempo ha fatto in modo che non ci fossero rischi che venisse accettata da Zelensky: l’investimento in vite umane di Mosca è stato significativo e, probabilmente, anche Putin non può permettersi una pace “monca”.
Riguardo la tempistica sicuramente uno dei suoi scopi era destabilizzare la conferenza di pace in Svizzera: come a dire “la posizione russa è questa: se parlate di altro state solo perdendo tempo”.
Ma io credo vi sia anche qualcosa di più che non mi pare sia stato sufficientemente sottolineato dagli analisti.
Putin ha anche detto che se questa offerta veniva rifiutata la successiva non sarebbe stata altrettanto favorevole per l’Ucraina. Già in passato (mi pare nel 2022 ma potrei sbagliarmi) aveva detto qualcosa di analogo e pochi giorni fa ha mantenuto la parola con un’offerta più esosa rispetto alla precedente.
Io credo quindi che questa sua affermazione serva a giustificare, di nuovo non all’Occidente/Ucraina ma al resto del mondo, che se ci saranno eventuali nuove conquiste, e io penso alla zona di Odessa per congiungersi territorialmente con la Transnistria, la prossima offerta di pace russa ne pretenderà il riconoscimento.
Onestamente la tempistica della proposta ha tolto all’Occidente spazio di manovra dato che se l’avesse presa in considerazione avrebbe automaticamente delegittimato la conferenza di “pace”. Certo che dei politici con un po’ di cervello avrebbero potuto gestire meglio la situazione prendendo tempo invece di rifiutarla senza se e senza ma, che era proprio ciò che voleva Putin per dimostrare al resto del mondo l’intransigenza dell’Occidente.
Conclusione: niente, solo una mia ipotesi difficilmente verificabile se non in un futuro lontano quando, forse, saranno resi noti i retroscena politici delle parti in causa.
1. Rinuncia ufficiale da parte di Kyev di entrare nella NATO.
2. Ritiro delle truppe ucraine dai distretti contesi, alcuni dei quali solo parzialmente occupati dalle truppe russe.
Zelensky e la NATO hanno immediatamente respinto la proposta. Contemporaneamente anche in Russia l’offerta di Putin è stata considerata troppo generosa.
Bisogna infatti capire che in Russia, come negli USA, vi sono i “falchi” e che (il “folle”) Putin è invece un moderato.
Ma allora qual è il perché di questa proposta che non soddisfa nessuno?
Io credo, e sottolineo che si tratta di una mia personale ipotesi, che la proposta non fosse rivolta all’Occidente/Ucraina né per soddisfare l’opinione pubblica russa ma, invece, alla Cina, ai paesi BRICs e al resto del mondo.
La proposta era volutamente non accettabile dall’Occidente/Ucraina ma contemporaneamente sufficientemente morbida da essere considerata ragionevole da chi cercasse la pace.
In questa maniera la Russia ha dimostrato al resto del mondo di aver offerto una pace accettabile, considerata la situazione militare dell’Ucraina, ma che l’Occidente l’ha rispedita al mittente: ovvero l’Occidente non vuole la pace ma la guerra a oltranza senza preoccuparsi per le vittime ucraine (né, ovviamente, per le russe).
Io credo che questa sia la chiave di lettura della proposta di Putin. Inutile quindi chiedersi perché, per esempio, non ha chiesto anche Odessa: semplicemente voleva che l’offerta sembrasse accettabile al resto del mondo. Allo stesso tempo ha fatto in modo che non ci fossero rischi che venisse accettata da Zelensky: l’investimento in vite umane di Mosca è stato significativo e, probabilmente, anche Putin non può permettersi una pace “monca”.
Riguardo la tempistica sicuramente uno dei suoi scopi era destabilizzare la conferenza di pace in Svizzera: come a dire “la posizione russa è questa: se parlate di altro state solo perdendo tempo”.
Ma io credo vi sia anche qualcosa di più che non mi pare sia stato sufficientemente sottolineato dagli analisti.
Putin ha anche detto che se questa offerta veniva rifiutata la successiva non sarebbe stata altrettanto favorevole per l’Ucraina. Già in passato (mi pare nel 2022 ma potrei sbagliarmi) aveva detto qualcosa di analogo e pochi giorni fa ha mantenuto la parola con un’offerta più esosa rispetto alla precedente.
Io credo quindi che questa sua affermazione serva a giustificare, di nuovo non all’Occidente/Ucraina ma al resto del mondo, che se ci saranno eventuali nuove conquiste, e io penso alla zona di Odessa per congiungersi territorialmente con la Transnistria, la prossima offerta di pace russa ne pretenderà il riconoscimento.
Onestamente la tempistica della proposta ha tolto all’Occidente spazio di manovra dato che se l’avesse presa in considerazione avrebbe automaticamente delegittimato la conferenza di “pace”. Certo che dei politici con un po’ di cervello avrebbero potuto gestire meglio la situazione prendendo tempo invece di rifiutarla senza se e senza ma, che era proprio ciò che voleva Putin per dimostrare al resto del mondo l’intransigenza dell’Occidente.
Conclusione: niente, solo una mia ipotesi difficilmente verificabile se non in un futuro lontano quando, forse, saranno resi noti i retroscena politici delle parti in causa.
martedì 18 giugno 2024
Educazione alla libertà
Ho finito di leggere “Un mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo” di Huxley. Siamo di fronte a un 5 stelle. Diciamo che il romanzo è forse da tre o quattro stelle ma il saggio è sicuramente da cinque e si trascina dietro anche il precedente.
Un libro che consiglio a tutti nell’edizione Mondadori che abbina romanzo e saggio insieme: vanno letti entrambi, prima il romanzo e poi il saggio.
In realtà è un libro che andrebbe letto con (beh, prima o dopo, non ha importanza!) “1984” di Orwell. La distopia orwelliana è giustamente famosa e, qua e là, soprattutto nella sorveglianza tecnologica vi riconosciamo degli aspetti del mondo moderno.
Ma complessivamente ci rendiamo altrettanto conto che l’orrore di “1984” non si è realizzato nell’occidente e, probabilmente, neppure nella vecchia URSS. È un mondo che ci fa paura, perché come detto le similitudini con la nostra realtà ci sono, ma complessivamente ci rassicuriamo constatando che non mostra la nostra quotidianità.
Invece è l’opera di Huxley che completa il quadro.
Anche “Il mondo nuovo” considerato a sé stante manca il bersaglio: nemmeno la sua distopia si è realizzata.
Se però mettiamo insieme “1984” a “Un mondo nuovo” ecco che abbiamo la società occidentale del 2024: ovviamente bisogna avere la fantasia di riuscire a riconoscere gli elementi dei due romanzi che vadano mescolati insieme. Probabilmente, almeno a livello di proporzioni, siamo a ¼ di Orwell e ¾ di Huxley con la tendenza però al crescere del primo autore.
Gli ultimi sottocapitoli li ho letti in pochi giorni. Il penultimo è intitolato “Educazione alla libertà”. Il concetto non mi è nuovo, curiosamente lo ventilò proprio Anonimo mesi fa e da allora mi era rimasto a prudermi in testa.
Sfortunatamente questo sottocapitolo delude un po’ le aspettative: tutta la prima parte vuole dimostrare l’importanza della libertà per l’uomo che non è un animale completamente sociale ma ha invece una spiccata individualità: se si opprime questa individualità si attacca la sua umanità.
