E così, in men che non si dica, Strabuccino e Saltabecca, divennero marito e moglie.
Inutile raccontare le prime settimane della luna di miele: probabilmente si amarono con la stessa ingordigia famelica tipica dei giovani innamorati che scoprono i piaceri che i propri corpi, uniti e unti dalla passione, possono donarsi l’un l’altro senza riuscire a saziarsene…
In realtà Strabuccino ricordò sempre poco di quei giorni: più volte si risvegliò nella fungaia sotto casa dove il suo corpo micelico si rigenerava ogni volta che il precedente veniva distrutto. “Giochini erotici un po’ sfuggiti di mano” pensava.
Una volta trovò la fungaia tutta bruciacchiata e permeata da un forte odore di fumo e benzina: “Com’è buona Stramele!” pensò Strabuccino “Ha addirittura concimato questa terra che mi dà la vita: e come l’avrà capito che le sostanze tossiche e/o radioattive la rendono più ubertosa col risultato che quando mi sveglio ho un forte appetito?”
Poi quando i giorni di felicità si furono accumulati riempiendo secchi di gioia coniugale ecco che una gioiosa routine iniziò a definirsi.
Strabuccino si alzava presto al mattino per andare a lavorare e tornava a casa la sera tardi.
Forse è il caso di spiegare quale fosse il lavoro di Strabuccino: non vorremmo infatti dare al lettore l’idea che il nostro amato uomo micelico fosse uno sfaticato!
Strabuccino lavorava “quasi” da casa, in una dependance, della sua casa albero fra i rami più alti: a circa due metri dall’edificio principale. Considerando però che le dimensioni di chi entra nella casa di Strabuccino si riducono notevolmente il tragitto equivaleva a circa un chilometro e mezzo. Quasi tutto scalini intagliati nella corteccia dell’albero con dei parapetti realizzati invece con le brattee scagliose delle pigne di pino e corde di lino colorato.
Dal suo ufficio Strabuccino gestiva una catena di siti pornografici russi. Si occupava sia della manutenzione prettamente informatica, per esempio selezionando la pubblicità che doveva apparire sui vari siti e dando quindi la preferenza alle pillole miracolose, agli strumenti per allungare il pene e ad altre ugualmente eccitanti; sia controllando ogni singolo filmato ed editandolo quando necessario. Vi toglieva per esempio tutte le scene troppo curate o fantasiose che avrebbero potuto far pensare a una produzione americana; talvolta invece tagliava volutamente l’inquadratura per nascondere dettagli del corpo e dare così l’idea di una realizzazione tanto casereccia quanto genuina. Spesso vi aggiungeva anche degli effetti sonori, principalmente “yeah!” e “f#ck!”, oppure vi aggiunge delle sovrimpressioni in cirillico a casaccio in maniera che lo spettatore potesse calarsi maggiormente nella scena; a queste poi aggiungeva delle ulteriori sovrascritte, stavolta in inglese, per rendere il prodotto adatto anche al mercato estero. Il taglio complessivo dei filmati, per essere credibile, doveva risultare abbastanza scadente e per questo si faceva aiutare da un suo amico esperto di produzione video: un puledrino chiamato Brocco.
Un lavoro non facile e sicuramente, alla lunga, noioso che però Strabuccino svolgeva con passione e impegno…
Così, mentre Strabuccino si dedicava al suo faticoso impiego, Stramele si ritrovava sola in casa.
Ovviamente ne aveva rivoluzionato tutto l’arredamento: una sala l’aveva resa rustica aggiungendovi numerosi suppellettili in paglia, in un angolo una falce e un martello, per darle un tocco di vetero comunismo russo, sulla parete invece una roncola e un cappello di paglia. La camera da letto poi l’aveva trasformata in una specie di grotta appendendo al soffitto dei lenzuoli scuri e aggiungendo come fonti di luce delle lampade schermate che promanavano nell’ambiente una luce calda e ovattata. Lo studio di Strabuccino l’aveva svuotato e pulito con cura e poi l’aveva riempito con cavalletti da pittore, cornici smontate e non, il suo pianoforte e blocchi di creta e statue parzialmente scolpite.
Qui lei infatti si dedicava alle sue numerose passioni: dopo la sessione mattutina di yoga tantrico che svolgeva aiutandosi con delle candele, la giovane e talentuosa ragazza cantava, dipingeva, scolpiva, ballava e suonava il pianoforte. Tutte passioni in cui sarebbe potuta diventare famosa eccellendo facilmente se avesse voluto dedicarsi a esse pienamente. Invece, con innata modestia, si accontentava di essere apprezzata da una piccola e intima cerchia di numerosi amici e conoscenze occasionali. Pochissime le donne perché, salvo poche eccezioni, le stimava noiose e ordinarie o, peggio, grettamente invidiose del suo talento.
Stramele nel pomeriggio usciva di casa e andava a visitare tutti i personaggi più famosi e in vista della vicina città: con gli attori recitava, con i cantanti cantava e con i pittori pitturava. Tutti le riconoscevano un grandissimo potenziale seppure non pienamente sviluppato come avrebbe potuto.
Ogni mercoledì poi invitava gli ospiti alla loro casa albero: Strabuccino cercava di rientrare prima e, quando entrava in salotto, la moglie correva ad abbracciarlo festosamente e a riempirlo di baci di fronte agli ospiti non poco perplessi da tale inusuale coppia. Lei, bella, allegra, vivace ed estroversa; lui un omarino grigio e insignificante, timido e silenzioso, caratterizzato da una peculiare complessione gommosa data dalla sua natura micelica. Ma Stramele non sembrava rendersene conto e anzi agli ospiti perplessi non faceva che ripetere «ma non trovate in lui qualcosa di forte, di potente, di ursino? Guardategli la fronte, ammirate che capone che ha! Strabuccino, vieni qui, tendi la tua onesta mano al famoso Telaimbrattio, un mio caro amico pittore di smisurato talento!»
alla prima stazione
1 ora fa
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