Ma… stamani, mentre stavo svegliandomi, navigavo sbadigliando con gli occhi cisposi qua e là…
Da FB ho trovato un paio di rimandi ad articoli (beh, in verità uno dei due è un video) che mi hanno dato un po’ da pensare. Considerando sempre il mio cervello addormentato dopo una notte poco riposante. Ma lo capite anche da come scrivo che ancora non sto carburando. Vabbè.
Ah! entrambi i pezzi/video hanno la particolarità di non vedermi d’accordo con essi, almeno non totalmente: proprio per questo credo che un po’ di riflessione extra mi sarà utile.
Il primo articolo è: La DAD come strumento di indottrinamento totalitario di Antonio Francesco Perozzi su Imperdonabili.org
Non ho voglia di riassumerlo: leggetelo, è breve.
Qui in realtà la mia obiezione è facilmente identificabile e spiegabile.
Sono sostanzialmente d’accordo su quello che scrive l’autore del pezzo: la DAD è inefficace, nozionistica e alienante: il frutto della dialettica produzione-consumo applicato all’istruzione. Il tentativo di digitalizzare un’esperienza che dovrebbe invece essere diretta.
Che abbia poi il potenziale di un “indottrinamento totalitario” è possibile: rimane a mio avviso sempre il filtro degli insegnanti che possono mitigare la tendenza negativa.
La mia obiezione è invece puramente sanitaria: è da queste estate che ripeto che le scuole sono dei centri di contagio che poi portano il covid-19 trasversalmente in tutte le famiglie.
Da questo punto di vista considero la DAD il male minore: c’è da dire che nel contrasto alla pandemia è forse sbagliato giudicare i singoli provvedimenti ma andrebbero considerate le strategie nel loro complesso. In altre parole sarebbe stato forse possibile riaprire le scuole con una sicurezza accettabile: ad esempio fornendo ogni aula con un depuratore d’aria (quelli base costano sui 250€ l’uno) per sopperire alla mancanza di ventilazione non sempre possibile semplicemente aprendo le finestre di ambienti talvolta angusti (ho in mente il mio vecchio liceo: ex-convento, ex-ospedale e ora ex-liceo); da valutare anche gli emettitori di raggi UVC in grado di distruggere i virus nell’aria ma assolutamente non in grado di penetrare oltre la pelle o negli occhi; rifornire poi tutti gli studenti di mascherine FFP2 (che sarebbero dovute essere prodotte in massa dallo stato) e supplemento di vitamina D (questo non solo per gli studenti ma per tutti). Invece questa estate, avendone poche in testa, si è pensato di compensare mettendole sotto i banchi/sedie. Vabbè…
Aggiungo che l’obiezione più forte alla DAD non viene fatta nell’articolo riportato: la DAD discrimina. Discrimina fra chi può permettersi una buona connessione e ha la disponibilità di una postazione di studio adeguata e chi, magari, deve dividere un singolo calcolatore fra più fratelli e/o ha comunque una connessione insufficiente. Alla fine è una discriminazione basata sul reddito e territorio (fuori dalle città le buone connessioni sono molto più rare).
L’altro articolo, anzi video, è il seguente: VACCINO: i dubbi più grossi dal canale Cartoni Morti su Youtube.
Si tratta di un cartone piuttosto divertente COMPLETAMENTE a favore dei vaccini.
Dura poco più di 6 minuti quindi consiglio di guardarlo direttamente: le sue argomentazioni sono tutte logiche e coerenti col pensiero maggioritario ([E] 10.6): principalmente che ha più senso fidarsi delle varie agenzie di controllo sulla qualità dei farmaci piuttosto che dubitare di esse; minimizza le preoccupazioni del pensiero minoritario basate principalmente sull’interesse economico delle case farmaceutiche nei vaccini; a mio avviso debole, e non so su quali ricerche fondata, l’affermazione che le controindicazioni a breve termine siano un buon indice predittivo di quelle a medio e lungo termine; infine viene argomentato che, al di là dei possibili dubbi, il vaccino rappresenta l’unica via d’uscita dalla pandemia.
C’è da dire che il video è costruito bene e sarebbe complicato (e ingiusto) estrarre dal loro contesto le singole parti che non condivido: trovo quindi più conveniente riassumere direttamente le mie perplessità (non totale contrarietà!) sui vaccini.
La filosofia di Taleb sull’antifragilità, e in particolare sulla gestione del rischio, mi ha totalmente convinto: il vaccino per soggetti giovani e senza particolari fattori di rischio (obesità, ipertensione, diabete etc.) dà un vantaggio minimo ma espone al pericolo di un cigno nero.
Al contrario il vaccino per soggetti anziani o con fattori di rischio potrebbe essere un vero e proprio farmaco salva vita (che equivale a un cigno bianco): ovvio che i rischi nel medio lungo termine rimangono ma in questo caso varrebbe la pena correrli.
Il vaccino sì quindi ma non a tutti: ho esposto questa mia posizione in Caccia al cigno.
L’altra mia obiezione è molto più ipotetica e si basa su un’intuizione che non ho (per il momento) trovato riportata altrove e per la quale ho solo vaghe conferme della sua plausibilità.
La mia paura è che una protezione non totale, unità al fenomeno dell’asintomaticità tipica delle forme più lievi covid-19, possa causare una pressione evolutiva sul virus che lo porterebbe a evolversi rapidamente in varianti sempre più resistenti al vaccino. Al contrario se il vaccino fosse dato solo ai soggetti più deboli questo pericolo sarebbe molto ridimensionato (e si eviterebbero la maggior parte delle vittime e la saturazione delle terapie intensive). Questa mia teoria l’illustro con maggior dettaglio in Paura/previsione/perplessità/domanda.
Queste sono le mie obiezioni principali ma voglio anche spezzare una lancia a favore del pensiero minoritario.
In che mondo stiamo vivendo? Ci rendiamo conto della crescita sempre più marcata della diseguaglianza economica (che poi si trascina dietro tutte le altre)?
Questo per dire che supporre che le case farmaceutiche abbiano più a cuore il proprio profitto che la salute pubblica non è complottismo ma puro buon senso. E non un concetto nuovo: applicato ai dottori (*1) la stessa idea l’ho trovata in Aristotele e Bernard Shaw (“Il dilemma del dottore”).
Poi avrei anche molte altre obiezioni minori senza contare quella di carattere più filosofico sul confine fra salute (propria e altrui) e libertà individuale.
Conclusione: vabbè, un pezzo che ho iniziato a scrivere stamani quando ero parecchio assonnato e concluso nel tardissimo pomeriggio (che sono le 18:15? Pomeriggio o sera?). Mi sembrava interessante confrontarmi con opinioni diverse dalle mie ma mi rendo conto che, non potendo dare alle idee altrui la possibilità di replica, alla fine si tratta di un esercizio fine a se stesso.
Nota (*1): ma il concetto a maggior ragione lo si può mutuare alle case farmaceutiche dato che queste non hanno neppure il contatto umano diretto col malato che potrebbe rattenerle dal puntare all’esclusivo profitto.
alla prima stazione
1 ora fa
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