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martedì 26 agosto 2014

Ancora Bifröst

A gennaio dello scorso anno scrissi il pezzo Miti nordici dove commentavo un saggio su di essi. La mia conclusione fu che come saggio era sicuramente un ottimo libro ma, per chi era solo interessato al racconto dei miti, era probabilmente troppo arido.

Ieri ho invece finito di leggere un e-book del progetto Gutenberg, sempre sui miti nordici, che invece era di piacevole e facile lettura. Si tratta di Sories from northern myths di Emilie Kip Baker, Ed. The Macmillan Company, 1914. Un po' datato ma ottimo!

I miti riportati sono in pratica gli stessi del saggio ma sono scritti in forma romanzata che li rende più godibili. Nel saggio la leggenda degli eroi umani (ci sono più versioni della stessa storia e, non ricordo esattamente, probabilmente il saggio le ripeteva) era stata un tormento mentre qui l'ho letta senza problemi.

La cosa più interessante è che in questa lettura ho notato dei particolari, dal mio punto di vista molto importanti, che mi erano in precedenza sfuggiti!

In particolare ho notato che molte delle immagini di questo libro (e quindi dei miti nordici) mi sembra abbiano fortemente ispirato Tolkien.
Sapevo già che le rune usate da Tolkien erano ispirate da quelle dell'alfabeto runico usato nel nord europa (il “futhorc”, usato da angolsassoni e frusoni, mi dice wikipedia) ma non avevo mai sentito parlare di ispirazione più o meno profonda tratta dai miti nordici.
Io credo invece che Tolkien abbia letto proprio questo libro e ne sia stato fortemente suggestionato.

Di seguito alcune somiglianze che mi hanno colpito:
«...they saw no longer the crouching figure by the pillar, but a tall commanding form before whose awful majesty they shrank back trembling and afraid».
La figura in questione è quella di Odino (anche per aspetto generale e abbigliamento la sua figura è molto simile a quella di Gandalf) che, dopo essere sembrato a lungo un semplice uomo, mostra infine la propria divinità.
Questa immagine ricorda fortemente Gandalf che, nella sala di re Théoden, mostra il proprio nuovo potere ed “esorcizza” Sauroman dal corpo del vecchio re.

La chioma dorata di Sif mi ricorda quella di Galadriel.

L'anello del nano Andvari invece ricorda per aspetto (beh, solo vagamente per via del serpente dagli occhi realizzati con gemme) quello di Barahir (personaggio del Silmarillion) mentre la maledizione a esso associata ricorda quella dell'Unico Anello:
«May this ring be your bane, and the bane of all who shall possess it. May it bring sorrow and evil upon him who shall wear it, and from this day be the source of envy and hatred and bloodshed.». Ancora sulla maledizione dell'anello: «Both Hagen and Kriemhild had been wearers of the ring, and evil soon fell upon them as it had upon Fafnir, Regin, Siegfried and Brunhilde.»

Il drago Fafnir e il suo gigantesco tesoro ricorda in parte Smaug a guardia dell'oro dei nani nella Montagna Solitaria («so he changed himself into a monstrous dragon which breathed forth fire and spat deadly poison. Thus secured, he coiled himself about the hoard, and no one dared to approach him...») e in parte Glaurung, drago del Silmarillion, ucciso in maniera identica: «Dig a deep pit, and hide in it yourself, first covering the top with a few boughs. As the dragon's huge body passes over this, you can strike him from beneath with your sword.»

I frammenti della spada di Odino che saranno riforgiati insieme da Sigfrido ricordano la storia della spada Narsil: «Cherish carefully the pieces of Odin's sword which lie here beside me, for of these shall a goodly sword be made, and our son shall bear it, and with it he shall work many a great work so that his name shall be honoured as long as the world endures»

Ecco l'effetto che fa l'anello di Andvari a un incauto che se lo pone al dito: «...the curse of Andvari had fallen upon the new possessor of the hoard. If Regin's face had been mean and crafty before, it was now ten times more dreadful, and his mouth wore an evil smile which made Siegfried shudder. It seemed, too, as if his body had shrunk, and its motion was not unlike the gliding of a serpent. He was talking to himself as he came along...» - il neretto è mio.
A me ricorda moltissimo la trasformazione di Sméagol in Gollum...
Poi Regin, che porta l'anello, urla contro Sigfrido: «Fool and murderer, you shall have none of the gold. It is mine, all mine.»

Il castello di Brunilde si trova a Isenland nome che mi ricorda la fortezza di Isengard.

Concludo aggiungendo che oltre a queste somiglianze il libro ha anche altri passaggi interessanti che per motivi di spazio non sto però a riportare.

Mi limito solo alla pubblicità finale (sì, hanno incluso anche questa nell'e-book!) di un libro dedicato ai bambini, dello stesso autore, sui miti romani e greci che mi ha fatto sorridere:
«Stories of Old Greece and Rome - “...an excellent combination of mythology and literature... Here is a gift that is a tonic for the weak imagination of the modern child” - The Nation»
Già nel 1914, ben prima della tivvù e dei cartoni giapponesi, i bambini secondo gli adulti del tempo erano vittima della sindrome da “debole immaginazione”!!

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