Tutto sommato un argomento che ricorda la mia obiezione più profonda a Rawls: costringendo tutti gli uomini sullo stesso livello se ne cancella l’umanità che invece si vorrebbe tutelare e proteggere.
“Constatazione dei fatti ed enunciazione dei valori” è la ricetta di Huxley.
Alla fine la “constatazione dei fatti” si riduce a un’educazione che, fin dalla scuola, insegni ai giovani studenti a riconoscere la propaganda come tale. In realtà già negli anni ‘30 era stato studiato un programma di questo genere grazie all’impegno di un generoso filantropo ma nel 1941 l’idea fu abbandonata: gli USA avevano infatti iniziato a usare massicciamente la propaganda nello sforzo bellico.
L’“enunciazione dei valori” invece servirebbe come filtro, come criterio per capire quando la popolazione ha il dovere di reagire: un confine estremo che il potere non deve avere il diritto di superare. Nello specifico si tratta del valore dell’individualità all’interno di un’unica razza da cui poi dovrebbero derivare tolleranza e carità (aiuto reciproco, collaborazione).
Questi sono i valori-limite che il potere non deve superare: non importa quali siano le sue giustificazioni speciose e le emozioni (prima la paura) su cui faranno leva.
In realtà si tratta di un capitolo di 10 pagine che avevo riempito di note di cui mi ero ripromesso di scrivere più approfonditamente (oltretutto con un paio di epigrafi) ma ora invece preferisco limitarmi all’essenza.
In verità c’è qualcosa che non mi soddisfa in questa intuizione di Huxley: niente di sbagliato ma piuttosto di incompleto. Ecco, ho la sensazione che abbia dimenticato qualcosa di importante però non riesco ancora a puntare il dito su niente di specifico.
Diciamo che ho la sensazione che l’educazione non basti: non si tratta di concetti che vanno semplicemente saputi ma devono anche essere profondamente compresi per essere apprezzati pienamente. In un pezzo intitolato “Puericoltura base” (mi pare: non ho voglia di controllare...) spiegai che forse il compito più importante della scuola dovrebbe essere quello di insegnare la responsabilità e, avendo io una natura pratica, suggerivo anche delle idee su come fare.
Ecco con la libertà si dovrebbe fare qualcosa di analogo: per esempio si potrebbe dividere la classe in due parti, diciamo ¼ e ¾ (è importante che la parte più piccola non sia rappresentativa del tutto) magari scegliendo gli studenti più bravi in una specifica materia scelta a caso. Poi a questa minoranza e solo a questa minoranza verrà data la possibilità di scegliere degli specifici compiti per casa o un libro da leggere mentre gli altri studenti potranno solo ascoltare in silenzio. E così, per un semestre o un trimestre, gli stessi studenti decideranno per il resto della classe: questo dovrebbe aiutare a far comprendere a tutti la reale importanza della libertà.
Oltretutto i concetti di libertà e responsabilità hanno delle significative sovrapposizioni.
Non erroneamente ma in maniera incompleta si educa i bambini a riconoscere e denunciare i soprusi che subiscono dai loro pari. Questo è giusto e va fatto. Andrebbe però anche sottolineato che il maggiore pericolo per la libertà non viene dai nostri simili ma dal potere costituito. Il singolo individuo può attentare alla libertà di altri singoli individui ma è l’autorità che può appropriarsi della libertà di tutti. Agli studenti dovrebbe quindi essere insegnato che l’obbedienza al potere deve avere dei limiti: che ci sono dei confini, come afferma anche Huxley, che non possono essere oltrepassati.
Lo stato insomma dovrebbe inserire nei programmi scolastici l’insegnamento alla disubbidienza verso se stesso: e infatti non lo fa…
Conclusione: l’educazione alla libertà è qualcosa di fondamentale che non è facile insegnare. E di sicuro ormai la questione se lo Stato là inserirà mai nei programmi scolastici è un qualcosa di superato: come ho scritto altrove lo scopo della scuola è ormai quello di uniformare e irregimentare non creare individui liberi e responsabili: lavoratori ubbidienti, con scarso senso critico e ancor meno ideali...
Un libro che consiglio a tutti nell’edizione Mondadori che abbina romanzo e saggio insieme: vanno letti entrambi, prima il romanzo e poi il saggio.
In realtà è un libro che andrebbe letto con (beh, prima o dopo, non ha importanza!) “1984” di Orwell. La distopia orwelliana è giustamente famosa e, qua e là, soprattutto nella sorveglianza tecnologica vi riconosciamo degli aspetti del mondo moderno.
Ma complessivamente ci rendiamo altrettanto conto che l’orrore di “1984” non si è realizzato nell’occidente e, probabilmente, neppure nella vecchia URSS. È un mondo che ci fa paura, perché come detto le similitudini con la nostra realtà ci sono, ma complessivamente ci rassicuriamo constatando che non mostra la nostra quotidianità.
Invece è l’opera di Huxley che completa il quadro.
Anche “Il mondo nuovo” considerato a sé stante manca il bersaglio: nemmeno la sua distopia si è realizzata.
Se però mettiamo insieme “1984” a “Un mondo nuovo” ecco che abbiamo la società occidentale del 2024: ovviamente bisogna avere la fantasia di riuscire a riconoscere gli elementi dei due romanzi che vadano mescolati insieme. Probabilmente, almeno a livello di proporzioni, siamo a ¼ di Orwell e ¾ di Huxley con la tendenza però al crescere del primo autore.
Gli ultimi sottocapitoli li ho letti in pochi giorni. Il penultimo è intitolato “Educazione alla libertà”. Il concetto non mi è nuovo, curiosamente lo ventilò proprio Anonimo mesi fa e da allora mi era rimasto a prudermi in testa.
Sfortunatamente questo sottocapitolo delude un po’ le aspettative: tutta la prima parte vuole dimostrare l’importanza della libertà per l’uomo che non è un animale completamente sociale ma ha invece una spiccata individualità: se si opprime questa individualità si attacca la sua umanità.
Tutto sommato un argomento che ricorda la mia obiezione più profonda a Rawls: costringendo tutti gli uomini sullo stesso livello se ne cancella l’umanità che invece si vorrebbe tutelare e proteggere.
“Constatazione dei fatti ed enunciazione dei valori” è la ricetta di Huxley.
Alla fine la “constatazione dei fatti” si riduce a un’educazione che, fin dalla scuola, insegni ai giovani studenti a riconoscere la propaganda come tale. In realtà già negli anni ‘30 era stato studiato un programma di questo genere grazie all’impegno di un generoso filantropo ma nel 1941 l’idea fu abbandonata: gli USA avevano infatti iniziato a usare massicciamente la propaganda nello sforzo bellico.
L’“enunciazione dei valori” invece servirebbe come filtro, come criterio per capire quando la popolazione ha il dovere di reagire: un confine estremo che il potere non deve avere il diritto di superare. Nello specifico si tratta del valore dell’individualità all’interno di un’unica razza da cui poi dovrebbero derivare tolleranza e carità (aiuto reciproco, collaborazione).
Questi sono i valori-limite che il potere non deve superare: non importa quali siano le sue giustificazioni speciose e le emozioni (prima la paura) su cui faranno leva.
