E già che ci sono riassumo anche il capitolo 24, “Il velo d’ignoranza”.
Il velo d’ignoranza è uno degli aspetti salienti della teoria di Rawls e sono, relativamente, sicuro di aver già espresso le mie perplessità in passato. Oggi però ho letto i dettagli di questa idea e i miei dubbi… sono aumentati!
Ma andiamo con ordine: in questa parte Rawls sta ipotizzando come debba essere l’assemblea originaria che deve accordarsi sui principi di giustizia. Nel capitolo 23 ha per esempio supposto delle condizioni minime, condivise da tutti i membri dell’assemblea, sulle caratteristiche che tali principi dovranno avere. In questo capitolo invece aggiunge il “velo d’ignoranza”, ovvero la memoria dei diversi partecipanti dovrà essere parziale.
Questi saranno a conoscenza di qualsiasi informazione generica ma non sapranno di se stessi: né il colore della pelle, né il gruppo sociale, né il proprio lavoro, né la propria ricchezza, né la propria generazione, né i propri talenti innati, né la propria concezione del bene etc.
In questa maniera, ipotizza Rawls, nessuno cercherà di ottenere vantaggi per se stesso semplicemente perché non saprebbe neppure cosa tentare di ottenere: la strategia migliore sarebbe, non sapendo niente di noi stessi, formulare un sistema di giustizia totalmente imparziale, ovvero che non favorisca né penalizzi nessuno, che è appunto ciò che vorrebbe ottenere Rawls.
L’idea potrebbe sembrare anche brillante ma…
...ecco qui di seguito le mie obiezioni:
- Eliminare alcuni tipi di memoria, in particolare quelle sulla nostra essenza più intima, è disumanizzante. Non sarebbero più uomini proprio coloro che dovrebbero stabilire la società giusta, le sue regole di base, per l’intera umanità.
Sarebbero dei malati mentali, diversi ma analoghi, a persone affette da autismo oppure lobotomizzate o con altre malattie particolarmente selettive.
Io, già solo per questo, non mi fiderei a prescindere dei loro risultati…
Rawls ha giustamente evidenziato un problema dell’assemblea originaria (che nel libro, non so perché, è chiamata “posizione originaria”) ovvero il pericolo che i suoi membri cerchino di ottenere un sistema che complessivamente li favorisca. Questo pericolo è reale e concreto ma la soluzione proposta da Rawls mi pare peggiore del problema.
- È possibile essere razionali o semplicemente intelligenti senza la memoria delle proprie esperienze e di ciò che ci definisce. Istintivamente sono portato a pensare di no: in questi anni mi sono reso conto di quanto l’intelligenza si sovrapponga alla memoria e pertanto dubito che si possa eliminare una parte significativa della seconda senza danneggiare anche la prima.
Rawls vorrebbe che i membri dell’assemblea originaria fossero non solo imparziali ma anche perfettamente intelligenti e razionali (*1) ma non credo che questo sia possibile eliminando parti significative della memoria individuale.
Questo è un altro motivo per cui, come detto, non mi fiderei delle proposte (per altro inappellabili) di tale assemblea.
- Ma togliendo ogni tipo di memorie individuali le persone non finirebbero per pensare tutte allo stesso modo? Sì, è così anche secondo Rawls che vede in ciò un grande pregio visto che avrebbe senso aspettarsi decisioni non solo maggioritarie ma all’unanimità.
Rawls non sembra rendersi conto del paradosso a me evidente: portando alle estreme conseguenze questa uguaglianza artificiale si dovrebbe concludere che tutti la penserebbero allo stesso modo visto che nessuno avrebbe motivo di dissentire essendo tutte le memorie uguali e il processo di elaborazione logico perfetto. E allora che bisogno c’è di un assemblea? Basterebbe una singola persona! (*2)
La riprova di quanto affermo è cercare di individuare un singolo esempio di conflitto fra i membri dell’assemblea e determinare da cosa possa dipendere tenendo conto della mancanza di memoria personali e perfetta logicità di tutti. Io credo che, sotto queste condizioni, non si potrebbe trovare nessun oggetto del contendere.
Dl resto il valore di un assemblea sta nelle diversità che si armonizzano, nei compromessi che non soddisfano pienamente nessuno ma accontentano un po' tutti. Un assemblea di persone che la pensano tutte allo stesso modo non ha senso.
- Un’obiezione minore (*3) è costituita dal fatto che la conoscenza generica, pur senza quella personale, potrebbe portare a ingiustizie che sarebbero perfettamente logiche e vantaggiose per un membro dell’assemblea che pure non sapesse niente di se stesso.
Una conoscenza generale potrebbe essere la nozione che la popolazione è divisa in una maggioranza dell’80% e una minoranza del 20%.
Secondo Rawls ogni membro dell’assemblea, non sapendo se appartiene alla maggioranza o minoranza, opterebbe per una ripartizione equa della giustizia, ovvero assegnando 1 a tutti.
In tal caso la “speranza” di quanta giustizia spetterebbe a ogni membro dell’assemblea sarebbe esattamente 1: 1*.8 + 1*.2 = 1
In realtà tale speranza potrebbe essere aumentata favorendo la maggioranza e penalizzando, senza esagerare, la minoranza. Per esempio assegnando 1.1 alla maggioranza e solo 0.9 alla minoranza. In questo caso un membro dell’assemblea otterrebbe 1.1 se scoprisse poi di appartenere alla maggioranza e solo 0.9 se alla minoranza. Ma la sua speranza, che sarebbe la discriminante logica su cosa decidere, sarebbe: 1.1*.8 + .9*.2 = 1.06
Ovvero, nonostante il rischio di appartenere alla minoranza, questa distribuzione non equa sarebbe razionalmente preferibile a quella esattamente imparziale!
In realtà ci sarebbe da imporre varie condizioni per rendere matematicamente più solida questa mia obiezione: per esempio se le risorse sono finite non è possibile aumentare più di tanto la quota della maggioranza a danno di quella della minoranza: ma qui stiamo parlando di giustizia; esiste sempre una relazione fra giustizia assegnata alla maggioranza e quella della minoranza ma non c’è un totale preciso non superabile…
Poi ci sarebbe il problema di quantificare numericamente il valore della giustizia e libertà e simili: ma insomma credo che abbiate capito la mia obiezione...
Conclusione: perché leggo ancora Rawls visto che le trovo le sue premesse errate? Ormai voglio scoprire a cosa arriva: lui scriverà che la sua conclusione è perfetta perché basata sulle sue premesse (che io trovo errate) ma sono comunque curioso di conoscerla e di elencarne i pro e i contro.
Nota (*1): ho sbirciato il titolo del prossimo capitolo e dovrebbe essere appunto sulla perfetta razionalità dei membri dell’assemblea…
Nota (*2): sciupatrama: secondo me succederà proprio questo e, senza rendersene conto, Rawls sarà proprio quella singola persona, convinto di essere imparziale, equilibrato e perfettamente logico. E scriverà: “l’assemblea originaria perfetta è arrivata alle mie stesse conclusioni!” anzi per la precisione “l’assemblea originaria perfette arriverebbe alle conclusioni che io gli attribuisco in questo saggio”!
Nota (*3): ma forse neppure troppo minore dato che mina alla base il senso ultimo del velo d’ignoranza...
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