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venerdì 16 settembre 2022

Ancora Ucraina e dintorni

Sono decisamente stordito. Ieri notte ho dormito molto più del solito svegliandomi verso le 7:45 invece che fra le 5:30 e le 6:30. Come sempre ho avuto un gran sonno per tutto il giorno. In compenso sono andato a letto a notte fonda, passate le 2:00, e oggi mi sono alzato alle 7:30. E sono di nuovo mezzo addormentato. Vabbè…

Volevo scrivere delle osservazioni sparse su Ucraina, dintorni e conseguenze varie.

Riflettevo sulla diversità di stile fra i tubisti a favore dell’Ucraina e quelli della Russia.
I primi sono spesso dei tifosi (comprensibile e scusabile solo quando sono essi stessi ucraini) e quindi non capaci di dare spiegazioni di ampio respiro su ciò che accade. Anche Combat Veteran Reacts, che pure a livello tattico ogni tanto spiega cose interessanti, si perde in episodi singoli oppure, quando parla più in generale, si appiattisce sulla propaganda occidentale.
In particolare i tubisti pro Russia che seguo (di cui in realtà nessuno è russo (*1)) hanno un grande rispetto per l’esercito ucraino: ritenuto il più forte, professionale e meglio addestrato di Europa. Difficile fare confronti ma, più o meno, era ritenuto all’altezza di quello francese. Poi, ovviamente, grande coraggio e spirito di sacrificio.
Al contrario per i tubisti filo Ucraina l’esercito russo è composta da incapaci e di soldati pronti a scappare. Spesso vengono chiamati con termini dispregiativi.

L’unico Youtuber filo Ucraina più professionale è il “pelato” di cui ho scritto in un pezzo recente. Sfortunatamente la sua è tutta impressione: mi sono tolto lo sfizio di seguirne un paio di video in cui si proponeva, da titolo e premessa, di spiegare degli aspetti del conflitto ma non vi riesce: invece di argomentare asserisce senza giustificare oppure non fornisce le fonti. Mi rendo conto adesso che scimmiotta Berletic ma valendo solo un decimo di questi.

Nel pezzo Che succede in Ucraina, sulla controffensiva sulla zona di Kharkov, mi dimenticai di aggiungere un’osservazione fondamentale: il prezzo pagato dalla popolazione locale a maggioranza russa.
Mi riferisco alle rappresaglie dei militari ucraini sulla popolazione civile accusata di avere “collaborato” con l’invasore. Ho scritto “collaborato” fra virgolette perché fra gli accusati ci sono, per esempio, anche gli insegnanti colpevoli di aver insegnato in russo, lingua messa fuorilegge dal “democratico” e “non nazista” governo di Kiev.
Arrivano voci, non confermate, di gravi abusi sulla popolazione civile.
Giova ricordare che noi occidentali NON siamo dalla parte dei buoni: stiamo appoggiando un governo filo nazista con tanto di battaglioni con vessilli nazisti che considerano i russi inferiori biologicamente agli ucraini (*2).
Questo spiega anche bene come mai questa sia una sconfitta per la Russia: non militare ma politica. Le popolazioni locali, anche se filo russe, ci penseranno bene a passare dalla loro parte per paura che l’esercito russo si ritiri lasciandoli esposti alle rappresaglie dei soldati ucraini.
Di sicuro quindi la ritirata russa non era stata né prevista né voluta!
Questa è la parte che avrei dovuto aggiungere al pezzo sullodato per completezza. Di seguito invece delle intuizioni mie personali che ho avuto nei giorni seguenti.

Prima intuizione: da un punto di vista militare la zona non era particolarmente significativa. I russi l’avevano quindi difesa quel tanto sufficiente a non renderla costosa da conquistare in termini di vite umane.
La regola a occhio è che, a parità di supporto aereo e di artiglieria, chi attacca per avere successo deve avere tre volte la fanteria del difensore. Di più se si è inferiori in supporto aereo e artiglieria.
L’esercito ucraino, pur non dovendo attaccare le fortificazioni russe (che si sono ritirati) hanno comunque subito perdite significative di mezzi e uomini a causa degli attacchi aerei e dell’artiglieria: ho sentito parlare di perdite del 40%. Quindi una vittoria sì ma pagata col sangue.
La mia sensazione è che ai generali russi si fossero fermati ai pro e contro militari arrivando alla conclusione che gli ucraini non avrebbero attaccato la zona perché militarmente non avrebbe avuto senso: ovviamente sottovalutavano l’importanza politica...

Seconda intuizione: da dove arrivano le truppe ucraine, oltretutto anche particolarmente addestrate, che hanno guidato le due controffensive?
Mi sono reso conto che esse sono una conseguenza della lenta strategia di logoramento russa delle posizioni difensive ucraine.
Se tu sei un generale ucraino e sai che i russi, per limitare le proprie vittime, non attaccheranno una posizione fortificata se in questa vi è appena il 10% dei difensori allora perché tenerle guarnite al 100%? meglio tenerle al 25% perché così si limitano le vittime (ci sono meno soldati uccisi da un colpo fortunato dell’artiglieria) e, soprattutto, si “libera” il 75% degli uomini che possono essere impiegati altrove.