In realtà si tratta di un capitolo di 10 pagine che avevo riempito di note di cui mi ero ripromesso di scrivere più approfonditamente (oltretutto con un paio di epigrafi) ma ora invece preferisco limitarmi all’essenza.
In verità c’è qualcosa che non mi soddisfa in questa intuizione di Huxley: niente di sbagliato ma piuttosto di incompleto. Ecco, ho la sensazione che abbia dimenticato qualcosa di importante però non riesco ancora a puntare il dito su niente di specifico.
Diciamo che ho la sensazione che l’educazione non basti: non si tratta di concetti che vanno semplicemente saputi ma devono anche essere profondamente compresi per essere apprezzati pienamente. In un pezzo intitolato “Puericoltura base” (mi pare: non ho voglia di controllare...) spiegai che forse il compito più importante della scuola dovrebbe essere quello di insegnare la responsabilità e, avendo io una natura pratica, suggerivo anche delle idee su come fare.
Ecco con la libertà si dovrebbe fare qualcosa di analogo: per esempio si potrebbe dividere la classe in due parti, diciamo ¼ e ¾ (è importante che la parte più piccola non sia rappresentativa del tutto) magari scegliendo gli studenti più bravi in una specifica materia scelta a caso. Poi a questa minoranza e solo a questa minoranza verrà data la possibilità di scegliere degli specifici compiti per casa o un libro da leggere mentre gli altri studenti potranno solo ascoltare in silenzio. E così, per un semestre o un trimestre, gli stessi studenti decideranno per il resto della classe: questo dovrebbe aiutare a far comprendere a tutti la reale importanza della libertà.
Oltretutto i concetti di libertà e responsabilità hanno delle significative sovrapposizioni.
Non erroneamente ma in maniera incompleta si educa i bambini a riconoscere e denunciare i soprusi che subiscono dai loro pari. Questo è giusto e va fatto. Andrebbe però anche sottolineato che il maggiore pericolo per la libertà non viene dai nostri simili ma dal potere costituito. Il singolo individuo può attentare alla libertà di altri singoli individui ma è l’autorità che può appropriarsi della libertà di tutti. Agli studenti dovrebbe quindi essere insegnato che l’obbedienza al potere deve avere dei limiti: che ci sono dei confini, come afferma anche Huxley, che non possono essere oltrepassati.
Lo stato insomma dovrebbe inserire nei programmi scolastici l’insegnamento alla disubbidienza verso se stesso: e infatti non lo fa…
Conclusione: l’educazione alla libertà è qualcosa di fondamentale che non è facile insegnare. E di sicuro ormai la questione se lo Stato là inserirà mai nei programmi scolastici è un qualcosa di superato: come ho scritto altrove lo scopo della scuola è ormai quello di uniformare e irregimentare non creare individui liberi e responsabili: lavoratori ubbidienti, con scarso senso critico e ancor meno ideali...
lunedì 17 giugno 2024
Gandhi e Huxley
Sorrido. Mi chiedo se i miei lettori si chiedono come ho fatto, nel tritatutto del mio cervello, a metterli insieme. Probabilmente no. In effetti altre volte ho accostato nomi diversi senza poi collegarli insieme ma soltanto parlandone sequenzialmente.
Invece in questo pezzo vi è un preciso collegamento fra i due.
Gandhi continua a non piacermi: è un mistico e pensa e scrive da mistico. Ha i suoi punti fermi e a questi costantemente ritorna: la verità, la non violenza, Dio, la preghiera…
In particolare sto leggendo una sezione sulla preghiera che Gandhi ritiene fondamentale: una sorta di stampella mentale alla quale, una volta abituati, non si riesce più a farne a meno. Pregare, pregare e trovare Dio.
Di Huxley invece sono ai capitoli finali del saggio “Ritorno al mondo nuovo”. Uno degli ultimi che ho letto è sulle tecniche di lavaggio del cervello.
Curiosamente il punto di partenza sono gli esperimenti su cani di Pavlov ma il succo è che in particolari condizioni il cervello umano è particolarmente vulnerabili a essere condizionato permanentemente.
Si tratta di situazioni prolungate di stanchezza, mancanza di sonno o di cibo, continua tensione fisica e psicologica, sensazione di dolore (Huxley suggerisce infatti che gli ospedali potrebbero essere ottimi luoghi di condizionamento).
Poi non tutti siamo ugualmente suggestionabili: secondo una ricerca citata da Huxley circa un quinto della popolazione (senza particolari distinzioni fra uomini e donne) è facilmente suggestionabile; un altro quinto è estremamente resistente mentre i restanti 3/5 sono ugualmente suggestionabili ma necessitano di maggiore tempo.
Ecco, mi chiedevo se le reiterate preghiere di Gandhi, accompagnate dal digiuno e di una personalità adatta lo portassero in una condizione di auto suggestionabilità in cui si convinceva di percepire la presenza di Dio tutto intorno a sé.
Sì, lo so, la mia ipotesi non è decisamente molto spirituale ma ho la fortissima sensazione di aver intuito un meccanismo psicologico con cui spiegare mistici e santi. Pensiamo per esempio agli anacoreti che non solo pregavano ininterrottamente per lunghi periodi ma che mortificavano il loro corpo e il loro spirito con digiuni e con il cilicio. Ed ecco che, dopo un periodo adeguato, si sentivano in contatto con Dio, certi della sua esistenza e della sua presenza intorno a loro.
Insomma la mia teoria è che prolungati periodi di preghiera, mancanza di sonno, digiuno, mortificazioni del corpo, predisposizione alla suggestionabilità portino i mistici in uno stato in cui riescono a procurarsi una sorta di autolavaggio del cervello convincendosi della sostanziale e assoluta verità dei principi religiosi in cui vogliono credere.
Conclusione: che ne pensate? A me pare straordinariamente plausibile.
Invece in questo pezzo vi è un preciso collegamento fra i due.
Gandhi continua a non piacermi: è un mistico e pensa e scrive da mistico. Ha i suoi punti fermi e a questi costantemente ritorna: la verità, la non violenza, Dio, la preghiera…
In particolare sto leggendo una sezione sulla preghiera che Gandhi ritiene fondamentale: una sorta di stampella mentale alla quale, una volta abituati, non si riesce più a farne a meno. Pregare, pregare e trovare Dio.
Di Huxley invece sono ai capitoli finali del saggio “Ritorno al mondo nuovo”. Uno degli ultimi che ho letto è sulle tecniche di lavaggio del cervello.
Curiosamente il punto di partenza sono gli esperimenti su cani di Pavlov ma il succo è che in particolari condizioni il cervello umano è particolarmente vulnerabili a essere condizionato permanentemente.
Si tratta di situazioni prolungate di stanchezza, mancanza di sonno o di cibo, continua tensione fisica e psicologica, sensazione di dolore (Huxley suggerisce infatti che gli ospedali potrebbero essere ottimi luoghi di condizionamento).
Poi non tutti siamo ugualmente suggestionabili: secondo una ricerca citata da Huxley circa un quinto della popolazione (senza particolari distinzioni fra uomini e donne) è facilmente suggestionabile; un altro quinto è estremamente resistente mentre i restanti 3/5 sono ugualmente suggestionabili ma necessitano di maggiore tempo.
Ecco, mi chiedevo se le reiterate preghiere di Gandhi, accompagnate dal digiuno e di una personalità adatta lo portassero in una condizione di auto suggestionabilità in cui si convinceva di percepire la presenza di Dio tutto intorno a sé.
