Ho trovato questo bell'articolo copiato su FB e poi ho scovato anche la versione originale: Andrea Zhok - Il risveglio dal sogno democratico di Andrea Zhok su LAntiDiplomatico.it
In realtà avevo già notato l’autore per un pezzo pubblicato su Gli imperdonabili: si tratta di un professore di filosofia della morale che insegna all’università di Milano.
Aveva scritto un articolo intitolato Perché Hate speech e Fake News sono la nuova agenda di un controllo di tipo totalitario che, come potete immaginare, mi ha trovato sostanzialmente d’accordo. Vabbè, ci sarebbe da parlare anche di questo ma non voglio divagare: leggete direttamente l’articolo perché è interessante; fra i commenti vi è anche una mia piccola obiezione…
Ho quindi letto questo suo nuovo pezzo con grande interesse e curiosità e, devo dire, lo sforzo (piccolo perché scrive in maniera estremamente chiara e lineare) è stato proficuo.
Di seguito i punti salienti che ha espresso e, dopo la freccetta (→), la mia opinione/commento al riguardo.
- la liberaldemocrazia è qualcosa di temporaneo: liberismo e democrazia hanno infatti obiettivi diversi e per questo raramente stanno a lungo insieme. → Osservazione giustissima che terrò presente.
- Il “massimo” della liberaldemocrazia lo si è avuto nel dopoguerra fino agli anni ‘60 compresi. → perfettamente in linea con la mia “teoria”.
- nella visione liberale del voto questo deve essere legato alla proprietà → Serendipità: concetto ritrovato nel corso della Freeman e letto pochi giorni fa in Aristotele!
- Ma dopo 2-3 decenni l’ideologia liberale ha preso progressivamente il sopravvento → perfettamente in linea con la mia “teoria”.
- Stiamo attraversando una fase di crisi della democrazia → esattamente la mia teoria.
- All’inizio del XX secolo la stessa debolezza democratica ha portato alle dittature militari degli uomini forti. Non è detto che questo fenomeno non si ripresenti ma lo ritiene improbabile: le condizioni sociali sono molto diverse, ne mancano le premesse. Ciò nonostante la democrazia è debole e, nel mondo moderno, l’equivalente antidemocratico del dittatore militare è il Tecnico: anch’egli è presentato all’opinione pubblica come il salvatore della patria; la sua (presunta) capacità non è in campo bellico ma economico. → Che dire? A me pare un’intuizione eccellente!
- L’Italia, come lo fu con il fascismo, forse anticipa i tempi anche per le altre democrazie occidentali. → Bo, può essere…
- Si ha un Tecnico quando i partiti politici sono già a “guida tecnocratica”. → Non so: può darsi che sia lo stesso mio pensiero al netto di un cambio di terminologia. Io parlo di partiti sistemici (e i populismi apparenti) quando questi hanno abdicato nei fatti (non a parole ovviamente!) il ruolo di mediatori fra popolo e governo e invece fanno esclusivamente gli interessi dei parapoteri economici esteri. E se i parapoteri esteri sono le burocrazie tecniche (almeno a un primo livello: l’UE è a sua volta fortemente influenzata dai parapoteri economici) allora credo vi possa essere una precisa corrispondenza fra l’idea di Zhok e la mia.
- Degenerazione della democrazia verso oligarchia dei ricchi gestita da tecnici che ne curano gli interessi → sì: diciamo che nella mia teoria l’oligarchia è dei super ricchi (i membri apicali dei parapoteri) e del resto le statistiche sugli squilibri della distribuzione della ricchezza mi danno pienamente ragione.
- L’accusa è che la democrazia non è stata “coltivata” in Italia: ufficialmente perché si diceva che non ve ne era bisogno ma in realtà perché la politica era già asservita ai dettami del liberismo. → può darsi che ci sia anche questa componente ma io vi vedo più la marea della seconda globalizzazione a cui trovo difficile che ci si possa opporre solo a livello scolastico ed educativo (quando poi media, film, tivvù e il 95% del mondo della “cultura” spingerebbero in direzione opposta).
- La conclusione di Zhok è lapidaria: il governo Draghi segna la fine della parentesi democratica italiana. → Io lo temo fortemente ma continuo a sperare che non finisca così: v. le mie preoccupazioni per la stessa democrazia in Draghi.
Non ricordo se ne ho scritto o se ne ho “parlato” con mio padre (quello che gli dico gli entra in un orecchio e gli esce dall’altro) ma almeno ho una piccola soddisfazione.
All’epoca di Monti io stesso, che del resto non seguivo la politica, non avevo capito subito che “cosa” fosse: da una parte proclamava di voler salvare l’Italia dall’altra, pur non essendo un economista, mi era parso evidente che i suoi sforzi andassero in direzione opposta. Ricordo che il mio dubbio ricorrente era “ci è o ci fa?”. Poi, lo capii: partendo da zero conoscenze mi ci volle un anno, forse due, ma poi capii benissimo chi fosse Monti e di chi facesse gli interessi.
All’epoca però avevo la chiara sensazione di essere solo nel mio sdegno: solo anni dopo scoprii che, per esempio, Bagnai si era schierato immediatamente contro Monti evidenziandone i paradossi e le menzogne economiche.
Magari ero solo io che non sapevo dove andare a guardare, non so…
Oggi invece vedo chiaramente che molte persone sono consapevoli della colossale truffa a danno degli italiani incarnata dal governo Draghi. Chiaramente si tratta di una minoranza ma di una minoranza decisamente numerosa e che però, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione, essenzialmente siti personali, reti sociali, e qualche canale media estremamente secondario come per esempio Byoblu, riesce comunque a far sentire la propria voce.
Non servirà a niente dato che manca una sponda politica che rappresenti questa consapevolezza diffusa ma almeno mi sento meno solo e, di tanto in tanto, mi imbatto in articoli come quello di cui ho scritto oggi che corroborano le mie sensazioni politiche e non solo.
Conclusione: un’idea per un prossimo pezzo potrebbe essere quella di fare un elenco delle fonti che seguo…
alla prima stazione
1 ora fa
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