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sabato 3 novembre 2018

Pensiero #201 e dintorni

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.1.0 "Alice").

Dopo aver finito Harry Potter, con Jules Verne recluso in bagno, ho ripreso a leggere Al di là del bene e del male di Nietzsche, Grandi Tascabili Economici Newton, 1991, trad. Silvia Bortoli Cappelletto.
In realtà sto progredendo piuttosto lentamente per più motivi: 1. l'averne interrotto più volte la lettura non mi ha aiutato a seguirne il filo; 2. l'opera di per sé ha un limitatissimo filo conduttore e, a parte un intero capitolo di aforismi, è composta da brevi commenti numerati più o meno sull'argomento del capitolo; 3. dopo il primo capitolo le difficoltà di comprensione sono aumentate probabilmente a causa della traduzione; 4. nel complesso l'opera non mi piace.

Non mi piace perché l'autore non espone le sue idee in maniera strutturata ma, come detto, sembra più una raccolta di pensieri dai quali il lettore dovrebbe compiere lo sforzo aggiuntivo di ricostruire la teoria del filosofo. Non so: probabilmente possibile se si è in grado di comprendere il testo in lingua originale e si è disposti a un notevole sforzo aggiuntivo. Insomma sembra un'opera che solo gli studiosi più dedicati sono in grado di comprendere pienamente. Non so: forse ci sono riferimenti a scritti precedenti che non ho letto ma di cui Nietzsche dà per scontata la conoscenza...

Comunque ieri ho letto uno dei suoi “pensieri” (il #201) un po' più articolato degli altri che mi ha colpito.
Che non esista una morale assoluta, valida cioè per ogni società in ogni tempo, è ormai un fatto acquisito. Basta guardare alla storia: anche il principio “universale” di non uccidere non è sempre valido: pensiamo ai sacrifici umani nelle culture precolombiane oppure anche al giorno d'oggi. Il soldato che in guerra uccide altri soldati non è considerato compiere niente di immorale, anche l'altra parte, anche se vincente, non condanna il soldato della parte avversa che ha combattuto e ucciso (*1); oppure basti pensare alla pena di morte ancora presente in molte nazioni.
Ovviamente anche Nietzsche, che in questo libro è particolarmente contro ogni forma di verità assoluta, non ritiene che esista una morale universale.
La cosa interessante e che mi ha colpito è che Nietzsche lega la morale alla società con una relazione di utilità: la morale di ogni società è composta da quell'insieme di norme e comportamenti che favoriscono la sopravvivenza della società stessa. Io vi vedo in questa definizione di morale una forma di epomiti ([E] 6.2 e 2.4) tesi a garantire le prime due leggi del potere: quella della conservazione e della crescita ([E] 5.1 e 5.2).
Per questo una società primitiva avrà una morale diversa da una società più avanzata: le esigenze di sopravvivenza delle due società sono ormai profondamente differenziate fra loro.

Per completezza aggiungo che nello stesso pensiero (il #201) Nietzsche prosegue affermando che la morale moderna dell'Europa, uniformatasi sui principi del cristianesimo, è ormai superata e che anzi sta divenendo controproducente, infiacchendo l'uomo medio e tarpando le ali ai rari uomini più illuminati. In particolare (non ricordo se lo spiega qui o altrove), applicando massicciamente il principio di uguaglianza, rendendo e considerando cioè tutti gli uomini uguali, si fa un torto agli uomini superiori (tipo i filosofi!) e, contemporaneamente, si impedisce così alla società di avanzare.
Personalmente non mi sono ancora fatto un'idea definitiva su questo aspetto: di natura sono portato a una certa longanimità verso tutti miei simili ma liquidare la teoria di Nietzsche come razzista equivale a nascondere la testa sotto la sabbia negando l'esistenza di un problema.
Tendenzialmente, non ricordo dove l'ho scritto, sono dell'idea che tutti gli uomini siano diversi ma con uguali diritti: in effetti conciliare il bene comune partendo da queste premesse non è facile. Io credo che la soluzione debba favorire l'uguaglianza anche a costo di una diminuzione di benessere complessivo. Ma, come detto, su questo specifico argomento, ancora non sono giunto a conclusioni definitive.

Conclusione: l'ho già scritto ma mi piace ripeterlo: leggere Nietzsche dà più spunti di riflessione che Harry Potter!

Nota (*1): e l'imperativo categorico di Kant allora? Secondo me l'imperativo categorico più che definire i principi della morale stabilisce come si dovrebbe agire in base a essi. E i principi morali non sono fissi. Nietzsche, nelle pagine precedenti, ha sfiorato l'argomento e secondo lui, i principi morali immutabili definiti da ogni filosofo, rappresentano solo la giustificazione (più o meno razionale) che essi danno alla propria morale innata (ma in realtà frutto della società e del tempo)! Io credo che qui Nietzsche abbia ragione.

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