Sì, lo so, la mia ipotesi non è decisamente molto spirituale ma ho la fortissima sensazione di aver intuito un meccanismo psicologico con cui spiegare mistici e santi. Pensiamo per esempio agli anacoreti che non solo pregavano ininterrottamente per lunghi periodi ma che mortificavano il loro corpo e il loro spirito con digiuni e con il cilicio. Ed ecco che, dopo un periodo adeguato, si sentivano in contatto con Dio, certi della sua esistenza e della sua presenza intorno a loro.
Insomma la mia teoria è che prolungati periodi di preghiera, mancanza di sonno, digiuno, mortificazioni del corpo, predisposizione alla suggestionabilità portino i mistici in uno stato in cui riescono a procurarsi una sorta di autolavaggio del cervello convincendosi della sostanziale e assoluta verità dei principi religiosi in cui vogliono credere.
Conclusione: che ne pensate? A me pare straordinariamente plausibile.
domenica 16 giugno 2024
Il cinema è arte
Ho finito di leggere il noiosissimo (per me almeno) capitolo sull’arte di “L’età degli imperi” di Hobsbawm.
Noioso perché, come scrissi già per l’analogo capitolo de “Il secolo breve”, non capisco cosa c’entri l’arte con la storia.
Lo scorso mese Jung mi dette degli indizi importanti per capire la relazione fra storia e arte. Mi cito da Jung, Strabuccinator e Hobsbawm: “Ebbene secondo Jung l'artista attinge le proprie immagini, quelle che poi vengono trasformate in opere d'arte, dal proprio inconscio: ma si tratta di immagini (in senso lato, quindi idee o intuizioni) non prettamente sue ma che sono comuni alla psiche collettiva. La psiche collettiva è una specie di mente comune dove pensieri e opinioni sono condivise dalla popolazione: sono, in altre parole, l'anima del tempo di una certa società. Nella mia terminologia si tratta di epomiti.
In altre parole l'arte permette di accedere all'inconscio della popolazione coeva all'artista: di capirne, o almeno di intuirne, non i pensieri consci (che vengono espressi esplicitamente nei testi del tempo) ma quelli inconsci: come le paure, le speranze recondite o i fatti che più ci turbano...
Questo è il valore dell'arte per lo storico: lo studio delle opere d'arte gli permette di intuire (perché l'inconscio non si può capire con la ragione ma solo intuire col cuore) l'anima del tempo.”
Andando avanti nella lettura del relativo capitolo di Hobsbawm scopro che il “passaggio” fra l’avanguardia di fine ottocento a quella di inizio novecento avviene nel 1907 con la nascita del cubismo. Ma la cosa interessante è che la nuova arte non è più seguita dalla popolazione, neppure dalla fascia relativamente ampia della borghesia ma da un’esigua minoranza.
Questa minoranza è composta da: 1. investitori che vedono l’arte come un prodotto su cui speculare; 2. l’alta società (anche per distinguersi dalla borghesia); 3. il mondo della pubblicità e del design.
Ma questo cosa comporta dal mio punto di vista per quanto ho scritto precedentemente?
Se l’arte perde la sua relazione spirituale, perlomeno di identificazione inconscia, con la popolazione allora che valore ha per lo storico?
E infatti ho annotato a margine della pagina 271: “[KGB] il problema di fondo è che quando l’arte diviene x pochi non è più uno specchio dell’inconscio collettivo. E quindi che valore ha per lo storico? A meno che gli artisti, pur incompresi dal grande pubblico, attingessero comunque a simboli universali e non personali; ma in tal caso sarebbero stati apprezzati dal pubblico. Credo…”
A pagina 272 (voglio evidenziare che questo si trova alla pagina successiva e che non potevo vedere pquando ho scritto il commento sullodato) Hobsbawm scrive per concludere il sottocapitolo 3 e introdurre il 4: “Le arti plebee si accingevano a conquistare il mondo, sia con una loro versione delle “Arts and Crafts”, sia tramite l’alta tecnologia. Questa conquista costituisce il fatto culturale più importante del XX secolo.” (*1)
Paragrafo un po’ anonimo ma che intuisco bene cosa suggerisce. Lo commento infatti con “Appunto: altre arti, come il cinema, sono + significative dello spirito del tempo.”
È infatti da tempo una mia certezza l’importanza del cinema nel plasmare la cultura (e quindi gli epomiti) del tempo. Nell’Epitome, credo in [E] 10.3 “La comunicazione nell’era attuale” (ma non ho voglia di controllare), sottolineo l’importanza della pellicola “Rambo” per modificare l’atteggiamento sostanzialmente pacifista della società americana degli anni ‘70 in quello pronto a giustificare qualsiasi intervento militare all’estero dal 1990 in poi.
In questo caso la “novità”, ciò che non avevo pienamente compreso, è che il cinema non è solo usato come strumento di propaganda ma, nel suo lato più artistico e simbolico, è anche lo specchio della società del tempo.
Per esempio il successo di “Pretty Woman” è indicativo di quali erano i sogni romantici delle donne di fine XX secolo: cosa desideravano a cosa davano valore.
Mia cugina a fine anni ‘80, scrisse in collaborazione con una sua amica un libro per una famosa serie di romanzetti rosa da spiaggia. L’editrice spiegò loro che la trama doveva essere compresa nel seguente schema: una ragazza povera trovo l’amore con un uomo facoltoso (probabilmente le indicazioni erano un poco più articolate ma oramai non ricordo più gli altri dettagli). Dato che lo schema doveva essere sempre più o meno lo stesso era ovvio che fosse un grande ricambio di scrittori… Notare comunque la somiglianza alla trama di “Pretty Woman”.
E il sottocapitolo 4, come avevo intuito, è interamente sul cinema.
Ci sarebbero molti passaggi interessanti da citare ma mi limito alla conclusione del sottocapitolo (e del capitolo): “L’arte del XX secolo fu dunque rivoluzionata, ma non da coloro che si erano proposti di rivoluzionarla.” (*2)
L’arte non fu rivoluzionata dalle avanguardie ma dal cinema. Cinema pensato poi per intrattenere e senza nessuna ambizione artistica (specialmente negli USA) almeno inizialmente.
Conclusione: in definitiva ciò che ho letto oggi conferma l’importanza del cinema e mi dà l’ulteriore chiave di lettura di considerarlo un arte che interpreta e riflette aspetti dell’inconscio collettivo del tempo.
Nota (*1): tratto da “L’età degli imperi” di Hobsbawm, (E.) Laterza, 2005, tradotto da Franco Salvatorelli, pag. 272.
Nota (*2): ibidem, pag. 278.
Noioso perché, come scrissi già per l’analogo capitolo de “Il secolo breve”, non capisco cosa c’entri l’arte con la storia.
Lo scorso mese Jung mi dette degli indizi importanti per capire la relazione fra storia e arte. Mi cito da Jung, Strabuccinator e Hobsbawm: “Ebbene secondo Jung l'artista attinge le proprie immagini, quelle che poi vengono trasformate in opere d'arte, dal proprio inconscio: ma si tratta di immagini (in senso lato, quindi idee o intuizioni) non prettamente sue ma che sono comuni alla psiche collettiva. La psiche collettiva è una specie di mente comune dove pensieri e opinioni sono condivise dalla popolazione: sono, in altre parole, l'anima del tempo di una certa società. Nella mia terminologia si tratta di epomiti.
