Epistolando con un amico è saltata fuori una questione interessante. Di seguito ne ricostruisco gli antefatti.
L'amico mi manda il collegamento al pezzo Tutti Dottori (post ad altissimo contenuto di turpiloquio) dal sito Rem tene, verba sequentur. O anche no?.
Non ho voglia di riassumerlo quindi, chi è interessato/incuriosito, lo legga...
Lo analizzo diligentemente: lo trovo piacevole da leggere, ben scritto ma anche sostanzialmente banale e superficiale. Nel complesso gli do un giudizio positivo ma certo non mi impressiona per il contenuto né l'analisi che (non) viene fatta.
Arrivato in fondo all'articolo noto un “numerino”: 1161 commenti. Cioè milleecentosessantuno commenti!
Prima sono rimasto per un po' a bocca aperta poi, un po' scherzando e un po' depresso, mi sono lamentato con l'amico scrivendogli che io allora me ne meriterei qualcuno in più. Ora con lui non ho quantificato ma avevo in mente un fattore 100: cioè se quell'articolo aveva 1161 allora un mio buon pezzo ne avrebbe dovuti avere mediamente 11 o 12. Mi sembrava un rapporto ragionevole!
Per la precisione gli ho scritto (scusate “l'itagliano” approssimativo ma ho preferito non correggere il mio frammento per lasciar trasparire maggiormente il mio sconvolto stupore):
«1161 commenti!!! Non ci posso credere!!
Post divertente e scritto bene ma ha scoperto l'acqua calda: come fa ad avere 1161 commenti che significa che, COME MINIMO, l'hanno letto 15.000 persone... bo...
Ecco, semmai ha il pregio di essere del 2013: forse allora il fenomeno non è evidente come adesso...
A me pare evidente che i social in genere siano la fogna dell'informazione ma perché arrabbiarsi? Si sa: non ti piace, non li leggi...
Bo: io sono di parte ma trovo molto più profondo un mio pezzo sull'argomento che non ti sto a citare perché tanto non frega niente a nessuno delle mie idee: l'avranno letto, forse 5-10 persone e nessun commento...»
Poi (ovviamente) sono andato a ricercare il mio pezzo a cui alludevo anche per curiosità personale, per verificare cioè se era realmente più interessante di quello appena letto (e con 1161 commenti!).
L'articolo in questione è Come leggere i giornali (oltretutto è un “Wow”).
Anche di questo non ho voglia di farne il riassunto: se siete interessati/incuriositi andate a leggerlo! (comunque parte del mio pensiero l'ho ritrovata proprio stamani in un aforisma di François de la Rochefoucauld: «Crediamo facilmente a ciò che desideriamo»
In pratica (almeno dal mio punto di vista) il mio pezzo comprende l'essenza dell'articolo di Rem tene, verba sequentur. O anche no? e in più vi aggiunge interessanti riflessioni inquadrandolo in una teoria psicologica che spiega tale fenomeno. Come se non bastasse è presente anche un collegamento a un pezzo successivo che conferma la mia iniziale intuizione e approfondisce tale dinamica psicologica sulla base di un corso in linea che avevo poi seguito (Corollario alla lettura dei giornali).
Totale commenti ricevuti? 0. Cioè zero...
Scusate la lunga premessa ma mi pareva divertente e interessante...
Comunque questo è stato lo spunto che mi ha portato a riflettere sul motivo del mio basso numero di lettori e, quindi, di commenti.
In realtà non c'è un'unica ragione ma molte:
- Il mio stile è didascalico e non brillante: la mia principale preoccupazione è quella di spiegare bene e semplicemente le mie idee, non di accattivarmi i lettori con battute e giochi di parole.
- I pezzi impegnativi (che poi sono quelli che io spesso considero belli e degni di considerazione) possono essere molto pesanti, lunghi e impegnativi. Richiedono cioè una dedizione che pochi lettori hanno la voglia e il tempo da investirci.
- Stile grafico (di nuovo) poco accattivante e amatoriale: anche l'occhio vuole la sua parte e io non gli vado incontro...
- Il variare spesso i contenuti magari anche andando sul tecnico, senza però specializzarmi in nessun argomento, è probabilmente penalizzante.
- L'esprimere chiaramente le mie opinioni può, talvolta, urtare le sensibilità più suscettibili: in particolare le mie prese di posizioni politiche mi hanno di sicuro allontanato qualche lettore di sinistra (PD) o del M5S.
- Eccessiva abbondanza di materiale. Il troppo stroppia. Meglio la qualità alla quantità.
In definitiva la mia sensazione è che i miei pezzi più pregiati siano troppo complessi per essere pienamente compresi dal frettoloso lettore occasionale, contemporaneamente essi sono disseminati in maniera disomogenea per tutto il viario nascosti fra altri articoli “normali” (come i commenti a pellicole o le serie sulla chitarra o i video musicali).
Per rincuorarmi condivido qualche aforisma:
«Il successo di tanti libri [e viari!] si fonda sull'accordo fra la mediocrità delle idee dell'autore e la mediocrità delle idee del pubblico.» (Nicolas de Chamfort)
«Ognuno ascolta [e legge!] solo quello che capisce.» (Johan Wolfgang Goethe)
«I buoni scrittori [e i bloggatori!] hanno in comune due cose: preferiscono l'esser capiti all'essere ammirati; e non scrivono per i lettori aguzzi e troppo sottili» (Friedrich Nietzsche)
«Il successo non prova nulla circa la qualità d'un'opera [o di un viario!]» (Alessandro Morandotti)
e poi ce n'è uno, che ovviamente non ritrovo né ricordo l'autore, che più o meno recitava:
«Chi scrive per i contemporanei sarà dimenticato dai posteri» o «Chi insegue il gusto dei contemporanei sarà dimenticato dai posteri»
Conclusione: ecco, ora va già un po' meglio...
L'esempio di Benjamin Franklin
7 ore fa
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