Come sta andando l’epidemia?
È difficile capirlo e del resto le conferenze stampa quotidiane o quasi, come pure le “buonenotti” di Conte, sembrano pensate più per tranquillizzare la popolazione che per informarla meticolosamente.
Il problema di fondo è la scarsezza dei tamponi effettuati che non permette di aver dati certi per stimare il reale numero dei contagiati: anche da questo deriva la mortalità particolarmente alta italiana (*1).
Personalmente l’unico dato che ultimamente guardavo è quello del rapporto fra positivi e tamponi fatti (v. Tamponi giornalieri e contagiati da Lab24.IlSole24Ore.com) che però è di nuovo poco affidabile a causa della sua alta inconsistenza dovuta ancora una volta al relativamente piccolo numero di campioni effettuati e alla disomogeneità (per regione) degli stessi.
Ultimamente da questi dati l’epidemia in Italia sembrerebbe iniziare a rallentare anche se resta sempre più di un’incertezza.
Ovviamente non sono il solo che si pone questa domanda e ieri l’Imperial College di Londra ha pubblicato una ricerca sull’argomento.
Ne dà notizia Burioni (Coronavirus: in Italia quasi 6 milioni di casi secondo l’Imperial College di Londra su MedicalFacts.it) che fornisce anche il collegamento alla ricerca originale, un PDF di 35 pagine.
Il succo della ricerca è la stima del numero totale di contagiati: in Italia (al 28 marzo, giorno in cui è stata chiusa la ricerca pubblicata poi ieri) i contagiati sarebbero il 9,8% della popolazione, ovvero circa 6 milioni (con però un intervallo di confidenza molto ampio, che arriva a un quarto della popolazione). Insomma i contagiati sarebbero di due ordini di grandezza più numerosi di quanto risulta dalle statistiche ufficiali.
Ho dato una lettura cursoria alla ricerca e ho capito questo:
- La ricerca si basa sul numero dei morti che dà un’idea “precisa” (vedi poi le mie perplessità) del contagio con tre settimane di ritardo ma che però, per i numeri iniziali, potrebbe non essere troppo attendibile (alcuni morti per/con Coronavirus potrebbero non essere stati registrati come tali).
- Il modello considera anche le misure prese dai diversi governi per diminuire i contatti fra le persone abbassando così la contagiosità del virus che può trasmettersi a meno persone. Per ipotesi hanno stabilito che misure uguali hanno avuto effetti “uguali” in tutti i paesi che le hanno adottate (vedi poi le mie perplessità).
Con questi dati e parametri hanno ricostruito l’evoluzione e diffusione della malattia in ogni stato.
Personalmente non sono totalmente convinto (*2) da questa ricerca: il primo dubbio riguarda proprio la lettura dei dati sulla mortalità. Questa infatti non dipende solo dalla mortalità del virus ma, in maniera preponderante, dalla saturazione dei posti in terapia intensiva.
Magari il modello ne tiene conto (ne ho letto circa un quarto, magari questo dettaglio era spiegato nelle note tecniche) ma non ne ho trovato menzione. Inoltre, almeno in Spagna e Italia, si hanno notizie di numerose morti (persone sole, anziani in case di cura) probabilmente non (ancora) conteggiate nelle statistiche ufficiali.
Sono anche perplesso sul fatto che misure “uguali” possano dare effetti “uguali” in ogni paese: innanzi tutto il diavolo si nasconde nei dettagli e, misure apparentemente uguali, potrebbero avere delle sottili differenze capaci però di modificarne grandemente l’effetto.
E anche che le popolazioni si attengono tutte col medesimo scrupolo alle stesse indicazioni mi pare difficile. Per esperienza personale so che in Olanda (e credo quindi negli altri paesi del nord Europa) le indicazioni si seguono scrupolosamente; in Italia non è così (*3).