In altre parole l'arte permette di accedere all'inconscio della popolazione coeva all'artista: di capirne, o almeno di intuirne, non i pensieri consci (che vengono espressi esplicitamente nei testi del tempo) ma quelli inconsci: come le paure, le speranze recondite o i fatti che più ci turbano...
Questo è il valore dell'arte per lo storico: lo studio delle opere d'arte gli permette di intuire (perché l'inconscio non si può capire con la ragione ma solo intuire col cuore) l'anima del tempo.”
Andando avanti nella lettura del relativo capitolo di Hobsbawm scopro che il “passaggio” fra l’avanguardia di fine ottocento a quella di inizio novecento avviene nel 1907 con la nascita del cubismo. Ma la cosa interessante è che la nuova arte non è più seguita dalla popolazione, neppure dalla fascia relativamente ampia della borghesia ma da un’esigua minoranza.
Questa minoranza è composta da: 1. investitori che vedono l’arte come un prodotto su cui speculare; 2. l’alta società (anche per distinguersi dalla borghesia); 3. il mondo della pubblicità e del design.
Ma questo cosa comporta dal mio punto di vista per quanto ho scritto precedentemente?
Se l’arte perde la sua relazione spirituale, perlomeno di identificazione inconscia, con la popolazione allora che valore ha per lo storico?
E infatti ho annotato a margine della pagina 271: “[KGB] il problema di fondo è che quando l’arte diviene x pochi non è più uno specchio dell’inconscio collettivo. E quindi che valore ha per lo storico? A meno che gli artisti, pur incompresi dal grande pubblico, attingessero comunque a simboli universali e non personali; ma in tal caso sarebbero stati apprezzati dal pubblico. Credo…”
A pagina 272 (voglio evidenziare che questo si trova alla pagina successiva e che non potevo vedere pquando ho scritto il commento sullodato) Hobsbawm scrive per concludere il sottocapitolo 3 e introdurre il 4: “Le arti plebee si accingevano a conquistare il mondo, sia con una loro versione delle “Arts and Crafts”, sia tramite l’alta tecnologia. Questa conquista costituisce il fatto culturale più importante del XX secolo.” (*1)
Paragrafo un po’ anonimo ma che intuisco bene cosa suggerisce. Lo commento infatti con “Appunto: altre arti, come il cinema, sono + significative dello spirito del tempo.”
È infatti da tempo una mia certezza l’importanza del cinema nel plasmare la cultura (e quindi gli epomiti) del tempo. Nell’Epitome, credo in [E] 10.3 “La comunicazione nell’era attuale” (ma non ho voglia di controllare), sottolineo l’importanza della pellicola “Rambo” per modificare l’atteggiamento sostanzialmente pacifista della società americana degli anni ‘70 in quello pronto a giustificare qualsiasi intervento militare all’estero dal 1990 in poi.
In questo caso la “novità”, ciò che non avevo pienamente compreso, è che il cinema non è solo usato come strumento di propaganda ma, nel suo lato più artistico e simbolico, è anche lo specchio della società del tempo.
Per esempio il successo di “Pretty Woman” è indicativo di quali erano i sogni romantici delle donne di fine XX secolo: cosa desideravano a cosa davano valore.
Mia cugina a fine anni ‘80, scrisse in collaborazione con una sua amica un libro per una famosa serie di romanzetti rosa da spiaggia. L’editrice spiegò loro che la trama doveva essere compresa nel seguente schema: una ragazza povera trovo l’amore con un uomo facoltoso (probabilmente le indicazioni erano un poco più articolate ma oramai non ricordo più gli altri dettagli). Dato che lo schema doveva essere sempre più o meno lo stesso era ovvio che fosse un grande ricambio di scrittori… Notare comunque la somiglianza alla trama di “Pretty Woman”.
E il sottocapitolo 4, come avevo intuito, è interamente sul cinema.
Ci sarebbero molti passaggi interessanti da citare ma mi limito alla conclusione del sottocapitolo (e del capitolo): “L’arte del XX secolo fu dunque rivoluzionata, ma non da coloro che si erano proposti di rivoluzionarla.” (*2)
L’arte non fu rivoluzionata dalle avanguardie ma dal cinema. Cinema pensato poi per intrattenere e senza nessuna ambizione artistica (specialmente negli USA) almeno inizialmente.
Conclusione: in definitiva ciò che ho letto oggi conferma l’importanza del cinema e mi dà l’ulteriore chiave di lettura di considerarlo un arte che interpreta e riflette aspetti dell’inconscio collettivo del tempo.
Nota (*1): tratto da “L’età degli imperi” di Hobsbawm, (E.) Laterza, 2005, tradotto da Franco Salvatorelli, pag. 272.
Nota (*2): ibidem, pag. 278.
sabato 15 giugno 2024
Contraddizioni
Ieri non riuscivo a dormire e, stufo di vedere video di scacchi, mi sono rimesso a leggere i miei libri.
In particolare ho finito di leggere il capitolo sull’Europa di “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall.
La sensazione che avevo anticipato ieri è stata confermata. L’autore ha una preparazione a macchia di leopardo con scarse basi storiche (almeno così mi pare) e, ho la sensazione, che le fonti su cui colma le sue lacune siano Wikipedia e i documenti di teoria geopolitica dei think tank statunitensi. La geografia è usata in maniera discontinua, talvolta contraddittoria, per spiegare la situazione del momento dimenticando magari la storia di duecento anni fa e oltre (*1).
Bisogna quindi essere bravi e avere una buona intuizione per capire quali siano le affermazioni corrette e quelle più “dubbie”. Soprattutto quando le sue fonti possono essere fatte risalire, magari indirettamente, ai think tank non si ha una visione oggettiva della situazione ma una politicizzata e orientata nella prospettiva di Washington. Non è mai la CIA che causa instabilità in una regione ma “fiumi e catene montuose” l’avevano resa inevitabile.
Per esempio nella bibliografia, per documentarsi sulla Russia, si è basato anche su un “NATO Fact Sheet” del 12 aprile 2014 che sapete da dove proviene?
Indovinato: dal sito NATO.int
Con quello che sappiamo oggi sicuramente si tratta di una fonte super oggettiva e non di parte.
Curiosamente l’autore non si è neppure curato troppo di eliminare le possibili contraddizioni derivate dall’aver raccolto il materiale da fonti non proprio attendibili.
Questo emerge nel capitolo sull’Europa quando parla della Germania e dei suoi rapporti con la Russia.
In particolare evidenzia chiaramente il timore degli USA che la Germania, e con lei quindi l’UE, spostasse il suo baricentro verso Mosca piuttosto che Washington.
Come scrissi nel mio pezzo Altra lettura della crisi Russia-Ucraina (NATO) del 24 febbraio 2022 (quindi scritto MOLTO a caldo e basato sui dati che avevo raccolto seguendo la vicenda da un mesetto circa) elencando i motivi per cui gli USA volevano la guerra c’era:
«3- evitare che la Russia acquisti influenza sull’Europa (ormai colonia americana) che potrebbe ridurre quella di Washington: la guerra in Ucraina ha infatti già scavato un profondo solco economico e politico.»
