Ieri ho iniziato a leggere un nuovo libro: “On the Origin of Species” di Charles Darwin scaricato da ProjectGutenberg.com
Solo quando ho iniziato a leggerne l’introduzione ho scoperto di aver scaricato la prima edizione del 1859 e non la VI, considerata quella definitiva, del 1872.
Sì, perché Darwin completò il suo famoso viaggio a bordo dell’HMS Beagle nel 1837 ma solo cinque anni dopo, nel 1842, iniziò a scrivere delle note sulle idee che aveva maturato; gli occorsero poi altre due anni per scrivere la bozza di “On the Origin of Species”.
Poi continuò a ragionarci e nel 1859, temendo che la salute lo tradisse, si decise a scrivere la prima edizione del suo capolavoro!
Evidentemente Darwin era stato un po’ ipocondriaco perché non morì e, negli anni successivi, continuo ad aggiornare “On the Origin of Species” arrivando, come detto, alla VI edizione del 1872 a ben 35 anni di distanza dal suo viaggio sul Beagle…
E a me che sembrava tanto aver lavorato alla mia Epitome per sei anni!
Come detto avevo appena iniziato a leggere l’introduzione della prima versione (nel frattempo ho scaricato l’ultima e ho ricominciato a rileggerla) ma non ho potuto fare a meno di notare l’organizzazione metodica e sistematica del suo pensiero. Ho percepito poi che le sue conoscenze dovevano essere vaste in più campi; una mente analitica, prudente e limpida. E una logica che è usata come strumento di indagine per dare senso alla miriade di dati raccolti.
Devo andare a vedere cosa ne pensano sulla base di dati delle personalità: infatti! Come sospettavo Charles Darwin è classificato come INTP (*1)…
Avendo letto poche pagine non ho molto da commentare: però un passaggio mi ha colpito.
«I am fully convinced that species are not immutable; but that those belonging to what are called the same genera are lineal descendants of some other and generally extinct species, in the same manner as the acknowledged varieties of any one species are the descendants of that species.»
È il “generally extinct” che mi dà da pensare. Provo a lasciar correre le idee: vediamo cosa viene fuori…
Mi immagino la specie antenata, chiamiamola Broncotonto, diffusa in un’ampia savana.
Come fanno più specie a derivare da una singola?
Supponiamo vi sia una mutazione e si abbia quindi il Broncotosto che prolifera nei boschi: in questo caso si rimarrebbe con due specie in parallelo: il Broncotonto e il Broncotosto.
Dopo qualche tempo si ha una nuova mutazione dal Broncotonto: non una novità adattiva ma un miglioramento generalizzato. Si ha così il Broncodotto. Il Broncodotto rimpiazza il Broncotonto perché è semplicemente migliore di esso ma non il Broncotosto: la miglioria del Broncodotto non è sufficiente per “battere” il miglioramento “adattivo” per i boschi del Broncotosto. Si rimane così con Broncotosto e Broncodotto: il povero Broncotonto è estinto.
Così mi torna: il trucco è pensare a livello di nicchia ecologica e non di specie: è la nicchia ecologica che guida l’evoluzione.
Se in una specie si ha una variazione che permette di colonizzare un nuovo ambiente si ha, in genere, una nuova specie.
Se invece la variazione è un miglioramento generico si ha l’evoluzione della specie stessa e non la nascita di una nuova (sebbene dopo molte variazioni di questo genere la differenza fra la specie “originale” e quella “evoluta” potrà essere notevole).
Ieri sera (ho letto il pezzo incriminato verso mezzanotte!) pensavo solo a mutazioni del secondo tipo: capivo quindi l’evoluzione ma non come fosse possibile avere “biforcazioni” che portassero a più specie.
Sì, deve essere così: l’elemento determinante è la nicchia ecologica o l’ambiente. Se due specie condividono lo stesso ambiente e sono in competizione fra loro inevitabilmente, dopo un periodo di tempo sufficiente, la più forte (adatta) avrà rimpiazzato l’altra. La differenziazione in parallelo è possibile solo in ambienti diversi.
Altro elemento: non solo ambienti diversi ma anche semplicemente separati. Se un ponte di terra collega per qualche millennio un’isola alla terraferma la stessa specie può vivere in entrambi i luoghi: se poi il ponte di terra viene sommerso la specie sull’isola e quella sulla terraferma possono differenziarsi anche se l’ambiente/nicchia ecologica è tecnicamente la stessa. Il fatto è che adesso sono separati (*2).
Avrei già altre idee (per esempio che la velocità di evoluzione deve essere inversamente proporzionale all’abbondanza di popolazione o, più o meno analogamente, proporzionale alla pressione evolutiva, cioè più è alta la competizione e più determinanti saranno eventuali variazioni utili; oppure sulla quantità delle nicchie ecologiche e sulle variazioni delle stesse: le possibilità sembrano quasi infinite! (*3)) ma forse è meglio che andare un po’ avanti nella lettura prima di divertirmi, come mio solito, a reinventare la ruota...
Conclusione: mi sembra proprio un bel libro. Lo leggerò volentieri: non dovrebbe neppure essere troppo pesante...
Nota (*1): curiosando nei commenti molti “esperti” fanno notare che Jung (sulla cui teoria si basa il sistema MBTI) “usò” proprio Darwin come esempio di Te dominante (e non Ti dominante come per gli INTP). Bo, sicuramente la lettura di mezza introduzione è un po’ poco per farsi un’idea definitiva: la mia sensazione a pelle è stata di Ti dominante ma c’è da dire che le persone molto intelligenti quando vogliono usare la logica vi riescono: difficile stabilire a posteriori quanto gli sia venuto naturale farlo. Comunque già scorrendo la biografia dovrebbe essere possibile capire se era un carattere I o E. Ritornerò sull’argomento a fine lettura del libro.
Nota (*2): se poi si riforma un nuovo ponte di terra allora punterei sulla specie della terraferma che, statisticamente, dovrebbe essersi evoluta maggiormente e quindi, a parità di nicchia, essere più adatta/forte dell’altra.
Nota (*3): mi chiedo se esista una teoria della dinamica delle nicchie ecologiche! Suppongo che il problema sarebbe riuscire a generalizzare significativamente...uhm...
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