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martedì 3 luglio 2018

Libertà vs necessità

Ho appena finito di leggere l'articolo Caro Salvini, l’utero in affitto farà ‘schifo’ ma difendere la famiglia naturale non conviene neanche a te di Elisabetta Ambrosi da IlFattoQuotidiano.it

Ammetto che, leggendo il titolo, mi aspettavo la solita lezioncina moralistica da impartire a Salvini visto che il condizionamento dei media (che lo dipingono razzista, intollerante, ignorante e simili) è tale che tutti si sentono a lui moralmente superiori, magari senza neppure sapere ciò che dice veramente...

Invece la giornalista ha ascoltato il comizio di Pontida 2018 e, soprattutto, non dà lezioni ma fa osservazioni pacate e, alcune, condivisibili.
Sul tema specifico degli “utero in affitto” spiega che prima era contraria ma poi è divenuta favorevole grazie a nuove letture e conoscenze: suppongo, ma è solo una mia ipotesi basata sul titolo del libro (Mio tuo suo loro di Serena Marchi) da lei citato, basandosi sul principio del diritto alla libertà della donna di scegliere cosa fare col proprio corpo.

Curiosamente io ho fatto il percorso contrario: ero favorevole (sono per la libertà di scelta individuale) fino a quando, qualche anno fa, ho seguito il corso di filosofia della giustizia e della morale di Sandel.

Sicuramente ne ho già scritto ma ripeto brevemente il “succo” di una sua lezione. Il professore chiedeva ai propri studenti (università di Harvard) quale fosse la maniera più giusta di comporre un esercito: leva volontaria, leva obbligatoria per tutti o soluzione mista (ad esempio soldati estratti a sorte ma con la possibilità di mandare un proprio sostituto).
La “soluzione mista” (effettivamente usata durante la guerra civile americana) fu subito scartata: il ricco che veniva sorteggiato poteva facilmente trovare un sostituto povero che, in cambio di denaro, rischiasse la vita al suo posto.
Più difficile identificare pregi e difetti della leva di volontari (retribuiti!) od obbligatoria. Attualmente l'esercito americano è composto unicamente da volontari e quindi la tendenza degli studenti era quella di ritenere che questo fosse il sistema migliore: dopotutto in questa maniera ciascuno è libero di scegliere cosa fare, solo chi vuol “servire il proprio Paese” rischierà la propria vita. L'argomentazione degli studenti suonava credibile e convincente ma il professore la smontò totalmente con un semplice esperimento.
Sandel chiese, a un'aula gremita di studenti (a occhio almeno 500), chi avesse parenti stretti nell'esercito. Ricordiamo che la lezione era tenuta nell'università di Harvard e che quindi si trattava di studenti provenienti in genere da famiglie estremamente facoltose.
Ebbene le mani che si alzarono furono pochissime, due o forse tre.
Il motivo è chiaro: in teoria la scelta di rischiare la vita in cambio di denaro è volontaria, magari basata anche su ideali patriottici, ma in pratica ci si arruola nell'esercito solo se non si hanno alternative migliori, cioè se si è poveri (*1).
In altre parole una leva volontaria è la maniera più semplice per evitare ai ricchi rampolli di rischiare la propria vita e di disporre invece di un esercito composto esclusivamente da poveri: è la maniera più semplice perché così nessuno protesta visto che tutti si lasciano ingannare dall'apparente libertà di scelta dell'arruolarsi o no. Ma in realtà la necessità non lascia scelte e tale libertà è quindi solo apparente.

L'analogia con l'utero in affitto è evidente: gravidanza in cambio di denaro. Credete che la maggioranza delle donne che affitteranno il proprio utile lo faranno per una scelta di principio? Per dare a coppie sterili la gioia di un figlio?
No: probabilmente la stragrande maggioranza di donne che affitteranno il proprio utero saranno semplicemente povere.
Permettere questo tipo di gravidanze equivale a discriminare fra poveri e ricchi; solo i primi infatti saranno disposti ad avere una gravidanza in cambio di denaro e solo i secondi gli unici a potersi permettere di pagarla...
Quindi, in realtà, personalmente non sarei contrario all'utero in affitto di per sé. Ma sarei favorevole a una condizione: che la donna non lo faccia perché povera. Ad esempio solo a donne che dichiarano un reddito maggiore di una certa cifra dovrebbe essere concesso di affittare il proprio utero e, contemporaneamente, mai in cambio di denaro.
Di nuovo questa non è una questione di libertà individuale ma di evitare che sia la necessità economica a imporre tale scelta.

E allora cosa condivido di questo articolo?
Beh, innanzi tutto il tono pacato e costruttivo con cui l'autrice spiega la propria posizione e pone il problema: di dialogo e non di scontro disprezzando chi la pensa diversamente.
Ma anche per una considerazione politica molto acuta: l'autrice ammette che la Lega di Salvini ha saputo dare risposte (giuste o sbagliate che siano) a esigenze e problematiche moderne; contemporaneamente però, su alcune questioni, è arroccata su posizioni ultra tradizionaliste.

Sono d'accordo: è un po' una contraddizione. Personalmente, come spiegato, sono anch'io contro gli uteri in affitto ma altre posizioni della Lega su diverse questioni morali (tipo la composizione della famiglia) mi sembrano non dico retrograde ma almeno superate. Spero che nel tempo ci siano dei progressi anche da questo punto di vista: da quel che ho capito mi pare che Salvini abbia la capacità per evolvere il proprio pensiero e, magari, lo farà anche in questo campo...

Conclusione: la necessità è nemica della libertà.

Nota (*1): Sandel confermò poi il valore statistico dell'esperimento citando dati reali.

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