E che ribadisco nella mia Epitome in 16.8, “Guerra fra Ucraina e Russia”:
«Obiettivi USA:
- Se la Russia non avesse reagito portare l’Ucraina nella NATO; in caso contrario:
- Scavare un solco politico-economico fra Russia e UE anche a costo di impoverire l’UE.
- Giustificare l’aumento della spesa militare in funzione anti russa.
- Mantenere in Ucraina un fedele governo filo-occidentale.
- Una volta iniziata la guerra, prolungarla il più possibile in maniera da far pagare alla Russia il
prezzo massimo in termini sia economici che di vite umane per arrivare alla sostituzione di Putin
con un sostituto filo occidentale.»
Ma quali concetti esprime Marshall, evidentemente riprendendoli da qualche think tank?
Per spiegare che la Germania guarda a due sponde (est e ovest) l’autore scrive:
«I tedeschi erano coinvolti nelle macchinazioni che hanno portato al rovesciamento del presidente ucraino Janukovič nel 2014 e hanno criticato aspramente la successiva annessione della Crimea da parte della Russia. Ma pensando ai gasdotti, Berlino è stata molto più tiepida nelle critiche e nell’appoggio alle sanzioni rispetto, per esempio, al Regno Unito, che dipende molto meno dalle fonti energetiche russe. Anche se come stato membro dell’UE e della NATO la Germania è saldamente ancorata all’Europa occidentale, nella tempesta le ancore possono saltare, e Berlino è geograficamente in condizione di spostare l’attenzione a est, se necessario, e stringere legami molto più stretti con Mosca.» (*2) [Il neretto è mio]
E qualche pagina dopo: «Sia la Francia sia la Germania si stanno adoperando per tenere assieme l’Unione: si considerano reciprocamente partner naturali. Ma solo la Germania ha un piano B, che si chiama Russia.» (*3)
La prima citazione è particolarmente lunga perché, parlando dei gasdotti, mi pare chiarisca (senza considerare i video con le parole della Rice prima e di Biden poi) chi avesse interesse a distruggere tali infrastrutture. Insomma ho voluto prendere due piccioni con la proverbiale fava.
Inoltre, come spiegava precedentemente, Marshall conferma che dietro la caduta di Janukovič c’erano delle “macchinazioni” estere: attenzione però, non mene degli USA, che non vengono neppure citati, ma della Germania!
Evidentemente non si accorge neppure della contraddizione di affermare che la Germania voleva rimanere in buoni rapporti con la Russia ma si era adoperata per sostituire il presidente filo-russo con uno filo-occidentale…
Conclusione: il testo è sostanzialmente deludente ma, fortunatamente, riesco comunque a ricavarne delle informazioni utili. Beh, in questo caso delle conferme significative a quanto avevo già ipotizzato/intuito.
Nota (*1): un solo esempio tanto per far capire: riguardo l’Europa spiega che il clima migliore e il suolo più produttivo resero l’Europa del Nord più ricca di quella del sud. Chiaramente dimentica i circa duemila anni di storia dell’impero romano per non parlare dei secoli di splendore della Grecia. Inutile che riporti i suoi argomenti “geografici” che spiegano il successo del nord Europa perché è ovvio che sono in contrasto con quelli che portarono precedentemente al successo il sud.
Aggiungo che l’autore dà un gran peso al clima “buono”, i fiumi navigabili (ma resi tali dall’opera dell’uomo con canali per connetterli insieme etc.) e alla “grande pianura europea” ma dimentica invece totalmente l’importanza del Mar Mediterraneo… vabbè, l’esperto è lui...
Nota (*2): tratto da “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall, (E.) Garzanti, 2017, trad. Roberto Merlini, pag. 125.
Nota (*3): ibidem, pag. 130.
In particolare ho finito di leggere il capitolo sull’Europa di “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall.
La sensazione che avevo anticipato ieri è stata confermata. L’autore ha una preparazione a macchia di leopardo con scarse basi storiche (almeno così mi pare) e, ho la sensazione, che le fonti su cui colma le sue lacune siano Wikipedia e i documenti di teoria geopolitica dei think tank statunitensi. La geografia è usata in maniera discontinua, talvolta contraddittoria, per spiegare la situazione del momento dimenticando magari la storia di duecento anni fa e oltre (*1).
Bisogna quindi essere bravi e avere una buona intuizione per capire quali siano le affermazioni corrette e quelle più “dubbie”. Soprattutto quando le sue fonti possono essere fatte risalire, magari indirettamente, ai think tank non si ha una visione oggettiva della situazione ma una politicizzata e orientata nella prospettiva di Washington. Non è mai la CIA che causa instabilità in una regione ma “fiumi e catene montuose” l’avevano resa inevitabile.
Per esempio nella bibliografia, per documentarsi sulla Russia, si è basato anche su un “NATO Fact Sheet” del 12 aprile 2014 che sapete da dove proviene?
Indovinato: dal sito NATO.int
Con quello che sappiamo oggi sicuramente si tratta di una fonte super oggettiva e non di parte.
Curiosamente l’autore non si è neppure curato troppo di eliminare le possibili contraddizioni derivate dall’aver raccolto il materiale da fonti non proprio attendibili.
Questo emerge nel capitolo sull’Europa quando parla della Germania e dei suoi rapporti con la Russia.
In particolare evidenzia chiaramente il timore degli USA che la Germania, e con lei quindi l’UE, spostasse il suo baricentro verso Mosca piuttosto che Washington.
Come scrissi nel mio pezzo Altra lettura della crisi Russia-Ucraina (NATO) del 24 febbraio 2022 (quindi scritto MOLTO a caldo e basato sui dati che avevo raccolto seguendo la vicenda da un mesetto circa) elencando i motivi per cui gli USA volevano la guerra c’era:
«3- evitare che la Russia acquisti influenza sull’Europa (ormai colonia americana) che potrebbe ridurre quella di Washington: la guerra in Ucraina ha infatti già scavato un profondo solco economico e politico.»
E che ribadisco nella mia Epitome in 16.8, “Guerra fra Ucraina e Russia”:
«Obiettivi USA:
- Se la Russia non avesse reagito portare l’Ucraina nella NATO; in caso contrario:
- Scavare un solco politico-economico fra Russia e UE anche a costo di impoverire l’UE.
- Giustificare l’aumento della spesa militare in funzione anti russa.
- Mantenere in Ucraina un fedele governo filo-occidentale.
- Una volta iniziata la guerra, prolungarla il più possibile in maniera da far pagare alla Russia il
prezzo massimo in termini sia economici che di vite umane per arrivare alla sostituzione di Putin
con un sostituto filo occidentale.»
Ma quali concetti esprime Marshall, evidentemente riprendendoli da qualche think tank?
