Si tratta di un concetto minore, abbastanza secondario, che emerge dalla lettura di Le radici psicologiche della diseguaglianza di Chiara Volpato.
In realtà in circostanze normali probabilmente non ne avrei neppure accennato ma nell’emergenza attuale mi pare abbiano invece una loro significativa rilevanza.
Col concetto di individualismo siamo tutti familiari: è un misto di egoismo (negativo) ma anche di iniziativa personale (positiva). La capacità di fare, magari per il proprio tornaconto personale, senza curarsi troppo degli altri. La forza di andare contro l’opinione comune che, a volte, può portare a straordinarie innovazioni o idee. Per l’individualista conta la propria opinione.
Il concetto di interdipendenza è, mi pare, inteso in maniera più arbitraria: è la consapevolezza di dipendere dagli altri, di essere un ingranaggio di un grande meccanismo. L’opinione altrui diventa determinante per trovare il proprio equilibrio all’interno della società. Un possibile aspetto negativo è la minore critica, anche costruttiva, alla struttura della società. Per l’interdipendente è fondamentale il giudizio degli altri (anche sulla propria persona).
Questi concetti influenzano moltissimo il nostro modo di pensare, di vedere il mondo e, di conseguenza, il nostro comportamento. Ma l’aspetto più interessante è che nel mondo non siamo tutti uguali: gli occidentali sono più individualisti mentre gli orientali propendono per l’interdipendenza.
Un esperimento semplice ed elegante eseguito in USA e (mi pare) in Giappone lo dimostra: al termine di una breve intervista, come premio per la partecipazione, veniva offerto un lapis da scegliere fra dieci: 7 di questi erano di un colore e 3 di un altro.
In USA si dava la preferenza ai lapis meno numerosi mentre in Giappone avveniva il contrario. Il punto è che gli studenti si identificavano con l’oggetto: gli americani preferivano sentirsi “rari” mentre gli orientali preferivano non spiccare e adeguarsi alla maggioranza (*1).
Mi sembra evidente cosa comporti questa diversa mentalità in caso di pandemia come quella che stiamo attraversando.
L’interdipendente è molto più responsabilizzato: è portato a pensare che il proprio comportamento sia importante per la società e che fare il bene della società equivalga a fare il proprio interesse.
Il ragionamento dell’individualista è opposto: la priorità è data agli interessi personali, non a quelli della società.
L’uso delle mascherine chirurgiche è illuminante: in oriente le si indossano per proteggere gli altri (per minimizzare lo spargimento nell’aria delle goccioline infette in caso di starnuti o colpi di tosse), in occidente per proteggere se stessi. Un simpatico meme che mostrava degli italiani in mascherina ironizzava commentando che “non hanno capito che la mascherina chirurgica non protegge dal Coronavirus ma l'indossano comunque”.
Non ho poi elementi a supporto ma ho la netta sensazione che gli italiani siano di mentalità particolarmente individualistica: siamo bravi a improvvisare soluzioni fantasiose ma facciamo fatica a collaborare insieme in nome di ideali lontani e incerti come il bene della società.
E il risultato lo vediamo nelle difficoltà a contenere e rallentare la diffusione dell’epidemia: la mentalità italiana e individualistica non aiuta. E questo al netto delle scarse capacità di gestione dell’emergenza da parte del governo…
Conclusione: non voglio dare l’idea che l’individualismo sia sempre inferiore all’interdipendenza: a volte, anche spesso, non è così. In questo caso però preoccuparsi un po’ di più del bene di tutti sarebbe stato molto più utile a tutti.
Nota (*1): per la cronaca io avrei FORTEMENTE optato per il lapis più raro e infatti io sono super individualista...
L'esempio di Benjamin Franklin
4 ore fa
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