Ripensavo a come si sia evoluta nel tempo la mia posizione sui vaccini contro il covid-19.
Dal dicembre 2020 fino a inizio estate 2021 sostanzialmente credevo alle dichiarazioni ufficiali delle ditte produttrici sulla loro efficacia.
In realtà le consideravo un po’ troppo ottimistiche ma, comunque, più o meno corrette; mi fidavo poi che, almeno nel breve termine, non dessero effetti collaterali significativi se non in casi rarissimi (tipo 1 su 1.000.000). Il mio dubbio, in effetti essenzialmente prudenza, era tutto concentrato su chi dovesse vaccinarsi: ovvero per quali persone i potenziali benefici erano sicuramente maggiori dei potenziali rischi. Fra i rischi mettevo anche un quid incognito, che avrebbe potuto poi rivelarsi anche nullo, sulle controindicazioni nel medio e nel lungo termine: questo perché, nonostante la diligenza (di cui all’epoca non dubitavo) delle case farmaceutiche, ero consapevole che non potevano essere note a causa della mancanza materiale di tempo per studiarle.
Basandomi sulla teoria della gestione del rischio di Taleb (*1) avrei quindi consigliato questi nuovi vaccini sperimentali solo ad anziani (>60 anni) e alle persone fragili (con fattori di rischio cioè).
Sulla durata della loro efficacia poi mi aspettavo un anno circa di protezione: qualcosa di inferiore all’immunità naturale ma non troppo distante da essa.
A inizio estate 2021 poi, con l’arrivo della variante delta, più contagiosa ma soprattutto più pericolosa del ceppo originale, abbassai quella che per me era la soglia per il vaccino da 60 a 50 anni. Per questo avevo iniziato io stesso (sigh!) a riflettere sull’opportunità o meno di vaccinarmi (*2) ed eventualmente quando: di sicuro infatti non aveva senso farlo a inizio estate ma, semmai, avrei aspettato l’inizio dell’autunno.
Su queste mie considerazioni entrò però, come ben sapete, a gamba tesa la politica con l’obbligo mascherato del verdepasso che, in pratica, si traduceva in una sorta di ricatto mafioso del tipo “o ti vaccini o ti faccio smettere di vivere”. A questo punto sapete la mia scelta che, esulando da considerazioni sanitarie, fu puramente morale: ovvero il rifiuto della logica del ricatto.
In estate e soprattutto in autunno ci furono dei cambiamenti: da una parte iniziarono ad arrivare delle ricerche che attestavano una significativa riduzione dell’efficacia dei vaccini sia come immunità fornita che durata e, dall’altra, notizie di gravi reazioni avverse soprattutto fra i più giovani (<30 anni).
In autunno divenne poi chiaro che le reazioni avverse sono fortemente sottostimate addirittura con pressioni sugli stessi medici per non segnalarle. Come se non bastasse giunsero notizie che i test per ottenere l’autorizzazione alla vendita, mi pare del Pfizer ma potrebbe essere un altro dei vaccini usati in occidente, erano stati falsati anche piuttosto seriamente.
Sul fronte politico invece di valutare la situazione con obiettività per, eventualmente, decidere strategie diverse di lotta alla pandemia si decise di negare tutto, ovvero di attenersi alla narrativa dei vaccini “perfetti” come unica strada per sconfiggere il virus.
Sulla base di questa situazione quindi rimasi dell’idea che il vaccino andasse consigliato comunque a chi ha più di 50 anni (dato che le controindicazioni colpiscono i più giovani) ma che sia criminale somministrarlo a chi abbia meno di 20 anni. A questa mia visione contribuiscono significativamente anche le statistiche sulla mortalità infantile che sono di vari ordini di grandezza inferiori a quelli della comune influenza mentre le controindicazioni, sebbene rare, gravissime.
Si arriva poi all’inizio dell’inverno con la variante omicron: in questo caso i sintomi sono talmente lievi che ho rialzato la “mia” soglia di rischi/benefici per il vaccino a 60 anni. Oltretutto non ho dati aggiornati (grazie Fastweb per l’assenza di Internet che mi impedisce di informarmi!) al riguardo ma il vaccino sembra non garantire alcuna immunità (nel senso che la gente si infetta come se non fosse vaccinata) e dovrebbe dare una protezione solo contro i sintomi più gravi.
La notizia che la terza dose protegga a lungo anche contro la variante Omicron la prendo ormai con le molle: soprattutto sono scettico sulla durata della sua efficacia. Magari ci sono già delle ricerche attendibili (cioè NON fatte dalle stesse case farmaceutiche) ma al momento sono tagliato fuori da qualsiasi informazione.
In definitiva, in circa un anno, sono diventato consapevole che l’efficacia dei vaccini è sovrastimata e, soprattutto, ho capito che le case farmaceutiche sono completamente inaffidabili: il loro scopo è guadagnare il più possibile non che la popolazione mondiale sia sana. In realtà di questo ero già consapevole ma non sufficientemente cinico per arrivare a comprendere la portata della loro avidità: la volontà di vaccinare anche i bambini continua a sembrarmi assurda quando non criminosa ed è indicativa della completa mancanza di scrupoli di queste aziende.
La politica (e non parlo solo dell’Italia ma di gran parte dell’occidente a partire dagli USA di Biden) poi in questa situazione mostra il suo lato peggiore: forse anche in buona fede a inizio estate 2020 si è fidata delle lobbi del farmaco e ha investito una montagna di denaro pubblico, per la produzione prima e l’acquisto poi, dei vaccini che avrebbero dovuto inizialmente debellare il virus, poi evitare quarantene e, infine, almeno allontanare definitivamente l’emergenza degli ospedali saturi; invece, come dimostra la situazione attuale, non hanno raggiunto nessuno di questi obiettivi.
La politica, con la tipica miopia di chi non capisce niente di scienza, invece di ammettere l’errore e di passare quindi a una strategia di lotta alla pandemia più articolata, basata anche sui vaccini ma non esclusivamente su di essi, ci “ha messo la faccia” trovandosi così a difendere una posizione sempre più indifendibile.
E meno male che la variante Omicron è più innocua di un raffreddore! Se per caso fosse stata sensibilmente più grave della delta adesso avremmo davvero gli ospedali pieni di morti: questo a causa della totale incompetenza della politica nella gestione di questa emergenza.
Conclusione: da parte mia speravo di prendere la omicron e, in verità ho fatto anche un paio di starnuti, ma è probabile che i supplementi di vitamina D (e zinco e K2) mi proteggano più efficacemente delle due dosi di vaccino: sue e non tre perché la terza, si sa, secondo le case farmaceutiche dona pure i superpoteri...
Nota (*1): essenzialmente evitare i rischi, anche se minuscoli, quando i benefici sono altrettanto piccoli.
Nota (*2): quando ero piccolo andava di moda il detto che statisticamente ogni italiano mangia un pollo all’anno ma nella realtà c’era chi ne mangiava due e chi zero. Questo buon senso sui limiti delle statistiche mi pare che si sia perso. Un conto è stabilire che statisticamente chi ha più di 50 anni farebbe bene a vaccinarsi e un altro è poi valutare caso per caso. In particolare io, non avendo fattori di rischio, e stando ben attento a mantenere livelli di vitamina D alti mi sentivo, e mi sento, relativamente tranquillo.
Il post sentenza
4 ore fa
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