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mercoledì 18 agosto 2021

Due maggioranze

[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.8.0 "Verdepasso").

Ieri mattina riflettevo: quando molte persone fanno la stessa cosa essa sembra automaticamente più giusta, più sicura più corretta etc. Eppure è ovvio che non vi sia una relazione diretta fra l’azione della maggioranza e la natura della cosa: X resta X sia se la compie un singolo o un milione o un miliardo di persone (*1).

Ieri pomeriggio, con la consueta serendipità, mi sono poi imbattuto in un video di TED intitolato Perché la maggioranza ha sempre torto. Il titolo è in realtà fuorviante per attirare l’attenzione. Il senso è che le azioni della maggioranza hanno un risultato "normale" proprio perché le fanno tutti. La lezione era dedicata agli imprenditori che vogliono avere successo: se fanno le stesse cose degli altri automaticamente otterranno risultati simili: per avere veramente successo bisogna uscire dagli schemi comuni (*2).

Evidente che vi sia una certa relazione fra la mia riflessione e quella dell’ospite di TED.
Probabilmente la sintesi della seconda riflessione è semplicemente che “la maggioranza è normale per definizione” da cui deriva che tutto ciò che la maggioranza fa è normale, oppure lo diviene se si tratta di un nuovo comportamento.
La mia riflessione si riallaccia qui: copiare le scelte della maggioranza è in genere il comportamento più sicuro: quando non si ha voglia di pensare basta seguire la maggioranza e il risultato non potrà essere disastroso. O così almeno si è portati istintivamente, come animali sociali, a pensare.

Poi però, pensandoci un po’ meglio, ciò non è sempre vero ed è facile trovare esempi: nella Germania nazista la maggioranza perseguitava gli ebrei, oppure alle “mode” poco salubri: basti pensare al vizio del fumo.

In genere i comportamenti più “rischiosi” compiuti dalla maggioranza sono quelli nuovi dove il risultato nel medio/lungo termine è sconosciuto. Questo anche perché per cambiare bruscamente il comportamento di un’intera società è necessaria una notevole forza di persuasione in genere disponibile solo al potere politico. Al riguardo sono cinico e, come spiego altrove ([E] 12.1), il potere politico raramente ha a cuore gli interessi del popolo e, molto più spesso, sostiene quelli di altri poteri (al giorno d’oggi quasi sempre economici).
Il cambiamento di abitudini della popolazione quindi può essere pilotato per recare vantaggi, anche enormi, a pochi e, si spera, nessun danno alle persone. Ma a volte non è così: tornando all’esempio delle sigarette già negli anni ‘50 le aziende produttrici avevano scoperto che queste erano dannose per la salute ma si guardarono bene dal dirlo: evidentemente riuscirono anche a evitare che il potere politico tutelasse la popolazione con ricerche autonome. Ci vollero almeno altri 30 anni (praticamente una generazione) prima che la verità emergesse e iniziasse una lotta, non priva di eccessi e ingiustizie, al fumo.
Del resto i danni causati dal fumo non erano immediatamente evidenti ma si manifestavano a decenni di distanza dall’accensione della prima sigaretta.

Quindi il succo della mia riflessione è di prestare attenzione ai cambiamenti di abitudini della maggioranza perché, se causati da interessi economici, non è detto che siano sicuri per tutti anche se istintivamente se ne ha la sensazione (mia riflessione) e, comunque, aspettatevi risultati nella media e non eccezionali (riflessione di TED).

Conclusione: e questo voleva essere un corto rapido e veloce...

Nota (*1): Ecco, semmai col tempo, come spiego nell’Epitome col ciclo CMR ([E] 6.5) l’uso, cioè le abitudini della popolazione, altera la cultura e, ancora successivamente, la morale. Ma sul momento immediato ciò non dovrebbe essere vero: la morale non si cambia dall'oggi al domani.
Nota (*2): Aggiungo che è anche vero che, uscendo dagli schemi, è possibile imboccare pure delle strade fallimentari. Anzi sarei portato a pensare che, se non si sa bene quello che si sta facendo, è più facile far male che bene uscendo dal consueto.

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