Questo mi riporta a inizio luglio (v. Strategia MIA) quando cercai di prevedere quali sarebbero state le prossime mosse strategiche russe dopo la conquista della città di Severodonetsk.
La mia conclusione fu che, dopo aver consolidato la nuova linea del fronte, i nuovi sforzi sarebbero stati al sud, meno protetto, in direzione di Odessa.
In realtà gli sforzi si sono poi concentrati sulla zona centrale del Dunbass dove, come ripetuto più volte, le linee difensive dell’Ucraina sono solidissime.
La giustificazione fu che dalle alture limitrofe gli ucraini erano in grado di bombardare obiettivi civili nella vicina città di confine di Donetsk e che quei territori occupati dall’Ucraina erano, in teoria, di una delle due repubbliche dichiaratesi indipendenti.
Al momento la spiegazione mi sembrò convincente: non sapevo, e probabilmente nemmeno i russi l’avevano previsto, che i progressi su quel fronte sarebbero stati lentissimi.
Probabilmente nella decisione dovette essere decisiva la volontà delle due repubbliche i cui uomini compongono la fanteria dell’esercito russo che ne è particolarmente carente.
Ebbene, col senno di poi, mi sono convinto che la mia idea iniziale sarebbe stata in verità il piano più efficace per la Russia e che, costringendo l’avversario sulla difensiva, non gli avrebbe permesso di prendere l’iniziativa altrove.

Recentemente ho visto un nuovo video del giudice Napolitano che ha intervistato un suo vecchio amico/conoscente, un ex alto funzionario della CIA in pensione: Putin v. Zelenskyy - What's Next?
L’ospite parla bene ed è molto convincente quando, evita di rispondere alle domande e ripete la propaganda occidentale perché la sa “vendere” bene. Il problema è che le bugie quando sono affiancate alle verità si riconoscono facilmente per quello che sono. Avendo ascoltato e avendole ben chiare in mente le argomentazioni di Berletic e altri mi era evidente il nulla delle spiegazioni dell’ospite ex CIA…
Quando ha salutato il giudice Napolitano ha concluso con una “strana” osservazione che mi è parsa preparata in anticipo e un po’ forzata nel contesto del discorso. Ha ricordato infatti una battuta di Putin, qualcosa del tipo “Chi è stato nel KGB rimane del KGB” e ha detto che lo stesso vale per la CIA: “Chi è stato nella CIA rimane della CIA”. Nel senso che, pur non ricevendone più lo stipendio, si continua a sentirsi vicini agli interessi e obiettivi di queste organizzazioni. A me è parsa una “Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Chiaro infatti che il giudice Napolitano si aspettasse affermazioni ben diverse e che quindi l’ex CIA si sia sentito in dovere di spiegare perché aveva detto quello che aveva detto.

Infine continuo a domandarmi quanto i cittadini europei capiscano della situazione corrente, soprattutto di chi siano le diverse responsabilità e quali gli obiettivi REALI delle varie parti in causa. Questo perché i media occidentali, dal giorno uno, hanno iniziato a fare una propaganda che niente aveva a che fare con la realtà dei fatti.
Onestamente non ne ho idea: per me è chiaro come stiano le cose ma io sono rappresentativo dello 0,0000001% della popolazione. In pratica solo di me stesso! Non ho più nemmeno la prospettiva, seppure distorta e inaffidabile, datami da FB.
Le mie fonti poi non possono aiutarmi perché qui non serve ragionare: semplicemente occorrono dati, sondaggi cioè che, ovviamente, il potere si guarda bene dal fare apertamente e rendere pubblici (*3).
La mia sensazione, basata sulle manifestazioni di protesta in varie parti d’Europa, è che una consapevolezza parziale, che più o meno consiste nel rendersi conto di star venendo fregati, stia divenendo sempre più confusa. Ovviamente non fra gli ovini italiani presi dal campionato, le ingiustizie subite dalla Juventus, e i chiaro scuri delle coppe europee: oltre di questo stanno i leoni.

Conclusione: ho scoperto che nel “Terzo Polo” c’è realmente Renzi: non lo sapevo e mi ha fatto veramente ridere che sia così perché l’avevo ipotizzato in Democrazia e guerra. Avevo affermato che la presunta contrarietà alla guerra del “Terzo polo” era pura ipocrisia per raccattare voti e che, anzi, essendo una forza chiaramente super sistemica, sarebbe stato l’ambiente ideale per Renzi. Mi stupisce però che Calenda abbia accettato Renzi: in questa maniera rende troppo evidente il nulla ideologico della sua formazione politica. Ma, se ho interpretato bene il personaggio, Calenda si crede un grande statista ma non è neppure un mediocre politico. Ecco quindi spiegato il suo errore...

Nota (*1): Berletic è statunitense di origine croata, poi c’è un inglese, un altro inglese che vive a San Pietroburgo (quello più di parte), un altro paio di statunitensi, il giudice Napolitano (statunitense) e due ospiti esperti militari statunitensi.
Nota (*2): e questo forse aiuta a spiegare anche la mancanza di rispetto dei tubisti filo ucraini verso i russi: anche se non sono nazisti, essendo abituati a considerarne seriamente le opinioni, ne vengono a loro volta influenzati. Magari pensano cose del tipo: “i russi non sono biologicamente inferiori, ma noi siamo meglio”. Vi vedo insomma dei fenomeni psicologici di influenza sociale abbastanza evidenti.
Nota (*3): suppongo che stime anche piuttosto affidabili siano fornite da FB e altre reti sociali...

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