Insomma apprezzo molto il tentativo dell’Imperial College di Londra ma sono un po’ dubbioso sulla sua totale attendibilità (ma del resto per l’Italia, come detto, l’intervallo di confidenza è talmente ampio che sembra molto difficile uscirne!). Sono curioso, nei prossimi mesi quando ne sapremo di più, di verificare quanto era stata accurata questa previsione.
[31/3/2020 13:00]
Mi sono reso conto che è scorretto dire di non fidarsi della previsione dell’Imperial College senza fornirne una mia propria: e allora ne faccio una al volo!
Considero che la mortalità del Coronavirus nella regione di Hubei, con gli ospedali saturi come da noi, quando la calcolai era più o meno al 4%.
Quindi in Italia con 10.023 morti al 28 marzo, per proporzione ottengo 250.575 contagiati. Siccome mi sembrano pochi (altamente scientifico!) raddoppio a 500.000. In pratica un’ordine di grandezza superiore ai dati ufficiali ma inferiore, sempre di un’ordine di grandezza, alla previsione della ricerca inglese. Vedremo chi vi è andato più vicino!
Intendiamoci: maggiore è il numero degli infetti è meglio è per il paese visto che queste persone dovrebbero (ancora non è sicuro ma è probabile) essere ormai immuni al virus.
[3/4/2020 17:30]
La situazione non mi è chiara. L’unico dato affidabile è quello del numero di morti che però è in ritardo sulle misure di quarantena prese di 3 o più settimane.
L’altro dato che seguo è quello del rapporto fra nuovi positivi individuati e numero di tamponi fatti: il problema è che il numero dei tamponi è relativamente basso e varia molto.
La sensazione è quella di un lentissimo rallentamento della diffusione del virus però ogni giorno ho paura di un’inversione di questa debole tendenza.
Come mai non si facciano più tamponi è un mistero: le giustificazioni (sostanzialmente “va bene così”) sono deboli, io gradirei anche la semplice ammissione che si dovrebbe fare più controlli ma che non ne abbiamo i mezzi.
Invece si colpevolizza i cittadini chiusi in casa appena si azzardano a uscire per fare la spesa quando invece il problema è altrove.
Infine ripensavo alla ricerca dell’Imperial College di Londra secondo cui il numero dei contagiati in Italia dovrebbe essere pari al 10% della popolazione.
In questo caso significa che facendo i tamponi completamente a caso sulla popolazione si otterrebbe un 10% di positivi. E in effetti negli ultimi giorni la percentuale è più o meno quella: ma in Italia facciamo i tamponi solo a chi ha sintomi molto gravi (a parte ai politici e calciatori testati anche se asintomatici) e quindi la mia sensazione è che il numero dei positivi dovrebbe essere estremamente maggiore se la stima della ricerca fosse corretta (*1).
È vero che, nel frattempo, molte persone infettate, testando gli antigeni e non gli anticorpi, potrebbero risultare negative perché a tutti gli effetti guarite.
Nota (*1): al 28 marzo la percentuale era del 16% ma mi sarei aspettato, se la stima del 10% di infetti fosse corretta, un qualcosa vicino al 50%...
Conclusione: ho deciso di chiamare la mia gola “forra” e quindi: ho la forra delicata ma per il momento sto bene!
Nota (*1): si tratta del rapporto fra morti e contagiati e, nel caso italiano, il numero dei secondi è probabilmente molto sottostimato.
Nota (*2): ovviamente sono consapevole di non saperne un ca### ma ciò non mi ha mai condizionato più di tanto: soprattutto in una situazione nuova come questa la libertà e freschezza di pensiero può valere quanto regole vecchie usate in una situazione nuova e completamente diversa.
Nota (*3): del resto la scarsa disciplina italiana potrebbe essere (mia teoria!) una delle ragioni per cui la quarantena sembra iniziare a funzionare con una settimana di ritardo sul dovuto...
martedì 31 marzo 2020
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