Per spiegare che la Germania guarda a due sponde (est e ovest) l’autore scrive:
«I tedeschi erano coinvolti nelle macchinazioni che hanno portato al rovesciamento del presidente ucraino Janukovič nel 2014 e hanno criticato aspramente la successiva annessione della Crimea da parte della Russia. Ma pensando ai gasdotti, Berlino è stata molto più tiepida nelle critiche e nell’appoggio alle sanzioni rispetto, per esempio, al Regno Unito, che dipende molto meno dalle fonti energetiche russe. Anche se come stato membro dell’UE e della NATO la Germania è saldamente ancorata all’Europa occidentale, nella tempesta le ancore possono saltare, e Berlino è geograficamente in condizione di spostare l’attenzione a est, se necessario, e stringere legami molto più stretti con Mosca.» (*2) [Il neretto è mio]
E qualche pagina dopo: «Sia la Francia sia la Germania si stanno adoperando per tenere assieme l’Unione: si considerano reciprocamente partner naturali. Ma solo la Germania ha un piano B, che si chiama Russia.» (*3)
La prima citazione è particolarmente lunga perché, parlando dei gasdotti, mi pare chiarisca (senza considerare i video con le parole della Rice prima e di Biden poi) chi avesse interesse a distruggere tali infrastrutture. Insomma ho voluto prendere due piccioni con la proverbiale fava.
Inoltre, come spiegava precedentemente, Marshall conferma che dietro la caduta di Janukovič c’erano delle “macchinazioni” estere: attenzione però, non mene degli USA, che non vengono neppure citati, ma della Germania!
Evidentemente non si accorge neppure della contraddizione di affermare che la Germania voleva rimanere in buoni rapporti con la Russia ma si era adoperata per sostituire il presidente filo-russo con uno filo-occidentale…
Conclusione: il testo è sostanzialmente deludente ma, fortunatamente, riesco comunque a ricavarne delle informazioni utili. Beh, in questo caso delle conferme significative a quanto avevo già ipotizzato/intuito.
Nota (*1): un solo esempio tanto per far capire: riguardo l’Europa spiega che il clima migliore e il suolo più produttivo resero l’Europa del Nord più ricca di quella del sud. Chiaramente dimentica i circa duemila anni di storia dell’impero romano per non parlare dei secoli di splendore della Grecia. Inutile che riporti i suoi argomenti “geografici” che spiegano il successo del nord Europa perché è ovvio che sono in contrasto con quelli che portarono precedentemente al successo il sud.
Aggiungo che l’autore dà un gran peso al clima “buono”, i fiumi navigabili (ma resi tali dall’opera dell’uomo con canali per connetterli insieme etc.) e alla “grande pianura europea” ma dimentica invece totalmente l’importanza del Mar Mediterraneo… vabbè, l’esperto è lui...
Nota (*2): tratto da “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall, (E.) Garzanti, 2017, trad. Roberto Merlini, pag. 125.
Nota (*3): ibidem, pag. 130.
venerdì 14 giugno 2024
Varie giugnesi
Ho voglia di scrivere ma non so bene di cosa.
Da quando sono tornato in città sono rimasto praticamente fermo nelle mie letture: al 70% per colpa del caldo e del rumore e al 30% per gli scacchi ai quali, nel tentativo di tornare in forma, sto dedicando molto tempo.
In particolare ho scoperto un canale YouTube fatto benissimo: Daniel Naroditsky.
Si tratta di un GM americano molto forte che pubblica video di sue partite e che commenta sia durante il gioco che, per entrare in eventuali dettagli, dopo di esso.
Veramente bravo e chiarissimo. Ovviamente sono andato a consultare il suo tipo psicologico sul solito sito inaffidabile che guardo sempre, Daniel Naroditsky su Personality-Database.com, e lo danno come INTP. Condivido: mi fornisce le informazioni in “formato” perfetto per me e c’è la classica “risonanza” che ho iniziato a riconoscere…
Comunque sto facendo indigestione dei suoi video e, contemporaneamente, sto accumulando molti nuovi criteri di valutazione della posizione: che poi riesca a metterli in pratica è un altro discorso ma intanto li assorbo.
Sul pericolo di guerra nucleare (v. anche Pericolo di guerra nucleare) non ci sono novità rispetto a quanto ho già scritto. Fra le “mie” fonti vi è consenso che il pericolo maggiore possa venire dagli F15 per i motivi che ho già spiegato: 1. pericolo (nel senso di sospetto russo) che abbiano armi nucleari; 2. possibilità che abbiano le basi non in Ucraina. Per adesso comunque la loro consegna è stata ancora rimandata.
Sulla possibile risposta di Putin non c’è unanimità: personalmente sono orientato su una risposta “morbida”. Proprio perché i russi stanno vincendo non hanno bisogno di rischiare una guerra nucleare da cui tutti avrebbero da perdere. I rischi maggiori li prende chi perde, nel tentativo di ribaltare il risultato, non chi vince. Contemporaneamente però ci sono anche in Russia molti “falchi” (e probabilmente parte significativa della popolazione) che vorrebbero una risposta significativa: bisognerebbe conoscere bene la politica russa per capire quanto possano incidere sulle decisioni di Putin.
Un argomento secondario discusso un po’ da tutti è poi quello degli istruttori francesi direttamente in Ucraina. Come mai addestrare i soldati ucraini in Ucraina, col pericolo dei bombardamenti russi, e non in Europa come fatto fino ad adesso? Che vantaggio c’è?
Anche qui le “mie” fonti hanno opinioni diverse:
1. Si inizia a mandare poche truppe con compiti limitati e poi, via via, se ne mandano di più. Insomma un mezzo per iniziare a fare qualcosa abituando progressivamente l’opinione pubblica occidentale all’idea.
2. “Speranza” in un forte reazione russa in maniera da coinvolgere gli USA con truppe di terra.
3. Gli ucraini che volevano combattere sono già sul fronte: quelli rimasti non vogliono rischiare la propria vita in una guerra persa. Se questi soldati avessero la possibilità di arrivare in Europa occidentale potrebbero richiedervi asilo politico (chi fugge dalla guerra ha diritto di asilo).
Io onestamente non ne ho idea: penso che Macron sia abbastanza disconnesso dalla realtà e il risultato delle europee in Francia lo dimostra. A maggior ragione è quindi difficile stabilire cosa abbia in mente.
Ancora si aspetta la decisione sul mandato di arresto per Netanyahu da parte dei giudici della ICC: cosa decideranno? Le “mie” fonti pensano che a giorni tale richiesta verrà accolta ma io non ne sono così sicuro. Le pressioni statunitensi sui giudici della ICC sono fortissime: minacce vere e proprie ai giudici e ai loro famigliari.
Per esempio: House approves bill hitting International Criminal Court for Israel warrants da Politico.com
Oppure: House Votes to Impose Sanctions on I.C.C. Officials Over Israel Prosecution dal NYTimes.com
Per la politica nostrana sono curioso di vedere come andrà a Firenze il ballottaggio fra Sara Funaro (PD+altri) al 43.17% e Eike Schmidt al 32.86% (FdI, Lega, Forza Italia e lista civica Schimdt).
Nonostante l’ampio margine iniziale di circa 11 punti percentuali secondo me la Funaro rischia di perdere. La mia teoria è che molte persone a Firenze non vadano a votare perché tanto vince sempre il candidato del PD: col ballottaggio però molti che si sono astenuti andranno al secondo turno per tentare di dare una “spallata” al PD. Vero anche che molti del PD che non hanno votato al primo turno magari andranno a “difendere” la propria candidata allo spareggio ma penso che il numero dei primi sia sostanzialmente maggiore dei secondi.
Già i dati sull’affluenza saranno indicativi: più è alta e peggio andrà per il candidato PD.
