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martedì 18 gennaio 2022

Sottocapitolo 11 (e 9 e 10)

Stamani mi sono alzato alle 5:30 per portare un parente… vabbè… il succo è che oggi sono più rintronato del solito eppure, o forse proprio per questo, voglio mettere nero su bianco le ultime da “Una teoria della giustizia”.

Ieri sera (diciamo verso le 00:30) ho letto il secondo sottocapitolo del secondo capitolo.
Per la cronaca l’ultimo sottocapitolo del primo capitolo era riepilogativo mentre il primo del secondo è stato introduttivo. Insomma c’è poco da dire: mi pare di aver capito il primo capitolo e sono ottimista per il secondo!

Finalmente vengono introdotti i due principi di giustizia o, come precedentemente spiegato, la loro prima versione che sarà pian piano perfezionata: da essi dovrà derivare la teoria della giustizia. La scelta di partire da questi principi imperfetti è solo per chiarezza espositiva.

Il primo è molto semplice: le libertà fondamentali devono essere uguali per tutti.

Il secondo è articolato in due parti: le diseguaglianze economiche-sociali possono esistere ma: a. devono essere a vantaggio di ciascuno; b. NON devono interferire con la possibilità di accedere a cariche o posizioni aperte a tutti.

Sul primo principio non ho nulla da dire; invece non riesco a comprendere il punto “a” del secondo: come fa una diseguaglianza a essere a vantaggio delle parti coinvolte? Automaticamente una ne sarà avvantaggiata e l’altra sfavorita: invece per tutto il sottocapitolo sembra che Rawls dia per scontato che possano esistere situazioni di questo tipo ma non fa esempi dirimenti.
Del punto “b” capisco bene il significato teorico ma nella pratica lo vedo difficile da realizzare dato che le diseguaglianze economiche portano con sé ogni genere di vantaggi (*1) per alcuni e svantaggi per altri.

Ma il punto “a” proprio mi sfugge: mi sembra talmente ovvio che una parte sia avvantaggiata e una svantaggiata.
Ecco, forse il trucco per capire dov’è il nocciolo della questione (oltre a leggere il sottocapitolo successivo intitolato “Interpretazioni del secondo principio”!) è affermare che gli uomini non sono tutti uguali ma alcuni hanno dei vantaggi naturali (intelligenza, bellezza, simpatia etc.) sul resto della popolazione (cosa che in effetti Rawls afferma) e che creando diseguaglianze sulla base di questi (o di un loro sottoinsieme) la società potrebbe avvantaggiarsene. Per esempio se i posti all’università fossero un bene limitato potrebbe avere senso riservarli ai più intelligenti in maniera da avere poi i laureati più capaci. Ma questa sarebbe una forma di utilitarismo (il perfezionismo per la precisione) per cui dubito possa essere veramente la risposta alla mia perplessità.

Ah, poi come Rawls aveva spiegato nel capitolo iniziale, questi due principi non hanno la stessa importanza: il secondo è infatti subordinato al primo.
Una conseguenza è, per esempio, che neppure una persona consenziente può vendere una sua libertà fondamentale in cambio di denaro o altri vantaggi.
Ah, e le libertà fondamentali possono quindi essere limitate SOLO da altre libertà fondamentali.

Gli enunciati dei due principi erano in realtà un po’ più complessi ma io li ho semplificati: comunque Rawls è consapevole che sono solo delle linee guida e che potrebbero esistere casi limite difficilmente rapportabili a essi.

Personalmente il secondo principio mi pare debba essere parecchio ritoccato per essere valido: penso che anche nel primo ci sia qualcosa che non vada (l’enunciato non era semplice come l’ho espresso io) ma deve trattarsi di qualcosa di sottile nascosto nella sua definizione specifica.

Conclusione: sono proprio curioso di leggermi il sottocapitolo successivo: se non mi addormento ci proverò dopo pranzo!

Nota (*1): leggevo proprio stamani il titolo (sono pigro!) di un articolo dei Jacobins. Anzi lo cerco così lo cito per bene… Ecco qui: Art for the 99% di Luke Savage su JacobinMag.com
In pratica i ragazzi provenienti da una famiglia ricca hanno una probabilità enormemente più alta del resto della popolazione di divenire artisti.
È ovvio che essi possono dedicarsi alla propria arte, vera o presunta che sia, senza preoccuparsi di potersi mantenere con essa: questo è solo uno dei tanti esempi in cui la diseguaglianza economica mostra le sue “imprevedibili” conseguenze.

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