Ah! Ho comprato su una bancarella un bel libro: “Pensieri” di Blaise Pascal. Si tratta di una raccolta (vera e non fasulla come quella di Lichtenberg) di aforismi. L’ho già iniziato a leggerlo dato che non è impegnativo e mi pare ricca di spunti: forse Pascal è un po’ troppo cristiano per i miei gusti ma comunque è godibile.
Cosa intendo con “troppo cristiano”? Beh, che troppi dei suoi ragionamenti si riducono e concludono sul concetto di Dio: e la cosa mi pare una scorciatoia per non analizzare veramente l’essenza di una problematica o di una questione.
E già che ci sono un rapido aggiornamento su “Le dieci mappe che spiegano il mondo”. Ho iniziato la lettura del quarto capitolo sull’Europa e, dato l’argomento, le conoscenze vaghe e approssimative dell’autore divengono evidenti.
Ricapitolando:
Russia → No,
Cina → Sì,
USA → Nì,
Europa (parziale) → NOO!!!
Non che sia una lettura inutile ma ormai ho inquadrato l’autore e so che dovrò prendere le sue asserzioni con MOLTA prudenza.
Conclusione: ho scritto questo articoli a pezzetti via via durante la mattinata (credo si noti!). In realtà adesso avrei un’altra idea piuttosto interessante ma non voglio divagare ulteriormente e quindi la rimando a un corto a un pezzo per domani…
Da quando sono tornato in città sono rimasto praticamente fermo nelle mie letture: al 70% per colpa del caldo e del rumore e al 30% per gli scacchi ai quali, nel tentativo di tornare in forma, sto dedicando molto tempo.
In particolare ho scoperto un canale YouTube fatto benissimo: Daniel Naroditsky.
Si tratta di un GM americano molto forte che pubblica video di sue partite e che commenta sia durante il gioco che, per entrare in eventuali dettagli, dopo di esso.
Veramente bravo e chiarissimo. Ovviamente sono andato a consultare il suo tipo psicologico sul solito sito inaffidabile che guardo sempre, Daniel Naroditsky su Personality-Database.com, e lo danno come INTP. Condivido: mi fornisce le informazioni in “formato” perfetto per me e c’è la classica “risonanza” che ho iniziato a riconoscere…
Comunque sto facendo indigestione dei suoi video e, contemporaneamente, sto accumulando molti nuovi criteri di valutazione della posizione: che poi riesca a metterli in pratica è un altro discorso ma intanto li assorbo.
Sul pericolo di guerra nucleare (v. anche Pericolo di guerra nucleare) non ci sono novità rispetto a quanto ho già scritto. Fra le “mie” fonti vi è consenso che il pericolo maggiore possa venire dagli F15 per i motivi che ho già spiegato: 1. pericolo (nel senso di sospetto russo) che abbiano armi nucleari; 2. possibilità che abbiano le basi non in Ucraina. Per adesso comunque la loro consegna è stata ancora rimandata.
Sulla possibile risposta di Putin non c’è unanimità: personalmente sono orientato su una risposta “morbida”. Proprio perché i russi stanno vincendo non hanno bisogno di rischiare una guerra nucleare da cui tutti avrebbero da perdere. I rischi maggiori li prende chi perde, nel tentativo di ribaltare il risultato, non chi vince. Contemporaneamente però ci sono anche in Russia molti “falchi” (e probabilmente parte significativa della popolazione) che vorrebbero una risposta significativa: bisognerebbe conoscere bene la politica russa per capire quanto possano incidere sulle decisioni di Putin.
Un argomento secondario discusso un po’ da tutti è poi quello degli istruttori francesi direttamente in Ucraina. Come mai addestrare i soldati ucraini in Ucraina, col pericolo dei bombardamenti russi, e non in Europa come fatto fino ad adesso? Che vantaggio c’è?
Anche qui le “mie” fonti hanno opinioni diverse:
1. Si inizia a mandare poche truppe con compiti limitati e poi, via via, se ne mandano di più. Insomma un mezzo per iniziare a fare qualcosa abituando progressivamente l’opinione pubblica occidentale all’idea.
2. “Speranza” in un forte reazione russa in maniera da coinvolgere gli USA con truppe di terra.
3. Gli ucraini che volevano combattere sono già sul fronte: quelli rimasti non vogliono rischiare la propria vita in una guerra persa. Se questi soldati avessero la possibilità di arrivare in Europa occidentale potrebbero richiedervi asilo politico (chi fugge dalla guerra ha diritto di asilo).
Io onestamente non ne ho idea: penso che Macron sia abbastanza disconnesso dalla realtà e il risultato delle europee in Francia lo dimostra. A maggior ragione è quindi difficile stabilire cosa abbia in mente.
Ancora si aspetta la decisione sul mandato di arresto per Netanyahu da parte dei giudici della ICC: cosa decideranno? Le “mie” fonti pensano che a giorni tale richiesta verrà accolta ma io non ne sono così sicuro. Le pressioni statunitensi sui giudici della ICC sono fortissime: minacce vere e proprie ai giudici e ai loro famigliari.
Per esempio: House approves bill hitting International Criminal Court for Israel warrants da Politico.com
Oppure: House Votes to Impose Sanctions on I.C.C. Officials Over Israel Prosecution dal NYTimes.com
Per la politica nostrana sono curioso di vedere come andrà a Firenze il ballottaggio fra Sara Funaro (PD+altri) al 43.17% e Eike Schmidt al 32.86% (FdI, Lega, Forza Italia e lista civica Schimdt).
Nonostante l’ampio margine iniziale di circa 11 punti percentuali secondo me la Funaro rischia di perdere. La mia teoria è che molte persone a Firenze non vadano a votare perché tanto vince sempre il candidato del PD: col ballottaggio però molti che si sono astenuti andranno al secondo turno per tentare di dare una “spallata” al PD. Vero anche che molti del PD che non hanno votato al primo turno magari andranno a “difendere” la propria candidata allo spareggio ma penso che il numero dei primi sia sostanzialmente maggiore dei secondi.
Già i dati sull’affluenza saranno indicativi: più è alta e peggio andrà per il candidato PD.
Ah! Ho comprato su una bancarella un bel libro: “Pensieri” di Blaise Pascal. Si tratta di una raccolta (vera e non fasulla come quella di Lichtenberg) di aforismi. L’ho già iniziato a leggerlo dato che non è impegnativo e mi pare ricca di spunti: forse Pascal è un po’ troppo cristiano per i miei gusti ma comunque è godibile.
Cosa intendo con “troppo cristiano”? Beh, che troppi dei suoi ragionamenti si riducono e concludono sul concetto di Dio: e la cosa mi pare una scorciatoia per non analizzare veramente l’essenza di una problematica o di una questione.
E già che ci sono un rapido aggiornamento su “Le dieci mappe che spiegano il mondo”. Ho iniziato la lettura del quarto capitolo sull’Europa e, dato l’argomento, le conoscenze vaghe e approssimative dell’autore divengono evidenti.
Ricapitolando:
Russia → No,
Cina → Sì,
USA → Nì,
Europa (parziale) → NOO!!!
Non che sia una lettura inutile ma ormai ho inquadrato l’autore e so che dovrò prendere le sue asserzioni con MOLTA prudenza.
Conclusione: ho scritto questo articoli a pezzetti via via durante la mattinata (credo si noti!). In realtà adesso avrei un’altra idea piuttosto interessante ma non voglio divagare ulteriormente e quindi la rimando a un corto a un pezzo per domani…
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